Recensione per "Il male dentro"
Prima classificata al contest "I miei luoghi oscuri"
Caratterizzazione dei personaggi
I personaggi mi sono piaciuti davvero molto… no, moltissimo!
Iarran sembra essere la protagonista della storia, ma poi si scopre essere la chiave dell’introspezione interiore del frate. Ho davvero gradito questo “rovesciamento”, impensabile fino alla fine del primo paragrafo.
Iarran e l’uomo senza nome (una caratteristica che amo davvero, che mi spinge a rivedere la storia in una soggettiva diversa e quindi ad entrare più in profondità nel personaggio) rappresentano due polarità distinte. Iarran sembra rappresentare tutto ciò che di luminoso e puro esista, mentre il frate invece è imprigionato in una stretta cella oscura, tanto più orribile in quanto moralmente inattaccabile, dal suo punto di vista.
Questa dicotomia è però solo apparente: se solo rovesciamo la prospettiva, ecco che lo sguardo del frate ci porta a vedere l’esatto opposto. La purezza morale nonostante l’orrore perpetrato, la tentazione demoniaca in un’apparenza angelica e diabolicamente attraente. Questa doppia prospettiva è affascinante, incredibilmente coinvolgente.
Correttezza grammaticale e lessicale
La tua storia è decisamente ben scritta, arricchita da un lessico adatto, perfetto, capace di impressionare (ehm, sono facilmente impressionabile). Ho riscontrato soltanto tre ripetizioni che secondo me avresti potuto evitare: “di chi è divorato dai propri demoni, sorrise. «Ridi, figlia di demoni?»”; “Pieno del fervore che anima chi si crede nel giusto. Del cieco livore che segnava quell’anima…”; Ottusità – ottusi.
Ti chiedo scusa anticipatamente per la mia eccessiva attenzione (è un difetto da cui proprio non riesco a liberarmi). In genere, ritenendo che il discorso parlato si distacchi dal resto del testo, sono propensa ad una maggiore tolleranza grammaticale. Eppure, la tua competenza nella scrittura è tale da costringermi a tener conto anche di un paio di imprecisioni verbali:
“Siete voi che… Voi lasciavate (…), non venivano curate (…)”. In questo caso, il verbo “siete” non è in concordanza con il resto della frase. Ho supposto che fosse solo un accenno di frase, poi però ci ho riflettuto e ho avuto la sensazione che fossero gli altri due verbi ad essere “stonati”: l’opera di Iarran è stata risolutiva e ha sradicato il problema, oppure l’indifferenza prosegue? Propendo per la seconda opzione, per cui avrei utilizzato entrambi i verbi al presente indicativo.
“Bambini lasciati morire quando bastava dare loro cibo e riparo”. Qui il condizionale sarebbe più indicato (“sarebbe bastato”)
“Dovevo capirlo che tu eri…”. Anche qui, meglio il condizionale (“Avrei dovuto capire”).
Finale
Questo punto è quello che mi ha dato più da riflettere.
Quale finale, meglio del tuo, avrebbe potuto terminare questa storia? La vittoria del frate è una vittoria effimera, è una sconfitta fisica e non emotiva, morale e non emozionale. La morte di Iarran è funzionale al finale e non lo è; il tormento dell’inquisitore sarebbe comunque rimasto inalterato.
Detto questo, la conclusione è stata decisamente coerente e credibile, emozionante e legata alla trama in modo impeccabile.
Gradimento personale
La tua storia mi è piaciuta davvero molto.
Non lo dico così per dire, lo dico sinceramente! So che spesso i miei giudizi eccessivamente puntualizzanti possono infastidire, ma il gradimento è reale.
Iarran ed i suoi occhi verdi come l’Irlanda, occhi che suscitano il tormento e che in realtà non fanno altro che accendere qualcosa che già viveva, il frate con il suo incrollabile istinto morale e la razionalità religiosa estrema.
Ho trovato la trama abbastanza credibile. Odio i dettagli splatter, ma alla fine mi sono immaginata la sensazione viscida e collosa del sangue che si rapprende sulle mani di lui dopo la violenza perpetrata (ne ho sentito davvero quantità e consistenza) e mi è dispiaciuto non trovare questa percezione nel finale della storia. Ecco, in genere la violenza mi impressiona davvero tanto e mi spinge a saltare alcune parti, ma in questo tuo brano ho trovato tutto equilibrato e, per quanto possibile, gradevole.
Originalità della storia
Nel momento in cui ho iniziato a leggere la tua storia, non ti nascondo che le prime righe avevano creato in me una certa aspettativa. Ho pensato che il luogo oscuro riguardasse davvero la protagonista. Mi spiego meglio: sono una grande appassionata di storia e narrativa storica (per rimanere sul tema, ho visitato svariati musei sull’Inquisizione e sulle forme di tortura dell’epoca, e letto moltissimo) ma, ogni volta che ho trovato qualcosa di romanzato sull’argomento, si sono sempre contrapposte le due figure inquisitore-vittima. Associare alla vittima l’idea del luogo oscuro mi ha decisamente affascinata, e ancora di più il connubio inquisito – “male dentro”. Quando sono arrivata al punto in cui gli occhi verdi di Iarran spingono il frate a tentare il contatto, mi sono proprio illuminata!
Poi la storia ha preso una piega diversa dalla mia aspettativa, si è sviluppata in modo molto coerente e ben scritto, ma, ecco, mi ha lasciato un filo di amaro in bocca.
Ci tengo moltissimo a sottolineare come il mio concetto di originalità sia, per l’appunto, mio, e che non abbia quindi pretese. Però non ti nascondo che il mio sogno proibito sarebbe quello di vedere uno svolgimento diverso a partire dal punto di cui sopra (è una proposta!).
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