Recensioni per
Inverni dello stesso sangue
di Kiki S

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
12/05/15, ore 14:58
Cap. 1:

Ciao Kiki,
è davvero un piacere immenso trovarti finalmente su EFP, sono contenta che nonostante le lungaggini tecnologiche, tu sia riuscita a pubblicare anche qui. Le tue storie sono bellissime, dalle trame impegnative ma molto toccanti, perché sfiorano temi forti con una sensibilità veramente unica. Non sono molti gli scrittori amatoriali in grado di trattare particolari tematiche come sai farlo tu, e a volte riesce deludente pure chi lo scrittore lo fa di professione. Per quanto mi riguarda, non vedo l’ora di rileggere tutte le tue storie.
Sai bene che ho una speciale predilezione per questo racconto e mi sono affrettata a recensirlo, perché voglio assolutamente essere la prima a farlo. Mi è piaciuto a pelle, a lettura, a occhi, a orecchio. Mi ha toccato moltissimo, mi ha commossa davvero. È breve ma di una profondità immensa. Rileggendolo per la seconda volta, sono riuscita sicuramente ad apprezzarlo in modo migliore, cogliendo tante sfumature che con una sola lettura mi erano sfuggite. Mi hanno colpito ancora sempre in modo molto forte le sensazioni e i pensieri di questa bimba di cinque anni (non lo sveliamo il nome) che fatica a capire il senso dei grandi misteri della vita ma che tuttavia è costretta dalle dolorose circostanze a dare una spiegazione alla tragedia che si è appena abbattuta sulla sua vita. Già dalle prime righe, il suo voler cantare la ninna nanna alla sorellina morta è davvero commovente! A mio parere sei riuscita a rendere perfettamente le sue sensazioni, i suoi pensieri, i suoi punti interrogativi, le sue perplessità infantili, dall’inizio alla fine. Non c’è un pensiero o una parola inadatti o fuori posto. È tutto molto accurato, tutto molto pertinente e, come mi piace sempre dire, plausibile. Lo dico convintissima e sfido chiunque a ribadire il contrario.
È tratteggiata in modo sublime questa bimba di cinque anni che cerca di sforzarsi di capire qualcosa che neppure un adulto riesce a comprendere: la morte di un bambino innocente ingiustificabile e inspiegabile. Lei cerca di ridimensionare al suo livello, con le sue parole, con le sue sensazioni e le sue emozioni il mistero della scomparsa della sorellina. Continua instancabilmente a domandarsi dove sia andata, perché le risposte dei genitori non la soddisfano, le accetta ma è convinta che non possa essere come dicono. Vuole raggiungerla, vuole averla con sé, perché senza di lei non può giocare a nascondino e non riesce a dormire, da sola nella sua stanza. Il suo chiedersi dove sia andata Jenny, per poterla raggiungere e riprendere a giocare con lei è continuo e incessante. Si dice che non può essere in cielo, come affermano i genitori, perché altrimenti sarebbe sufficiente alzare gli occhi per vederla. Allora stringe a sé Blue Dog sperando che questo serva a far tornare Jenny a riprenderselo. Con una sorta di insofferenza e di fastidio (vogliamo dire di infantile esasperazione?), pensa che la sorellina debba assolutamente dirle dov’è, visto che lei è la maggiore tra le due. È impossibile (e qui c’è l’incredulità) che non possano non vedersi più, non giocare più insieme. Un tale pensiero, per la bimba, è profondamente inaccettabile.
La pioggia autunnale incombe nel cielo scuro, c’è vento. È una giornata nuvolosa, probabilmente fredda. Tutto ciò si sposa in modo superbo con le lacrime incessanti della madre, che si aggrappa alla figlia maggiore in cerca di un appiglio e di consolazione. Piccoli accenni del mondo circostante tratteggiati qua e là, che fanno da sfondo al susseguirsi dei pensieri della bimba. Essi spaziano dai ricordi della scuola fino alla chiesa in cui la famiglia si riunisce per l’ultimo saluto alla bara. Poi l’ultima scena, al cimitero, dove ci sono amichetti di scuola, insegnanti, altre mamme, a fare da testimoni per una tragedia senza senso, perché la morte di un bambino non è altro che questo. Una scena che racchiude un sogno, l’ultimo desiderio.
E poi bellissimo nel finale lo stacco quasi gioioso che dura parecchie righe. È sempre autunno ma il cielo è terso, il tempo è bello (all’inizio). Nella mente della bimba compare l’immagine di un giardino, uno spazio di gioco che la sua fantasia costruisce e dedica all’ultimo incontro con la sorellina. Un giardino bello, tranquillo, rappresentato intimamente quasi come una sorta di autodifesa al dolore che la circonda nel momento più triste, quello del funerale. La bimba aspetta Jenny seduta sulla panchina, Blue Dog tra le mani. Il pupazzo è della sorellina morta e la bambina sa che lei tornerà per riprenderselo. Le foglie rosse e gialle sono cadute a terra (ma qualcuna è rimasta sui rami), tappezzano il suolo e i loro colori darebbero allegria, se l’autunno, col suo clima bigio, non trasmettesse invece un sentimento di mestizia.
Il vento bambino (un bambino come lei) canta a sussurri e insegna la canzone, gioca con le altalene dondolandole avanti e indietro, agita le foglie sui rami intrecciati come fili magici (come ti vengono in mente queste splendide similitudini?) e i capelli della bambina vanno avanti e indietro con il movimento dell'altalena. È una scena bellissima, tratteggiata e descritta così bene che non ho avuto nessuna fatica ad immaginarla.
Ho interpretato la visione di questo giardino fantastico come una sorta di addio che la protagonista dà alla sorella, l'ultimo momento in cui possono giocare insieme e infine salutarsi per sempre sotto un cielo che comincia a piangere di sofferenza per un legame tanto forte spezzato così presto e in modo così brusco. E appena l'immagine scompare, il sogno finisce, anche la bambina si libera, può dar sfogo alle lacrime, al suo dolore. La fine del sogno è qualcosa che si spezza, la consapevolezza di una mancanza che sarà per sempre.
Io trovo il tuo stile azzeccatissimo, le parole sono semplici, i periodi sono brevi ed essenziali, senza fronzoli, come sono effettivamente i pensieri di una bimba. Lei si trova di fronte a qualcosa di troppo grande, di insostenibile e andando avanti nella lettura sembra quasi che fatichi sempre di più a prendere fiato, a mettere insieme le frasi. Più la storia va verso la fine, verso l'inesorabile consapevolezza della morte e più queste si susseguono a ritmo serrato. Così, non riuscendo a star dietro all’incalzare del dolore, arriva il suo volersi fermare, voler arrestare il mondo, il desiderio di non crescere senza la sorellina, di restare bambina per tutta la vita, come lo resterà Jenny, morta troppo presto.
Questo racconto è splendido, un gioiello finemente cesellato.