Recensioni per
Oblivion.
di Neeblog

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
07/05/15, ore 11:57
Cap. 1:

Dodicesima classificata al contest Sfida alle 100 parole - II edizione

Grammatica: 9/10
La grammatica è pulita, c’è solo qualche piccola svista:
“tutto risultava terribilmente lontano e distante dapoter essere decifrato”: -0.50; la preposizione “da” è errata e va sostituita con “per”, questo perché “da” nel contesto della frase indica che il “tutto” può essere decifrato, quel “da” è infatti sinonimo di “al punto da”. Siccome la tua frase vuole esprimere il contrario – e lo si evince dall’attenzione posta su “lontano e distante” –, va inserito “per” che ben esprime il fatto che il “tutto” non è decifrabile.
“si scagliava nei più profondi”: -0.50; “nei” va sostituito con “sui” perché utilizzi il verbo “scagliare”. Qualcosa si “scaglia su” qualcos’altro, non si “scaglia in”. Se vuoi tenere “nei” è necessario utilizzare un verbo diverso da “scagliare”.

Stile e lessico: 7/10
Partendo dallo stile, il passato e la terza persona collaborano a collocare la storia in un tempo già concluso, ponendo il lettore dinanzi a un qualcosa che non è più in movimento; il che è molto coerente con il tema della drabble, incentrata su un gesto irreversibile ed eterno come un Oblivion che cancella la memoria.
Il testo risulta scorrevole, con un ritmo lento, che dà al lettore tempo e modo di entrare in empatia col personaggio e comprendere quanto sia importante per lui il momento descritto.
Particolarità dell’impostazione stilistica è una costruzione sintattica molto semplice e la presenza di ben tre capoversi composti da una sola parola – nel dettaglio, i due “Oblivion!” e il conclusivo “Hermione.”. Hai gestito bene questa struttura in capoversi, poiché ognuno di essi contiene informazioni importanti e ricche di significato ai fini della storia; nessun punto e a capo risulta sprecato, insomma. L’unico appunto a tal proposito è il non aver evidenziato in nessun modo, eccetto l’averlo isolato, il termine “Hermione”, che risulta parallelo ai due “Oblivion” pur dovendo avere, almeno in via ipotetica, un’incisività maggiore, sia perché chiude la storia e sia perché in questo punto si palesa gran parte del significato della drabble. Avresti potuto utilizzare il corsivo, oppure non lasciarlo solo e legarlo al periodo precedente con i due punti. Gli escamotage sono diversi.
Ciò che ho trovato meno efficace nell’impostazione stilistica, e che richiama anche al lessico, è un certo abuso delle ripetizioni. Mi hai scritto nelle note che la tecnica delle ripetizioni è voluta per dare maggiore enfasi a dei concetti, il punto è che talune volte, come detto, ne hai abusato.
Ti riporto direttamente gli esempi dal testo per maggiore chiarezza:

  • Fissava il vuoto, le mani aggrappate alla veste scura. // Negli occhi grigi era impresso il vuoto: la ripetizione del termine “vuoto” in questo caso non rafforza in modo particolare un significato, ma si configura come semplice ripetizione, dando alla lettura un tono meno melodioso. Dire che il protagonista fissa il vuoto è identico a dire che negli occhi è impresso il vuoto: qualcosa che si osserva è anche qualcosa che si imprime e si riflette nello sguardo. La ripetizione, dunque, oltre a essere quella evidente di “vuoto” è anche una ripetizione di concetto, perché associ due espressioni che potremmo definire sinonimi.
    tutto risultava terribilmente lontano e distante”: anche qui c’è la ripetizione di un concetto, poiché “lontano” e “distante” sono sinonimi; inserisci dunque due termini che esprimono il medesimo significato, il che non aggiunge nulla alla storia.
    allontanava il resto, come se tutto il resto non”: la ripetizione di “resto” avrebbe potuto risultare efficace se posta in evidenza anche sintatticamente o grammaticalmente. Ad esempio, già sostituire “il” con “quel” dà un impatto diverso, perché si manifesta in modo evidente la voglia di richiamare “quel” “resto” citato solo qualche parola prima. In assenza di una qualsiasi tecnica per rafforzare la ripetizione, questa rischia di risultare sterile e configurarsi solo come un semplice ripetersi di un termine già detto.
Diversamente dalle situazioni ora poste in evidenza, risultano funzionali le ripetizioni dell’aggettivo possessivo “suo”, volto a rimarcare il legame tra i fattori chiamati in causa e il protagonista, del termine “sorriso”, di “Oblivion!” e di “di ciò”, seppure quest’ultima ripetizione avrebbe potuto essere omessa, ma qui entriamo in un campo che è davvero solo gusto personale (quindi non rientra nella vera e propria valutazione! È più che altro un consiglio!).
Concludendo il discorso sulle ripetizioni, il consiglio che ti do, sempre che tu voglia accettarlo!, è di utilizzare questo tipo di tecnica facendo bene attenzione a non eccedere, ripetendo solo e soltanto quei termini che davvero aggiungono qualcosa al significato se rafforzati, ed evitando la ripetizione di concetti con frasi sinonimiche o sinonimi veri e propri. Tutto questo discorso, ovviamente, ha ancora più peso se rapportato a una storia di sole cento parole, dove c’è la necessità di dire tanto in poche righe e dove dunque ogni parola inserita toglie “lo spazio” ad un’altra parola.
  • Oblivion!”: un ultimo appunto è sul punto esclamativo che segue “Oblivion”. Il punto esclamativo segnala meraviglia, stupore e altre sensazioni di questo tipo, se utilizzato in un discorso diretto può indicare l’enfasi, la forza con cui sono pronunciate delle parole. Nell’ambito di un discorso indiretto e di una narrazione in terza persona, risulta poco coerente inserire un punto esclamativo a seguito di un incantesimo che non vuole comunicare né stupore, né sorpresa, ma vuole dare l’idea quasi di una condanna, una condanna definitiva, assoluta, che non dà modo di tornare indietro. In virtù di quanto detto, trovo poco efficace la scelta del punto esclamativo, mentre credo che un punto fermo avrebbe conferito al capoverso dedicato a “Oblivion” l’irreversibilità, l’importanza e la quasi sacralità del momento, un momento che è importante ed emotivamente impegnativo.
Concludendo con una nota sul lessico, al di là delle ripetizioni, trovo che il registro utilizzato ben si adatti a ciò che hai raccontato ed è omogeneo lungo tutta la storia. Non hai cercato termini che fossero aulici, né sei scivolata nel colloquiale, hai utilizzato la giusta misura e il risultato è un racconto che dal punto di vista lessicale è chiaro e non banale. Molto brava!
In conclusione, trovo che stile e lessico siano buoni e che rendano la lettura piacevole. Ciò che ha condizionato il punteggio è soprattutto la questione legata alle ripetizioni, che ha maggiore peso nel tuo testo perché è un testo di sole cento parole. La sintesi di quanto detto mi ha convinta ad assegnarti 7/10 e spero davvero di averti saputo ben motivare il punteggio.

Titolo: 3/5
Oblivion” è certamente un titolo che richiama la tua storia, che ne descrive la trama e ne pone in luce l’elemento fondamentale, il vero e proprio fulcro, ragion per cui è inevitabile lodare la scelta del titolo, poiché è ben legato alla drabble e ne riprende il tema.
Il motivo per cui, malgrado questo insieme di aspetti positivi, il punteggio non è superiore a 3/5 è l’originalità. Esistono, soprattutto sul circuito di EFP, tantissime storie intitolate “Oblivion”, e spesso hanno anche come coppia protagonista la Draco/Hermione, il che rende il tuo titolo meno personale, meno “tuo” e meno esclusivo della tua storia. È un titolo che pecca un po’ di personalità, poiché in questo caso appartiene alla tua storia, ma potrebbe appartenere ad altre cento storie e questo è penalizzante, perché rende il lettore meno curioso e la tua drabble, nel suo insieme, meno incisiva.

Utilizzo (e originalità) del prompt: 6/10
Ho riflettuto molto sul punteggio da assegnarti, alla fine ho deciso che 6/10 fosse la sintesi più giusta dei pro e contro riscontrati in questo parametro.
Partendo da un grande pro, parlo dell’originalità nell’utilizzo del prompt: sei stata molto, molto originale! Anziché descrivere un momento in cui si ricorda qualcosa, hai descritto un momento in cui si perdono tutti i ricordi ed è proprio in questa perdita che il protagonista rintraccia le sue gocce di memoria! Molto originale, ripeto, come utilizzo, quindi assolutamente un buonissimo lavoro per quanto riguarda questo aspetto!
Passando all’elemento che ha abbassato il punteggio, vale a dire l’utilizzo vero e proprio del prompt, mi dispiace dire che il prompt è nel complesso poco presente nella drabble, poiché più della metà del testo è dedicata all’esecuzione dell’incantesimo Oblivion; solo negli ultimi tre capoversi il prompt è presente, solo lì il lettore vede le gocce di memoria. Diciamo che – in relazione al prompt, ovviamente! – hai dato troppo spazio a ciò che porta al prompt (quindi ai ricordi), che al prompt in sé. Ciononostante, la conclusione è comunque forte, d’impatto e dà senso all’intera drabble, quindi non sarebbe stato giusto assegnarti un punteggio inferiore a 6/10, che, come anticipato, mi è parsa una giusta sintesi del discorso appena fatto.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 4/10
L’unico personaggio della tua storia è Draco ed è dunque su di lui che si basa la valutazione di questo parametro. Purtroppo, ho dovuto assegnarti 4/10 perché nella drabble manca la caratterizzazione, il contesto, manca qualsiasi elemento che consenta al lettore di comprendere davvero ciò che sta accadendo.
L’aver scelto un contesto vago per la tua storia ha reso impossibile capire a quale punto della saga ci troviamo, chi abbia praticato l’incantesimo (se Draco stesso o qualcun altro), i motivi per cui viene cancellata questa memoria e quale sia il Draco (adolescente, ragazzo, uomo) della storia.
La presenza nel finale dell’accenno a un amore per Hermione rende la caratterizzazione del personaggio ancora più sfocata, anche perché questo amore deve essere stato o essere ancora molto, molto forte per essere in grado di vincere l’Oblivion cui è sottoposto il protagonista. Senza un piccolo accenno a ciò che li ha portati a stare insieme o a quando sia nato questo amore, risulta del tutto OOC un Draco Malfoy innamorato di Hermione Granger, proprio perché nella saga sono due personaggi che si ignorano e che nulla hanno in comune salvo Harry (il primo lo detesta e la seconda lo adora).
Hai chiamato “Draco Malfoy” il tuo protagonista, ma qualsiasi altro nome non avrebbe mutato i contorni della drabble, proprio perché mancano contesto e caratterizzazione.
L’elemento per cui non ti ho assegnato un punteggio inferiore a 4/10 è proprio l’Oblivion, che, se praticato da qualcuno o da Draco stesso per far sì che il ragazzo dimentichi Hermione “la Sanguesporco”, è coerente al personaggio originale della saga e al contesto in cui cresce e vive, che è decisamente razzista – diviene meno coerente se la storia è ambientata post-guerra; diciamo che ho voluto cercare di interpretare quei pochi elementi presenti in modo tale da ricavarne un dettaglio coerente al canon, ma la mia resta una supposizione (l’incanto, per esempio, potrebbe essere anche stato scagliato per caso contro Draco, la tua drabble non lo dice).
La sintesi di quanto detto motiva il punteggio e spero di essere riuscita a spiegarti le mie perplessità.

Recensore Master
25/04/15, ore 15:13
Cap. 1:

Ciao!
Mi fa sempre piacere leggere le altre storie partecipanti ai miei stessi contest, e il fatto che questo sia un contest di drabble ha facilitato la faccenda, vista la brevità delle storie e considerando che amo le drabble :)
Nel complesso non mi dispiace, anche se onestamente il fatto che non abbia un contesto non mi entusiasma, perché non mi fa appassionare fino in fondo alla vicenda e rende i personaggi un po' 'pupazzi', nel senso che potrei cambiare i nomi e la storia funzionerebbe lo stesso (ad esempio a me, da fan delle Romioni, è piaciuta anche immaginando Ron al posto di draco :P).
Comunque è molto potente l'idea che il sorriso di una donna sopravviva all'Oblivion :)
Isidar (cloe) ^^