Settima classificata al contest “Academy Emotions”: La rivale, coriolina
Grammatica e sintassi: 8,4/10.
“Conoscevo bene quegli sguardi..., una volta erano riservati a me.”
Non capisco se sia intenzionale la virgola dopo i puntini di sospensione, in ogni caso è un errore. E, personalmente, avrei usato i due punti. (-0,05)
“...quel posto su quella sedia spettava a me di diritto!”
Ripetizione di quel/quella. Credo che “il posto” suoni meglio. (-0,15)
“...parlare fitto-fitto seduti uno di fronte all’altra...”
L’espressione “fitto fitto” è corretta senza bisogno di inserire i puntini. (-0,05)
“...tanto bella – ma neppure tanto brutta –.”
Se c’è il punto, l’inciso non serve. (-0,05)
“...a “marcare” il mio territorio …, quell’insignificante...”
I puntini vanno attaccati alla parola. Inoltre, c’è lo stesso problema della virgola che ti ho detto prima. In questo caso, piuttosto che mantenere i puntini, preferirei che mantenessi la virgola. (-0,05)
“...che Marco avesse avuto una sorta d’infatuazione per me...”
Questo verbo dovrebbe essere all’imperfetto, non al trapassato, altrimenti sembra che l’avesse una volta, non mentre la protagonista racconta. (-0,15)
“Dovevo intervenire: SUBITO.”
Il maiuscolo è stilisticamente poco elegante, e in generale viene usato per urlare (o, ad esempio, per riportare cartelli eccetera). Potresti usare il corsivo, visto che non mi pare che sia presente per altri scopi nel testo. (-0,05)
“...prima a lei poi a lui restando in attesa.”
Qui mancano delle virgole: una prima di “poi”, un’altra prima di “restando”.
“...che genere di persona era la mia rivale...”
Meglio “fosse”. (-0,15)
“… qualcosa che attirava i maschi come il miele, le api.”
La virgola dopo “miele” non ci va, spezza proprio la frase. C’è già sottinteso un verbo, per cui la punteggiatura divide ulteriormente il soggetto dal complemento oggetto e si perde il senso del periodo. (-0,05)
“E mentre il mondo là fuori sembrava avere occhi solo per lei, io tentavo...”
Hai chiuso un inciso dopo “per lei” ma non lo hai aperto: va aggiunta una virgola subito all’inizio della frase, prima di “mentre”. (-0,05)
“...il suo pigiare i tasti del suo cellulare...”
Ripetizione. Il secondo aggettivo può essere rimosso senza problemi. (-0,15)
“Gioivo quando un colpo improvviso di vento che le arruffava i capelli...”
Questo “che” è di troppo. (-0,1)
“...quando si disegnava, inavvertitamente con la biro un piccolo baffo...”
Manca una virgola dopo “inavvertitamente”. Anzi, a dire il vero potresti anche togliere quella che c’è. (-0,05)
“...troppo pesante e il pavimento si fosse inspiegabilmente avvicinato troppo al mio viso.”
C’è una ripetizione. (-0,15)
“...ma confidavo che per qualche giorno, non avrebbe...”
Hai chiuso un inciso dopo “giorno”, però non l’hai aperto. Quindi, siccome deduco che volessi racchiudere il complemento, andrebbe aggiunta una virgola anche dopo il “che”. (-0,05)
“Da quando c’era Valentina io, non esistevo più.”
Questa virgola è tra soggetto e verbo. (-0,05)
“La mia frustrazione e il mio disprezzo per quei due, erano pari al mio desiderio...”
Anche questa virgola, pur facendo lo slalom tra i complementi vari, è tra soggetto e predicato. (-0,05)
“...il mio nuovo passatempo, cominciò a non divertirmi più.”
Stesso problema. (-0,05)
“...nessuno, l’avrebbe detestata quanto me...”
Anche qui. (-0,05)
“...era come se nella foga di colpire lei, avessi finito...”
Qui invece hai chiuso un inciso senza aprirlo: manca una virgola dopo “se”. (-0,05)
Infine, sebbene l’uso del trattino sia corretto, la formattazione che usi è quella di un elenco puntato, con annesso rientro dal margine del foglio. Ti consiglio, quindi, di rivedere questa cosa, perché così è scorretto. Senza contare che utilizzi il trattino breve (-) anziché quello medio (–). (-0,05)
Stile e lessico: 8/10.
La storia è scritta in prima persona, per cui è giustificata la colloquialità del lessico e di alcune frasi un po’ più pressapochiste nella narrazione. Si sente che ti sei lasciata trasportare e hai fatto davvero parlare la protagonista, per cui non ti si può contestare questo aspetto. Il linguaggio, sebbene abbastanza semplice, è a volte elevato con una o qualche parola qua e là, e il fatto che la protagonista sia anche la narratrice – e che la storia sia uno slice of life – rende plausibile anche questi picchi lessicali. Tutti, ogni tanto, abbiamo qualche momento quasi aulico, quindi mi sembra che si tratti di un elemento in grado di creare aderenza alla realtà.
Mi hai dato anche l’impressione di aver curato molto il testo, perché si notano poche ripetizioni e in generale ogni frase è abbastanza studiata in modo da trasmettere un messaggio chiaro e definito. Una cosa che, però, non mi ha fatto piacere è l’abbondanza di puntini di sospensione: danno l’idea, appunto, di qualcosa che rimane sospeso, come se la frase fosse interrotta a metà. Nella maggior parte dei casi invece avresti potuto semplicemente inserire un punto e sarebbe andato bene lo stesso. È vero che a volte, quando si parla (o, meglio, quando si scrive in chat o si simula il parlato), mettere un punto fermo dà una sensazione di battuta “secca”, quasi dura. Essendo però un racconto, mi sento di dirti che potresti anche fare a meno di ammorbidire così, perché non serve. Se invece ho frainteso il senso dei puntini, ti basti sapere che sono superflui, ecco.
Ho poi notato che a volte ti perdi con la punteggiatura, inserendo un numero spropositato di virgole. Il mio consiglio è di dividere le frasi, con punti e virgola se non vuoi usare il punto troppo spesso (e avresti anche ragione, poiché le frasi troppo corte fanno perdere interesse). Ma cerca di non lasciarle così, perché perdi il ritmo della narrazione e, magari, chi legge perde anche il filo del discorso.
Torno con un ultimo appunto sulla questione lessicale, poi penso di chiudere perché ti ho detto tutto:
“... su cui risaltavano grandi occhi bovini...”
Non sono sicura che sia un aggettivo adatto per richiamare qualcosa di bello. I bovini hanno gli occhi in fuori, e se vuoi semplicemente dire che sono tondi, di’ tondi. Altrimenti questa descrizione di perfezione sfuma un po’ nel nulla.
Originalità: 2,5/5.
L’originalità non è il punto cardine della storia, diciamo. Non hai detto niente di nuovo, poiché il triangolo di lui, lei e l’altra è abbastanza diffuso in tantissime salse. In questo caso hai scelto la coppia che tutti hanno sempre etichettato come predestinata, che poi tanto predestinata non è se il minimo alito di vento l’ha buttata giù. La parte più originale della faccenda è, a mio avviso, stata la tua capacità di scrivere tremila parole senza aggiungere elementi “fuori dagli schemi” come ad esempio cose soprannaturali o irrealistiche di qualsiasi genere. Elena è furibonda, a tratti si comporta anche da cattiva persona, ma la trasparenza con cui hai affrontato il tutto è davvero encomiabile, perché hai semplicemente lasciato che i personaggi parlassero. L’ho trovato un aspetto originale perché non hai voluto strafare, hai preso la storia (semplicissima, ma condita con molta introspezione, te lo ripeto, realistica) e l’hai spalmata su un foglio bianco. E credo che anche il finale, con questo superamento dell’ostacolo in modo così completo e maturo, sia particolare, perché di nuovo sei rimasta affine alla realtà e hai mostrato una buona crescita della protagonista. In situazioni come questa – così spaventosamente comuni – è fondamentale capire che accanendosi in questo modo chi vuole fare del male è anche chi, alla fine, soffre, ed è un grande work in progress guarire da questa cosa. Spesso non si arriva a parlare amichevolmente alla persona odiata, perché una tale maturità è comunque difficile da trovare. Eppure tu mi hai ricordato che esiste: mi sembra positivo, sebbene non sia un esempio di originalità fuori dal comune. Ma, nel suo piccolo, ha stupito quanto basta per non annoiare.
Rispetto dei pacchetti: 4 + 4/8.
1) Voltagabbana: “appagato”.
L’appagamento è molto fugace, ma ciò non toglie che sia presente più volte nel corso della storia. Dico che è fugace perché Elena non riesce a trovarne uno duraturo: rovesciare il cappuccino nella borsa di Valentina la fa sentire davvero appagata e soddisfatta, ma dura poco; pianificare la distruzione della ragazza che le ha portato via l’amore la fa sentire davvero appagata e soddisfatta, ma dura ancora meno. C’è l’appagamento e l’hai sviluppato molto bene, però non è profondo e di questo posso solo dispiacermi per la protagonista, anche se a ben pensarci è stato meglio così.
La parola è stata inserita bene, anzi è forse l’unico caso in cui Marco sia stato davvero importante nel corso della storia: gli hai affibbiato il nome di un pacchetto e hai preso il punteggio nella valutazione! Probabilmente, e col tempo Elena è arrivata a capirlo, vale davvero il detto “chi non mi ama non mi merita”, o qualcosa del genere. Ma non per cattiveria: non ha senso combattere per qualcuno che sceglie un’altra. Ma sto divagando. Ciò che conta è che tutto il pacchetto sia stato usato molto bene.
2) Esitazione: “deluso”.
La delusione di Elena, al contrario dell’appagamento, non è affatto fugace. Ha molte sfaccettature nel corso del racconto: Elena è delusa da Marco, è delusa dai suoi fallimenti nella distruzione di Valentina e infine è delusa da se stessa, perché si è abbassata a fare e desiderare cose che non pensava avrebbe mai fatto e desiderato. In questo punto, quando lei capisce (per cui credo che la delusione per se stessa sia superiore di quella per Marco, almeno in importanza) che con la sua guerra sta davvero perdendo ogni “diritto” di essere amata, il sentimento raggiunge il suo massimo, e probabilmente non avresti potuto spremere il pacchetto più di così. Ti sei basata sull’emozione che avevi in modo totale, creando un percorso fatto di delusione e anche di rinascita. Molto bello.
Anche il nome del pacchetto è stato inserito in modo da rispecchiare tutta la determinazione di Elena: lei versa il caffè nella borsa senza alcuna esitazione, mostrando fino a che punto è disposta a combattere per ottenere quello che vuole. Non esitare durante un atto del genere è davvero essere spietati, e non si può non pensare al detto “in amore e in guerra tutto è lecito” (che forse hai anche inserito nel testo, da qualche parte). E, a ben pensarci, spesso l’amore è proprio una guerra. Non si può dire anche il contrario, ma in questo caso calza a pennello.
Pacchetto bonus: 0,75/2.
Cratere: “strampalato”.
Vorrei partire dall’uso della parola, perché mi ha fatta sorridere. Ricordavo che uno dei pacchetti si chiamasse “cratere”, ma non ricordavo, durante la lettura, che l’avessi scelto tu. Però, quando l’ho trovato nel testo, ho subito capito che doveva essere tuo, perché... non so, perché sì. Non posso dire di averlo capito perché l’hai inserito fuori contesto – dato che non è assolutamente così – però l’ho riconosciuto. E l’ho apprezzato molto, perché è stato un commento molto piccato da parte di Elena e l’ho trovato divertente, ecco.
Per quanto riguarda l’uso del contenuto, invece, sono molto perplessa. È vero che Elena è un po’ fuori di testa per tutto il racconto, visto che si spinge ai limiti dell’umana cattiveria, ma non la definirei strampalata. Anzi, è molto umana e quasi “prevedibile” nel suo comportamento, perché è una donna ferita che vuole vendicare il suo ego e il suo amore perduto. Quindi, sebbene con molta fantasia sia possibile anche arrivare a considerarla strampalata, non sono convinta di come hai sfruttato l’emozione. E il punteggio rimane inevitabilmente un po’ basso.
Gradimento personale: 3/5.
Ammetto di essere stata immensamente dubbiosa quando ho capito l’argomento della storia, così come lo sono stata anche per le prime due o tre pagine. La protagonista sembrava un po’ piena di sé e invece poi si è riscattata, tra l’altro lasciandomi piacevolmente sorpresa. La storia è piena di quotidianità, io stessa sono più o meno invischiata in una situazione del genere (con le dovute modifiche, chiaramente; ci tengo a specificarlo per ovvi motivi) ed è spaventoso pensare a quante dinamiche simili ci siano al mondo.
Ha una vena autobiografica, per caso? Te lo chiedo perché il trasporto che si percepisce, così come molte delle riflessioni, sono davvero realistiche. Per cui mi domando se la storia sia stata scritta per “buttare fuori” qualcosa, come esorcizzare un sentimento spiacevole. Magari sto pontificando a caso, ma mi sembra plausibile e sarebbe anche una bella cosa. Passare oltre, dico.
In generale, comunque, a parte queste elucubrazioni poco sensate, mi hai sorpresa perché pensavo che non avrei apprezzato. Invece, grazie alla maturità delle due donne in questione (beh, una se l’è dovuta conquistare) e all’inutilità di Marco (ti ringrazio per avermi mostrato un po’ di sano sessismo... in questo periodo non ho fiducia negli uomini), la storia è risultata avvincente. Il finale mi ha in un certo senso lasciata interdetta, perché mi ha ricordato che a volte capita anche che la via giusta sia quella più semplice. E, oltre a questo, trovo che vi sia un bel messaggio positivo dietro la vicenda. Brava.
Totale: 30,65/40. |