Recensioni per
Cum patior
di graciousghost

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
03/11/15, ore 21:52
Cap. 1:

Non ci sono parole ma ci provo: Bellissima. Toccante. Profonda. Waaaaa(?)

Recensore Junior
04/05/15, ore 17:36
Cap. 1:

Ogni volta che leggo una tua storia rimango incantata *-* Gaara è uno dei miei personaggi preferti per la sua profondita, adoro quell episodio in cui chiedere a tutti i Kage: "Ditemi, quando è che vi siete arresi?" Secondo me è uno personaggi piu maturi, possiede quella marcia in più che nemmeno i grandi e saggi Kage hanno e tu hai descritto in modo magistrale il mio dolce Gaara. Devo dire che mi hai piacevolmente sorpresa perché di solito mi soffermo solo sulle SasuNaru ma tu, cara mia, mi hai fatto diventare una dipendente delle tue storie :) Aspettati altre recensioni, a presto (di nuovo) XD

Recensore Master
04/03/15, ore 23:22
Cap. 1:

Ciao! Avevo adocchiato questa storia in periodo d'esami e -conoscendoti- sapevo che al di là di quel click non ci sarebbe stata una lettura superficiale o banale, quindi ho aspettato tempi migliori prima di passare a leggere e a lasciarti un parere che potesse almeno avere un barlume di senso logico. Ritengo di aver fatto bene, anche se, devo ammetterlo, non posso dire di aver compreso fino in fondo la marea di sentimenti e significati che hai conferito al testo. Tuttavia, la storia mi è piaciuta proprio per la sua complessità, proprio per quelle riflessioni profonde in cui si intravede molto più di Gaara, molto più di Naruto, molto più di quelle mani di bambino. Per citare uno dei miei autori preferiti, Haruki Murakami, "non nutro alcun interesse per le opere di cui mi sembra di capire tutto". Senza contare il fatto che anche io, spesso, nascondo un po' di me stessa tra le righe. Chi non lo fa, in fondo? :)
Ma, tralasciando i convenevoli: ho trovato molto azzeccato e curato questo ritratto che ci hai dipinto di Gaara, o meglio, del suo intimo. Non dico "coscienza" perché finirei per impelagarmi nelle sue stesse riflessioni, finendo per essere la vittima bella arrotolata sulla tela del ragno che ci hai teso qui dentro. Ho apprezzato tantissimo il fatto che tutta la storia sia partita da quella citazione di Pirandello, uno dei miei autori preferiti anche lui, e anche l'implicita contraddizione -almeno a mio parere- nel fatto che a raccontare la storia sia una prima persona che parla di sé, e quindi, visione fallace e parziale, che tenta di dare un ritratto comunque soggettivo della propria individualità. Potrei sbagliarmi, potrei aver equivocato il senso di tutta la storia, è vero, ma tu mi hai permesso la speculazione, lasciando tutto volutamente criptico con accenni a tratti pure filosofici, quindi stavolta ti toccano le mie elucubrazioni a vuoto, ahah. (Tra l'altro, le storie aperte all'interpretazione sono tra le mie preferite, pensa un po'). 
Tra le parti che ho apprezzato particolarmente ci sono questi passaggi: 
"L'uomo crede di poter sopportare l'Inferno altrui meglio del proprio: le fiamme di carceri estranee lasciano soltanto bruciature superficiali, nessuna cicatrice permanente. Effimera compartecipazione."
Questa frase mi sembra adatta sia a Naruto che a Gaara, anche se a descrivere il primo ce la vedo di più. È come se additasse con una certa superiorità, derivata dall'esperienza personale, il luogo comune della compassione e della partecipazione emotiva che distingue l'essere umano dal mostro; però questo generico "essere umano" è un po' mostro anche lui, perché la sofferenza la può comprendere a fondo solo chi soffre, quindi sopportazione può essere offerta solo da chi ha già imparato a soffrire i propri demoni. Solidarietà tra Jichuuriki sì, ma tra bambini orfani e soli prima di tutto. Perché diciamocelo, Gaara è sempre stato un orfano, almeno concettualmente. Mi sembra un po' di risentire le parole di Nagato/Pain, quando spiegava a Naruto le due ragioni per cui aveva deciso di dar vita al suo piano. 
"La mente umana costruisce architetture visive imperfette e fallaci, se adesso tu immagini un bimbo paffuto dagli occhi gentili, ad accompagnare quelle dita titubanti.
Non fidarti della tua percezione tattile e non lasciare che questo ritratto si sedimenti – non sono io. [...] Ma ancora non sono pronto per mostrarti il mio volto; sfumerebbe in crepe al contatto con un altro essere umano."
Questo passaggio mi ha ricordato in parte Pirandello e in parte Wilde. Pirandello per ovvie ragioni, Wilde a causa di una citazione (direttamente dal mio quadernino delle annotazioni): "Man is least himself when he talks of his own person. Give him a mask, and he will tell you the truth." 
Penso che tutta la tensione narrativa che hai sviluppato nella storia raggiunga il suo culmine proprio qui, anche se non siamo davvero ancora alla fine. Perché in fondo è vero: le percezioni sono fallaci, e Gaara questo lo sa bene, lui che per sentirsi vivo aveva bisogno di macchiarsi le mani di vita altrui, cancellare un'altra esistenza per avere una prova tattile della propria. E allo stesso tempo, crearsi una maschera che vive come una seconda pelle, chiamala "difesa assoluta", chiamala paura o quel che ti pare. Gaara è fragile, Gaara diventa forte. Per questo è uno dei miei personaggi preferiti, uno tra i più vivi, tra i più fallaci e quindi umano, a dispetto della sua ostentata "disumanità" con la quale Kishimoto ce lo presenta all'inizio.
Cado nello stesso tranello della frase d'apertura, dicendo questo, ma non importa, perché la verità è sempre individuale: secondo me, il più giovane tra i fratellini della Sabbia è uno tra i personaggi con cui è più semplice mettersi in relazione, tragedie familiari e omicidi a parte. Gaara è spaventato dal contatto umano, lo nega a tutti i costi, è pronto a vivere isolando se stesso e dandosi infelicità pur di chiamare aiuto, pur di mostrarsi umano. Ha paura di essere spezzato, ancora, e che per lui la medicina non possa più arrivare. Di questo hai fatto un ottimo ritratto, secondo me. Che poi a Suna una tale umana compassione sia negata a priori è un altro discorso, ma per quello c'è sempre Naruto -sia benedetto quel ragazzo.
"Credevo di essere speciale, ma il sangue che perdo ha lo stesso sapore di quello che ho versato – mi brucia la pelle, scavando epidermide già escoriata
Questa frase mi ha colpita parecchio, non so bene neanch'io perché. Sembra la voce flebile di una vita che si stacca dal corpo, che perde lentamente coscienza di sé e diventa dolore, solo cieco dolore. Un'immagine che colpisce con la violenza di un pugno, di sicuro effetto. Quel rosso del sangue sembra una scia che conduce il lettore fino alla frase finale, quasi trascinandolo per mano, come hai detto tu, fino ad acquisire un significato diverso, ben lontano dalla violenza. Quel contatto con Naruto, lo stravolgimento che ne consegue, io lo percepisco più come un contatto di anime che di sentimenti veri e propri, quindi non posso dire di rivedermici troppo negli accenni NaruGaa; eppure quella delicatezza che traspare da tanta disperazione sembra raggiungere vette diverse da quelle semplicemente romantiche, sembra la vera e propria comprensione, come un concetto puro e non un'ipocrisia dettata da falsi moralismi, come quelli della gente comune. Boh, questo finale mi è piaciuto, con tutti i suoi veli -e i probabili strati di significato.
Se devo farti un appunto, però (e bada, te lo faccio proprio perché la storia mi è piaciuta così tanto, altrimenti starei zitta), la prima persona, in barba a quanto ho detto finora, non ce la vedo moltissimo, per una storia di questo tipo. Mi spiego meglio. Io adoro il tuo stile e la profondità delle tue storie e riflessioni, dove spesso intrecci filosofia, letteratura e riflessioni personali; tuttavia, proprio perché si tratta di una fanfiction e non di un originale, e proprio perché si tratta di un'introspezione, secondo me un eccesso di quanto detto sopra tende a rovinare l'illusione di star filtrando la realtà dal punto di vista di un personaggio che non ci appartiene. So benissimo che questa è una mia opinione e quindi né "giusta" né "sbagliata", ma io penso che quando si affronta il pov di un dato personaggio x, bisogna farlo con coerenza narrativa e soprattutto prospettiva. Capisco che è il tuo stile e capisco che tu voglia aggiungere concetti filosofici-estetici-letterari, liberissima di farlo, ma io per farlo avrei utilizzato una seconda o una terza persona, per inserirli senza "snaturare" l'iinocenza di un punto di vista quasi "infantile", un bambino come è Gaara in questa storia. Poi vabbè, de gustibus. Ripeto, la mia è solo un'opinione, spero di non averti offesa, la mia intenzione non era affatto quella, anzi :)
Bene, penso di aver blaterato anche troppo (con la speranza di non aver detto castronerie il 99% del tempo). 
Un grandissimo abbraccio e alla prossima, keep up the good work!
thyandra

Recensore Junior
22/02/15, ore 22:37
Cap. 1:

Hey!
Cercherò di scriverti queste recensione con le parole che mi sembrano più adatte. Ma sul serio, sono senza parole. Non riesco a spiegarti quello che voglio. Solo il fatto di aver letto una fanfiction così...così meravigliosa (parola non adatta a descrivere il tuo capolavoro, nessuna parola sarebbe adatta perchè nessuna raggiunge il tuo livello). è la NaruGaa più bella che io abbia mai letto, in realtà ne ho lette così poche, (non ne ho trovate molte) ma sento di dirti che l'ho amata in ogni sua parola, in ogni punto, in ogni aspetto.
Naruto ha fatto capire a Gaara che non era lui il vero demone, che avrebbe potuto salvarsi. Lo ha salvato attraverso le sue parole.
Le parole sono lo strumento più difficile e complicato. Devi essere capece di saperle usare, di usare quelle giuste. Di far capire agli altri quello che senti e provi. E Naruto è uno di quei pochi che le sa usare. è riuscito a cambiare così tante persone, è riuscito a salvare ognuna di loro.
Ma le parole sono nulle se non sai ascoltare, e Gaara lo sapeva.
Lui sapeva chi e cosa ascoltare. Si è fidato di quel ragazzino che parlava di volersi bene e di non combattere. Si è fidato dell' uomo che la salvato più e più volte.
Senza di lui, ora Gaara cosa sarebbe? Si sarebbe consumato da solo? Avrebbe continuato a uccidere per provare piacere? 
Ma non importa, perchè Gaara non è un demone, non lo è mai stato.
Credeva di esserelo, quando invece era solo Shukaku.
E nessuno è mai perduto.
C'è sempre una possibilità!
Gaara è il mio personaggio preferito (ho anche fatto il suo cosplay!!) e l'hai descritto meravigliosamente!
Solo il fatto che tu abbia messo la Divina Commedia in questa ff mi ha reso piena di gioia! I riferimenti erano stupendi!
Non sai quanto io l'abbia amata!
E la fanart è bellissima!
Complimenti ancora! Mi hai trasmesso molto! :)
Baci :D
Alla prossima!
(tornerò sicuramente a recensire altri tuoi capolavori!!) <3

 

Recensore Master
27/10/14, ore 13:45
Cap. 1:

Finalmente trovo il tempo di recensire questa storia! L'ho letta già ieri sera ma avevo bisogno di dedicare un po' di tempo a questa recensione, tempo che ieri non c'era U.U comunque, per per prima cosa non finirò mai di chiedere scusa per il contest T.T ci sono rimasta davvero malissimo e posso immaginare come ci sei rimasta tu, quindi ancora un sincero "mi dispiace!".
Ma ora veniamo a noi: *_____________________* come sempre le parole e le frasi che usi sono perfette per far arrivare al lettore tutto quello che vuoi trasmettere! Cose come: "L'uomo crede di poter sopportare l'Inferno altrui meglio del proprio: le fiamme di carceri estranee lasciano soltanto bruciature superficiali, nessuna cicatrice permanente" *-* mi viene voglia di farmi un documento di word con le tue citazioni dentro XD e pensa che ero soltanto alla prima frase della storia! Quando finalmente mi sono detta "Supersara! Concentrati sulla trama, metti da parte la cornice per un attimo!" non ho potuto non innamorarmi di questa storia *-* il momento descritto è fra quelli più desiderati e immaginati della mia mente di lettrice XD io amo la coppia NarutoXGaara! E' bellissimo che tu abbia utilizzato quella frase di Naruto proprio in un momento simile, ho visto lo scontro fra questi due poco tempo fa, quindi me la sono ricordata immediatamente ;) è stata di grandissimo effetto!
"Quando Naruto mi ha sconfitto, io ho vinto me stesso." avevo gli occhi a cuoricino XD ma ancora di più dopo la domanda: "sei pronto a conoscere l'identità del Virgilio che ti ha condotto tra Inferno e Purgatorio?" Sisisisisisisiiiiiiii!!! Senza contare che io adoro quando in una storia arrivano queste domande retoriche che nascondono un non so che di pericoloso mi squaglio letteralmente!
"potrò conoscere il Paradiso solo attraverso i suoi occhi e tanto mi basta" Ok, qui ero morta XD stupenda, non c'è che dire! Come tutto quello che esce dalle tue mani! Sono felicissima di aver letto questa meraviglia e allo stesso tempo sono disperata per la gaffe del contest -.-'
Intanto me la salvo tra le preferite! Sorry! E Bravissima ;)

Recensore Master
26/10/14, ore 23:21
Cap. 1:

Partiamo dal presupposto che basta che tu scriva qualcosa e io rimango a bocca aperta (della serie: Ayumu stende la lista della spesa, Ophelia rimane incantata davanti al supermercato - e non compra nulla, ovvio xD). Ecco, detto questo, possiamo procedere con questa fiction che attendevo da giorni!
Esistono fanfiction "facili", prevedibili, che, per quanto nuove possano essere, tu hai già letto, perché simili - troppo simili - ad altre su cui i tuoi occhi si sono posati; puoi anche apprezzarle, mentre le leggi, ma di sicuro non ti emozioni - non quanto dovresti, almeno. Ciò che provi è l'imitazione di un sentimento originario, non è la vera sensazione che si avverte quando ci si innamora di qualcosa. Non è il primo amore, ecco.
E poi esistono fanfiction "difficili", che non sono tali per una struttura complicata o per uno scorrere disagevole, ma perché profonde, estremamente chiare ma allo stesso tempo oscure, quando le leggi. Hanno in loro quel bilanciamento di luci e tenebre che tiene in piedi il mondo, per intenderci, e lo rendono un posto incredibilmente arduo da spiegarsi, ma in cui viviamo e amiamo. Ecco, esistono fanfiction che sono meno "fiction" del dovuto, sono molto più "vita", e ti spingono a riflettere su una marea di cose, mentre i tuoi occhi si fissano su piccoli dettagli (parole ben congegnate, frasi ad effetto, virgole che respirano mentre tu le respiri).
C'è bisogno che io ti dica a quale delle due categorie appartenga Cum patior?
Il titolo stesso è meraviglioso; il latino possiede delle espressioni che nelle varie traduzioni romanze (che il mio relatore chiama, non a caso, "derive") perdono un po' del loro impatto, e non credo di esserne convinta solo perché mi piace tutto ciò che è legato all'antica Roma, ma perché trovo sia vero. "Compassione", che viene certamente da compassio, deve la sua origine, prima di tutto, proprio a queste due parole, cum patior, "soffro con", "sopporto con"; già questo mostra il carattere soggettivo ed extra-soggettivo del sentimento, no? Il voler essere partecipi nella sofferenza di qualcuno per farla propria e superarla. Se questo non è tipico di Naruto, accidenti!
E finisce poi per essere anche un tratto di Gaara, perché l'Uzumaki ha cambiato il rosso, gli ha mostrato che il demone che aveva dentro non corrispondeva a Sabaku no Gaara, ma a Shukaku.
Le geometrie delle dita che si intrecciano mi ha incantata; formano ritratti fasulli, ma anche veri.

La mente umana costruisce architetture visive imperfette e fallaci, se adesso tu immagini un bimbo paffuto dagli occhi gentili, ad accompagnare quelle dita titubanti.
Non fidarti della tua percezione tattile e non lasciare che questo ritratto si sedimenti – non sono io.


Certo, Gaara non si sente per niente un bambino del genere, ma quanto desidererebbe esserlo? Quanto vorrebbe poter cancellare il sangue, zittire la voce che gli ulula nel cervello di distruggere tutto e tutti?
Naruto è l'unico ad aver azzerato le distanze fra lui e il mondo, e questa fiction l'ha messo efficacemente in chiaro. Ha delineato, con il solo punto di vista di uno, i pensieri di due ragazzi, il loro rapporto d'affetto (e il modo in cui scrivi le Shonen-ai mi incanta sempre, perché è estasiante, non si può definirlo diversamente) che diventa più rosso del sangue (l'amore è la tonalità scarlatta più brillante che esista, quella macchia che non vorremmo venisse mai lavata via e che copre tutte le altre).
Ho adorato l'accenno ai colori e il parallelismo nuance/ego; in particolare, questo passaggio è davvero ammirevole:

Si dice che ci sia un momento, nella vita di ognuno, capace di farti riconsiderare la tua intera esistenza; è il punto di svolta, l'istante in cui il vecchio te stesso muta forma e abbraccia la molteplicità della nuance di cui è capace un essere umano.

Quel momento... chissà se l'abbiamo già attraversato, se ancora ci sta aspettando al varco, se si farà beffe di noi o ci permetterà di lasciarci alle spalle qualcosa che ci ha fatto soffrire. E chissà quale tonalità possiede la nostra anima, in questo momento! Chissà se parla la vera me stessa o una parte del mio ego, ciò che sono o che voglio essere... e quante me stessa ci sono in me?
Perdona lo sproloquio, ma sai, la filosofia nasce proprio per cercare risposte o creare nuove domande. Quando è una fiction a farti ragionare tanto, è ovvio che quella storia non sia una semplice "fiction".
Il modo in cui fondi parole e filosofia è meraviglioso: fossi il tuo professore di Estetica, credo ti farei tenere una bella lezione su Merleau-Ponty e la sua Corporeità *-* Se potesse leggere cosa le sue lezioni ti hanno ispirato, penso diverrebbe un fan di Naruto all'istante (e un NaruGaa shipper, senza dubbio).
Questa storia è tua, dal momento che hai fatto convivere tanti influssi diversi e lontani sotto lo stesso tetto: anima e corpo sono un tutt'uno, qui, e Pirandello e il filosofo francese non potrebbero che essere lieti di quest'incontro, credo. Devi sentirla tua e andarne orgogliosa!
Io lo sono, comunque ^^ E devo ringraziarti (non viceversa!).
Credo che se la fanfiction fosse stata in concorso, la classifica sarebbe stata sicuramente diversa (per quanto mi riguarda, ovviamente. Io parlo del mio caso), e non a torto: "Cum patior" è veramente qualcosa di tanto incisivo da non passare inosservato.
Ti pare normale che a quest'ora io voglia prendere in mano filosofia, comunque? Se un giorno deciderò di affiancare a Lettere pure Filosofia, saprò chi incolpare ;)
Grazie per questo gioiello, Ayu cara! Non vedevo l'ora di leggerla, davvero (come una certa HashiMada di mia conoscenza, che spero proprio non tarderà).
Un forte abbraccio, ❤

Ophelia

PS: Pure la fanart è bellissima *-*
PPS: Imperdonabile! Ho dimenticato una cosa: ho apprezzato tantissimo il riferimento a Virgilio e alla Commedia, davvero *-* Mi sono sentita... a casa! ❤
(Recensione modificata il 26/10/2014 - 11:48 pm)