Recensioni per
Cosmonauta
di Monique Namie
Ciao! |
Ciao! |
Wow. Affascinante, magica, oscura, incredibile. Non basterebbero mille aggettivi per descrivere questa poesia. Mi ricorda un po' David Bowie, morto da poco. |
Ciao! |
Hai unito due generi che solitamente non leggo, la fantascienza e la poesia (io più che altro non vado pazza della fantascienza con viaggi spaziali, ma più di futuri alternativi e tecnologie futuristiche), ma è una unione che ha dato buoni frutti. La metrica è semplice anche se non sempre la lunghezza delle strofe è simile, le rime non sembrano seguire uno schema preciso (a volte sono alternate, a volte no, e c'è la ripetizione della parola argenti). In ogni caso almeno a me ha trasmesso un forte senso di nostalgia, e non so perché, ha ricordato la canzone Space Oddity di David Bowie, anche se non c'entra moltissimo. Continua su questo genere, mi sembra piuttosto interessante! |
La trovo decisamente cupa... e prima di metterti in allerta, non è in senso negativo. l'empatia mi suggerisce immagini di allontanamento forzato, dove si cerca di crogiolarsi nel ricordo di qualcosa che più non c'è, aggrappandosi ad ogni emozione che faceva palpitare cuore e coscienze. In un mondo che definendolo "sbiadito", ci riporta sempre al discorso di un abbandono voluto. Per quanto concerne il lessico la trovo scorrevole; forse l'unica forzatura è quel doppio "argento" che "smorza" un po' il pathos dell'opera stessa, ma per il resto è di piacevole lettura. Mi aggrego al consiglio dell'amico Paolo: continua su questa strada e pubblica, senza timori di sterili critiche come la mia ( che so prenderai come positiva ) e senza timore di aprire il tuo cuore a chi, come noi, si nutre di versi e di immaginazione. Brava. Con affetto. Mauro |
Ciao Monique! Questa poesia è bellissima, anche se densa di una tristezza quasi straziante. |
Una rarissima perla di bellezza la tua mirabile poesia. Deliziosa e delicata, non sfugge alla mia attenzione, ma anche perché lo hai detto tu nel prologo, il desiderio di fuga da un mondo che va lentamente ma inesorabilmente all'autodistruzione, oppure verso il giudizio universale, che per la maggior parte degli esseri umani, significa qualcosa di peggiore, migliore per chi si salva. |