Recensioni per
Le sabbie rosa di Petra
di giny

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
12/07/15, ore 23:14

Ottava classificata al contest “Academy emotions”: Le sabbie rosa di Petra, giny97
 
Grammatica e sintassi: 8,5/10.
Buongiorno signor Knolton!”
Direi che tra queste due parole va una virgola, poiché “signor Knolton” è un vocativo. Ho letto svariati dibattiti in merito, perché in molti omettono la punteggiatura in questo caso; però io sono una tradizionalista (nonché grande amante della punteggiatura in generale), e un vocativo è un vocativo in ogni caso. (-0,1)
“...videro un ambiente non molto grande in effetti, ma...”
Anche tra queste due parole la virgola sarebbe opportuna, poiché “in effetti” è un inciso (che hai chiuso prima del “ma”, ma non hai aperto). (-0,1)
E’ molto carina.”
Non è un errore concettuale, forse, ma ciò non toglie che la “È” maiuscola possa essere scritta correttamente negli editor di testo; quindi, te la segnalo perché scritta in questo modo non è corretta. (-0,2)
Beh certo, ma per ora...”
Di nuovo un problema di virgole: qui è incerto, trattandosi di esclamazioni, ma ne metterei una tra le due parole sottolineate. (-0,1)
Hey tesoro, sta’ tranquilla...”
Ancora: “tesoro” è un vocativo, quindi dopo “hey” va la virgola. E poi, personalmente, forse avresti fatto meglio a scrivere “ehi”, perché “hey” non è propriamente corretto (almeno in italiano, perché in inglese vale il contrario). (-0,1) (-0,2)
“...chiudendosì la porta alle spalle.”
Ti è sfuggito un accento sull’ultima lettera. (-0,2)
Erano felici; nessun velo di tristezza adombrava...”
Questo segno di punteggiatura mi sembra poco pertinente: i due punti sarebbero meglio, poiché vai a spiegare come si nota che fossero felici. In alternativa, anche una semplice virgola potrebbe andare bene, anche se meno corretta, teoricamente. (-0,1)
Ci tenevo che l'avessi tu”
Manca il punto alla fine della frase. (-0,1)
Sì certo, è mio marito.”
Manca una virgola tra queste due parole. (-0,1)
N-no no, grazie. Arrivederci”
Manca il punto alla fine della frase. (-0,1)
Hai fatto pochissimi errori a livello grammaticale; l’unica pecca è un po’ la punteggiatura, sia per le virgole che per quest’ultima cosa che ti segnalo: i dialoghi. Usi i trattini attaccati al testo, ma scritti in questo modo sono scorretti. Dovrebbero essere quelli medi (–) e tu invece li usi brevi (-). Inoltre, appunto, andrebbero staccati dalla parola, perché in questo modo sono usati per unire o sillabare (e sarebbero quelli brevi). (-0,1)
 
Stile e lessico: 7/10.
Ci sono buoni elementi, che però non sempre sono stati sviluppati nel migliore dei modi. L’idea che mi sono fatta, nel complesso, è che hai abbastanza cura del tuo testo ma forse ti manca l’esperienza. L’esempio più lampante di questo è la punteggiatura: ti ho segnalato alcuni problemi con le virgole già nella grammatica, ma in questo caso devo segnalarti l’uso troppo abbondante, al contrario di prima. È vero che spesso, tra un complemento e l’altro, non metti la punteggiatura adeguata, ma questo accade principalmente nei dialoghi; nelle descrizioni e nella narrazione, il problema è opposto, poiché usi quasi esclusivamente virgole. In questo modo, il racconto non ha ritmo, è tutto uguale e poco accattivante, poiché leggibile come una tiritera. Ti faccio un esempio:
“...disse lei, con enfasi, ma si interruppe, guardando il compagno...”
Questa è la prima frase che mi sono trovata davanti scorrendo rapidamente il testo, ma di sicuro ne vedrai anche tu, facendoci caso. Ti segnalo solo questa perché è molto chiarificatrice, e non c’è bisogno di elencarle tutte. Il mio consiglio è quindi quello di inserire anche due punti, punti e virgola o trattini: varia e condisci un po’, insomma.
Un’altra cosa che ho notato è che le divisioni tra i vari momenti – quindi le distinzioni tra i flashback e il narrato – non sono molto chiare. È vero che c’è il corsivo a distinguere la collocazione temporale, ma ho avuto l’impressione di disordine. Mi spiego: l’inizio è a Manhattan, poi c’è una serie di asterischi (bruttina, secondo me, perché ne sarebbe bastato uno solo e magari centrato) a dividere e poi, le volte successive, non c’è più niente, solo la distinzione tra corsivo e no. Ecco, mi sembra disattenzione. So che non sto valutando quello che potremmo chiamare “aspetto fisico” della storia, la sua impaginazione, ma ci sono alcuni indizi che mi fanno pensare alla distrazione, al pressapochismo, e ci tengo a farti notare che la storia perde di fascino in questo modo.
Oltre a questo, che mi rendo conto non sia poco, ho anche qualche appunto più occasionale da farti, qualche svista che non si può generalizzare o racchiudere in una regola. Nonostante questo, ci tengo a dirti che la storia non è scritta male: è solo una questione di pratica, perché si sente che sei un po’ acerba (probabilmente sei giovincella, magari anche nuova nei contest e quindi devi solo farti le ossa) ma assolutamente non incompetente. È una cosa che voglio davvero precisare perché potresti, a mio avviso, dare di più, visto che le idee non ti mancano. E ora via con gli appunti.
“...quel via vai convulso e incessante destabilizzava Tessa, terribilmente.”
Qui preferirei che dicessi “la destabilizzava”, perché il punto di vista è sempre di Tessa. Siccome usi il suo nome già all’inizio del paragrafo e poi la narrazione è sua (nonostante la terza persona), ripeterlo di nuovo a così breve distanza appesantisce molto ed è quasi una ripetizione.
“La LORO casa.”
“...ancora pregno del SUO profumo.”
Le parole in maiuscolo sono una caduta di stile (o di classe, forse è meglio): potresti usare il corsivo. Oppure, visto che hai già messo un punto e hai dedicato a “la loro casa” una frase a se stante, potresti anche non accentuare il “loro” in alcun modo.
“...il cancelletto in ferro battuto nero...”
Se è in ferro battuto, non esagerare con le descrizioni: va da sé che è nero, quindi ti consiglio di specificare il colore, in questi casi, solo quando si tratta di ferro battuto non nero (spero di essermi spiegata).
“Il suo sguardo si fermò sulla mano destra di Michael, nella foto dolcemente poggiata sul grembo di Tessa...”
Come ti ho già detto prima, se il punto di vista è quello di Tessa dall’inizio alla fine della storia, è superfluo che tu ripeta il suo nome nella narrazione: lo stile si appesantisce, e magari il lettore pensa anche di aver capito male. “Come? Non era Tessa anche prima?” o qualcosa di simile!
“...ma se le cartoline dovrebbero essere ricordi di bei momenti passati insieme, lei sentiva solo dolore.”
Questa frase è piuttosto stonata: in particolare “se le cartoline dovrebbero” andrebbe rivisto, perché il congiuntivo suonerebbe altrettanto male e non sarebbe pertinente nella frase. Forse potresti proprio modificarne la struttura, per chiarire alla base.
 
Originalità: 2,5/5.
Come vicenda è molto semplice, la storyline non è ricca di colpi di scena e a tratti ci si può anche aspettare quello che accadrà. Il punto di forza dovrebbe quindi essere la capacità di emozionare il lettore con l’introspezione, in modo che non si renda conto di aver davanti un fatto poco particolare. In questo caso, però, non hai giocato sul lessico e sullo stile (similmente a ciò che ti ho detto prima, per l’appunto nello stile), che avresti potuto rendere più originale in alcuni punti. In particolare, vorrei farti notare il flashback in cui Tessa e Michael discutono del nome del bambino: il dialogo è poco fluido, poiché ci sono molti “disse” o azioni che ripetono il concetto in modo pesantuccio. Non è necessario, dopo ogni battuta, ripetere che è Tessa a dire una cosa, piuttosto che Michael. Forse l’hai fatto anche per rientrare nel limite di parole (se non mi sbaglio eri tu che avevi chiesto se fosse un problema rimanere sotto le mille, dico bene?) e ti capisco, perché a volte capita anche a me di faticare molto a rientrare in limiti imposti da terzi, ma avresti potuto trovare qualche sinonimo ogni tanto. Sembra davvero un elenco di azioni, in questo modo, e non arricchendo molto le azioni con le impressioni dei personaggi – o i loro pensieri – sembra davvero che la scena si sussegua in modo non interessante.
Quindi, poiché non è facile trovare un argomento di cui nessuno abbia parlato, è sempre preferibile trovare un modo per dirlo in un modo nuovo, sotto una luce diversa. È un po’ il discorso della personalizzazione dello stile, che si riflette enormemente sull’originalità.
 
Utilizzo dei pacchetti: 3 + 3,5/8.
1) Cartolina: “ottimista”.
Cercherò di andare con ordine, senza mettere insieme tutti e tre i pacchetti, ma non sarà facile perché ho notato che li hai usati più o meno con lo stesso criterio (a parte uno, che poi vedrai). Mi è sembrato che i sentimenti siano stati inseriti in modo un po’ superficiale, o comunque non integrati tra loro fino in fondo. Era la parte difficile del contest questa, perché conciliare – nel tuo caso – “ottimista” con “deluso” aveva davvero della sfida; non dico che tu non l’abbia fatto, però in alcuni punti c’è stata un’alternanza di questi due sentimenti piuttosto che un’integrazione. In particolare, l’ottimismo si vede poco, sebbene sia più o meno il motore delle azioni che Tessa compie in una parte della storia. Lei va a cercare Michael perché è ottimista (o forse è più speranzosa?) riguardo al loro futuro, ma non è l’ottimismo che la spinge ad andare alla ricerca del suo passato. Quindi, se le avessi fatto attraversare l’oceano per questo motivo, invece di un semplice e assolutamente legittimo desiderio di mettersi in pace, avresti rispettato meglio il pacchetto. L’hai usato e si vede, ma non l’hai sfruttato al massimo delle sue potenzialità.
La parola è invece inserita molto bene, si ricollega anche al titolo e quindi non posso dirti proprio niente. È anche la leva di Tessa, quella che la spinge a sperare di essere, per l’appunto, ottimista. Quindi il fatto che il nome del pacchetto sia collegato al suo contenuto mi piace anche di più.
2) Esitazione: “deluso”.
Come prima, la delusione esce “a scaglioni”, nel senso che esce dopo che l’ottimismo si è infranto. In generale, un po’ tutti e tre i sentimenti escono verso la fine della storia e, sebbene tutto porti a quel momento, esaurisci i pacchetti negli ultimi paragrafi e quindi non li sfrutti al meglio. Nel caso della delusione, però, sembra che vada un po’ meglio, perché Tessa è delusa all’inizio della storia, è delusa per come è andata a finire con Michael e di fatto è proprio questa delusione, accompagnata all’insoddisfazione, che la porta sul luogo del suo passato. Quindi posso dire che il pacchetto è stato usato meglio del precedente.
Anche la parola “esitazione” è stata inserita molto bene, e a livello concettuale è importante quasi quanto il sentimento correlato. Forse era anche più facile di tanti altri pacchetti poiché si ricollega anche a ciò che contiene, chissà. Non che significhino la stessa cosa, assolutamente, ma trattandosi di uno stato d’animo un po’ difficile è stato forse agevole trovare spazio per entrambi nella stessa persona.
C’è un appunto che voglio farti, che è un po’ il motivo per cui ho avuto l’impressione di superficialità nell’inserimento delle emozioni: se Tessa è ottimista, tu ripeti spesso “disse ottimista”, “con ottimismo” o in generale frasi che richiamano la caratteristica da inserire (e allo stesso modo hai fatto con “deluso” e in minima parte con il pacchetto successivo). Mi rendo conto che possa capitare, ma dire a parole qualcosa non è come mostrarlo con i fatti e per questo ho avuto l’impressione che tu abbia forzato un po’ la mano in alcuni punti. Probabilmente sarebbe bastato usare qualche sinonimo una volta o l’altra, ma magari è solo perché io sapevo cosa cercare e la cosa mi è balzata all’occhio. Chi non conosce il contenuto dei pacchetti probabilmente non ha la pulce nell’orecchio e non nota questa cosa.
 
Pacchetto bonus: 1,5/2.
Posta: “ritardatario”.
L’uso che hai fatto di questo pacchetto – sebbene valga ciò che ti ho detto anche prima riguardo al non approfondimento – mi è piaciuto molto. Pensavo al ritardo in senso letterale, a un appuntamento o altro, e invece gli hai dato un significato molto più profondo, sebbene a conti fatti sia sempre un ritardo a un appuntamento (o a un’occasione). Hai interpretato la caratteristica ed era esattamente ciò che volevamo faceste in questo contest, per cui non posso che esserne soddisfatta. Certo, un po’ mi dispiace che, come ti ho già detto, sia uscito tutto nelle ultime righe e non dilazionato nella storia, ma allo stesso tempo mi rendo conto che non sarebbe stato molto sensato far ripetere i concetti che hai scelto di raccontare durante tutto il racconto, perché sarebbe stato incoerente.
La posta è collegata alla cartolina (non ci siamo accorte di questi due pacchetti simili!) e quindi ti è andata bene anche con il nome del pacchetto. Ti faccio i complimenti per la scelta sapiente, perché hai letto bene prima di scegliere... sicuramente meglio di noi giudici, brava!
 
Gradimento personale: 2,5/5.
Come avrai forse capito, non ho apprezzato moltissimo la storia. Al di là dei tecnicismi (di cui io non mi intendo e di cui ho dato solamente dei pareri a livello di “impressione”, questo ci tengo a precisarlo), il motivo principale per cui ti do un punteggio così basso è che non mi sono sentita coinvolta. E questo è dovuto alle questioni stilistiche come la poca maturità del lessico e dello stile, che rendono difficoltoso immedesimarsi nella protagonista; ma è dovuto anche al fatto – e forse è ancora più importante, perché non te ne ho parlato prima di ora – che non hai approfondito la vicenda. Magari ti trovi meglio a scrivere storie brevi, e non sai quanto ti capisco, però hai scelto di imbarcarti in un racconto complesso, perché Tessa è tormentata da qualcosa e questo qualcosa fa parte di un background molto spesso, che tu hai solo accennato. L’introspezione, in una crisi di coppia che nasce da un aborto, è quanto di più importante possa esserci. E qui manca. Ti sei concentrata soltanto sulle azioni, ma anche qui le hai solo descritte, forse senza lasciarti trasportare tu stessa, e si sente molto durante la lettura. È quindi stato quasi impossibile apprezzare senza riserve ciò che hai scritto, ed è un vero peccato perché il punto di partenza – e penso di avertelo già detto qua e là – è molto buono. Non originalissimo, ma di una complessità adatta a sopperire la mancanza di innovazione. Sono sicura che, trovando il tempo di ampliare la vicenda e lavorarci un po’, potrai migliorare moltissimo l’impatto della storia.
 
Totale: 29,5/40.