Quinta Classificata al contest "Da ieri a oggi" di Stareem
Grammatica e sintassi: 18/20
Stile e lessico: 14,8/15
Attinenza al tema e utilizzo della citazione: 10/10
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 10/10
Approfondimento dei personaggi/IC: 9,8/10
Totale: 62,6/65
Grammatica e sintassi
Grammatica e sintassi sono buone: non ci sono errori gravi, e pochi errorini minori che ti segnalo:
-Pensai che era giunta la mia ora Questo non è un vero e proprio errore, perché sia il congiuntivo sia l’indicativo sono accettati. A livello di “suono”, però, quel “che era” stona un po’. Io metterei “che fosse”, perché scorre leggermente meglio.
-Ma il Tempo non ce l’avrebbe fatta a sconfiggermiQui non mi convince del tutto quel “non ce l’avrebbe fatta”: è molto colloquiale, e stona un po’ pronunciato dal Dottore. E’ un po’ troppo da “linguaggio parlato” per lui. Io lo sostituirei con “non sarebbe riuscito”, che è più preciso.
-Anzi, meglio, avevo il TempoAnche qui, quell’”anzi, meglio”, suona un po’ colloquiale e non sta molto bene in un testo scritto. Io toglierei quell’anzi, che è superfluo e appesantisce la frase.
-Mi ero auto innalzato Anche qui, non mi convince del tutto il registro della frase: l’espressione “auto innalzato” non è molto professionale, è parecchio colloquiale. Io la sostituirei con un “avevo innalzato me stesso”, che più si adatta, secondo me, al modo di esprimersi del Dottore.
-che io stesso mi ero creato con ciò che non era altro che polvere. Questa frase è molto, molto contorta. Va riletta almeno un paio di volte per poter essere compresa, e questo rallenta la lettura. Io la riscriverei, semplificando soprattutto la fine, per renderla meno ridondante.
-creando un mio mondo che si sottomettesse alla mia volontà, basandomi sul mio più grande errore, Qui c’è una ripetizione di “mio” che dopo un po’ appesantisce la frase. Io toglierei il primo “mio”, che secondo me è superfluo.
- la cosa più semplice e umile presente in quella stanza, stava segnando inevitabilmente l’arrivo di ciò di cui avevo paura. La virgola dopo stanza non dovrebbe esserci, perché sarebbe meglio non mettere mai la virgola fra soggetto e predicato.
-tutti quei compagni che avevano fatto un pezzo di strada con me, a ringraziarli diciamo, a modo mio Quel “a ringraziarlo diciamo, a modo mio” stona nella frase, e non è necessario. Io toglierei il “diciamo”, lasciando tutto il resto in modo da renderla più scorrevole.
Stile e lessico
Lo stile è adatto per un’introspezione: è ben equilibrato, drammatico, bilanciato. È scorrevole e vario, in modo da non rendere mai la storia “piatta” e da non far calare l’attenzione del lettore, e per questo dà dinamicità alla storia, compensando alla mancanza di azione dovuta al genere. In questo modo, il lettore non rimpiange scene descrittive e movimentate, perché già l’introspezione contiene una carica emotiva, dovuta principalmente allo stile, che gli impedisce di annoiarsi e di distrarsi.
L’unica cosa che non condivido fino in fondo sono i punti esclamativi nella riflessione, che secondo me abbassano un po’ il registro.
Anche il lessico è davvero buono: a parte i due casi che ti ho segnalato, è quasi sempre appropriato e adatto al Dottore, coerente con il suo modo di esprimersi. È vario e audace, e contribuisce a tenere alta la tensione.
Attinenza al tema e utilizzo della citazione
La citazione è inserita con tanta abilità e precisione da rendere impossibile individuarla se non la si sta cercando. È posta nel modo giusto al momento giusto, fungendo da perfetta continuazione delle riflessione del Dottore. Si inserisce magnificamente nella narrazione, senza stonare né per stile né per contenuto, ma integrandosi in modo assolutamente naturale con il segmento in cui è inserita. Ho trovato geniale l’idea di accostare quella frase al personaggio del Dottore, perché è assolutamente adatta a lui e a quei due momenti in particolare. Ho inoltre apprezzato moltissimo il fatto che in effetti sia la frase a fare da “ponte” fra i due momenti separati nel tempo, collegandoli: nella frase è contenuto il momento di “apice” e il momento di “crollo”, sintetizzando perfettamente il contrasto fra i due momenti.
E i due momenti, di per sé, sono sviluppati in modo magistrale. Ho trovato davvero magnifico il modo in cui hai deciso di accostare le due scene, perché creano un contrasto assolutamente efficace e devastante dal punto di vista emotivo. Vediamo il decimo Dottore nel suo momento di gloria (secondo lui) più intenso e nel suo momento di caduta, in cui deve rispondere per ciò che ha fatto. Ha raggiunto l’apice, e deve cadere. Deve andarsene, anche se non vuole.
Mi è piaciuto da morire il riprendere il tema del “vittorioso signore del Tempo” nei due momenti, ribaltandolo: il fatto che il Dottore si renda conto che questa definizione gli si adatta non perché ha il potere di piegare il tempo ma per ciò che ha vissuto e per coloro che ha incontrato è davvero magnifico, l’ho trovato un ragionamento davvero geniale e sviluppato in modo emozionante e coinvolgente.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale
La trama è sviluppata in modo coerente e lineare, perfettamente comprensibile. I due momenti sono legati con sapienza e in modo davvero efficace, e sono molto incisivi anche presi singolarmente.
La storia è ben equilibrata, e riesci davvero a rendere le introspezioni dense di emozioni dalla prima all’ultima riga. Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui hai sviluppato le due scene, e la decisione di arrivare fino alla fine nel secondo momento, fino all’ultimo addio, è ottima: dà un senso di conclusione alla storia, come un evento cominciato e giunto al termine, come un fenomeno ciclico che deve finire per poter ricominciare.
Approfondimento dei personaggi/IC
Hai avuto un grandissimo coraggio nel decidere di utilizzare il Dottore come narratore interno, perché è un personaggio complicatissimo e maledettamente difficile da gestire. Ha un equilibrio fra stravaganza e follia, serietà e divertimento, saggezza e impulsività delicatissimo. Basta una piccolissima sbavatura per compromettere quell’equilibrio e farlo diventare OOC. Tu sei riuscita a gestire questo equilibrio in maniera davvero eccellente, con grandissima abilità e naturalezza. Non solo: riesci ad approfondire i suoi pensieri non in una situazione di calma, ma nei due momenti forse più intensi e significativi per questo Dottore. Non condivido proprio fino alla fine la velocità con cui “dimentica” la donna che si è uccisa praticamente di fronte a lui, ma ho capito quale fosse il tuo intento e ritengo che tu abbia fatto una riflessione assolutamente valida e realistica, proprio come fai riflessioni valide e realistiche per tutta la durata della storia e le traduci in una resa totalmente plausibile e “viva” del Dottore. Non solo lo mantieni fedele all’originale, ma riesci a far entrare il lettore nella sua testa, condividendo prima il delirio di onnipotenza, poi il dolore davanti al suo mondo che crolla e poi la rassegnazione serena, quando si rende conto di aver compiuto il suo viaggio e di poter permettere a quella vita in particolare di finire, anche se non vuole. Ho trovato davvero ottima la ripetizione di “Tempo”, perché ti permette di rendere il tempo non solo un elemento della storia ma un vero e proprio personaggio con cui interagire e da considerare, che risulta fondamentale e quasi tangibile. Un’ottima idea. |