Wow.
Okay, sono ufficialmente una tua fan, perché questa è proprio oro.
Dean. Tu non sei la persona più adatta a scrivere su Dean? Be’, allora voglio proprio vedere chi sono le “persone adatte”, perché questo qui è proprio lui, al 100%, in ogni più piccola sfumatura.
Ci sono diverse cose che mi hanno colpita in questa oneshot e ho il sacrosanto terrore di dimenticarmene qualcuna, ma farò del mio meglio.
Già la prima frase, è tremendamente IC: Dean si sveglia dopo uno di quegli incubi che dichiara di poter gestire, e il suo primo pensiero non va alla situazione in cui si trova, al destino che lo aspetta, va a Sam, a Sam che dovrebbe dormire e che ha paura di aver svegliato. È la dimostrazione di quell’istinto che ormai è parte del suo essere, che ormai lo rende quello che è, dopo tanto tempo.
(«Sta a te proteggere tuo fratello, Dean» ripete tuo padre nella tua testa. E hai quattro, dieci, diciotto, venticinque e trent'anni e quella frase non cambia, come non cambia il desiderio di non sentire delusione nel timbro di voce profondo di John Winchester. La tua intera esistenza è stata votata a Sam e questo sta bene, è qualcosa che fa parte di te come gli occhi verdi, la voglia sulla caviglia sinistra o le innumerevoli cicatrici sparse sul tuo corpo martoriato.) (scusa la lunga citazione, ma questo passo è meraviglioso)
Perfetta la descrizione della dinamica tra i due fratelli obbligati a fronteggiare questo enorme problema: hai ben evidenziato la preoccupazione di Sam, che si consuma gli occhi a forza di leggere libri, tanto che suo fratello deve obbligarlo ad andare a dormire, mentre come al suo solito finge che vada tutto bene e che la situazione sia gestibile.
La verità è che in cuor tuo hai sempre saputo di essere sacrificabile; l'unico dovere che hai verso questo mondo di merda ― e verso te stesso, da sempre ―, da qui al tuo ultimo respiro, è limitare i danni.
Questa frase… Non so davvero come commentarla. Questa frase mi ha uccisa, perché è così Dean da fare male.
Lui è sacrificabile, la sua vita non ha valore in sé, il suo unico compito è limitare i danni, proteggere Sam, cercare di salvare più gente possibile, evitare che suo fratello affondi con lui. A Dean non importa di se stesso, non perché ha una scarsa autostima, semplicemente perché non ce l’ha proprio. A momenti non si ritiene neppure un essere umano, solo un soldato, un veleno, un’arma.
“Ecco, guardate dove Dean Winchester ha toccato il fondo” ti dici, scoprendo i denti in un ghigno.
E quando penso di essere morta e che le mie sofferenze terrene siano finite, ecco che resuscito (da fan di Supernatural, la cosa non mi sconvolge neppure) e mi causi ancora più dolore.
Autoironia. Auto. Ironia.
Non so cosa dire, penso che potrei continuare a citare pezzi della tua fanfiction e aggiungere solo: “Questo. È. Dean. Winchester.”, ma non sarebbe carino vista la meraviglia che hai condiviso con noi, dunque mi sforzerò di articolare qualche pensiero coerente mentre cerco di raccogliere i pezzettini della mia anima sparsi qua in giro.
È proprio da Dean fare dell’autoironia in un momento come questo, prendersi in giro da solo perché non ha mai creduto e ora, nel momento di disperazione, è arrivato a cercare una soluzione nella Bibbia (che, tra l’altro, con la scena del “Sono io forse il custode di mio fratello?”, probabilmente non aiuta molto).
Anche Castiel è perfettamente caratterizzato: mille punti a te per il linguaggio che rende credibili tutte le sue battute, per quell’inopportuna citazione (spietata alla maniera di Castiel, che non vuole fare del male ma a volte sembra quasi dimenticarsi di poter ferire gli altri), per aver fatto in modo che rimanesse accanto a Dean e che funzionasse come un sonnifero.
Magistrale la descrizione dell’incubo, il dettaglio della porta socchiusa, che un tempo serviva a Dean per poter controllare Sam, adesso invece è il contrario, perché Sam muore di preoccupazione, lo assilla con mille: “Dormito bene? Mangia, Dean. Ti ho sentito di nuovo, stanotte. Tutto ok?”, non dorme per continuare la sua “folle lotta contro i mulini a vento che è cercare di salvare il culo a Dean”.
Dean sta impazzendo, consumato dal Marchio, dagl’incubi, dalla stanchezza, eppure ancora si ferma davanti alla camera di suo fratello, si rincuora nel vederlo addormentato e nel sapere di non averlo svegliato, perché in fondo è ancora la sua famiglia e finché c’è lui gli incubi sono solo incubi, c’è sempre una luce ad attenderlo al risveglio. Una forma di tenerezza in questo contesto tremendamente oscuro, perché il fratello maggiore allontana il killer a gomitate.
…O forse no.
Il finale a libera interpretazione mi ha lasciata spiazzata.
Suppongo che un lettore mediamente intelligente e non masochista direbbe “Per me non lo ha ucciso, è solo un’allucinazione”… Be’, io sono masochista e l’intelligenza decisamente mi manca, dunque prendo per buona la versione tragica: Dean se ne va tranquillo a guardare un po’ di tv, convinto che Sam stia ancora dormendo, quando in realtà lo ha ucciso inconsapevolmente (o meglio, credendo di aver solo sognato).
Trovo che questo finale, oltre a essere più sconvolgente, si ricolleghi bene con questa frase:
Forse non hai urlato così forte, dopotutto; il sogno era un sogno e adesso è passato.
Questo pensiero rende ancora più tragico (se possibile) l’assassinio di Sam.
Dunque, in conclusione: penso di non aver mai letto una fanfiction più IC di questa, ho amato ogni riga, ogni parola, e alla fine avevo un urgente bisogno di buttarmi giù da una scogliera (giusto perché fa più scena di un brutto palazzo con vista asfalto). Merita decisamente un posto tra le mie preferite e tu meriti tantissimi complimenti per questa meravigliosa creazione, che indubbiamente rientra tra le migliori fanfiction che io abbia mai letto.
Complimenti, davvero.
A presto! |