Buondì!
Dunque, so di aver già letto questa storia per l’iniziativa di lettura, ma quello zero recensioni qui su efp mi sconcertava troppo, così ho pensato di approfondire un po’ il mio commento e di recensire anche qui.
Incomincio dicendo che adoro le citazioni a cui ti sei ispirata! “Ciò che inferno non è” è nella mia lista di libri da leggere, perché avevo letto un altro libro di D’Avenia che mi aveva ispirato tantissimo, “Cose che nessuno sa”. E quindi spero di riuscire a leggerlo prima o poi. Ho amato molto il modo in cui hai scelto di contestualizzare l’ultima frase, quella sulla linea fra cielo e mare. Ho amato la struttura circolare del racconto, una cosa che piace molto utilizzare anche a me; è stato bello vedere le mani unite di Finnick e Annie al principio e ritrovarle alla fine, con Annie e suo figlio. La prima scena trasmette davvero molto bene l’essenza del rapporto fra Finn e Annie. La malinconia del primo, i modi un po’ infantili e sognanti della seconda. Sembrano davvero complementari al mare, come se fossero anche loro due aspetti diversi delle onde. Ho trovato molto bello il modo in cui hai scelto di aprire il racconto: le immagini iniziali trasmettono parecchio a livello “percettivo”. Viene facile visualizzare il mare, il gabbiano che lo sorvola, il suo verso che interrompe momentaneamente il silenzio lenito solo dal rumore delle onde. In particolare, ho amato questo passaggio:
Eppure, nemmeno la tristezza di un evento tanto nefasto avrebbe mai cancellato la sublime bellezza di quel luogo al calar delle tenebre: il sole, che tramontava oltre l’orizzonte, tingeva l’acqua di vermiglio, creando dei giochi di luce che rendevano la spiaggia un luogo incantato.
Lo trovo molto “visivo” ed è impossibile non desiderare di avere di fronte un simile paesaggio.
Mi è piaciuto molto il richiamo ad altre tue storie; per esempio ho apprezzato gli accenni alla spuma di mare. E poi mi sembra di aver notato anche dei richiami a “Salvation”, specialmente quando Finnick accenna alla delicata fragilità di Annie, e ho apprezzato molto anche questi.
La seconda parte mi ha stesa. Io ancora non riesco ad accettare la morte di Bora .-. Sono affezionatissima a quel ragazzino già solo per via del suo disturbo, perché sai quanto sia purtroppo affascinata e fissata con lo spettro autistico. E se penso che cosa han dovuto far patire a quel povero bambino e a suo fratello mi sento male. E sto peggio se penso che anche quella meraviglia dei signori Odair sono stati uccisi ç___ç Sei sadica, lo sai?
In questa parte è stato interessante vedere questo lato più fragile di Finnick emergere di nuovo, ma in maniera diversa, attraverso il subconscio. Mi è piaciuto il fatto che lui cerchi subito Annie e ammetto che la comparsa di Bora mi ha un po’ inquietato, proprio perché temevo che sarebbe successo anche nel sogno quel che poi ho è successo. Ho apprezzato tanto il fatto che Bora parlasse, perché credo che capiti spesso che i parenti di persone autistiche che parlano poco li sognino mentre comunicano con loro fluentemente. Mi viene in mente, per esempio, la biografia di un padre che s’intitola appunto “Una notte ho sognato che parlavi” dove c’è un passaggio che parla proprio di questa cosa. Quindi mi è piaciuto, l’ho trovato realistico.
Tornando alla storia, è stato bellissimo vedere per una volta Annie che si prende cura di Finnick e non viceversa. È stato bello vedere come lei e solo lei è in grado di alleviare momentaneamente il dolore e tranquillizzarlo. Anche qui mi è piaciuta la ripresa dei filoni principali del racconto: le mani intrecciate e l’accenno alle persone morte che vivono nel punto in cui il cielo si fonde con il mare.
La scena dei saluti fra Annie e Finnick mi ha stretto tantissimo il cuore al pensiero di ciò che accadrà. Ho ammirato tantissimo la dolcezza con cui si rivolgono l’uno all’altra. Il loro rapporto ha un qualcosa di “fiabesco”, in un certo senso, forse è per questo che fa ancora più male saperli separati. Sono effettivamente due anime gemelle, molto più di quanto non possano dare l’impressione di esserlo gli sventurati innamorati del dodici, in effetti xD è bello leggere della contrapposizione fra il modo in cui Finnick si comporta con la sua Annie – con delicatezza, quasi con timidezza – e il modo ammiccante con cui interagisce con le altre donne. Più sfrontato e presuntuoso, ma anche meno “vero”.
La parte successiva su Annie è straziante; si sa fin dall’inizio che si arriverà a questo punto, ma leggere del suo dolore è sempre un colpo al cuore. Anche qui, nella parte finale in cui Annie sente il bimbo scalciare, ho avvertito in un certo senso un rimando a “Finnick è tornato” e mi piace tantissimo vedere questi legami fra i vari racconti! Così come ho apprezzato un’altra volta il rimando alla favola della Sirenetta e alla tua drabble sulla spuma di mare. Sai che ho un debole per le leggende e le usanze tradizionali dei vari Distretti, quindi amo tantissimo leggere di questi accenni sulle persone che non ci sono più che si trasformano in spuma di mare.
Infine, l’ultima scena con un Finn Jr. ormai adolescente è molto dolce e un bel finale a concludere questa storia. Bella la struttura a specchio delle prime righe con Annie al posto di Finnick che guarda il mare. Mi piace un sacco la cosa che Annie ami il vento perché le fa sentire Finn più vicino. Mi ha fatto pensare a Sebi che adora il mare agitato e il vento freddo che gli fa venire la pelle d’oca <3
Qui nell’ultima parte hai sviluppato benissimo il parallelismo con la citazione inserita alla fine. Finn Jr. mi piace molto; lui riesco a figurarmelo proprio bene visto il prestavolto e lo trovo veramente perfetto fisicamente nei panni di un giovane Odair.
Insomma, ti ribadisco che questa storia mi è piaciuta moltissimo. Si sente che ci sei “dentro” in maniera particolare, quando scrivi della tua OTP, proprio come quando scrivi dei tuoi OC.
Ancora complimenti!
Un abbraccio e a presto!
Laura |