Recensioni per
Nascosta dietro ad una maschera
di _only_ hope_

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
17/08/15, ore 11:22


Undicesima classificata al contest Who we are
Grammatica e sintassi: 20/20 
Stile e lessico: 13/15 
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 8,4/10 
IC: 5/5 
Introspezione: 9,7/10 
Eventuale bonus: +1 
Totale: 57,1/60 
Grammatica e sintassi: 
Grammatica e sintassi sono impeccabili: non ci sono errori, di nessun genere. Sia la costruzione delle frasi sia grammatica e ortografia, dal punto di vista del rispetto delle regole, sono precise e curate e non presentano alcun tipo di errore, di alcun tipo. Ottimo lavoro. 
Anche la punteggiatura è del tutto corretta. 
Stile e lessico: 
Lo stile è certamente scorrevole e chiaro: ottimo per una storia di immediata comprensione e molto, molto piacevole da leggere. È, tuttavia, forse un po’ troppo “tranquillo” per le riflessioni: è uno stile preciso e chiaro che si adatta di più a una narrazione in cui si susseguano azioni e pensieri, non a una storia composta esclusivamente da pensieri, perché così risulta un pochino “piatto”. Non noioso, solo manca di un po’ di “vivacità”: vivacità non intesa come azione, poiché la storia rispetta perfettamente il tema del contest nel suo essere introspettiva ed è completa così, non ha bisogno di alcuna azione che “spezzi”. Vivacità intesa come frasi più “violente”, più di impatto nelle altre. Solitamente, si raggiunge questa vivacità nelle introspezioni con ripetizioni controllate, con frasi brevissime, con una frase o un tema che ricorre, magari interpretato più volte in modo diverso, con pensieri diretti del personaggio messi in corsivo o con brevi battute di dialogo, ma ognuno utilizza, ovviamente, il metodo che preferisce).
Questa “tranquillità” dello stile è dovuta a frasi molto lineari, tutte di lunghezza simile, senza elementi più “audaci” che rendano la storia più di impatto dal punto di vista emotivo. Questo fa sì che le riflessioni risultino esposte un po’ “a elenco”, perdendo un po’ della loro carica. 
Dal punto di vista lessicale, riprendo il discorso dello stile: il vocabolario è indubbiamente adeguato ma un po’ poco audace, con poche variazioni e sperimentazioni. Ribadisco, questo non significa assolutamente che la storia sia noiosa, perché non lo è affatto. 
Ci sono, inoltre, un paio di passaggi che non mi convincono del tutto e te li segnalo, per potermi spiegare meglio: 
-se chi incontra non la può conoscere davvero non la può colpire alle spalle. Quella ripetizione di “non la può” è un po’ pesante nella stessa frase. Personalmente la toglierei, sostituendola con qualcosa simile a “ se chi incontra non la conosce davvero, non può colpirla alle spalle”. 
-poi a pezzi e nei casini. Quel “nei casini” si adatta perfettamente al modo di esprimersi di Rebecca, ma si adatta meno a una voce narrante esterna. Per questo, se fosse stato differenziato, ad esempio messo in corsivo, avrebbe dato l’impressione di essere estratto direttamente dai suoi pensieri e sarebbe stato perfetto. 
-non la giudica, anzi, fa stare bene Qui manca un “la” prima di “fa”. 
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 
L’introspezione non è ambientata in un momento preciso all’interno della serie, ma è ambientata in un momento, che potrebbe essere uno dei tanti, fra Wes e Rebecca: trovo eccellente questa scelta di ambientazione. Eccellente, perché l’idea che questi pensieri di Rebecca siano collocati in un “tipo” di situazione (che per altro non è descritta ma solo accennata, appena percepibile, in un modo che mostra grande delicatezza e risulta efficace), ma non in un momento fisso dà l’idea che questa lotta interiore di Rebecca non sia un evento unico, irripetibile, ma qualcosa che torna a tormentarla, che non si esaurisce in un solo “round”. Potrebbe tornare, come è sottolineato anche dal fatto che alla fine Rebecca “si allontani” dai dubbi, come a volerli spingere in un angolo, come a fuggire, in un certo senso, da quelle incertezze. Come se avesse deciso di nasconderle anche a se stessa, pur essendo consapevole della loro esistenza e non potendo annientarli. 
Il fatto che Rebecca si riprometta di andarsene e invece resta è la perfetta conclusione di questo percorso: dimostra che la lotta fra razionalità e sentimenti, fra paura di essere ferita e desiderio di non essere abbandonata, non ha una conclusione. Ha solo quel “magari”, che non contiene promesse, solo un futuro incerto per loro. Potrebbe riuscire ad andarsene, un giorno. Potrebbe riuscire a lasciarlo. Mi piace davvero molto questa “sospensione”, quest’idea di un “potrebbe essere” fra loro. 
Per quanto riguarda il fattore originalità, invece, la storia risulta un pochino “anonima”, nel senso che non è strutturata in modo particolarmente innovativo o audace. È una serie di riflessioni abbastanza “standard”, espressa in modo ordinato ma un pochino “spenta” proprio per questo suo ordine. Anche le riflessioni in sé, sul conflitto paura del dolore/attaccamento non sono originalissime, perché si tratta di un tema abbastanza comune. Ciononostante, il modo in cui tali riflessioni sono attribuite a Rebecca è assolutamente accurato, e la scelta di questo momento indefinito le rende più intriganti. 
IC: 
Sei stata in grado di realizzare una ricostruzione della mente di Rebecca assolutamente accurata: di Rebecca sono messi in evidenza tutti quegli elementi fondamentali che emergono dalla serie, senza tralasciare nulla. C’è il suo distacco (o tentativo di essere distaccata), il suo desiderio di manipolare e tenere tutto sotto controllo, il desiderio, soffocato ma mai spento, di avere un posto a cui appartenere, qualcuno che possa amarla e proteggerla. Il desiderio di non dover lottare da sola, che contrasta con tutto ciò che le sue esperienze passate le hanno insegnato. Il riferimento a Lila, in particolare, è molto accurato: l’idea che quanto accaduto con Lila sia ancora una sorta di “ferita aperta” è perfettamente plausibile e aggiunge moltissimo alla caratterizzazione della “tua” Rebecca. 
Introspezione: 
L’introspezione è accurata e precisa. È profonda, non superficiale, e non cerca di “giustificare” ogni azione di Rebecca, pur spiegando con cura il meccanismo dietro a ciascuna di esse. Non cerchi, insomma, di renderla “buona”, ma ti limiti a evidenziare i pensieri che la portano ad agire in un determinato modo. 
Attribuisci, insomma, una motivazione plausibile e coerente ai suoi pensieri e alle sue azioni, in modo del tutto realistico e appropriato per il personaggio. 
Inoltre, l’introspezione ha un’evoluzione che mi piace moltissimo: il fatto che “parta” da un punto e arrivi a un altro mostra uno sviluppo, un “movimento”, che rende la storia interessante. È un movimento incerto, momentaneo, che potrebbe essere cancellato, ma pur sempre un cambiamento. Quel “ma” che rovescia tutto è un’idea eccellente: mi piace da morire l’idea di mostrare, quasi all’improvviso, l’effetto che Wes ha su Rebecca, quella capacità solo sua di far cambiare direzione ai suoi pensieri, anche se potrebbe non durare. 
Ho apprezzato moltissimo anche il riferimento a Lila: Lila che si è avvicinata a lei, l’ha maltrattata, l’ha allontanata e l’ha insultata, e poi l’ha abbandonata di nuovo, definitivamente. Lila, che Rebecca credeva un’amica, e che invece non lo è mai stato. La ferita di Rebecca, che l’ha portata a vendicarsi, deve essere stata incredibilmente significativa, e il fatto che sia uno dei tasselli che compongono la sua riflessione sia proprio quella ferita rende l’analisi del personaggio ancor più completa.