Recensioni per
Keep smiling, chol
di _brancamenta

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
26/10/14, ore 23:49

Sto scrivendo a caldo. Forse non dovrei scrivere a caldo. Ho ancora il cuore che mi batte a mille e le lacrime che mi rigano il viso perché, per dirla in modo semplice con una sorta di metafora, io sono la Tessy della storia e mi sono ritorvata in ogni singola parola di descrizione che la riguarda, emotivamente parlando. Ho trovato la storia profonda e struggente. Totalmente rappresentativa del mio stato d'animo. Ho amato ogni singola parola. Non so che lutto hai passato e come, ma si percepisce una profondità emotiva altissima e un sacco di personalità. Parlando nello specifico della storia oltre che le mie emozioni personali, hai fatto esattamente quello che ti avevo già detto che dal mio punto di vista ti riesce veramente bene: descrivere stati d'animo ed emozioni tue, che danno alla storia profondità e la distinguono da una storia "banale" e "accademica", che sono le cose che io non tollero. Detto questo, ti mando un enorme abbraccio e spero di leggere qualcos'altro presto! :*
Ps: grazie per avermi fatto conoscere questa bellissima canzone! L'ho amata dal primo istante ed è stato uno spunto fantastico per la storia! <3

Recensore Veterano
19/10/14, ore 02:33

SHAME ON ME :( 
L'ho letta ieri notte dal cellulare e avevo dimenticato di scriverti una bella recensione :(

Recupero subito *-*


La pelle sopra agli occhi era rugosa e asciutta. L'ombretto non si attaccava bene alla vernice bianca e Harry sfregò con il polpastrello dell'indice affinchè quel blu deciso finalmente si imprimesse, fino a diventare una macchia accesa in quel viso troppo chiaro. Si faceva paura, Harry, ma allo stesso tempo si piaceva e sentiva una strana sicurezza trapelare dai suoi lineamenti belli e giovani; sentiva che quello era il suo volto: un teschio di un bianco perlaceo, con colori che ricordavano la primavera e i dettagli del volto di coloro per cui piangeva. 
Quando si colorò le labbra di arancione, pensava a quanto Hyden amasse le tonalità del tramonto.
Qualcuno bussò alla porta. Erano le cinque del pomeriggio di un autunno stanco e faticoso; il sole splendeva sempre più flebilmente, il vento invece si rinvigoriva e diventava più prepotente pomeriggio dopo pomeriggio. Con le gambe e il petto nudo, i tatuaggi in bella vista su quel corpo tonico, Harry camminò fino all'ingresso, osservando oltre lo spioncino il ragazzo che fissava ripetutamente il cellulare stretto in una mano. Era di una bellezza comune, con i capelli castani e un ciuffo liscio che quasi copriva uno degli occhi celesti; aveva quella linea marcata di matita e dei pantaloni stretti a fasciargli i fianchi tondi. Quel corpo morbido era formoso e le mani di Harry si adattavano sempre perfettamente a quel bacino leggermente ampio. Dallo spioncino, lo vide battere le vans a terra ripetutamente mentre sbuffava annoiato, gli occhi fissi sul display con una foto dei My Chemical Romance – una strofa di "I'm okay" scritta in corsivo. Non dimostrava i ventuno anni che aveva, come Harry non dimostrava i suoi diciannove.
Non appena aprì la porta, Louis – era quello il suo nome – camminò lentamente lungo il corridoio con il suo passo leggero e ancheggiante. Harry lo osservò riporre il telefono su una tasca, togliersi la giacca e appoggiarla sul trespolo di legno vicino a uno specchio. Non perse nemmeno uno dei suoi passi; la musicalità che si celava nei movimenti di quel corpo era qualcosa che apprezzava e ammirava con insistenza.
«Stai bene, chol.» disse semplicemente, voltandosi a guardare Harry e il suo viso tinto dai colori più accesi. Anche lui era lì per quella festa macabra, pronto a farsi pitturare le guance per poi correre sulla strada, lo skateboard ai piedi e la sensazione di una rabbia pronta a implodere nel petto.
Harry sorrise, gli si fece vicino per potergli baciare teneramente la piccola scanalatura tra il naso e il labbro superiore. Era il saluto tipico che si lasciavano in quella compagnia di pazzi, la stessa compagnia che si tingeva il viso quando incombevano tragedie, che si dava soprannomi come fosse un clan e si baciava nei punti più improbabili del viso, come se avere una stretta di mano segreta fosse troppo banale e poco esclusivo per loro.
Camminò fino allo specchio e lasciò che Louis lo guardasse. Indossava solo i boxer in quel momento e nonostante ciò non si sentiva a disagio. Si pettinò con le dita i capelli ricci e scuri, accarezzandoli dietro la nuca, e poi indossò la corona di rose finte color confetto che gli era stata regalata tre anni prima, quando era entrato in quel gruppo che idolatrava lo spirito giovane e manifestava la rabbia verso un Dio che sembrava non curarsi di coloro che aveva creato e giurato di amare.

E' tutto cosi delicato che aggiungere parole stonerebbe. 

Con le dita lunghe e affusolate, il minore prese il pennello e lo intinse nella vernice, prima di curarsi del volto morbido e roseo di Louis. Aveva occhiaie profonde sotto le ciglia scure, di un viola talmente marcato da sembrare due lividi.
«Dormi la notte?» gli chiese Harry d'impulso, mentre le setole si spostavano per dipingere la fronte liscia. Con la mano gli aveva spostato il ciuffo castano e disordinato che la copriva.
Ne seguì un breve silenzio che Louis usò per inspirare altri due lenti tiri dal filtro della canna e poi, con la sua voce fina e leggermente rauca, disse «Dormo meglio quando ci sei tu vicino a me.» con una sincerità che avrebbe inaspettatamente disarmato chiunque.
Harry non lo disse, ma avrebbe tanto voluto rispondergli che era lo stesso per lui. Era così strano il loro bisogno l'uno dell'altro da spaventarlo, perciò continuò a pitturare quella tela rosea, osservando di tanto in tanto le labbra del maggiore piegarsi in sorrisi sfuggenti, o a guardare le palpebre vibrare flebilmente.
Si fermò un attimo per poter tirare dal filtro due boccate di fumo e poi riprese con la solita dedizione che spesso non era nemmeno necessaria. Quando finì con la vernice, Louis sembrava un busto di pietra che stava distrattamente spegnendo la canna su quel bicchiere di plastica con dell'acqua stagnante e disgustosa nel fondo. Se di Louis qualcuno avesse fatto davvero una statua, Harry l'avrebbe rimirata e studiata fino a consumarla. Trovava quel viso spigoloso di una bellezza eccentrica, soprattutto se tinto di bianco. Di tanto in tanto apriva i suoi occhi e in quel manto perlaceo spiccavano con ancora più preopotenza e vanità quelle gemme celesti; il mento allungato, gli zigomi poco pronunciati, il naso delicato facevano da cornice a quei diamanti meravigliosi e cangianti tra il pervinca e l'azzurro carta da zucchero.
Prese una matita e fece esattamente quello che aveva tracciato a se stesso: disegnò due sottospecie di girasoli sugli occhi, poi delle nuvole attorno a tutte le labbra. Avrebbe voluto baciarle in quel momento, erano così fine e belle da tentarlo nonostante fossero ferme in una linea dura e secca. Quando posò anche quella matita, si costrinse a sospirare.
«Di che colore vuoi gli occhi?»
Non che avesse bisogno di chiederlo, sapeva perfettamente cosa avrebbe risposto a quella domanda Louis.
Le mani aperte sulle sue cosce scesero fino alle ginocchia nodose, per poi risalire fino al bordo dei boxer. Era un contatto intimo e piacevole che risvegliava istintivamente la libido di Harry, il quale fremeva dal desiderio di essere toccato. Eppure poteva ancora controllarsi, poteva resistere alla pulsione di gettare gli ombretti a terra e stendersi sul divano, in balia di Louis. Non si lasciò distrarre e scelse di sua volontà un verde acceso che ricordava il colore dei suoi stessi occhi nei momenti felici.
Louis gli sorrise e non smise mai di accarezzargli le gambe. Si sentiva così bene in quel momento che avrebbe potuto finalmente chiudere gli occhi e dormire, perchè solo quando stava con Harry poteva giurare di percepire una sicurezza innaturale e disarmante. Quella consapevolezza – il dipendere da un ragazzino di diciannove anni – non lo spaventava, lo faceva soltanto sentire vulnerabile perchè sapeva cosa voleva dire essere abbandonati. Ma in quel preciso momento non stava pensando all'abbandono, solo a quanto amasse il profumo di Harry che gli stava stuzzicando le narici. Sentire il pennellino attorno ai suoi occhi era una sensazione piacevole e rilassante, insieme a quella del respiro del minore sulla pelle coperta di bianco. Poteva udire la radio passare "Everybody wants to rule the world" di Lorde e in quel momento lui non aveva bisogno di comandare il mondo con Harry Styles seduto sulle sue cosce, il viso a pochi centimetri dal proprio.
Il pennellino dagli occhi si spostò dopo due minuti alle labbra, e Louis sentì la differenza delle setole. Era certo che Harry avesse cambiato colore, perciò azzardò a guardare le mani del riccio che in quel momento stringevano un ombretto indaco. «È un bel colore.» sussurrò semplicemente.
Harry sbuffò. «Se parli rischio di uscire dai bordi.»
Louis desiderò ardentemente di poter ridere, perchè era felice nella complessità di quel mondo che ti portava via ogni cosa nel momento più bello.
Quel pessimismo che aleggiava attorno a lui, quell'aura di amara presa di coscienza che lo perseguitava ovunque, in qualche modo in compagnia di Harry scompariva o si faceva fievole e quasi inesistente. Eppure sapeva cosa fosse il dolore della perdita – tutti, bene o male, in quella compagnia che danzava per la rabbia lo sapeva –, ma quando Louis stava con Harry tutto si eclissava dietro a un velo spesso di spensieratezza che lo convinceva di quanto il brutto fosse irrilevante davanti alla bellezza di un amore che sboccia.
«Ce l'hai la coroncina?»
Le mani di Harry si allontanarono dalla pelle di Louis che sentì svanire il calore. Scosse il capo.
Così, come si era seduto, il riccio strusciò lentamente i polpacci sulla coperta di quel divano per alzarsi, ma Louis glielo impedì. Con le mani dietro alle ginocchia del minore, Louis impedì a Harry di rimettersi in piedi e andare a prendere il cappello a bombetta che teneva nascosto dentro all'armadio.
Sapeva che dopo aver preso il berretto, Harry sarebbe tornato da lui, ma questo non gli importava perchè non voleva che i loro corpi si allontanassero, non in quel momento dove tutti i tasselli sembravano essere tornati al loro posto.
Una mano di Louis risalì lungo la gamba dei Harry, fino al bacino, e poi andò oltre. Accarezzò la pancia piatta, il petto formato e tatuato – due rondini e un'enorme farfalla all'altezza dello sterno spiccavano con un forte nero pece –, fino a giungere il collo lungo e longilineo, da cui spiccava il pomo d'Adamo. «Vieni più vicino.» sussurrò semplicemente, un sorriso aperto e gentile sulle labbra dipinte, una necessità pungente nel bassoventre e un latente bisogno di sentire Harry talmente vicino da percepirlo come una seconda pelle. «Ho bisogno di te ora.»
Vederlo abbassarsi su di lui fu come respirare a rallentatore. Tutto era scandito dai secondi che Harry trascorreva piegando la schiena, chinandosi sul suo viso, per poi schivarlo e appoggiare il capo sulla spalla di Louis. Sembrava quasi un gioco a chi resiste di più senza baciare l'altro e Harry stava vincendo con un vantaggio che per Louis era quasi imbarazzante.
«Non posso baciarti perchè rovineremmo il trucco.» sembrò rispondere Harry, nonostante il maggiore avesse espresso soltanto mentalmente delle domande silenziose.
«Non mi interessa di questo trucco.»
Con la sua voce roca e greve, Harry rise piano. «Comunque rischieremmo di fare tardi.»
«Non mi interessa nemmeno questo.»
Le labbra morbide del riccio si posarono dolcemente sul collo lungo di Louis, che rabbrividì a quel contatto. Forse era la vernice che rendeva quella bocca così insolitamente fredda e cerea, forse era il semplice fatto che le labbra erano secchissime. Fu piacevole comunque e chiuse gli occhi nel sentire la punta rosea della lingua del minore roteare minuziosamente sulla porzione di pelle che aveva morso. «Se il trucco si rovina, lo sistemeremo.» disse in un sibilo leggero al suo orecchio, per poi chiudere la cartilagine tra le labbra colorate di arancione.
Le dita di Louis catturarono i ricci sulla nuca di Harry – sentendo un petalo della coroncina pungergli il polso – e ne testarono la morbidezza. Era incantato da quella sensazione, insieme al profumo inebriante di dopobarba e menta piperita che amava. Era attorno a lui, dentro, fuori, nella sua mente, in ogni cosa che vedeva; Harry era ovunque e non sapeva nemmeno come facesse, non poteva controllarsi e non poteva impedirlo. Louis era in balia di un'emozione che lo comandava e che si faceva più viva quando addosso a sè c'era quel corpo snello, bello da farlo impazzire e morbido, profumato come una primavera tardiva. Era come se tutto quanto avesse come fulcro Harry, il ragazzino che frequentava ancora il liceo e che non aveva idea di ciò che avrebbe fatto nella vita. Si sentiva uno scemo per il semplice fatto che era stordito. Non era la canna, non era l'alcol che aveva bevuto prima di uscire e dirigersi in quella casa vuota ma piena di ricordi, non era per qualche altro tipo di sciocchezza.
Era per Harry.
E quando questo si decise a guardarlo, Louis sapeva che avrebbe potuto perdersi in quel volto. Era così immerso nei suoi stessi sentimenti da non rendersi conto di essersi quasi letteralmente fossilizzato. Il suo cuore batteva come un pazzo e lui si stava soffermando a sentire ogni battito rimbalzare nella cassa toracica e tentare di rimettersi in sesto - senza risultati. Harry era talmente bello che quella maschera di vernice era era come se lo rendesse soltanto più eccentrico, accentuando la sua personalità stravagante e un po' macabra.
Con la punta delle dita, tracciò il profilo bianco e ruvido di Harry. «Sei talmente bello che gli angeli, se ti vedessero, ti invidierebbero.» sussurrò, prendendogli il mento tra il pollice e l'indice. Lo costrinse a farsi più vicino, così che le loro labbra fossero a poca distanza le une dalle altre.
«Sono il demone più bello che questa sera camminerà per strada.» scherzò in risposta Harry, aprendo le labbra in un sorriso sincero e divertito.
Perciò Louis sorrise a sua volta, prima di lasciare che le loro bocche si modellassero perfettamente in un contatto primordiale, ma inevitabilmente intenso. Le loro labbra erano secche per la pittura, ma ugualmente calde. Si gustarono quel momento come se non ne avessero avuti altri prima, le mani di Louis scesero lentamente lungo la schiena muscolosa e delineata di Harry, che la piegò come un gatto che fa le fusa al padrone. Il suo bacino strusciò sui pantaloni ruvidi del maggiore, e poi sentirono le loro erezioni a intimo contatto, mentre le loro lingue si svelavano lentamente per potersi intrecciare a metà strada tra le loro bocche. Il trucco si stava rovinando a poco a poco, ma entrambi non se ne curarono minimamente.
Ogni bacio e ogni schiocco sembrava rimbombare in quella stanzetta. La voce di Lorde si era eclissata, lasciando posto a “Chandelier” di Sia mentre loro ancora si muovevano lascivi sul quel divano di un rosso scuro come l’amore vero.
Le dita di Harry tentennavano e ondeggiavano dalle spalle, alle braccia, al petto di Louis. Sotto quella maglietta a maniche lunghe si nascondevano una miriade di tatuaggi che avrebbe voluto accarezzare, baciare e mordere con noncuranza. Gli ultimi li avevano fatti insieme ed erano collegati gli uni agli altri; una bussola per una nave,  una corda per un’ancora, un “Oops” per un “Hi” detto per caso nel bagno di un locale. Non sapeva perchè lo avessero fatto, era sbagliato dopotutto. Se un giorno si fossero lasciati si sarebbero pentiti guardando ogni singolo tracciato nero, eppure non se ne erano preoccupati, forse per la troppa erba o forse perchè erano stupidamente sicuri che un amore bello come quello sarebbe potuto durare per sempre.
Con il palmo aperto Louis frizionò l'erezione nei boxer di Harry, che gemete sulla bocca dell'altro. Ogni volta che facevano l'amore era un incrocio tra dolore, desiderio e piacere che gli lasciava una sensazione piena alla bocca dello stomaco. Non poteva descriverla, ma la sentiva colpire la sua pancia ogni volta che la pelle di Louis cercava un contatto così intimo e sentito, piacevole. Il fatto che non riuscisse a pensare a nessun'altro era come se qualcuno avesse disegnato una linea a penna nella sua vita con un tratto talmente spesso da eclissare tutti gli altri. Si sentiva parte di qualcuno ed era certo che quel qualcuno facesse parte anche di lui. Era come se si fosse diviso a metà per donarsi, per poi coprire il buco con la metà dell'unica persona che voleva realmente. Louis era il tassello mancante del suo puzzle. E mentre le loro lingue si saggiavano in quel bacio lento e appassionato, caldo nel palato e freddo nei denti, Harry non smetteva di chiedersi quanto potesse essere fortunato.
E continuò a chiederselo anche quando Louis lo prese tra le braccia, le mani sulle sue cosce, e lo adagiò sul morbido divano. E insistette con quella domanda quando udì il tintinnio della fibbia della cintura in pelle, o quando – a occhi chiusi – percepì il frusciare dei pantaloni sulla pelle delle gambe di Louis.
«Mi ami?» chiese il minore, in un impulso. Il suo cuore fremeva con più forza sulla cassa toracica. Louis si mise tra le sue gambe, lo guardò negli occhi prima di baciargli le labbra lucide dove la vernice si era cancellata.
Dal canto suo, Louis amava Harry nello stesso modo in cui necessitava di respirare. Lo baciava muovendo la lingua con lentezza, gustando quel momento come se fosse speciale – e lo era, come lo erano tutti quanti. Si baciarono con la calma con cui si gusta un pezzo del proprio cioccolato preferito, e Harry – che era diventato quasi vorace per la sensazione di amore e calore – si era moderato di conseguenza mentre le sue mani si premuravano di carezzare la curva morbida della schiena di Louis, che con quella pelle bianca sembrava degna di una scultura di pietra.
E nonostante non ricevette alcuna risposta, Harry sapeva che Louis lo amava ciecamente. Erano un'unico armonico strumento formato da due pezzi complementari; erano pianola e piedistallo, o piatto e grancassa, oppure corde e arpa. E nonostante fosse stupido, incredibilmente idiota e sottovalutato, Harry quando guardava Louis si sentiva dentro il mare, il più impetuoso, egoista e geloso mare che avesse mai visto o sentito. Erano ondate di pura follia che bagnavano le sue rive, si sentiva implodere di amore e rabbia, odio e una punta di amarezza nei confronti di coloro che si avvicinavano al suo uomo, perchè sì, Louis era suo e di nessun'altro e chiunque avesse osato toccarlo, la compagnia esclusa, non avrebbe avuto vita facile.
Le loro erezioni si sfregavano ripetutamente, soltanto i boxer a dividerle. La bocca di Louis morse ripetutamente i pettorali di Harry, le areole rosa scuro, la pelle chiara che copriva lo sterno, il ventre piatto, per poi risalire.
L'intensità di quel momento era attorno e dentro di loro. Come sempre quando facevano l'amore.
E poi «Ti amo.» sussurrò Louis, come per rispondere alla domanda di Harry, che sorrise scioccamente all'uomo che lentamente lo stava privando dei boxer; li fece scivolare lungo le lunghe gambe magre e sode e lasciò che finissero per terra, insieme al resto dei suoi vestiti.
Fecero l'amore piano e dolcemente. Louis lo preparò con la cura e la dedizione che ogni uomo desiderava, con le sue dita lunghe e affusolate che più volte avevano accordato e suonato un pianoforte a coda. Lo preparò come solo l'amante più premuroso si preoccupava di fare, con la sua lingua e con le sue labbra calde e ormai pasticciate di trucco che Harry si sarebbe poi preoccupato di sistemare. E quando Louis fu dentro di lui, Harry avrebbe voluto piangere di gioia, colto com'era dal solito e abitudinale tumulto di emozioni indescrivibili.
Fecero l'amore perché era quello il loro modo di fare poesia. Fecero l’amore con il trasporto che ci si aspetta quando ci si dona all'altro. Il minore si lasciò baciare ovunque e per tutto il tempo, si lasciò stringere sotto le ginocchia e spingere più vicino per sentire di più e per poter andare più affondo. Louis si curò del suo piacere e del proprio, preoccupandosi di poter raggiungere insieme a lui il nirvana. Si amarono ciecamente nonostante il sesso spesso inibisse le persone.
E quando si trovarono l'uno sopra all'altro, stanchi e con la schiena indolenzita, si sussurrarono qualche piccola dolcezza, prima di alzarsi e sistemarsi il trucco distrattamente, pensando che quel giorno sarebbe stato il giorno per ricordare Jared e Hyden e ricordare le ingiustizie. Era un giorno per vivere, per morire e rinascere su quelle strade con visi di demoni dipinti sul volto e le mani chiuse in pugni stretti, le dita avvolte in colli di bottiglia fatti di vetro spesso.
«Devo sistemarti l'indaco sulle labbra.» sussurrò, mentre prendeva un ombretto e un pennello. Erano ancora svestiti, le loro semi-erezioni entrarono a contatto mentre Harry nuovamente si sedeva a cavalcioni su Louis. In quel momento avrebbero voluto nuovamente ricominciare, mandare all'aria i progetti per quella giornata e fare l'amore fino a notte fonda.
Harry, però, si dedicò a quella bocca schiusa colorandola nuovamente.
Louis sospirò. «Sei così bello.»
«Tu lo sei di più.»

STO PER PIANGERE....SONO COSI DOLCI E PIENI D'AMORE CHE TI GIURO MI SENTO MALE DA MORIRE.
SONO BELLISSIMI.
E' una cosa delica ma la tempo stesso malinconica e romantica. 
I larry mi hanno praticamente uccisa, dico davvero sono proprio morta, stramorta nei feels più oscuri.
Sei bravissima quando leggo cose tue emozioni a morire, hai un dono assurdo *-*
Nora.

 

Recensore Veterano
18/10/14, ore 13:38

Salve.
Sinceramente quando ho sentito per la prima volta questa canzone, sono andata fuori di testa.
Ne sono praticamente ossessionata, e la tua one shot è scritta benissimo.
È impeccabile, a partire dal banner che oh, è stato fatto meravigliosamente.
Mi è piaciuto anche il fatto che ad un certo punto sia partita dalla radio Chandelier -altra mia canzone preferita ultimamente.-, che presumo stia a significare anche la tua presenza visto il tuo nick qua.
Mi ha incuriosito questo tipo di..attivitá? Non ho idea di come chiamarla, non so' se hai preso spunto da altro o quello che i ragazzi fanno nel video ha qualcosa dietro di molto significativo come in questo caso.
Resta una dei racconti più belli ci siano sui Larry, davvero, complimenti.
In caso tu scrivessi qualcosa, ti prego di avvisarmi perché amo il tuo modo di scrivere.
Alla prossima, un bacio.