Orfana delle tue due long, ma con la nostalgia della tua scrittura, ho deciso di venirti a trovare in questa flash introspettiva, per assaporare di nuovo la tua bravura.
E, devo dire, mi hai sorpresa: questo breve frammento ha una carica poetica immensa, tanto che si muove al confine tra prosa e poesia, in una sfumatura tenue e potente, come quella che - all'alba e al crepuscolo - congiunge la terra al mare.
Il mare, in questo brano, è una potenza che lenisce e inghiotte al tempo stesso: potente canto di sirena, che attira e respinge, come il morto ondoso delle acque: richiama dal freddo balcone alla spiaggia, e sembra riscaldare quell'anima e al contempo spaventarla, anche se forse la paura è solo dentro di lei.
È una composizione che mi ricorda alcune cose di Montale (specie gli 'ossi di seppia') specie nell'atmosfera in bilico tra pace e inquietudine, e nelle descrizioni suggestive e sensoriali del mare e della spiaggia; Montale componeva in versi, tu scrivi i prosa, ma la potenza evocativa è simile, e il ritmo della scrittura è davvero simile a quello di una poesia, e le parole ondeggiano e cullano come il ritmo della risacca.
Ho finito la lettura che non sapevo se sentirti immalinconita o consolata, ma immagino faccia parte del gioco in cui ti hai condotta - in quest'alternanza di emozioni contrastanti, e di luci e ombre.
Brava, davvero un bellissimo viaggio. |