Sai, questa poesia mi ricorda tantissimo Ungaretti, con quei "versicoli" che fanno risaltare il bianco del foglio e danno spazio al pensiero del lettore.
Ecco quel che penso io che sono ora tua lettrice: questo scritto esprime una desolazione silente, dietro questo ermetismo e tutta questa cripticità.
Le espressioni che usi sono davvero interessanti. In primo luogo, l'immagine del tarlo dà l'idea di qualcosa di tanto piccolo quanto devastante. I versi subito dopo ("un rombo ... Carso") sono spettacolari. Bello l'uso del verbo "accarezzare" insieme all'avverbio "violentemente": un contrasto fortissimo tra termini antitetici.
Ecco, l'unica cosa che avrei fatto in più era di scrivere da qualche parte chi sia questo Kosovel. Ho dato un'occhiata su internet e ho visto che è un poeta russo non molto celebre. Perché hai voluto dedicare questa poesia proprio a quest'uomo? Io scriverei una nota dopo il testo poetico per poter rispondere a queste domande.
Così le persone che ti leggono capiscono di più quel che dici e possono rimanerne più colpite.
Ad ogni modo, complimenti!! Bello stile e bella poesia.
A presto.
Grazia |
