Buongiorno, Lady!
Finalmente torno a recensire qualcosa di tuo, e la mia attesa è stata ancora una volta ripagata.
Benché in genere non apprezzi l'uso della rima, in questo caso la tua scelta mi piace. Il tuo componimento deve infatti riflettere Asuka Soryu Langley, e dunque il suo carattere duro e spigoloso. E di certo la ragazza prodigio dell'aeronautica tedesca non poteva che ricercare, o per meglio dire imporsi la precisione.
È questa, la sensazione predominante. Però... c'è un però. Quei versi inframezzati alle strofe sembrano minare la stabilità del componimento, come se dei pensieri "probiti" si insinuassero nell'ordinata sequenza di amarezza di Asuka. E con proibito si intende la vulnerabilità, la tenerezza, l'amore, che paradossalmente turbano la rabbia e l'amarezza della ragazza.
Mi piace molto, poi, il modo in cui hai stravolto e scomposto la figura dei "soffitti sconosciuti". Per Asuka, essi si risolvono in un unico, desolato panorama: quello della sua mente. La ragazza si sente prigioniera di una "ferraglia", di un cadavere che preserva fattezze umane ma è di fatto vuoto, e insensibilmente mormora il suo amore a qualcuno che non la può sentire. [E qui, inevitabilmente, mi sono venute in mente le "labbra che vorrebbero baciare" degli Uomini Vuoti di Eliot.] Questo "soffitto" che lei vede sopra di sé non è altro che la volta del suo cranio, scavata dal suo stesso Disagio.
E poi, lo scioglimento. La meravigliosa citazione al finale di Evangelion, "A te, il mio animo più sincero", esemplifica il vero significato di queste parole: Asuka si apre a Shinji, mostrandosi per ciò che è. Non le importa di essere rifiutata, le basta che Shinji la veda, che la veda davvero.
Come sempre, splendida prova di stile. Il lessico crea un panorama desolato, arrugginito, pur utilizzando pochissimi termini materiali, che fa da perfetto contorno alla scena che si svolge nella mente di Asuka. Davvero, bel lavoro.
A presto!
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