Recupero gli arretrati partendo da questa storia, perché è da settimane che immagini di quei cerchi, di quegli arabeschi cremisi gocciolati su di una superficie intonsa, sia essa una tovaglia bianca o l'elegante curvatura della schiena di Caleloth, affollano la mia mente. E si cela il peso di una metafora di vita in simili immagini. Una segreto che si respira assieme con l'iniziale attesa di un contatto, di un bacio, fra questi tuoi due splendidi personaggi.
Ed è anche mio il tremito di Caleloth dinnanzi allo svelamento della tenera innocenza di Cabranel, anzi Thingalad (per qui, forse, è più Thingalad). Thingalad che possiede lo splendore interiore proprio dell'artista che ha rinunciato ad essere.
Riguardo a quella meravigliosa onda di capelli amaranto lungo spalle nervose, sono onorata di essere stata una fonte d'ispirazione; e posso dire che scrivendo, dipingendo con pennellate di parole quest'immagine, hai ribadito il tuo essere artista. Esattamente come Thingalad.
Poi dovrei trovare il modo per descriverti l'emozione che si prova nel leggere quel connubio di sensualità e dolcezza a cui riesci a dare corpo quando scrivi dell'amore fra questi due personaggi, ma non le trovo. L'alternanza fa la richiesta di Caleloth, languido, premuto contro la parete, l'osservazione di Thingalad riguardo i suoi occhi, nonché la dichiarazione finale del primo: io non cambio, sono qui per te, riempie di emozioni vivide, non arginabili. E il mio cuore è rimasto lì, con loro. Sciolto dal bagliore di quelle stelle buone sulla loro pelle. |
