Recensioni per
Il canto del meriggio
di Ghevurah

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
08/01/15, ore 00:02
Cap. 1:

Qualsiasi mio tentativo di aggrapparmi a ricordi di canon non regge il confronto con l’emozione che mi danno i tuoi racconti. E che non dipende dal canon, ma da te. Dipende dalla lingua, dalla musica (mai come in questo pezzo “tangibile” e “materica”, dici bene). Dalle parole (ricche, ricercate, ma essenziali). Dai tuoi Elfi, che , ti scrivevo in un altro commento, sono davvero “sensuali”, poiché fatti di materia viva e in continua evoluzione. Magma, liquida luce, acqua iridescente… Sono vivi, e alieni, e insieme umanissimi. E mi impongono venerazione. Questo linguaggio è tuo, proprio tuo. Esprime trame e concetti assorbiti dal canon, ma in modo originalissimo. Ed è lecito anche soffrire, sentire quella che tu hai chiamato eterna afflizione, alla presenza delle tue creature predilette. Della loro sconfinata, poetica malinconia.
Grazie per la dedica, ne sono fiera <3

Recensore Veterano
07/01/15, ore 02:05
Cap. 1:

Ciao Ghevurah!
Sono davvero felicissima di ritrovarti!

Sono contenta che tu sia riuscita a trovare il tempo e la serenità per scrivere, è sempre una bella cosa riuscire a trovare iltempo per potersi dedicare a qualcosa che piace... ti auguro davvero che questo periodo di ispirazione sia lungo!
Ma soprattutto spero davvero che l'operazione a cui ti sei dovuta sottoporre sia andata bene, ti faccio tantissimi auguri per tutto!

Parlando di questa prima parte di questo "enre" dedicato a Kano, ti faccio tantissimi complimenti, perchè è un capitolo stupendo.
Il più bello della raccolta, ( seguito da quello dedicato a Nolofinwe, a cui sono affezionata).

Hai descritto alla perfezione Makalaure in ogni dettaglio: l'ho riconosciuto nei gesti, nei pensieri, nel suo particolare modo di osservare ogni cosa.
Kano è un artista, e abituato a intrecciare musica, parole e immagini, e non riesce a ritrovarsi in quella frenesia, in quella corsa alla decisione più pratica, all'azione più repentina.
In particolare mi è piaciuto che tu abbia posto l'accento anche sul fatto che Makalaure soffre per la responsabilità che deve sopportare non perchè non sia in grado di sostenerla, ma perchè non vuole. Non l'ha mai desiderato, consapevole che il suo modo di pensare e di agire non è adatto per guidare un esercito.
Eppure si ritrova costretto ad affrontare questa responsabilità, in un momento che dire drammatico è dire poco, e i suoidubbi e le sue reazioni non possono che essere complesse, a volte persino contraddittorie.

La sua disperazione, acuita dal senso di soffocamento dato dalla fortezza (la tua licenza è stata efficacissima), è straziante: Maglor si ritrova senza nulla, senza un appiglio, circondato da fratelli che hanno già deciso di combattere in qualunque caso e per qualunque cosa.
Ma lui non è pronto, non è pronto a perdere un altro fratello, non è pronto a condurre una guerra. E perciò si aggrappa all'unica cosa per cui, volente o nolente, si sente pronto: il giuramento.

Molto particolare anche la tua descrizione del rapporto tra Makalaure e la musica: ormai per lui il dolore, l'incertezza e i dubbi sono troppi e troppo forti per poterli riversare nella musica, nemmeno per un semplice sfogo.
E' come se l'essere costretto a dover combattere, e soprattutto l'orrore del fratricidio, costituiscano un divieto di ricominciare a cantare, come se credesse di non esserne più in grado.
Eppure, quando l'alba del salvataggio di Maitimo arriva e porta con se Thorondor con Findekano e Russandol, Kano, guardandoli, non può che ricominciare a cantare, per il sollievo, o per la gioia, o per qualche altro motivo che forse nemmeno lui conosce.

Perfetta anche la caratterizzazione degli altri figli di Feanaro: Atarinke l'ombra di suo padre, un ombra che lui stesso ha imparato a usare per nascondere il passato; Tyelcormo, meno irruento di Carnistir ma altrettanto pronto ad attaccare (in questo senso è perfetto il paragone con un predatore).

Ma quello che mi ha colpita e commossa di più è Pityafinwe. l'immagine che hai dato di lui è la più intensa, la più particolare e la più fedele al canone che io abbia mai letto.
Persino la descrizione fisica che hai dato di lui corrisponde esattamente all'immagine che mi sono fatta di Pityo leggendo la HoME.
Ambarussa ormai non vede e non sente altro che l'assenza di Ambarto, e il suo unico scopo è portare a termine tutto ciò che ha cominciato con il gemello, compresa la vita che Ambarto non ha vissuto.
Una maniera davvero significativa di descrivere come Pityafinwe affronta e allo stesso tempo subisce il dolore per la perdita di Telvo, un dolore reso più intenso e complesso dal fatto che il fratello perso è il suo stesso gemello.
Hai saputo rendere queste particolari sensazionie reazioni di Pityo con una grandissima sensibilità.

Ho adorato i tanti accenni al passato dei feanorioni, primo fra tutti l'immagine del piccolo Tyelperinquar che gioca con il padre e gli zii sulla riva del mare, una scena davvero dolcissima!
L'intrecciarsi nella mente di Kano dei ricordi dei fratelli com'erano un tempo e le immagini di loro che ha ora davanti agli occhi mostrano in maniera perfetta e suggestiva quanto i figli di Feanaro sono cambiati, quanto si sono induriti a causa di tutto ciò che hanno passato.

Inquietante e terribile la parte relativa al messaggero.... la vista di quell'elfo giovane e distrutto mi ha fatta rabbrividire... un'immagine straziante di tutto ciò che Morgoth ha fatto e che può ancora fare.....
Il tutto reso più straziante da quello strano profumo che porta con se ricordi di gioia che, invece di confortare, rende ancora peggiore la situazione in cui i feanoriani si trovano.
Una scena davvero particolare, complimenti!

Tantissimi complimenti ancora, per la tua abilità nel caratterizzare i personaggi, e per i tanti e meravigliosi dettagli che sai inserire in ogni capitolo.

Spero davvero di leggere presto il proseguo di questa storia!

A presto!
Tyelemmaiwe

P. S. Leggendo ho notato un piccolo errore: hai usato il plurale teleri, invece della forma singolare teler, per riferirti a un solo marinaio.

Recensore Veterano
03/01/15, ore 20:21
Cap. 1:

ciao carissima, 
sono così contenta che tu sia tornata! so che hai passato un periodo difficile, e mi dispiace immensamente ... spero ora tu stia meglio, ti abbraccio.

mi ha commosso infinitamente questa tua storia: come riesci a rendere Maglor, il suo sentirsi diviso, lacerato, tutti i suoi dubbi, le sue insicurezze, le sue paure, sono palpabili. è così che l'ho sempre immaginato al momento della cattura di Maedhros, un momento ahimé fin troppo trascurato, secondo me: un fratello minore che improvvisamente si ritrova sul capo una corona che non vuole e aborre con tutto sè stesso.
meravigliosa il modo in cui hai descritto tutti i figli di Feanor, dando a ognuno le sue caratteristiche e il suo peso. è straziante vedere come Maglor si illuda quasi cercando di vedere loro padre nel viso di Curufin, o ancora Amras che si ritrova a "vivere per due", e il modo in cui ripeta il suo nome, Ambarussa, che è anche il nome del gemello perduto (ahimé mi strazia troppo pensare a questa versione, è per questo che non la uso mai ... sob)
per non parlare del modo in cui hai presentato la reazione di ogni Feanoriano dopo la notizia della cattura di Russandol... sono esattamente come li ho sempre immaginati, esattamente come credo che il Professore li avrebbe descritti se si fosse concentrato ancora su questa scena ..
stupendo anche quando Maglor è titubante all'idea di riprendere in mano l'arpa, nel ricordo del sangue versato, quasi per la paura di emettere orridi suoni che sono l'unica cosa che potrebbero esprimere gli orrori di cui si è macchiato.
mi ha commosso tantissimo quando Maglor, pur amando infinitamente Russandol, e straziato dall'idea degli orrori che il fratello potrebbe subire, acconsente alla sua richiesta di non tentare un salvataggio, ben sapendo che sarebbe del tutto inutile e che porterebbe solo morte e rovina ai suoi fratelli. 
meravigliosamente dolce quando Maglor parla di sua moglie ... come ben sai, la mia concezione di lei è un po' diversa, ma adoro come hai reso il loro ultimo addio. mi ha straziato il cuore pensare a come si debba essere sentito Maglor.
un'altra immagine che ho trovato stupenda è il ricordo di Maglor che ha dei tempi in cui i suoi fratelli portavano a giocare sulla spiaggia il piccolo Celebrimbor, per non parlare di quando va col pensiero agli antichi tempi della loro infanzia, e a come fatica a riconoscere i fratelli che ha tanto amato in quei guerrieri feroci e induriti dai lutti e dalle battaglie, e di come non può fare a meno di pensare all'infanzia di Ambarussa senza ricordare il fratellino che è morto in modo tanto atroce, e che questo gli spezza il cuore.
ci sarebbero tante, tantissime cose da dire, ma chiudo qui la recensione, è già abbastanza sconclusionata. sappi solo che sono enormentemente felice di averla letta, e ancor più che non sia ancora finita. la metto subito tra le preferite, è il minimo che si merita.
un enorme bacio, Feanoriel

PS: anche tu conosci i Blind Guardian? Wow! :D
concordo, the minstrel è ddavvero bella ed evocativa per Maglor, anche se la mia preferita sarà per sempre The Curse of Feanor ...
(Recensione modificata il 03/01/2015 - 10:45 pm)

Recensore Master
03/01/15, ore 19:50
Cap. 1:

Non sono certa di riuscire a recensire questo scritto come si conviene. E' già la terza volta che ci provo, ma i sentimenti che le tue parole hanno suscitato in me sono davvero difficili da esprimere a parole.
Ancora una volta, hai dato voce a Makalaure in maniera splendida.
Me li hai trasmessi con un'intensità incredibile, il suo dolore, la sua angoscia, le sue incertezze... Mi sono commossa come non mi capitava da tempo, e ti ringrazio per questo.
E' straziante vedere Makalaure alle prese con il rimorso per il fratricidio, con i sentimenti nei confronti del padre, (sentimenti complessi, la cui ambivalenza è dolorosissima) diviso tra i doveri che il giuramento impone e l'amore incondizionato nei confronti dei fratelli. A tutto ciò si aggiunge il peso del comando, un peso indesiderato al quale, tuttavia, Kanafinwe saprà far fronte con saggezza.
Makalaure è, forse, il più contraddittorio tra i figli di Feanaro (assieme a Nelyo che per me è un costante enigma) e trovo che tu abbia saputo rendere ottimamente il groviglio di sentimenti contrastanti che attanagliano il suo animo in questo terribile momento, e che lo accompagneranno per tutta la prima era.
Splendida inoltre la resa di tutti i figli di Feanaro, ognuno delineato perfettamente con il suo carattere e le sue peculiarità.
Il momento in cui i Feanoriani vengono a conoscenza della cattura di Nelyo è tremendamente inquietante, devo ammettere di non essermi mai soffermata a pensarci più del necessario, e tu mi hai messo i brividi.
Quel che forse mi ha commossa più di ogni altra cosa, tuttavia, è la tua resa di Ambarussa... Quel suo "sopravvivere per due", il dolore che non lo abbandonerà mai, così come mai lo abbandonerà la presenza del gemello accanto a sé, dentro di sé. Almeno, è così che ho sempre percepito il tutto.
Penso sarebbe molto interessante approfondire l'introspezione psicologica di questo personaggio, penso che un giorno (quando sarò abbastanza autolesionista XD) scriverò qualcosa a riguardo.
Ho trovato dolcissimo anche l'accenno alla sposa di Makalaure... Una donna di cui non sappiamo nulla, e per la quale io, ad esempio, ho sempre immaginato un destino diverso, ma che tu, con pochissime, rapide pennellate, mi hai permesso di immaginare con grande chiarezza.
E ora ci hai lasciati con il sorgere di Vasa e Rana, nonché con l'arrivo dii Nolofinwe e i suoi (ah, quanto si stava meglio senza di loro! XD).
Sarà interessante vedere Kano e Nolofinwe a confronto, sono certa che, ancora una volta, sarai magistrale.
Ti faccio solo un paio di piccolissimi appunti odiosamente pedanti... Ti prego, non uccidermi! :-).
Personalmente penso sia meglio utilizzare la versione "Tyelperinquar", essendo "Telpe" una parola di origine Telerin, alla luce del massacro mi stona sempre un po' in bocca a un Feanoriano. Poi magari la tua è una scelta totalmente personale, e assolutamente consapevole, in tal caso non discuto!
Se ben ricordo, poi, nel Silmarillion la traduzione Quenya di Angband risulta essere "Angamando", non "Angamanda".
Non ricordo assolutamente se da qualche parte in HoME sia attestato diversamente, in tal caso ti prego di informarmi!
Perdonami, ma adoro il Quenya e, vedendo l'uso attento e scrupoloso che ne fai, riesco a diventare estremamente puntigliosa.
Temo di aver dimenticato i tre quarti delle cose che desideravo dirti in questa recensione, ma ti ripeto, ho la mente ancora decisamente scombussolata.
Grazie infinite per aver ripreso a scrivere: qualunque cosa tu abbia affrontato, ti auguro sinceramente di potertela lasciare alle spalle, e che questo nuovo anno possa essere decisamente più sereno.
Il tuo desiderio di riprendere a scrivere con slancio e costanza, poi, mi riempie di una gioia immensa.
Doppiamente grazie, dunque. A presto!
Un abbraccio,

Melianar
(Recensione modificata il 04/01/2015 - 12:58 am)