Recensioni per
I canti del popolo del drago
di Malvagiuo

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
01/11/15, ore 14:06

Eccomi qua per la tua recensione premio. Che devo dire... gran bella storia! Complimenti.
Prima di tutto i personaggi, madre e figlio sono ben delineati, anche se la storia non è particolarmente lunga il lettore riesce con facilità ad immaginare il loro rapporto durante gli anni dall'infanzia al momento del racconto. Poi la storia. Iniziare gettandoci nell'azione è sempre una buona soluzione, il lettore scopre via via i dettagli del mondo e della vita dei protagonisti, senza sentirsi mai confuso. Lo sviluppo è geniale! La trama lascia presagire l'idea di un luogo sicuro in cui il giovane Rolgar possa vivere in pace ed apprendere a controllare il suo potere ma tu, con un colpo di mano ci togli da questa idilliaca previsione e ci getti nella dura realtà. Rolgar, che tanto a fatto per non essere un mostro, lo deve diventare. Accettare di essere un mangiatore di uomini, un essere temuto e terribile. E poi la madre, Ynda, che con dolore lo porta verso quel destino perché è meglio un figlio mostro che un figlio morto. Il suo amore di madre, che tanto a nascosto, è più forte di tutto. Bellissimo il suo dolore nel vederlo trasformarsi in quello che deve diventare per sopravvivere.
Se posso fare un piccolo appunto, trovo la storia troppo breve, mi sarebbe piaciuto vedere Rolgar progredire più lentamente da essere umano a Figlio del Drago... ma se non erro la storia è stata scritta per un contest, quindi immagino con un limite di parole.
Detto questo passiamo allo stile. Mi piace come scrivi! Semplice ed elegante, la storia scivola sotto gli occhi senza increspature e sussulti. Non ho visto errori di nessun tipo e il tuo lessico è perfetto e lascia spazio anche a qualche termine ricercato ma non pesante.
Concludo, infine, con l'originalità. Di certo a questa storia non ne manca! In particolare l'idea del dover mangiare carne umana per controllare il proprio potere è davvero forte. Mi vedo benissimo questa storia come un prequel di un racconto con Rolgar come terribile cattivo, perché ogni cattivo dovrebbe avere una storia approfondita e ricca come questa.
Tutti i miei complimenti, bellissima storia!

Nuovo recensore
16/08/15, ore 13:14

Inaspettatamente coinvolgente.
Leggendo questa recensione tenete conto di un’importante premessa, che vi permetterà di capire il vero valore delle mie parole: il genere fantasy non è tra i miei preferiti.
Il racconto di Lorenzo Franchi si apre in medias res: questa scelta è decisamente più intrigante di una lunga digressione che spieghi tutto ciò che sia necessario sapere per comprendere gli eventi della narrazione, ma anche più difficile. Soprattutto quando si scrive un testo di genere fantasy – in cui la realtà che conosciamo non è sufficiente per capire cosa sta accadendo, chi e cosa sono i personaggi, in che mondo ed epoca ci troviamo – è importante prestare attenzione per assicurarsi di inserire a poco a poco tutti gli elementi base del mondo che è stato creato.
L’autore di questo racconto ci è riuscito perfettamente. La natura del protagonista Rolgar, la sua vita, i suoi tormenti, la sua origine e il suo destino si svelano a mano a mano che il testo continua, portandone la conoscenza al lettore in modo talmente scorrevole che sembra di averlo sempre saputo.
La scelta di iniziare con un momento clou, in cui Rolgar sta scappando non per fuggire da qualcuno, bensì per allontanarsi da ogni essere vivente, porta il lettore ad affezionarsi a lui e alla sua difficoltosa esistenza. Si cerca di capire cosa gli stia succedendo e quale sia il problema con il suo braccio.
Quando perde i sensi, la sua prima preoccupazione è sapere dove si trova, con chi, quanto tempo è passato. La mia, leggendo, è stata quella di sapere cosa ne era stato dell’uomo che si trovava sul suo cammino.
L’ho scoperto solo alla fine del racconto e mi ha fatto piacere che sia andata così, perché anch’io, come Rolgar, ho creduto alla menzogna della madre. Mi sono immedesimata talmente a fondo nel suo personaggio da poter sentire le sue stesse emozioni, da arrivare ad avere i suoi stessi pensieri.
Una menzione obbligatoria va anche alla madre, Ynda. Una donna forte, coraggiosa, disposta a tutto per quel figlio che non vorrebbe amare ma che non riesce ad abbandonare. Per tutta la vita ha lottato per lui, ha ucciso per lui, ha commesso crimini orrendi e disgustosi nella speranza di salvarlo, di allontanare il dolore dal suo corpo. Solo una cosa non è riuscita a distruggere: il muro che ha costruito intorno a se stessa e che le impediva di dimostrargli l’affetto che nemmeno lei sapeva di provare. Tutte le sue azioni erano generate dall’istinto materno, dal senso del dovere, da un qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Quando si è resa conto di averlo perso, di averlo aiutato a scoprire la sua vera natura, che lo porterà inevitabilmente lontano da lei; solo allora sente con forza tutto l’amore che ha respinto fino a quel momento e crolla, piangente, disperata. Ynda è decisamente il personaggio che ho amato di più.
Un’altra madre presenta nel racconto è l’orsa incontrata nella grotta: il ricordo di questo personaggio mette in luce il cambiamento che sta avvenendo all’interno di Rolgar. Se all’inizio non vorrebbe farle del male ed è tormentato dalla sua morte, a mano a mano che la sua vera natura prende possesso di lui impara ad accettare le conseguenze delle sue azioni come necessarie per la sopravvivenza. Questo vale anche per la sua “dieta” personale: inizialmente disgustato, poi diventa un fattore naturale per colui che è diventato il Figlio del Drago.
Trovo che la leggenda intorno a cui ruota il racconto sia davvero interessante: il potere è talmente forte da poter ferire il suo stesso proprietario, tanto grande da divenire un mito raccontato ai bambini, tanto spaventoso da portare con sé dei nemici. È avvolto da un alone di mistero: la sua terra è lontana, diversa da qualsiasi altro territorio abitato, caratterizzata dal suolo bruciato e dalla cenere perenne. La vera terra dei Figli del Drago.
Tutto questo è scritto in modo perfetto, senza errori ortografici o grammaticali, senza ripetizioni pesanti, senza frasi eterne o brevissime. Uno stile estremamente scorrevole eppure studiato, dal lessico che arriva a comprendere anche termini forbiti.
Davvero un’ottima lettura, capace di coinvolgere anche chi, come me, non è un appassionato del genere.
Offro a Lorenzo Franchi i miei complimenti.

Recensione del blog "EFP Reviews" , http://efpreviews.altervista.org/

Recensore Veterano
13/08/15, ore 13:49

SETTIMA CLASSIFICATA e vincitrice del premio speciale BOOM al contest “BOOM! Il contest che vi lascerà con il fiato sospeso”
Non un errore grammaticale o di sintassi, complimenti. Hai un bello stile, ricco di parole e non semplice, attenta perché uno stile troppo ricco potrebbe risultare noioso per molti. Penso anche che dovresti concentrati di più sui sentimenti dei vari personaggi, arricchendoli di aggettivi e –perché no?- figure retoriche che possano far trasparire ancora di più le loro emozioni. Trama breve ma intensa nonostante una piccola imprecisione: ““che si annida dentro di lui” il ‘che’ non è necessario, anzi cambia il significato della frase rendendola difficilmente comprensibile.
Non so perché ma il titolo non mi ha convinto più di tanto, l’ho trovato povero e quasi banale, scusa la franchezza. In quanto ad originalità, invece, non hai nulla di cui preoccuparti. Non si trovano molte storie come questa che parlano di un mondo nuovo, strano, del quale non siamo abituati a sentir parlare. Molto originale il fatto di dover diventare dei “mostri” per smettere di esserlo; un ossimoro davvero fantastico.
E, wow, mi hai lasciata davvero senza parole. E’ stata una fine improvvisa e… wow. Mi è piaciuta molto, è stata d’impatto. Complimenti!!
Ottimi i personaggi anche se, come ti ho già detto, avresti potuto far trasparire di più i loro sentimenti e le loro emozioni. Tuttavia il personaggio della madre è ben strutturato e mi ha colpito molto.
Che altro dire? Bella storia! Bella davvero. L’ho trovata leggermente noiosa all’inizio ma, più continuavo a leggere, più volevo farlo. Ed il finale: boom! Mi ha lasciata decisamente con il fiato sospeso.
 

Recensore Master
05/05/15, ore 18:28

[Recensione premio per il contest "La Caduta dell'Inverno Boreale"]

Non c'è che dire, il fantasy è sicuramente il tuo genere.
Ancora una volta rimango colpita dall'originalità dei tuoi racconti. No, anzi, ritengo che questa storia sia più originale rispetto alla "volontà del Dio Drago", soprattutto per quanto riguarda il particolarissimo rapporto tra Rolgar e sua madre, che è qualcosa di assolutamente non convenzionale. Ma partiamo dall'inizio.
La prima cosa che mi affascina, è il modo in cui entrambe le storie hanno un fulcro in comune, pur rimanendo indipendenti l'una dall'altra. È quello che definirei un ciclo, I canti del popolo del drago, un espediente narrativo che io trovo terribilmente affascinante e assolutamente funzionale, in particolar modo per quanto riguarda i racconti fantasy o di fantascienza, ma in fondo per qualsiasi saga: questo modo non lineare di raccontare le cose, ma di girarci attorno raccontando una medesima cosa, una medesima ambientazione, un medesimo personaggio o avvenimento (e così via) da diversi punti di vista, lasciando al lettore la sintesi tra questi.
Mi spiace, forse mi sono spiegata male, ma non vorrei dilungarmi oltre su questo aspetto. Entriamo invece nello specifico a parlare della storia.
Come ho già detto, l'elemento più originale è Ynda. Innanzitutto, mi piace questa tua predilizione per il rapporto genitore/figlio: è centrale in questa storia, come nella precedente. Questa è una cosa che apprezzo moltissimo, ultimamente mi interessa molto esplorare questo tipo di rapporto a discapito di altri. E quella madre-padre/figlio-figlia è una coppia nemmeno tanto facile da incontrare, o almeno per quello che io ho letto e giudicato su efp. Ynda è un personaggio molto particolare, quasi strano, ma questo soprattutto all'inizio. Man mano che la storia evolve, iniziamo a capire le sue ragioni. Soprattutto, poi, quando Ynda "perde le staffe" e schiaffeggia Rolgar, per poi rivelargli a raffica cose una più terribile dell'altra:

«Hai ragione. Nessuno mi ha obbligata a prendermi cura di te, quando tutti volevano che ti gettassi nel fiume. Nessuno mi ha obbligata a lasciare la mia famiglia, quando potevo semplicemente abbandonare te in mezzo ai cani. Nessuno mi ha obbligata a uccidere tuo padre, per impedire che lui uccidesse te. Nessuno mi hai obbligata a fare niente, eppure sono qui! Io sono tua madre, e anche se odio quello che sei dal più profondo del cuore, farò ogni cosa in mio potere per salvarti.»

Direi che questa sia in assoluto la mia parte preferita (e sicuramente è la parte più dolorosa). Qui capiamo davvero il personaggio di Ynda, capiamo la sua difficoltà nel dimostrare affetto nei confronti di Rolgar. Ynda ha un codice: ha deciso di fare il possibile per Rolgar, perché il suo ruolo di madre lo richiede. Ma perché Rolgar vivesse, sono dovute morire tante persone. E altre ne morranno. Dopo questa rivelazione, trovo che Ynda sia un personaggio incredibile. Incredibile nella sua tenacia, incredibile nella sua coerenza, incredibile nel suo sacrificio. E nonostante ciò, fatichiamo a definirla un personaggio positivo, senza prima pensarci un po' su. E lo stesso discorso vale per Rolgar. 
Di nuovo, trovo che l'originalità del personaggio Rolgar si riveli in relazione alla madre: mi piace molto come, seppure Ynda lo tratti male, Rolgar cerchi di capirla e si prenda comunque cura di lei. A questo proposito, sarei molto curiosa di sapere quanti anni ha Rolgar, perché non sono proprio riuscita a capirlo, anche se "a naso" mi sembrerebbe un ragazzino di 11, forse 12 anni.
Il rapporto tra i due è tutt'altro che sereno, ecco perché ti dico per l'ennesima volta che risulta assolutamente originale: la figura della madre non è fonte di serenità, non è un rifugio. È salvezza, sì, ma salvezza intesa nel senso di dura e cruda sopravvivenza. Nulla di più. 
Ora farò la figura della sadica, ma mi ha affascinato moltissimo anche quella faccenda del cannibalismo, è stato un vero e proprio colpo di scena! E solo in questo momento mi viene in mente il collegamento con la zuppa, e Rolgar che non riusciva a identificare a quale animale appartenesse la carne. In seguito ci verrà svelato che Ynda è stata costretta a cucinargli carne umana, per far sì che Rolgar riuscisse a dominare il suo potere. Amo questi particolari che all'inizio non capiamo, oppure che accantoniamo non ritenendoli importanti, ma che poi trovano la loro spiegazione solo in un secondo momento. E questo, oltre ad essere un espediente che conferisce pregio alla trama, dimostra la tua bravura nel sapere gestire la trama stessa, nel sapere "giocarla" anche per quanto riguarda queste sottigliezze.
E, ancora una volta, capiamo quanto sia grande il dilemma che affligge Ynda, molto più grande di quel che non creda Rolgar, all'inizio.
Trovo che sia molto commovente anche l'uccisione dell'orsa e dei suoi piccoli, e la seguente riflessione di Rolgar sull'accaduto. 

A questo punto, letto questo secondo racconto, vorrei davvero sapere chi è questo Dio Drago, quale sia esattamente il suo scopo. Perché, se Astyr si è offerto volontariamente a lui, Rolgar è nato sotto la sua maledizione (o benedizione?), e non può liberarsene, è parte del suo essere.
Anche se sembra incredibile, direi di avere esaurito le cose da dire.
Per concludere, direi di essermi innamorata di questo tuo mondo, e spero scriverai altro riguardo al Popolo del Drago, perché ne sappiamo ancora così poco... 
Finora il Dio Drago si è dimostrato essere più malvagio che benevolo, ma chissà qual è la verità... Considerando la tua bravura e la spensieratezza con cui imposti le tue storie, direi di potermi aspettare di tutto.
Ancora complimenti, e spero tanto di leggere un'altra storia su questo ciclo!

Silvar