Recensioni per
Splendeur
di _brancamenta

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
02/10/14, ore 09:47
Cap. 1:

Recensione per il premio speciale del contest "AAA Protagonista cercasi"
Una delle storie storiche pių belle che io abbia letto. Hai uno stile veramebre fantastico: leggero, evocativo, pieno di sentimento. Mai una parola fuori posto,mai un'azione di troppo.
I tuoi personaggi sono veramente ben riusciti, dotati di una forza fantastica. La trama romantica, il riferimento alle camelie e al teatro, non c'č un elemento che non mi sia piaciuto! Davvero molto brava, spero di poter leggere altro di tuo

Recensore Junior
10/09/14, ore 23:10
Cap. 1:

Penso che la tua storia sia di un romanticismo unico e molto particolare per il periodo storico in cui la collochi. Delicata eppure avvincente...che dire? Brava!

Recensore Veterano
04/09/14, ore 19:29
Cap. 1:

Io ancora non riesco a capire come una persona possa scrivere determinate cose. Le parole che usi, ti giuro che mi incanto leggendole.

Un mazzo di camelie rosso fuoco era riposto in un vaso di creta marrone. Olivier non aveva mai visto nulla di più bello e spettacolare; i suoi occhi parvero vibrare nelle orbite alla vista di quel fuoco sorretto da dieci gambi verdi come la macchia mediterranea. Il suo cuore prese a battere forte, si avvicinò al suo tavolo per il trucco e si sedette sulla sedia, prendendo il vaso con entrambe le mani e avvicinandolo a sé. Toccò i petali di quei fiori e notò con estremo piacere erano morbidi. Si avvicinò ad annusarli e li trovò profumati, buoni, dolci. Vide un foglietto bianco tra i steli verdi e le foglie meravigliose. Lo prese in mano e lo annusò, sentendo una fragranza artificiosa, ma buona e pungente, certamente appartenuta ad un uomo.
Aprì la busta e vide il bigliettino rettangolare. La calligrafia era leggibile, nera scritta con penna fina in un corsivo grazioso, ma tutt’altro che femminile e tondeggiante; era una calligrafia stretta, accurata, e ogni “d”, “b” e “t” sembravano fili d’erba nera inclinati dal vento.
“A te questi fiori rossi nati dalle fiamme, per tue labbra piene di baci mai dati. Sorridi al tuo pubblico e sorriderai a me e ti amerò più di quanto ti ho amato oggi”
Il tuo ammiratore segreto
Il suo cuore cacciò un urlo.
Ripose il bigliettino trai steli dei fiori e ne accarezzò un’ultima volta i petali, prima di alzarsi. Li guardava in quel vaso mentre si svestiva e rivestiva dei suoi veri panni. Erano le camelie più rosse che avesse mai visto, e sembravano un fuoco scoppiettante, proprio come le fiamme da cui l’autore del biglietto – e del regalo – aveva scritto che erano nate. Erano morbidi petali, aggraziati e delicati. Olivier non aveva mai annusato camelie più inebrianti, e sentiva di essersi innamorato di un volto che non conosceva.
Oliver sentiva di essersi innamorato dell’ignoto.
 
 
Lo spettacolo successivo, fu teatro di una scena medesima a quella. Stesso camerino, un vaso diverso – di porcellana, con qualche disegno irregolare nero –, ma le solite camelie. Una frase nuova, sempre più pretenziosa.
“Petali delicati come la pelle dei tuoi fianchi, dolci e suadenti incantatori per i miei occhi scuri. Ti amerò ancor più domani, e pregusto il momento in cui vedrò di nuovo il cielo del tuo viso.”
Il tuo ammiratore segreto
Nuovamente Oliver si cambiò fissando quei fiori caldi che parevano infiammarlo. La camelia era il fiore dell’ammirazione e della passione ardente, e lui si sentivaacceso per le attenzioni, si sentiva lusingato, eccitato all’idea che una persona lo amasse in segreto con quella forza d’animo e quell’intensità che non aveva mai provato.
Quelle parole erano poesia dentro al suo corpo; facevano vibrare le corde dentro di lui, come un’arpa nelle mani di uno sconosciuto senza volto, ma che nelle sue fantasie era un meraviglioso uomo alto e mascherato che apprezzava il rossore delle sue guance e la goccia di rossetto “Terra di Parigi” sulla sua bocca piena.
 
 
Al terzo spettacolo, Oliver entrò nel camerino con la certezza di trovarvi un mazzo di camelie in un vaso diverso. Fu felice di non rimanere deluso quando varcata la soglia vide il solito mazzo di dieci camelie rosse, di un colore ancor più vivace che pareva splendere e illuminare la stanza.
Un altro bigliettino, un’altra frase d’amore.
“Silenziosamente, piedi e gambe si muovono sul legno duro del pavimento di un teatro. Quale corpo può essere così aggraziato, amor mio, se non il tuo? Ti sogno di notte e di giorno, con le caviglie nude e i polsi scoperti per me.”
Il tuo ammiratore segreto
Oliver sorrise, il cuore stretto in una morsa poderosa e gli occhi umidi d’emozione. Si era lasciato conquistare con pochi fiori e frasi di una bellezza estasiante e l’unica cosa che in quel momento desiderava era sentirsi stringere al petto di qualcuno.
Accarezzò i suoi ricci castani, dopodichè tornò alla routine. Lasciò che il pastrano cadesse atterra insieme al suo berretto, mentre con gli occhi chiari fissava come al solito i steli lunghi e affusolati delle camelie infilate accuratamente in un vaso di terra cotta.

Io non so se te ne rendi conto, io sono senza fiato. Per la dolcezza, l'amore che strasmette, dio santo. Credo sia poesia.

A fine spettacolo, corse verso il suo camerino e come il giorno precedente incontrò Sébastien. Stava accuratamente mettendo il vaso tra la cipria e lo specchio, con gli occhi chiusi per sentire bene il profumo delle camelie che quel giorno non erano più dieci, ma venti. Il vaso era ancora più grande e faticava quasi a contenerle tutte.
Olivier rivolse ai fiori uno sguardo fugace prima di chiedere «Signor Morel, la prego, mi dica che ha accettato.»
Sentiva l’agitazione crescere sin dalle viscere. Era scosso dal cuore che batteva come un pazzo nella sua cassa toracica, e i suoi occhi erano inumiditi dalle lacrime d’emozione che quando si condensavano sulle sue ciglia inferiori lo annebbiavano. Era in preda a un impeto di sentimenti che sembravano essersi ammassati infondo alla sua gola. Era riuscito a parlare, ma la sua voce tremava e lasciava che trasparissero le sue mille sensazioni incomprensibili e diverse.
Perché era effettivamente incomprensibile e irrazionale innamorarsi di un uomo che non conosceva. Ma era forse perché era un uomo che confessava il suo desiderio apertamente a spingerlo a comportarsi e a sentire tutto quell’amore irrazionale. Un amore che non pretendeva di essere compreso, perché nato dalla spontaneità di quei gesti che giorno dopo giorno lo avevano fatto sentire apprezzato e ammirato. Quelle camelie e quelle frasi non avevano fatto altro che parlare da sole; non c’era stato bisogno di un volto, era bastata l’ombra di esso – quella interiore – che traspariva da quei gesti fondamentalmente puri e semplici.
Quando Morel non parlò, quasi si sentì affranto.
Poi vide il sorriso sulle labbra dell’uomo e guardò le sue dita prendere il bigliettino che giaceva come al solito tra gli steli delle camelie e glielo porse senza dire nulla, andandosene proprio com’era venuto: silenziosamente.
Olivier aprì la busta con il cuore a mille. Vi trovò un biglietto piegato a metà, un messaggio più lungo dei precedenti.
“Nel bar qui di fronte ci guarderemo negli occhi. A casa mia assaporerò le tue labbra. Ti aspetto da troppo tempo, ma sono disposto ad attenderti ancora. Attenderò a finchè il tuo cuore capisca che ciò che cerchi è il mio amore e nient’altro.
Olivier, amor mio, mia gioia, dolcezza per i miei occhi stanchi. Ho bisogno di te e dei tuoi occhi; ho bisogno di vederti mentre mi guardi.
Indosso un cappello a cilindro nero, lo riporrò in un lato vuoto del tavolo in tua attesa. Lo indosso in memoria delle tue più meravigliose interpretazioni. Mi riconoscerai da quello. Giungi alle mie spalle e toccami la spalla, così saprò che sei tu.

Non vedo l’ora di sentirti dire il mio nome con un bicchiere divino in mano e la luce della luna a illuminare il tuo bel viso."
Il tuo ammiratore segreto, Edmond Galliard

Mi sono sentita male, ti giuro avrei voluto esser io Oliver in que momento, vorrei anch'io un uomo che mi amasse cosi.

Edmond sorrise, sorpreso. Avrebbe voluto allungare la mano e accarezzare quella del più giovane che giaceva poco lontana dalla sua, sopra alla tavola di legno. «Se non fossimo qui, Olivier, probabilmente mi sarei già alzato da questa sedia per baciarti le labbra.» ammise, facendo cadere lo sguardo scuro sulla bocca del castano. «Sono così rosse, Olivier. Così rosse. Come le camelie che ti ho regalato. Rosse con lo stesso ardore e la stessa ostinata passione.»
«E io mi sarei lasciato baciare.» disse con naturalezza Olivier. «Ti aspettato talmente a lungo qualcuno come te che non voglio più attendere oltre.»
E allora, con fluidità, Edmond si alzò dalla sedia e sistemò fugacemente il pastrano. Mosse un passo verso Olivier, che ancora sedeva al suo posto con un’espressione confusa sul viso. Lo guardò con intensità, prima di sussurrare «Sistemati il cappotto, amore mio. Fuori si gela.» resistendo all’impulso di toccare nuovamente quella pelle, di mettere una mano tra il collo e la spalla di Olivier.
Così fece. Il giovane si alzò a sua volta e sistemò accuratamente giacca e lisciando la passamaneria della camicia, prima di affiancare il suo uomo e giungere all’esterno di quel caffè. L’aria si era fatta avvizzita e c’era una strana tensione ad aleggiare attorno a loro.
E poi, Olivier capì cos’era.
Il bisogno di toccarsi. Il bisogno di sentirsi. Il bisogno di sfiorarsi. Il bisogno di baciarsi.


E' stato tutto cosi intenso che sembrava che la scena si svolgesse nella mia camera, io rimango meravigliata ogni volta.

Quando parlò, la voce di Edmond era roca e calda. «Sto per baciarti, Olivier. E forse sarà la cosa più sbagliata di questo mondo, ma forse anche la più giusta.»
Olivier non disse nulla. Attendeva quel momento dall’attimo stesso in cui i suoi occhi chiari avevano incrociato quelli scuri di Edmond. Lo guardò avvicinarsi, a poco a poco, invadendo il suo campo visivo e poi serrò le palpebre, lasciò che le loro labbra si scontrassero con delicatezza e senza alcuna pretesa.
Fu uno strusciarsi di due piume, uno sfiorarsi leggero tra petali di camelia rossa. Fu qualcosa di incredibilmente intenso, ma totalmente casto, un condividere lo stesso respiro. Le loro labbra si incastrarono l’una sull’altra, prima di farlo ancora, e un’altra volta, per poi cambiare angolazione e incrociarsi una quarta volta prima di convincersi che era la cosa più bella e giusta che potessero fare. Le braccia di Olivier si intrecciarono dietro al collo del maggiore e questo convinse entrambi del passo successivo. Dischiusero le bocche nel medesimo momento, lasciando che le loro lingue si accarezzassero lascive e toccassero l’una i denti e i palato dell’altro, scoprendosi con curiosità e imparando cosa era piacevole e cosa no. Quando si dividevano – con uno schiocco sordo fastidioso per entrambi – subito dopo tornavano a baciarsi con la medesima intensità, amandosi con veritiera passione e desiderio.
Fu un accumulo di emozioni che fecero sentire il petto di Olivier più pesante, ma allo stesso tempo leggero. Era come se dentro di lui avvenisse un’esplosione ogni due secondi.
Fu quando il minore sentì una mano di Edmond aggirare la giacca e iniziare a sfilare la camicia dai pantaloni che il suo petto, però, decise di aumentare il ritmo. Il palmo del maggiore si posò sul costato di Olivier, che gemette sulle labbra di Edmond, stringendo una mano sui capelli della nuca. Un indice sfiorò le sue costole, per poi risalire sul suo petto e accarezzargli lo sterno con dolcezza. Fu una sensazione impagabile per Olivier, che non era mai stato toccato in quel modo. Nuovamente, il giovane gemette sentendo tre dita percorrere la sua pancia, fino all’ombelico e ai lacci dei suoi pantaloni.
Lì Edmond si fermò, per poi abbassarsi a prendere Olivier per le cosce. Lo aveva tra le braccia e il minore si stringeva a lui come se fosse l’unico a cui poteva affidare la sua vita.
E forse era vero. Forse era davvero l’unico per lui, nonostante fosse tutto precoce e avventato. Chi aveva, Oliver, in quel momento? Chi lo sosteneva ogni giorno? Chi lo amava e gli porgeva un fiore per farlo sentire apprezzato? Chi aveva, se non l’ammiratore delle camelie rosse, l’uomo che si era dichiarato innamorato di lui, e che gli stava donando tutto?
Perciò, aggrappato a quel corpo, si sentiva al sicuro. Sentiva come se darsi fosse l’unica cosa giusta da fare in quel momento. Baciava quella bocca che pareva una susina, la stessa che sapeva di fiori e di un piacere che avrebbe scoperto presto. Si lasciò distendere su un letto e svestire di quei pochi abiti che soleva indossare prima di uscire di casa. Come una nenia, Edmond gli sussurrava che lo amava. Lo faceva con il labbro inferiore tremulo e una manciata di lacrime incastrate nelle ciglia, indecise se scendere a rigargli le guance o rimanere lì, in bilico Olivier si lasciò osservare con gli occhi dell’amore da quell’uomo meraviglioso. Con lo sguardo parve chiedergli un permesso, mentre  giaceva inginocchiato tra le sue gambe magre.
Olivier, come segno di assenso, si alzò sui gomiti e gli bacio il collo. Lo fece con una dolcezza che procurò a Edmond brividi prepotenti alla base della schiena. Quest’ultimo si sentì libero di spogliarsi a sua volta, calando i calzoni e togliendo la camicia, stendendosi sul corpo giovane dell’uomo di cui era innamorato.
Fecero l’amore con gli ansiti a fare da dolce musica in quella stanza. «Ti amo.» sussurrava tra una spinta e l’altra Edmond, mentre si faceva largo nel corpo caldo di Olivier, che tra le lacrime e i gemiti rispondeva con un bacio. «Sei bellissimo. Ti amo.»
Nella pancia di Oliver le emozioni non si potevano contare nemmeno sulle dita di venti mani. Era come sentirsi trascinare in un burrone e cadere in una nuvola di piume. Ad un passo dall’edonè, strinse le dita sulla schiena del maggiore, prima di serrare le palpebre e lasciar cadere la testa sul materasso.
«Ti amo.» sussurrò nuovamente a Olivier, mentre questo si sentì avvolgere dal freddo di quella stanza. Sentiva dolore al basso ventre e alle gambe, ma il turbinio di sensazioni che ruotavano ancora nella bocca del suo stomaco sembravano attenuare l’intorpidimento. Stava bene e si sentiva felice, nonostante non muovesse un muscolo per spostarsi. Edmond si era spostato dal suo petto per potersi ripulire, ma Olivier rimase steso ed esposto per minuti interi, temendo di distruggere quella magia che si era creata fuori e dentro di lui.
Pianse una lacrima di gioia – ma forse anche un po’ amara – , che scese morbida lungo il suo zigomo. Ora cosa sarebbe successo? Edmond lo amava davvero?
L’unica cosa di cui era certo Olivier era che in quel momento era sicuro del suo, di amore. Era certo che essersi donato a quell’uomo fosse stata una scelta una decisione impulsiva e irragionevole, ma vera come non lo era mai stato nient’altro. Aveva sentito il calore, aveva percepito l’amore sincero e aveva provato dolore e passione, a un passo dal cadere e poi dal volare.
Fu quando il maggiore gli si fece nuovamente vicino, che Olivier decise di mettersi a sedere. Si lasciò guardare con quegli occhi scuri che parevano volerlo scrutare dentro, e poi Edmond sorrise, portando una mano sul viso del minore per poterlo accarezzare. «Dormi con me stanotte.» gli chiese, la voce suadente e delicata. «Voglio poterti stringere gelosamente a me, nessuno potrà portarti via.»
E Oliver assentì, perché lo voleva a sua volta.
Si infilò sotto alle coperte in quel letto a baldacchino, guardando Edmond camminare nella sua stanza e prendere una delle sue camelie riposte in un vaso vicino alla porta. Non le aveva notate, Oliver, se non in quello stesso momento. Erano rigogliose e fresche, di una bellezza sana, di un rosso sgargiante e scoppiettante come un fuoco appena acceso.
«Conosci il significato delle camelie, Olivier?» chiese, sedendosi sul bordo del materasso, osservando il fiore che sembrava una fiammella in un gambe verde acceso. «Spesso alla camelia è attribuito il significato di stima e ammirazione. Sarà per la sua meravigliosa forma, così complessa e aperta agli occhi di chiunque. Si mostra bellissima a tutti coloro che la guardano.» disse, guardando Olivier di sfuggita e sorridendogli appena. Era così bello quando parlava che il castano avrebbe potuto guardare quella susina muoversi per ore, senza mai perdere il suo desiderio di morderla. «Doni una camelia a un amico per dimostrargli la tua stima, la doni ad un amante per dichiarare la fiamma che ti brucia da dentro. La doni a te stesso per dimostrarti disponibile ad amare. Ma la camelia è molto di più, Olivier.» e quest’ultimo si sentì prendere una mano. Edmond vi mise la camelia e gli chiuse le dita in un pugno, così che Olivier stringesse quello stelo lungo e morbido. «La camelia rossa indica impegno, dedizione, una promessa di fedeltà e sacrificio. Ti regalo camelie ogni giorno perché tu capisca che io sono disposto a battermi per te e che ti amo come non ho mai amato nessuno. Sono disposto a tutto pur di sentirti mio, Olivier.»
E nel batticuore delle sue emozioni, nell’impeto di sensazioni che parvero assalirlo in quella confessione sincera, l’unica cosa che Olivier riuscì a dire fu «Eccomi, sono tuo.»

Credo di essermi emozionata cosi tanto che il cuore è uscito dal petto. Non ho parole per descriverlo, non voglio rovinare tutta questa magia che hai creato.
Mi sento male, scrivi da Dio e non osare mai più dire che le cose che scrivi sono brutte, questa non è brutta, questo è dono.
Nora.