Dunque, io avevo adocchiato questa storia appena l’avevi pubblicata, ma l’avevo beccata in un momento in cui ero di corsa e non ero più riuscita a trovarla. Quindi immagina la gioia quando ieri l’ho vista nel gruppo *w* Mi ci sono lanciata, e avevo proprio ragione a pensare che questa storia fosse interessante. Non solo: non si limita ad essere intrigante, è proprio molto bella. Mi piace davvero molto, e sono felicissima di averla recuperata.
Ma cercherò di andare co ordine, o almeno di rimandare il fangirlamento folle alla fine.
Innanzitutto, trovo che Effie sia uno dei personaggio più complessi da trattare. Di lei in fondo sappiamo pochissimo, e tutto ciò che sappiamo è quel poco che lei accetta di mostrarci.
Di momenti di debolezza e “esposizione” veri e propri praticamente non ce ne sono, e per questo conosciamo soltanto un piccolo frammento di lei, e caratterizzarla senza stravolgerla diventa difficilissimo. Tu ci sei riuscita egregiamente: mi piace da morire la tua versione di lei, perché risulta assolutamente vera. Non solo a livello di realismo: anche dal punto di vista delle sensazioni che la storia suscita, il modo in cui hai ricreato la sua mente lascia proprio una sensazione di completezza e accuratezza. Si percepisce come vera, ecco.
E non solo Effie è caratterizzata in modo eccellente: la storia in sé è costruita in modo efficace ed equilibrato.
Mi piace moltissimo l’idea di basare la storia sulla relazione di contrasto-analogia dei vari momenti, così come mi piace il modo in cui hai gestito i pensieri di Effie; l’equilibrio fra narrazione e introspezione è perfetto, conferisce alla storia un ritmo coinvolgente e allo stesso tempo rende le riflessioni fluide, naturali. Sembrano proprio pensieri che scorrono, la mente che registra alcune informazione e le rielabora, senza mai momenti in cui il flusso risulti pesante o forzato.
Ho apprezzato moltissimo il rapporto che Effie ha con se stesse: lei è il prodotto di una società di massa portata all’esasperazione, dove essere visti e vedere è tutto. La crisi che la solitudine ha causato in lei è perfetta: la trovo un’idea assolutamente realistica. Per questo, la sua difficoltà ad accettare quello che può essere diventata è ottima: non è abituata a se stessa, né fisicamente né mentalmente.
Viene presentata come personaggio superficiale, per il suo ruolo e il suo background, e forse proprio per questo è difficilissima da gestire: perché non può “fermarsi lì”. E nella tua storia non lo fa: parte come la Effie che ci è mostrata e si evolve, e il passaggio per il senso di colpa è geniale. Comincia a rendersi conto di quale sia la realtà, ora che le sue certezze sono crollate.
E ho adorato la comparsa di Haymitch alla fine. Personalmente, shippo Hayffie in modo platonico, perché mi piace vederli interagire (mi piace moltissimo) ma non riesco a vederli in una vera e propria relazione. Qui tu hai raccolto tutto ciò che mi piace delle loro interazioni: le difficoltà di entrambi a rapportarsi agli altri, le loro diverse ma ugualmente profonde debolezze.
Dal punto di vista stilistico, poi, la storia è davvero magnifica: è curata in ogni riga, in ogni frase. Riesci a “giocare” con le parole per modellare l’atmosfera giusta al momento giusto, rendendo la scena vivida e completa in ogni passaggio.
Sono davvero felicissima di averla recuperata :D
Complimenti vivissimi! |