Ciao!
Innanzi tutto, ti chiedo scusa per essere arrivata solo ora a recensirti. Non ho molte giustificazioni, ma l'ultimo periodo è stato molto convulso e sono riuscita a malapena a ricambiare le recensioni che mi erano state già lasciate.
Comunque, ora sono qui e cercherò di lasciarti una recensione completa. Tuttavia, prima di parlare delle cose positive (come la trama e i personaggi), mi permetto di farti alcuni richiami grammaticali. Spero tu non te la prenda, perché lo faccio con qualsiasi storia e i miei appunti non hanno alcun intento offensivo: qui siamo tutti scrittori in erba ed io stessa (conoscendo le condizioni precarie in cui scrivo, sempre con il tempo contatato) mi avvalgo di una beta-reader.
- Forse stà cercando di dirmi >> si scrive sta, senza accento;
- "Non ho una voce così terribile, cattivone!" >> prima di "cattivone", ci vuole la virgola, perché è vocativo;
- tu stai mangiando tutto il contento (contenuto) del frigo, singhiozzando. >> anche in questo caso ci vorrebbe una virgola;
Poi, un'altra cosa: leggendo ho notato che non sempre la punteggiatura è messa nel modo corretto. In particolare, ti consiglierei di rivedere l'uso della congiuzione "e" in combinazione con la virgola, poiché, secondo l'Accademia della Crusca è errore, tranne che in particolari casi, ma tu lo usi costantemente.
Invece di usare la "e", potresti mettere anche delle congiuzioni che non hanno problemi ad essere usate con la virgola.
Ti faccio un esempio: “Le tele e i colori che uso per dipingere hanno prosciugato quasi tutto quello che avevo messo da parte lavorando nei fast food, e (, inoltre) devo ammettere che le mie action figures di Game of Thrones, i dvd dei miei film preferiti e i miei indispensabili libri non hanno certo aiutato il bilancio.”
- pelushes>> si scrive peluches;
- vivere li >> vivere lì;
Mi scuso ancora se tu abbia percepito questi appunti come un eccesso di pedanteria, ma, sul serio, non era questa la mia intenzione.
Passando invece alla trama, posso dire che l'ho trovata molto carina. La vita di Isabelle sembra molto tormentata ed ha retto perfino troppo bene i continui cambiamenti che ha dovuto affrontare. Non è stata molto fortunata nelle relazioni, anzi, si può dire che, per ora, può contare solo su un simpatico micetto. Mi ha fatto molta tenerezza la parte in cui racconta come l'ha trovato e nella mia mente l'ho paragonata alla scena di "Colazione da Tiffany", in cui la protagonista va a cercare il gatto sotto la pioggia.
Poi adoro i mici, quindi è tutto dire.
Ho apprezzato molto il tuo renderla pittrice e far uscire questo suo lato creativo/in attesa di ispirazioni fuggenti praticamente da subito, poiché i veri artisti sono esattamente così come hai dipinto lei: liberi, sognatori e in grado di sopravvivere benissimo nel loro mondo, nel quale, però, è difficilissimo entrare, se si è degli estranei (come sottolinea l'ultimo ragazzo che ha avuto).
Sento che la ragazza sta cercando il suo posto nel mondo e, data la grinta che ha, spero proprio che possa trovarlo. Dall'intro, ho già intuito quali potrebbero essere i punti cardine di questa storia: la diversità e la bellezza dell'esser diverso.
Il titolo, il nome del gatto, l'essere del gatto e il modo di essere, di esistere e di vivere di Isabelle: già dal primo capitolo (anzi, dalle prima parole!) hai aperto una bellissima panoramica su questa tematica e sono certa che, man mano che si andrà avanti, sarà sempre più bello scoprire le multi-sfaccettature di questa protagonista e della sua vicenda.
Anche il tema del ritorno alle origini dopo un "fallimento" (lo metto tra virgolette perché non si tratta proprio di un fallimento) mi è molto caro e sono curiosa di sapere come lo svilupperai.
Credo di aver detto tutto, per ora.
Spero che la mia recensione ti possa essere utile e, se dovessi avere qualcosa da ribattere, resto a disposizione (mi piace sempre parlare con gli autori per capire le loro scelte).
A presto,
*Halley* |