Recensioni per
La rivale
di floflo

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
01/03/17, ore 11:01
Cap. 1:

Settimo posto
La rivale
di coriolina/floflo










Grammatica: 8/10

- Si chiama Valentina. È al primo anno di ingegneria; Marco le sta dando qualche lezione di matematica. - → -0.5
parlare fitto-fitto → -0.1 (fitto fitto, senza trattino.)
- Impartisco qualche lezione di matematica a Valentina: sai, deve sostenere un esame. – incespicò → -0.2
- Oh! Allora sei tu la famosa Elena … - trillò sgranando enormi occhi celesti e atteggiandosi come un’oca quella Valentina. →-0.2 (devi isolare l'incidentale retta dal gerundio.)
Mi affrettai a raggiungerli, ma proprio mentre ero in procinto di raggiungere il loro tavolo → -0.1 (ripetizione del termine "raggiungere".)
Mi chinai e lasciai scivolare, senza alcuna esitazione l’intero contenuto della mia tazza → -0.2 (o crei un inciso o togli la virgola. In questo modo è errore, poiché hai separato il verbo dal complemento oggetto.)
[…]ma confidavo che per qualche giorno, non avrebbe ricevuto né le chiamate di Marco né i suoi messaggi… → -0.2 (il "che" regge il verbo e non puoi separarlo con una virgola, a meno che tu non crei un inciso.)
Da quando c’era Valentina io, non esistevo più. → -0.2 (è errore grave separava il soggetto dal verbo.)
man forte → -0.1 (tutto attaccato.)
E come gongolavano nel raccontarmi, senza lesinare le descrizioni, i – presunti – errori e difetti di quei due... → -0.2 (se tu isoli "presunti" nel modo in cui hai fatto, allora non c'è coordinazione tra articolo e sostantivo.)
Un errore che commetti per tutto il testo è quello di inserire i trattini a fine discorso diretto, senza che vi sia di fianco un verbo dicendi, come nel primo caso. I trattini servono per chiudere il discorso e isolarlo dalla narrazione, ma se non vi è continuazione, è errore inserirli.
Nel terzo errore segnalato, invece, è il punto che non va mai messo prima di un verbo dicendi o di uno che va a sostituirlo.


Stile: 8.5/10

- Mentre pronunciavo quelle parole avevo già deciso la strategia: dovevo assolutamente capire che genere di persona fosse la mia rivale, poi non avrei avuto pietà: l’avrei fatta a pezzi con la più affilata delle asce, avrei infierito su di lei e poi avrei gettato i suoi inutili resti in pasto agli sciacalli.

- Tutto di lei mi dava i nervi, il modo in cui reggeva la penna tra le dita lunghe e affusolate, il suo bamboleggiare con la testa inclinata mentre leggeva, il suo pigiare i tasti del cellulare mettendo in mostra quelle unghie perennemente fresche di manicure.

Personalmente non ho mai visto in un testo due punti continuativi: non l'ho segnato errore, ma se hai bisogno di un simile stratagemma, allora forse la frase è troppo ingarbugliata e andrebbe rivista un attimo.
Per tutto il testo ho riscontrato un uso spropositato e un po' "libertino" della punteggiatura in generale, ma soprattutto dei due punti. Nel secondo esempio che ti ho riportato, io gli avrei visti piuttosto bene dopo il primo periodo, dopo il quale elenchi ciò che le dà fastidio. È in casi come questo che vanno utilizzati i due punti. Tu, invece, li hai usati un po' alla rinfusa, accoppiando frasi indipendenti con principali che non andavano affatto a reggere il secondo periodo. Questo, purtroppo, ha fatto abbassare il tuo punteggio.
Il tono narrativo, invece, l'ho trovato ben dosato e utilizzato in modo impeccabile: è stato servo della narrazione, andando a enfatizzare il carattere del narratore/protagonista. Ottimo anche l'uso della prima persona, non hai avuto deviazioni di POV e hai mantenuto una narrazione pulita e credibile, affine al personaggio che raccontava.
Il lessico è stato usato con maestria, e ti confesso che alcuni termini ed espressioni mi hanno fatto ridere, come "fedifrago". Considerando che non vi era stata alcuna promessa e che tutto si svolgeva nei piani mentali di Elena, accusarlo di essere venuto meno a una promessa "fantasy" mi ha fatto ridere. Per tutto il tempo, il personaggio ha mostrato con i suoi occhi, imbastendo la narrazione del suo punto di vista non solo visivo ma anche "emotivo" e "caratteriale" della vicenda, dando pepe e aumentando l'interesse alla lettura.
Lo stile, però, non presenta ricercatezze di immagini o di una narrazione sorprendente: è lineare e semplice, gioca molto sui toni di narrazione di Elena e perde molto in quanto a contenuti. L'assenza di vere descrizioni, infine, seppur mancanti non hanno fatto sentire la loro assenza. Ho reputato che questo particolare fosse dovuto al fatto che Elena presta attenzione solo alle persone e a ciò che vuole ottenere da loro.
Infine, e forse questo era solo nella mia mente, ho percepito un'ironia nei nomi che mi ha divertito: Valentina, la sua rivale, ha il nome del santo della festa degli innamorati; il che è ironico, visto che l'amore le tira un brutto colpo in faccia – o nello stomaco. Elena, come il nome di Elena di Troia, sembra possedere "fantasticamente" le qualità della donna che ha stregato Paride, ma in realtà è una ragazza comune con tutti i vizi e i difetti di chi si crede superiore alle altre e alla fine rimane con un pugno di mosche. Ciò che ho pensato del nome di Marco non lo dico, perché è davvero troppo fantasioso ed è sicuramente frutto della mia immaginazione. Comunque i nomi sono stati un colpo di stile, al di là del fatto che fosse una cosa voluta o meno.


Originalità e trama: 7/10

Per quanto riguarda l'attinenza al bando, la tua storia rientrava in entrambe le categorie, ovvero "pazza d'amore" e "pazzia d'amore". In un certo senso, il secondo significato è stato molto debole ed è scivolato un po' nella banalità: il suo buttare il liquido caldo nella borsa, sparlare di loro alle loro spalle, beffeggiarli con gli amici; non c'è il pathos che il bando richiedeva. Per il primo significato – quello su cui puntava di più la tua storia – invece, è andato bene all'inizio, ho percepito la sua ossessione per Marco, il suo amare l'idea che egli la voleva di nascosto, il suo possederlo nonostante fosse realmente suo, ma poi l'attenzione della storia si è spostata completamente sulla rivale, su Valentina, e sull'ossessione di non essere alla sua altezza; non è apparsa più come un problema di uomo, ma quanto un problema di prima donna.
La trama non è molto originale, il triangolo amoroso è trito e ritrito, ma tu hai dato quel tocco di sapidità alla storia, con questa protagonista un po' atipica e negativa, che comunque ha soppiantato questo problema.
Elena ama Marco oppure no? Questo è importante, perché dalla tua storia sembra amare più se stessa e l'idea di avere la precedenza su di lui, cosa che rimanda per anni (forse perché in cuor suo sa che egli non la vuole?). Finché Marco è libero, lei può fantasticare su loro due e pensare di lui quello che vuole: che la ama, che la desidera segretamente, che non può fare a meno di lei. Ma quando arriva Valentina le cose cambiano, Elena è messa davanti alla verità e la sua maschera decade verso un terreno cupo e tormentoso, fatto da piani assurdi e impossibili da attuare se vuole mantenere una parvenza di razionalità ai suoi occhi ma soprattutto agli occhi della gente che le sta attorno.
La conclusione della storia è stata piatta e un po' lasciata andare così: non c'è un vero climax nella storia, un clou di questa ossessione che raggiunge l'apice e porta a qualcosa; semplicemente la protagonista trova il bandolo della matassa e, così come ha iniziato tutto da sola, la finisce, quasi in maniera slavata e un po' banale.
Ho percepito questo declino verso la conclusione come un "salto": la sua furia, la sua gelosia si sgonfia come un palloncino, e con lei la tensione emotiva della storia.


Titolo e impaginazione: 5/5

Per quanto riguarda l'impaginazione, ho avuto difficoltà già una volta con il formato pdf, ma non ho fatto in tempo ad avvertirti. La pagina, comunque, è pulita, il testo giustificato, quindi non tolgo alcuna penalità. Però vorrei farti notare che, quando inserisci il trattino per il discorso diretto, l'intero testo si sposta verso il centro della pagina: questo effetto si chiama "elenchi puntati" ed è un errore inserirlo in un discorso diretto. Ciò che puoi fare è inserire una rientranza al primo capoverso, che sarebbe anche corretto e renderebbe il layout di pagina ancora più elegante e completo, ma poi tutti gli altri righi vanno allineati con il testo giustificato.
Il titolo, invece, rende perfettamente l'idea della protagonista: la sua ossessione per l'altra e la rivalità che s'innesca nella sua mente. È semplice e va dritto al punto; non è molto originale, ma è essenziale, pulito e, soprattutto attinente al contenuto della storia. Quindi, in definitiva, è ottimo.


Caratterizzazione dei personaggi: 8/10

- Valentina … Che razza di nome è “Valentina”? Solamente pronunciarlo mi faceva saltare i nervi… Quel suffisso “ina” la rendeva ancora più detestabile di quanto già non fosse in quella situazione.
Lei civettava spudoratamente, mentre lui sorrideva come un allocco.

Questa citazione del testo la dice lunga sull'unico personaggio che hai approfondito nella tua storia. Elena è un'egocentrica, amante dell'idea di piacere e di piacersi; la seconda, però, necessita della prima per essere. Marco è colui che la conosce meglio e da più tempo, a me è parso un po' come la vittima della sua "fantasia". Ogni cosa intorno a lei viene criticata approfonditamente, con un sarcasmo da vipera invidiosa (ne vorrei usare parecchi termini nel mio dialetto, ma perderei quella poca di parvenza di valutazione "seria"); le sue amiche sembrano quasi una comitiva di circostanza, a fare di lei una persona in vista, sempre al centro dell'attenzione, un'ape regina con il suo alveale. E Marco, nel suo essere un uomo, ne fa parte, con le dovute conseguenze: è amato ma tenuto a distanza, in un gioco che probabilmente è tutto nella sua testa ma che rappresenta gran parte del mondo che hai condiviso con i lettori; è un burattino, quasi sembra temere le sue scenette e sceneggiate, il suo carattere minaccioso e altero, la sua faccia pizzuta e "gelosa". Di Valentina, in definitiva, si ha un quadro piuttosto preciso, anche se il finale ha completamente capovolto la sua figura, in modo quasi realistico, per inerzia.
Gli altri due personaggi principali, che comunque avevano un certo peso nella trama, sono stati risolti con accenni di "circostanza", racchiusi in una definizione fatta da due aggettivi imbottiti da sarcasmo e messi da parte. Valentina, alla fine, è consapevole della sua bellezza? È una "ape regina" come lei oppure la sua è la classica bellezza di un fiore delicato e dolce? Marco sapeva o no dei sentimenti di Elena? L'ha usata? Oppure era solo una "vittima" del suo bel caratterino?
È mancato un po' di spessore, che ha limitato la trama e i sentimenti che ne dovevano trasparire, lasciando al lettore solo un personaggio da gustarsi e di cui rimanere un po' deluso.


Citazione: 2.5/4

Emotivamente ho colto il senso della frase, ma inserita in questo contesto, con il tono narrativo da te scelto, "pronunciata" dalla mente di Elena è stata come una nota stonata in un testo che, fino a quel momento, si era mantenuto piuttosto armonioso. Potevi usarla semplicemente come ispirazione o cambiare le parole, adattandole al carattere di Elena o al tuo stile, cosa che avrebbe evitato la steccata, ma nel modo in cui hai fatto è stato forzato e non del tutto profondo come senso e, quindi, utilizzo.
Il bacio di Valentina e Marco si protrae grazie alle parole di uno dei ragazzi della comitiva che li circonda e giunge fino a Elena, facendo scattare in lei la mania della vendetta e del riscatto. L'utilizzo è buono, ma l'inserimento e la tua scelta lo ha penalizzato a dir poco.


Gradimento personale: 3/5

La tua storia mi ha fatto a pezzi, in quanto a opinione e gradimento. L'inizio prometteva scintille, il tuo stile era coinvolgente e innovativo, credibile e ben riuscito; mi avevi preso con la leggerezza inviperita di Elena e con la scenetta un po' comica di questi tre che si ritrovano faccia a faccia dando il via allo spettacolo. Poi c'è stata una brusca frenata: Elena è caduta in azioni banali e senza spessore, il suo personaggio così interessante si è perso in elucubrazioni alquanto ripetitive e ridondanti (hai ripetuto più volte che ella vedeva per la prima volta Valentina, e ogni volta dicevi la stessa cosa); il finale ha perso di carisma ed è sfociato in una soluzione di ripiego, affrettata e senza suscitarmi alcuna emozione.
Devo ammettere che il tutto non mi ha fatto impazzire, la pazzia d'amore è risultata essere un forte senso di egocentrismo che non ha appagato la mia richiesta.


Punteggio: 42/54

Recensore Master
09/06/15, ore 10:07
Cap. 1:

Settima classificata al contest “Academy Emotions”: La rivale, coriolina
 
Grammatica e sintassi: 8,4/10.
Conoscevo bene quegli sguardi..., una volta erano riservati a me.”
Non capisco se sia intenzionale la virgola dopo i puntini di sospensione, in ogni caso è un errore. E, personalmente, avrei usato i due punti. (-0,05)
“...quel posto su quella sedia spettava a me di diritto!”                                                   
Ripetizione di quel/quella. Credo che “il posto” suoni meglio. (-0,15)
“...parlare fitto-fitto seduti uno di fronte all’altra...”
L’espressione “fitto fitto” è corretta senza bisogno di inserire i puntini. (-0,05)
“...tanto bella – ma neppure tanto brutta –.”
Se c’è il punto, l’inciso non serve. (-0,05)
“...a “marcare” il mio territorio …, quell’insignificante...”
I puntini vanno attaccati alla parola. Inoltre, c’è lo stesso problema della virgola che ti ho detto prima. In questo caso, piuttosto che mantenere i puntini, preferirei che mantenessi la virgola. (-0,05)
“...che Marco avesse avuto una sorta d’infatuazione per me...”
Questo verbo dovrebbe essere all’imperfetto, non al trapassato, altrimenti sembra che l’avesse una volta, non mentre la protagonista racconta. (-0,15)
Dovevo intervenire: SUBITO.
Il maiuscolo è stilisticamente poco elegante, e in generale viene usato per urlare (o, ad esempio, per riportare cartelli eccetera). Potresti usare il corsivo, visto che non mi pare che sia presente per altri scopi nel testo. (-0,05)
“...prima a lei poi a lui restando in attesa.”
Qui mancano delle virgole: una prima di “poi”, un’altra prima di “restando”.
“...che genere di persona era la mia rivale...”
Meglio “fosse”. (-0,15)
“… qualcosa che attirava i maschi come il miele, le api.”
La virgola dopo “miele” non ci va, spezza proprio la frase. C’è già sottinteso un verbo, per cui la punteggiatura divide ulteriormente il soggetto dal complemento oggetto e si perde il senso del periodo. (-0,05)
“E mentre il mondo là fuori sembrava avere occhi solo per lei, io tentavo...”
Hai chiuso un inciso dopo “per lei” ma non lo hai aperto: va aggiunta una virgola subito all’inizio della frase, prima di “mentre”. (-0,05)
“...il suo pigiare i tasti del suo cellulare...”
Ripetizione. Il secondo aggettivo può essere rimosso senza problemi. (-0,15)
“Gioivo quando un colpo improvviso di vento che le arruffava i capelli...”
Questo “che” è di troppo. (-0,1)
“...quando si disegnava, inavvertitamente con la biro un piccolo baffo...”
Manca una virgola dopo “inavvertitamente”. Anzi, a dire il vero potresti anche togliere quella che c’è. (-0,05)
“...troppo pesante e il pavimento si fosse inspiegabilmente avvicinato troppo al mio viso.”
C’è una ripetizione. (-0,15)
“...ma confidavo che per qualche giorno, non avrebbe...”
Hai chiuso un inciso dopo “giorno”, però non l’hai aperto. Quindi, siccome deduco che volessi racchiudere il complemento, andrebbe aggiunta una virgola anche dopo il “che”. (-0,05)
“Da quando c’era Valentina io, non esistevo più.”
Questa virgola è tra soggetto e verbo. (-0,05)
“La mia frustrazione e il mio disprezzo per quei due, erano pari al mio desiderio...”
Anche questa virgola, pur facendo lo slalom tra i complementi vari, è tra soggetto e predicato. (-0,05)
“...il mio nuovo passatempo, cominciò a non divertirmi più.”
Stesso problema. (-0,05)
“...nessuno, l’avrebbe detestata quanto me...”
Anche qui. (-0,05)
“...era come se nella foga di colpire lei, avessi finito...”
Qui invece hai chiuso un inciso senza aprirlo: manca una virgola dopo “se”. (-0,05)
Infine, sebbene l’uso del trattino sia corretto, la formattazione che usi è quella di un elenco puntato, con annesso rientro dal margine del foglio. Ti consiglio, quindi, di rivedere questa cosa, perché così è scorretto. Senza contare che utilizzi il trattino breve (-) anziché quello medio (–). (-0,05)
 
Stile e lessico: 8/10.
La storia è scritta in prima persona, per cui è giustificata la colloquialità del lessico e di alcune frasi un po’ più pressapochiste nella narrazione. Si sente che ti sei lasciata trasportare e hai fatto davvero parlare la protagonista, per cui non ti si può contestare questo aspetto. Il linguaggio, sebbene abbastanza semplice, è a volte elevato con una o qualche parola qua e là, e il fatto che la protagonista sia anche la narratrice – e che la storia sia uno slice of life – rende plausibile anche questi picchi lessicali. Tutti, ogni tanto, abbiamo qualche momento quasi aulico, quindi mi sembra che si tratti di un elemento in grado di creare aderenza alla realtà.
Mi hai dato anche l’impressione di aver curato molto il testo, perché si notano poche ripetizioni e in generale ogni frase è abbastanza studiata in modo da trasmettere un messaggio chiaro e definito. Una cosa che, però, non mi ha fatto piacere è l’abbondanza di puntini di sospensione: danno l’idea, appunto, di qualcosa che rimane sospeso, come se la frase fosse interrotta a metà. Nella maggior parte dei casi invece avresti potuto semplicemente inserire un punto e sarebbe andato bene lo stesso. È vero che a volte, quando si parla (o, meglio, quando si scrive in chat o si simula il parlato), mettere un punto fermo dà una sensazione di battuta “secca”, quasi dura. Essendo però un racconto, mi sento di dirti che potresti anche fare a meno di ammorbidire così, perché non serve. Se invece ho frainteso il senso dei puntini, ti basti sapere che sono superflui, ecco.
Ho poi notato che a volte ti perdi con la punteggiatura, inserendo un numero spropositato di virgole. Il mio consiglio è di dividere le frasi, con punti e virgola se non vuoi usare il punto troppo spesso (e avresti anche ragione, poiché le frasi troppo corte fanno perdere interesse). Ma cerca di non lasciarle così, perché perdi il ritmo della narrazione e, magari, chi legge perde anche il filo del discorso.
Torno con un ultimo appunto sulla questione lessicale, poi penso di chiudere perché ti ho detto tutto:
“... su cui risaltavano grandi occhi bovini...”
Non sono sicura che sia un aggettivo adatto per richiamare qualcosa di bello. I bovini hanno gli occhi in fuori, e se vuoi semplicemente dire che sono tondi, di’ tondi. Altrimenti questa descrizione di perfezione sfuma un po’ nel nulla.
 
Originalità: 2,5/5.
L’originalità non è il punto cardine della storia, diciamo. Non hai detto niente di nuovo, poiché il triangolo di lui, lei e l’altra è abbastanza diffuso in tantissime salse. In questo caso hai scelto la coppia che tutti hanno sempre etichettato come predestinata, che poi tanto predestinata non è se il minimo alito di vento l’ha buttata giù. La parte più originale della faccenda è, a mio avviso, stata la tua capacità di scrivere tremila parole senza aggiungere elementi “fuori dagli schemi” come ad esempio cose soprannaturali o irrealistiche di qualsiasi genere. Elena è furibonda, a tratti si comporta anche da cattiva persona, ma la trasparenza con cui hai affrontato il tutto è davvero encomiabile, perché hai semplicemente lasciato che i personaggi parlassero. L’ho trovato un aspetto originale perché non hai voluto strafare, hai preso la storia (semplicissima, ma condita con molta introspezione, te lo ripeto, realistica) e l’hai spalmata su un foglio bianco. E credo che anche il finale, con questo superamento dell’ostacolo in modo così completo e maturo, sia particolare, perché di nuovo sei rimasta affine alla realtà e hai mostrato una buona crescita della protagonista. In situazioni come questa – così spaventosamente comuni – è fondamentale capire che accanendosi in questo modo chi vuole fare del male è anche chi, alla fine, soffre, ed è un grande work in progress guarire da questa cosa. Spesso non si arriva a parlare amichevolmente alla persona odiata, perché una tale maturità è comunque difficile da trovare. Eppure tu mi hai ricordato che esiste: mi sembra positivo, sebbene non sia un esempio di originalità fuori dal comune. Ma, nel suo piccolo, ha stupito quanto basta per non annoiare.
 
Rispetto dei pacchetti: 4 + 4/8.
1) Voltagabbana: “appagato”.
L’appagamento è molto fugace, ma ciò non toglie che sia presente più volte nel corso della storia. Dico che è fugace perché Elena non riesce a trovarne uno duraturo: rovesciare il cappuccino nella borsa di Valentina la fa sentire davvero appagata e soddisfatta, ma dura poco; pianificare la distruzione della ragazza che le ha portato via l’amore la fa sentire davvero appagata e soddisfatta, ma dura ancora meno. C’è l’appagamento e l’hai sviluppato molto bene, però non è profondo e di questo posso solo dispiacermi per la protagonista, anche se a ben pensarci è stato meglio così.
La parola è stata inserita bene, anzi è forse l’unico caso in cui Marco sia stato davvero importante nel corso della storia: gli hai affibbiato il nome di un pacchetto e hai preso il punteggio nella valutazione! Probabilmente, e col tempo Elena è arrivata a capirlo, vale davvero il detto “chi non mi ama non mi merita”, o qualcosa del genere. Ma non per cattiveria: non ha senso combattere per qualcuno che sceglie un’altra. Ma sto divagando. Ciò che conta è che tutto il pacchetto sia stato usato molto bene.
2) Esitazione: “deluso”.
La delusione di Elena, al contrario dell’appagamento, non è affatto fugace. Ha molte sfaccettature nel corso del racconto: Elena è delusa da Marco, è delusa dai suoi fallimenti nella distruzione di Valentina e infine è delusa da se stessa, perché si è abbassata a fare e desiderare cose che non pensava avrebbe mai fatto e desiderato. In questo punto, quando lei capisce (per cui credo che la delusione per se stessa sia superiore di quella per Marco, almeno in importanza) che con la sua guerra sta davvero perdendo ogni “diritto” di essere amata, il sentimento raggiunge il suo massimo, e probabilmente non avresti potuto spremere il pacchetto più di così. Ti sei basata sull’emozione che avevi in modo totale, creando un percorso fatto di delusione e anche di rinascita. Molto bello.
Anche il nome del pacchetto è stato inserito in modo da rispecchiare tutta la determinazione di Elena: lei versa il caffè nella borsa senza alcuna esitazione, mostrando fino a che punto è disposta a combattere per ottenere quello che vuole. Non esitare durante un atto del genere è davvero essere spietati, e non si può non pensare al detto “in amore e in guerra tutto è lecito” (che forse hai anche inserito nel testo, da qualche parte). E, a ben pensarci, spesso l’amore è proprio una guerra. Non si può dire anche il contrario, ma in questo caso calza a pennello.
 
Pacchetto bonus: 0,75/2.
Cratere: “strampalato”.
Vorrei partire dall’uso della parola, perché mi ha fatta sorridere. Ricordavo che uno dei pacchetti si chiamasse “cratere”, ma non ricordavo, durante la lettura, che l’avessi scelto tu. Però, quando l’ho trovato nel testo, ho subito capito che doveva essere tuo, perché... non so, perché sì. Non posso dire di averlo capito perché l’hai inserito fuori contesto – dato che non è assolutamente così – però l’ho riconosciuto. E l’ho apprezzato molto, perché è stato un commento molto piccato da parte di Elena e l’ho trovato divertente, ecco.
Per quanto riguarda l’uso del contenuto, invece, sono molto perplessa. È vero che Elena è un po’ fuori di testa per tutto il racconto, visto che si spinge ai limiti dell’umana cattiveria, ma non la definirei strampalata. Anzi, è molto umana e quasi “prevedibile” nel suo comportamento, perché è una donna ferita che vuole vendicare il suo ego e il suo amore perduto. Quindi, sebbene con molta fantasia sia possibile anche arrivare a considerarla strampalata, non sono convinta di come hai sfruttato l’emozione. E il punteggio rimane inevitabilmente un po’ basso.
 
Gradimento personale: 3/5.
Ammetto di essere stata immensamente dubbiosa quando ho capito l’argomento della storia, così come lo sono stata anche per le prime due o tre pagine. La protagonista sembrava un po’ piena di sé e invece poi si è riscattata, tra l’altro lasciandomi piacevolmente sorpresa. La storia è piena di quotidianità, io stessa sono più o meno invischiata in una situazione del genere (con le dovute modifiche, chiaramente; ci tengo a specificarlo per ovvi motivi) ed è spaventoso pensare a quante dinamiche simili ci siano al mondo.
Ha una vena autobiografica, per caso? Te lo chiedo perché il trasporto che si percepisce, così come molte delle riflessioni, sono davvero realistiche. Per cui mi domando se la storia sia stata scritta per “buttare fuori” qualcosa, come esorcizzare un sentimento spiacevole. Magari sto pontificando a caso, ma mi sembra plausibile e sarebbe anche una bella cosa. Passare oltre, dico.
In generale, comunque, a parte queste elucubrazioni poco sensate, mi hai sorpresa perché pensavo che non avrei apprezzato. Invece, grazie alla maturità delle due donne in questione (beh, una se l’è dovuta conquistare) e all’inutilità di Marco (ti ringrazio per avermi mostrato un po’ di sano sessismo... in questo periodo non ho fiducia negli uomini), la storia è risultata avvincente. Il finale mi ha in un certo senso lasciata interdetta, perché mi ha ricordato che a volte capita anche che la via giusta sia quella più semplice. E, oltre a questo, trovo che vi sia un bel messaggio positivo dietro la vicenda. Brava.
 
Totale: 30,65/40.

Recensore Master
08/06/15, ore 18:16
Cap. 1:

Ciao!
Eccomi qui a lasciarti la mia valutazione come recensione alla tua storia.

7° Classificata al contest "Academy Emotions" indetto da Giuns e me sul forum di EFP

Grammatica e sintassi:
La maggior incertezza l’ho trovata nella punteggiatura, perché per il resto, a parte qualche svista di battitura, non ho riscontrato particolari errori di sorta.
Per esempio, prima di “mentre”, in due o tre occasioni hai omesso la virgola, quando – di norma – ci andrebbe.
Non ti segnalerò ogni appunto, ti sottolineerò solo quelli più rilevanti:
-          “Oh! Allora sei tu la famosa Elena … - trillò sgranando enormi occhi celesti e atteggiandosi come un’oca quella Valentina.”
dopo “un’oca”, dovresti mettere la virgola;
-          “… risatine infantili solamente attirare l’attenzione…”
manca un “per” dopo “solamente”;
-          “… il suo pigiare i tasti del suo cellulare…”
ripetizione di “suo”;
-          “… desideravo che la lasciasse deturpata per sempre…”
lasciassero” visto che, tecnicamente, parli di due bubboni, uno a destra e uno a sinistra;
-          “Da quando c’era Valentina io, non esistevo più.”
attenzione alle virgole tra soggetto e predicato;
-          “pungiball”
“punching ball”;
-          “… nel parlare con lei, era stano…”
“strano”;
-          “… saremmo diventare amiche…”
“diventate”. 8.5/10


Stile e lessico:
Lo stile è piuttosto semplice e lineare. Si mantiene elementare lungo tutto il percorso della storia, così come il lessico. Per il tipo di trama, penso che questa sia stata una scelta praticamente obbligata, in quanto parli di un dramma post–adolescenziale, un dramma amoroso. Una classica storia, con un classico stile narrativo che non lascia niente al caso e resta intatto per tutta la durata del racconto. Non credo che avresti potuto fare diversamente. È adatto a ciò che hai scritto, anche se, onestamente, mi sarei aspettata qualcosina in più. 7.5/10
Originalità:
Mi piacerebbe dirti che ho trovato questa storia originale, ma mentirei sapendo di mentire. Forse anche tu sai di non aver scritto proprio qualcosa di innovativo, per cui non sto qui a perdermi in sproloqui inutili. Forse, per poter onorare in qualche modo i pacchetti scelti, sei riuscita a trovare solo quest’unica soluzione e apprezzo decisamente lo sforzo, ma non posso premiarti per la fantasia. Sorry. 3/5
 
Utilizzo pacchetti:
PACCHETTO 1: VOLTAGABBANA – Appagato
Direi che questo pacchetto è stato ben inserito nel contesto. La parola “voltagabbana” compare all’interno della storia, così come quel sentimento di appagamento, seppur effimero, che Elena sente ogni volta che i suoi dispetti verso Valentina vanno a segno. Il desiderio di vendetta che la gelosia ha acceso in lei, la portano a voler il peggio per la rivale, e quando in qualche modo riesce a crearle qualche difficoltà si sente riscattata e soddisfatta. Anche se poi, si sa, certe sensazioni svaniscono tanto velocemente quanto sono nate. 4/4
 
PACCHETTO 2: ESITAZIONE – Deluso
Anche questo prompt è stato utilizzato a dovere. Troviamo chiaramente all’interno della storia la parola “esitazione”; per quanto riguarda il sentimento di delusione, lo inserisci perfettamente nel contesto che è quello di un amore non ricambiato. Elena, dopo aver a lungo tempo tergiversato con Marco, si ritrova a un certo punto ad affrontare quello che inevitabilmente succede quando si tira troppo la corda: lui ha trovato un’altra che gli da quelle attenzioni che cercava e che lei non era stata in grado di dargli. La delusione è potente, ma non sorprende. Avrebbe dovuto aspettarselo, Elena, ma la vista di lui con un’altra fa male come un pugno nello stomaco, e quella forte delusione scatena un devastante desiderio di rivalsa e vendetta nei confronti di Valentina. Direi che hai centrato in pieno l’obbiettivo. 4/4
 
PACCHETTO BONUS: CRATERE – Strampalato
Ecco, qui ho trovato invece qualche incertezza. Benché la parola “cratere” compaia correttamente, l’emozione, l’atteggiamento, “strampalato” l’ho percepito buttato lì a caso solo per il dovere di infilarlo da qualche parte. Ho letto la parola, ma non ho percepito la presenza di tale prompt come avrei dovuto. Era inteso in un senso un po’ più profondo e ampio, non è stato sufficiente il semplice inserimento della parola. Mi dispiace. 1/2
 
Giudizio personale:
Dovendo essere del tutto onesta, la tua storia non mi ha particolarmente entusiasmata. È grammaticalmente ben scritta e, nonostante i piccoli refusi, si legge bene e velocemente, ma mi aspettavo qualche cosa in più. L’ho trovata spenta nella sua semplicità, e spoglia nell’utilizzo di una trama che avrebbe potuto presentare qualche passaggio più articolato e un’idea di base un po’ più originale. Forse il perno di questo mio scarso entusiasmo sta proprio qui: l’originalità. Ho letto questo genere di storie a centinaia e probabilmente non ha brillato come mi sarei aspettata. Per utilizzare un cliché del genere, avresti dovuto osare per dare più pepe alla storia. 2.5/5


Totale Fair: 30.5/40 


Un abbraccio e a presto!
Fair