Quarta classificata al contest "Viva la mamma!"
Titolo: 3/5 Sintetico e di sicure “effetto”, ma anche un po' banale e, tutto sommato, poco legato al testo.
Sinossi in 200 parole: 2/5 Più un sottotitolo che una sinossi. Una sola frase per invogliare qualcuno a leggere la tua storia può rivelarsi una strategia poco efficace.
Formattazione: 8/10 Buona, ordinata, ma a rischio “muro di testo” per assenza dei rientri sul margine sinistro, che renderebbero il testo più dinamico e visivamente meno stancante. Buono anche l'uso del corsivo.
Grammatica ed ortografia: 8/10 Ci sono alcune sviste (maschile/femminile), i trattini che usi per il dialogo sono quasi tutti corti (-) anziché medi (–), ma soprattutto ci sono alcune virgole mal collocate, alcune gravi in quanto collocate tra soggetto e verbo.
Stile/lessico: 7/10 Niente da dire sul lessico: chiaro, preciso, accurato. Purtroppo ti penalizza un po' lo stile: fin troppo didascalico, piatto. Se escludiamo la domanda ricorrente “Hai rimpianti, Minerva?” che riaccende l'attenzione del lettore, sembra quasi si leggere un testo di storia. Non mi fraintendere: è piacevole e, soprattutto, esaustivo: ripercorri la vita di un personaggio straordinario, ma “la racconti, anziché mostrarla”. Il modo in cui hai impostato i flash back, facendoceli vedere attraverso gli occhi della protagonista, fa da divisorio tra il lettore e la storia, rendendo la narrazione meno efficace. Rendendo i ricordi più brevi ed incisivi avresti probabilmente ottenuto un effetto più incisivo.
Originalità: 5/5 Hai ripercorso l'intera vita di Minerva sfruttando la sua breve biografia su Pottermore, strappandola dalla condizione di zitella in cui spesso il fandom la rinchiude. Grazie! Giustizia per Minerva McGranitt! Ho apprezzato davvero moltissimo che tu abbia sfruttato il background per arrivare alla sua scelta conclusiva. L'inserimento del personaggio di Lily è stato gestito benissimo!
Gradimento personale: 4/5 Valutare questo punto è stato particolarmente difficile: la storia mi è piaciuta tantissimo, ma lo stile non mi ha convinta, per questo, alla fine, tenendo conto della lacrimuccia che mi hai strappato nel finale, ho scelto di darti 4/5 e non punteggio pieno.
Aggiungo che questa storia mi ha ricordato un verso di una preghiera che mi è particolarmente cara, l'Inno a Iside, quando dice “Io sono la sterile, ma numerosi sono i miei figli”… perché non serve partorire per essere madre e non basta partorire per essere madre.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10 Mi è mancata un po' la voce di Minerva adulta. I dialoghi sono ridotti all'osso e non è stata una scelta sbagliata, non di meno, mi sarebbe piaciuto “sentirla parlare”, questa tua Minerva, così donna, forte e fragile, quasi spaventata dall'amore.
La scelta di non avere figli è sofferta e comprensibile.
Su un punto non sono del tutto d'accordo con te: la sua freddezza, secondo me, è solo apparente. Credo sia una donna molto emotiva, ma straordinariamente controllata. Ovviamente questa mia convinzione non va ad incidere sul tuo punteggio.
Altra cosa: non credo che una bambina di sei anni si faccia grandi interrogativi su “cosa si potrebbe provare” nel tenere la mano della persona amata, per il semplice fatto che, a quell'età, non mi sembra si abbia ancora una comprensione adeguata delle emozioni e tanto meno dei sentimenti.
Attinenza al tema: 10/10 episodio: Il tema era: “Mentre seppellisce il marito considera di non aver avuto figli” e più attinente di così, si muore!
* 1 Punto bonus per chi sceglie i pacchetti “difficili”
“[…] annientata dal dolore dilaniante che dovrebbe provarsi alla morta [...]” → battitura: “morte”“[…] posatele una mano sulle proprie, [...]” → una mano, quindi “posatAle”.
“nessun’altro” → maschile, senza apostrofo
“gli occhiali a mezzaluna” → gli occhiali della McGranitt sono “squadrati”. È Silente ad averli a mezzaluna.
“L’unica, alla quale sentì il bisogno di aggrapparsi fu:” → la virgola è di troppo e separa soggetto e verbo.
“cosa mi ha condotta a questo momento?”. → la doppia punteggiatura è preferibilmente da evitare.
“E, inevitabilmente, [...]” → la “e” è una congiunzione e, come tale, non va usata all'inizio di un periodo. In poesia e nel linguaggio giornalistico può essere usata per ricercare particolari ritmi. In questo e nei casi successivi, avresti potuto evitarla.
“- Minerva, porta Malcolm a prendere una limonata.- le aveva chiesto [...]” → te lo segno solo questa volta, ma vale per tutte le altre: il trattino corto va usato unicamente per dividere due parole, mentre in tutti gli altri casi va usato il trattino medio.
“Mentre il suo fratellino sorseggiava [...]” → l'aggettivo “suo” è superfluo: sappiamo già che si tratta del fratello di Minerva.
“[…] lo sguardo le era caduto su di una giovane coppia, formata da una giovane donna, alta e dai capelli chiari e da un uomo, più grande e, […] → ripetizione “giovane coppia/giovane donna”; per l'uomo, più che “grande”, direi “maturo”, onde evitare che passasse solo l'idea di un uomo più “alto/robusto” rispetto alla donna.
“[…] cosa si provava, a tenere stretta nella propria la mano della persona che ami?” → la virgola non ci va.
“[…] rimaneva ben poco quando Isobel entrava in una stanza, trasportando una teglia di biscotti […] → la virgola non ci va.
“[…] L’affascinante bellezza dai lunghi capelli corvini, si specchiava agitata, ogni qual volta ricorreva un anniversario, […] → le due virgole non ci vanno, inoltre, la prima separa soggetto e verbo.
“E, talvolta, [...]”
+ “E, poi, [...]” → congiunzione ad inizio periodo, come prima.
“[…] aveva affermato, solenne:
“ Quando sei nata tu, [...]” → a capo sbagliato: dopo i due punti avresti dovuto proseguire sulla stessa riga; uno spazio di troppo tra le virgolette e “Quando”.
“E, proprio come [...]” → congiunzione ad inizio periodo, come prima.
“[…] che ancora non conosceva ma già la dominava.” → manca una virgola prima di “ma”
“[…] l’occhi le era caduto sull’immagine [...]” → battitura, “l'occhio”.
“Immaginare lo stupore e il terrore quando, un istante dopo, l’uccellino prese vita, colorandosi delle stesse tinte vivaci di quello dell’illustrazione e, allegro, cinguettò, alzandosi in volto e disegnando un semicerchio attorno a lei, prima di scomparire nel cielo tramontante, non dovrebbe essere difficile.” → In questa frase ci sono diverse cose: dal più semplice errore di battitura: “volto” per “volo”, al “cielo tramontante”: il sole tramonta, non il cielo, che, semmai, è “al tramonto”. Il problema maggiore, però, è la frase principale: “Immaginare lo stupore e il terrore […] non dovrebbe essere difficile”: il soggetto ed il verbo sono troppo lontani, divisi da diverse subordinate, dando questo schema:
-[1]Immaginare lo stupore e il terrore
–-[3]quando,
--[2]un istante dopo,
–-[3]l’uccellino prese vita,
–--[4]colorandosi delle stesse tinte vivaci di quello dell’illustrazione e,
–---[5] allegro,
–--[4]cinguettò, alzandosi in volto e disegnando un semicerchio attorno a lei,
–----[6]prima di scomparire nel cielo tramontante,
-[1]non dovrebbe essere difficile.
… temo che i trattini non rendano molto, quindi ho aggiunto il numero dei trattini, nel caso volessi provare a disegnarli su un altro supporto.
“[...] espressione colpevole e addolorata, a causa della consapevolezza […] → un po' troppo contorto, considerando anche che ti ripeti. Meglio un “espressione addolorata, consapevole di essere in colpa poiché” o qualcosa del genere.
“E, la frattura, [...]” → come prima.
“L’uomo l’aveva osservato a lungo, […]” → “osservatA”
“- Vieni, piccola, c’è il pane al burro, il tuo preferito.-” → “il tuo preferito” è un'infodump, poiché non è necessario che il padre dica alla figlia quale è il suo pane preferito: lo dice unicamente per dare un'informazione (superflua) al lettore.
“Entrambi forestieri in quel mondo nuovo e sconosciuta, [...]” → “sconosciutO”
“Quel giorno, di molti anni prima, [...]” → la virgola è di troppo.
“Ed era stato durante questo soggiorno che [...]” → “quel” soggiorno, dato che sta parlando di qualcosa avvenuto nel passato.
“[…] lasciando il posto all’amore vero, all’affatto sincero [...]” → “affEtto”
“[...]Dougal si era inginocchiata e, […] → “inginocchiatO”
“E, quella notte, [...]” → come prima.
“Non avrebbe condannato l’uomo che amava ad un cuore diviso a metà tra l’amore che avrebbe nutrito per lei e per i loro ipotetici figli e il disprezzo per quella diversità troppo profonda da poter accettare e comprendere.” → nessun vero errore, ma una scelta lessicale che trovo poco azzeccata nel contesto: “ipotetici” è un po' impersonale, dato l'argomento. Suggerirei “i figli che avrebbero potuto avere”. Nella seconda parte della frase, più che “diversità troppo profonda da poter accettare...”, direi “troppo profonda per essere accettata...”
“Entrambi avevano ammirato l’acutezza mentale, le capacità logistiche e pratiche dell’altro, [...]” → qui mi sa che hai preso una cantonata: “capacità logiche”; “logistica” è termine militare inerente l'approvvigionamento di derrate alimentari e tutto ciò che sia necessario ad un esercito. Nel Dopoguerra il termine venne esteso all'ambito economico ed industriale.
“[...], singhiozzando ma forte [...]” → manca la virgola prima di “ma”.
“[...] spaventata ma coraggiosa, [...]” → manca la virgola prima di “ma”.
“Pamona” → il nome è “POmona”
“[…] capelli di ogni colore immaginabili, gambette che si muovevano, goffe, manine a sfiorare i corrimani delle scale.” → “ogni colore immaginabilE” e la virgola dopo “muovevano” non ci va. |