La mia prima impressione è stata 'sembra una canzone dei Subsonica'. Non esattamente il mio genere, eppure ha qualcosa che cattura; sarà la scelta delle parole, molto particolare ed efficace, o il ritmo spezzato del racconto, che però, diversamente da molte storie con la stessa scelta stilistica, risulta musicale all'orecchio.
A livello di trama il contenuto è quasi nullo, e anche a livello d'analisi del personaggio; in realtà, questa voce narrante incarna semplicemente una sensazione, quella della stanchezza di vivere, quella dello schifo del mondo.
Poteva risultare banale e trita, una di quelle storie che cercano ostentatamente di fare colpo, eppure ne è uscito qualcosa di buono. C'è da dire che l'autolesionismo non è stato affrontato ma soltanto accennato, e forse sarebbe bene scavare di più nell'argomento, giusto per non farlo sembrare un elemento inserito per il gusto di rendere il tutto ancora più drammatico - non che questa storia sembri ricercare il dramma a tutti i costi, ma è un tema che viene usato moltissimo senza mai venire realmente trattato.
Ad ogni modo, un buon lavoro, che lascia qualcosa nella testa.