Dunque.
Ho aperto la storia perché attirata dal titolo.
Ho consumato quel CD, e la musicassetta prima ancora. Ho adorato quelle canzoni - la mia preferita è Never Give Up Boys tanto per la cronaca - e riprodotto fino alla nausea quei visi meravigliosi dell'altrettanto meravigliosa illustrazione di Araki (Santo subito). Insomma, non potevo ignorare un titolo come questo (e sì, ci casco sempre, sempre, sempre!).
È molto carina l'idea di presentare due storie legate alla stessa canzone, come se volessi mostrarci due universi in una stessa boule de neige: la storia di Adone e Persefone nella prima (perché quella Lucina è la Lucina di Milo, vero?) e quella della tua ultima fatica nella seconda. Due al prezzo di una, insomma. E una fanatica delle offerte speciali come la sottoscritta non può non sbraitare: "Mi piace!" e tuffarsi nella lettura.
E veniamo a noi.
Delle tue storie mi è piaciuta di più la seconda, della prima. E sono sincera, se non ci fosse stata la seconda ad incuriosirmi, avrei chiuso a metà il racconto con un "Mah" di perplessità grosso come una casa (facciamo l'Ottava? XD). E questa sensazione non si può spiegare con il fatto che sono digiuna dei fatti che si svolgono nel tuo headcanon. Perché anche se non conosco gli antefatti di entrambe le tue storie... no, anche se non conosco l'ambientazione delle tue storie (che ho seguito a spizzichi e bocconi, lo ammetto), mi sono raccapezzata di più con quanto accade nel secondo racconto. Perché è terribilmente IC ed è terribilmente possibile. Il primo, invece, è scritto di fretta. Ho avuto la sensazione che tu stessa navigassi a vista. Un conto è scrivere un racconto nebbioso e dare al lettore la sensazione di essersi perso; un conto è che anche l'autore sia un po' disorientato. E che quindi, intravisto uno spiraglio di luce, si metta a correre come un matto in quella direzione, senza pensare ai vari fossi che si possono aprire sotto ai suoi piedi. Tu sei stata molto brava ad evitarli, quei fossi, con un salto da manuale. Io lettrice, invece (perdona la rima), ci sono caduta dentro. E mi sono quasi rotto una gamba. Uscendo di metafora, ho capito il paragone tra Maria, vergine e madre, e Saori, che nel tuo headcanon è la madre di Kouga, ma non ho capito come abbia fatto Helena a comprendere e fare propria questa idea. Solo perché Saori ha preso tra le braccia un neonato? Mi sembra francemente un po' pochino. Non so, io avrei calcato un po' più la mano su quella energia calda e amorevole che si sprigionò da lei. Avrei fatto sentire al lettore quella sensazione tramite Helena, spettatrice di un miracolo. Di un'epifania. Altrimenti il lettore (il lettore tritapazienza, coma la sottoscritta) ha la spiacevole sensazione del "perché sì!". Che va bene, capiamoci. Va bene tutto. Ma una spiegazione "perché sì!" sminuisce la bellezza di un racconto. Il lettore deve in un certo senso poter scegliere che quanto lo scrittore gli sta raccontando sia possibile, plausibile e che, alla fine della fiera, gli piace. Deve poter sempre avere una via d'uscita dalla storia, per poterne prendere le distanze e apprezzarla davvero. Per poter credere che sì le cose sarebbero potute andare in quel dato modo. Ora, questo è compito di chi tiene la penna - o la tasteiera - in mano. E che ha già deciso COME la faccenda si evolverà - e se non l'ha deciso è un grosso problema! - ma un racconto è come un gioco di prestigio. E il "perché sì!" equivale a svelare la magia stessa. Il trucco. Chi vuole assistere ad uno spettacolo in cui lo stesso prestigiatore spiega come fa a far uscire un coniglio da un cilindro?
La seconda, invece, era perfetta. Ho amato i termini usati - e Saori che si aggrappa alla mano di Saga, come se fosse un relitto e lei una naufraga in un mare in tempesta è un'immagine bellissima! - la preoccupazione di Saga, la fresconeria (termine tecnico) di Julian, la furbizia di Saori (che da brava stratega sapeva già sia che Seiya l'avrebbe seguita, sia che avrebbe fatto irruzione, e quindi tanto valeva renderlo presentabile), la confessione di Tatsumi e la spavalderia di Seiya. Il quale credo possa essere l'unico personaggio a permettersi delle sparate come le sue (e lanciare un candeliere Luigi XIV!!!) senza sembrare un Gary Stu di infima categoria.
Quindi, approvo.
Non approvo come gestisci gli incisi, ma vedo che siete in molte a scrivere "Saori, lo sai." Disse guardandola negli occhi, invece di un più sciolto "Saori, lo sai", disse guardandola negli occhi.
Penserai che io sia una tritamaroni d'antologia, ma credimi: quel punto FA la disseferenza. Perché mi costringe a fermarmi nella lettura, che risulta meno scorrevole. Come andare in motorino per una strada piena di buche, hai presente?
E premesso che il sacerdote dovrebbe dire "Ho bisogno che tu scenda alla Prima Casa" e che la ceralacca è un'unica entità (fregatene del correttore automatico di Word e se hai dubbi, consulta lo Zingarelli online), non ho altri suggerimenti da darti. Seguirò questa raccolta assecondando i miei tempi (mooooolti biblici, ahimé!), ma mi farà piacere impicciarmi un pochino. Spero non ti dispiaccia, così come spero di non esserti apparsa troppo severa (e sfracagnamaroni - altro termine tecnico) in questa recensione. Alla prossima.
P.S.: non c'entra molto qui, me ne rendo conto, ma volevo dirti che, pur non avendo la tua stessa visione del rapporto che c'è tra Seiya e Saori, mi piace moltissimo quel "Saori, lo sai.". Miseria, se mi piace!!!
|