Recensioni per
Lettera aperta a un cuore ricucito
di Elissa_

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
16/06/15, ore 15:27

"..Vorrei stessimo volando...": la prima frase mi ha catturata e portata a leggere la tua FF, incuriosita dall'inizio che trovo molto calzante con lo stato d'animo di quei due, legati da un amore unico, irripetibile e non facilmente etichettabile tant'è grande. Fai emergere prepotente l'impulso di allontanarsi dalla realtà, dal mondo circostante che li ha allontanati, e l'unico modo sembra quello di librarsi in volo. Hai lasciato libero chi legge d'interpretare il pezzo in un senso o nell'altro: potrebbe essere che Sh vuole fissare le sue sensazioni riguardo a John per non perderne il sapore, potrebbe tutto, invece, essere frutto della fantasia, il rifugiarsi, cioè, in un mondo virtuale in cui scappare perché, ora, Watson non può più stare accanto al suo coinquilino. "...Distinguere la realtà dai sogni è quasi impossibile...": è la frase rivelatrice di ciò che ho scritto, l'incapacità di tracciare un confine tra la vita realmente vissuta e quello che, invece, si vorrebbe fosse vero. E qui mi fai immaginare Sh davanti alla finestra del "nostro" 221b a guardare inutilmente se John sta tornando, se riesce a scorgerlo tra la gente che cammina frettolosa sul marciapiedi. Lo interpreto così, vedi, come se fossimo al post-Reichenbach, quando Holmes è tornato ma Watson non può più stare con lui. Questa convinzione mi viene confermata dalla parte in cui è John che parla e mi piace fissare, tra le frasi preferite, quella in cui si racchiude tutto il significato di due percorsi di vita fatalmente convergenti:"..Sei sempre stato tu...". Mi è piaciuto molto.

Recensore Master
13/06/15, ore 13:41

Ciao, leggo ora queste due drabble e... beh, ne sono rimasta incantata. Assolutamente affascinata. Non potevo non fermarmi un istante per farti i complimenti perché a mio avviso te li meriti tutti.

Ho notato che nelle note finali lasci che l'interpretazione sia un po' libera, cioè che hai un'idea tua, ma che permetti che sia il lettore a vederla come preferisce. Amo quando gli scrittori lo fanno, specie in questo caso perché entrambi i monologhi si aprono a più interpretazioni. A mio avviso tutti e due i pezzi rispecchiano perfettamente i due caratteri e allo stesso tempo si specchiano l'un altro perché sono agli antipodi, proprio come i personaggi stessi lo sono nella serie: molto, ma molto diversi. Quello di Sherlock è criptico, non immediato, ma contorto nel modo in cui viene espresso e nei concetti che esprime che sono più profondi di quelli di John. Diciamo che è l'immagine di quello che Sherlock è, ovvero una persona sfaccettata e profonda. Il confine che divide la realtà dal sogno, nel brano di Sherlock, è sottilissimo e quasi sembra non esistere. Sembrano sogni nei sogni, incubi che si succedono ad altri più piacevoli, in cui Sherlock sogna tutte quelle cose che non avrà mai e quindi una felicità (intesa come romantica) con John. Significativo il concetto del volo legato alla libertà, al volersi sentire libero di vivere il suo amore per John come vorrebbe. Mi è piaciuto anche il concetto che Sherlock si rifugi nella sua mente, che sia nel Mind Palace o nei sogni notturni, non cambia poi molto perché il cervello di Sherlock Holmes è il centro di tutto quanto. Mi piace perché è un qualcosa in cui credo e di cui sono convinta: lui è un uomo molto mentale, uno che razionalizza i sentimenti e il fatto che si rintani lì e che persino i sogni siano complicati... insomma, mi è piaciuto il concetto.

Dall'altra parte invece c'è John. Con il suo monologo più semplice e dai concetti più immediati. John mostra più malinconia, specie nel finale. C'è una punta di amarezza che nei deliri dei sogni di Sherlock non c'è, forse perché - al contrario del primo - in questo sembra più che altro un discorso fatto e preparato, forse addirittura scritto su carta, in cui John pensa di dire delle cose che alla fine non ha il coraggio di confessare. Il fatto di amare Sherlock, ma il non essere capace di parlarne è un tratto distintivo di John che per sua stessa ammissione è restio ad esprimere i sentimenti.

Sono due monologhi molto diversi, quello di Sherlock è quasi più dolce e fanciullesco. Quello di John invece sembrano le parole non dette di un uomo vecchio che sa che è passato un momento che non potrà più tornare. Insomma, tosto, ma bello.

In una parola: bellissimo. E tanti complimenti a te, grazie per averla pubblicata.
Koa

Recensore Junior
12/06/15, ore 18:08

Allora amika io la mia opinione te l'ho già data, però siccome tvb e siccome questa cosa è bellissima te la do di nuovo:

Mi piace tantissimo.
Mi piace lo stile, che trovo molto onirico, molto intimo.
Mi piace il finale aperto che però fa intuire che ce la faranno a smettere di essere dei tuberi di terra <3
AMO lo stratagemma del "Vostro Onore".

Boh Rits mi piace tutto di questa fic e mi piace tantissimo come scrivi e loro sono delle patate stupide ma tanto belle <333


Vado a fare la disagiata sul fesso

Chiara, OUT.