Makil_,
premetto che reputo il fantasy molto difficile da scrivere perché, a parte un’alta dose di fantasia, appunto, bisogna saper orchestrare tanti personaggi particolari che questi siano umani e non. Di più: bisogna inventarsi un mondo totalmente nuovo e fare in modo che il tutto sia corale e amalgamato al meglio.
Personalmente mi attengo a una regola fondamentale: mai si può contestare l’idea che c’è alla base di una storia. Se questa è frutto del proprio pensare non può essere opinabile. Può piacere, può annoiare, può essere banale, ma, in ogni caso, nessuno può dire a nessun altro che la storia in sé non vada bene.
Puoi scrivere di un rigatone che veste pantaloni alla zuava il lunedì e suona il piffero il giovedì e io, più di dirti se la tua idea mi è piaciuta o no non posso permettermi di fare.
Altro discorso, invece, è la messa in opera dell’idea.
Come spesso ho detto (su efp), qui nessuno è Dante, e per l’occasione dico Tolkien, ma questo non deve permetterci di scrivere senza attenzione, senza cura; dobbiamo sempre dare il meglio, al massimo delle nostre possibilità.
Ecco, Makil_, la tua messa in opera, a parer mio, è piuttosto opinabile; per questo ho molte cose di cui parlarti e vado a iniziare, premettendoti che questa recensione si limita, come ben vedi, alla prima parte della tua storia.
Per quanto riguarda la trama, dopo questo primo capitolo non mi è arrivato alcun input e non ho capito su cosa si basi la tua storia.
È vero, potresti dirmi “beh, prosegui nella lettura” ma ti rispondo che non mi regolo mai in questo modo.
Sono un’istintiva e se il primo capitolo non mi prende, per quel che mi riguarda il discorso finisce lì.
Certo, ognuno scrive come meglio crede; magari il “clou” è nel secondo capitolo o forse nel terzo, ma, le storie scritte in questo modo non sono di mio gradimento.
Mi avrebbe fatto piacere se la tua storia mi avesse preso al laccio, mi avesse sorpresa senza darmi altra possibilità se non quella di correre a leggere gli altri capitoli; ma così non è stato. Questo, ammetto, può essere un mio limite.
I personaggi sono piuttosto stereotipati sia nel carattere che nel fisico e nessuno di loro mi è particolarmente simpatico o antipatico. Non ho trovato alcuna peculiarità, ma questo, sicuramente è dovuto al fatto che stiamo parlando del primo capitolo.
Ho avuto l’impressione che tu volessi, a tutti i costi, farci conoscere molto (e troppo) del mondo che hai inventato; il risultato è un fin troppo variegato miscuglio di persone, luoghi, legni e pavimenti.
Probabilmente il "Qesitay" (pietra luminescente che mi ricorda il Loc-Nar di “Heavy Metal” ) è fondamentale, ma lo hai gettato lì in mezzo a tante parole e nell’arco della lettura me lo sono perso, nonostante sia collocato alla fine del capitolo.
Usi termini in modo erroneo; per farti qualche esempio: "aleggiare" ha un significato come di volo leggero, quasi impalpabile, soffiato, lieve: le leggi del Re di Fentos non sono affatto lievi e leggere;
o in modo ambiguo come "bastione": non si capisce se è il "bastione" in quanto tale (e cioè la porzione di muro di cinta, posta agli angoli del perimetro - quadrilatero o poligonale – della fortificazione) o "bastione" nel senso esteso del termine, che identifica proprio la costruzione muraria fortificata. In entrambi i casi, architettonicamente, non sono riuscita a immaginarlo.
Vintarige è il Re di Darlas eppure tu lo chiami Sovrintendente. Anche qui, un termine usato a sproposito: il Sovrintendente sovrintende ma non è il Re. Quindi decidi la carica di Vintarige in modo da non confondere o fuorviare chi legge.
Chi come te ignora il significato di alcuni vocaboli, può essere informato in malo modo delle loro peculiarità e sul loro uso e chi scrive non si può certo permettere di essere inattendibile con i propri lettori.
Essere alti, magri, biondastri e pescatori, non vuol dire essere virtuosi. La "virtù" è un'altra cosa.
Anche la tua grammatica, la sintassi, la punteggiatura sono piuttosto fallaci:
Alcuni verbi sono sbagliati e per questo non rispetti la regola che vuole un racconto narrato con lo stesso tempo verbale.
Mischi la lingua italiana a tuo piacimento, con modi e intercalari dialettali e non va bene. A questo proposito devo segnalarti la ricorrente formula di collocare il verbo alla fine della frase. L'italiano non è il latino e non prevede ciò. Mi viene da pensare che il tuo, sia un modo sbagliato, per dare al racconto un'aria forbita. Se non fosse questo, il tuo intento, allora vuol dire che probabilmente sei del Sud (come lo era il mio papà) e, comunque, non esentato dallo scrivere in italiano. Se proprio non vuoi o non puoi farne a meno, dovresti avvertire il lettore che si troverà di fronte a forme “particolari” quali, ad esempio "... mentre che...".
Fai un po' di confusione con “suo” e “proprio”.
"...non per nulla di minor importanza..." la doppia negazione rivela proprio come "quei luoghi" siano di minor importanza.
"...per lo più formata solamente da bambini..." insomma, è "per lo più" o "solamente"?
"banchetto": non mi sembra che Vergar Lewin abbia approntato un pranzo.
"bambocciona" è sì, dispregiativo, ma sempre riferito a una persona adulta: è un termine che non si adatta mai a una persona di giovane età e in questo caso quindi, alla bambina. Se poi quello è il modo di parlare, evidentemente sbagliato, di Vergar, allora dovresti precisare che si tratta di un truffaldino che si diverte a giocare con le parole alle quali non dà il significato giusto.
" 'Sta mattina" non esiste: o scrivi "questa mattina" o "stamattina" o se vuoi un più poetico e letterario "stamane".
Il "NO!" di Vergar, scritto a lettere maiuscole è esagerato: basta il punto esclamativo per dare vigore.
E’ con l’apostrofo, è sbagliato: quando scrivi, se hai word, vai su “simbolo” e cerca il corretto È. Oppure, sempre con word, ti basterà scrivere è. e quando darai la barra spaziatrice, in automatico diventerà maiuscolo; torni indietro e togli il punto. Ok, complicato, ma meglio che E’ sicuramente.
A parte i problemi che ti può dare l'html, e ti capisco, la tua punteggiatura è sbagliata. Se è vero che serve per dare cadenza a una frase e a un racconto, è altrettanto vero che ha delle regole e queste vanno rispettate.
Usi il punto e virgola in modo arbitrario, così come la virgola;
i due punti li salti a pie' pari;
il punto fermo e il punto e accapo hanno, per te, la stessa funzione e va da sé che non sia così;
disattendi le lettere maiuscole dove servono;
il punto esclamativo, per definizione, esclama! Il punto interrogativo presuppone una domanda, una richiesta. Non si esclama una domanda; semmai si può porre in tono provocatorio, scherzoso, indifferente, ecc. Foneticamente, come fai ad esclamare una domanda?
Di norma, si dà per scontato che, le leggi fisiche che governano il nostro mondo siano rispettate; nel caso non fosse così, è vero, sì, che per licenza poetica si può scrivere di tutto ma, se non si vuole etichettare con Nonsense il proprio lavoro, è opportuna una spiegazione.
Epoglo: è, l'ho scoperto da sola perché non lo spieghi, una suddivisione temporale e potrebbe essere un’idea suggestiva, come invenzione, ma poi l'assoggetti agli "anni" che appartengono a questa dimensione reale.
In ogni caso mi sono fatta due conti: Casa Polfinger perde tutto e dopo varie vicissitudini conosce Galioph, il futuro Re, che edifica la città di Darlas. Isaac e Camlie hanno un figlio, Demien, che ha Jorin, che ha Oswald, che sembra essere il nostro protagonista, sedicenne.
Sul nostro pianeta, la Terra, potrebbero essere passati più o meno una settantina di anni. Ho preso ad esempio la mia famiglia: Isaac è mio nonno, Demien è mia madre, Jorin sono io e Oswald, mia figlia; settant’anni, appunto.
Ora: o i Polfinger sono i co-fondatori della città di Darlas e questa ha poco più di 70 anni di vita, oppure sul pianeta che hai inventato tu il tempo scorre in modo diverso che da noi. Se fosse questo il caso dovresti spiegarlo in maniera esaustiva e non lasciare che il lettore si perda in improbabili calcoli… perché credimi, c’è chi, come me, se li fa.
Stesso discorso vale per la descrizione di Iranis, la mamma di Oswald, che ha il volto rovinato dalla maternità: sono madre e passi che la struttura del bacino, cambi; che il seno, dopo l'allattamento, diventi più morbido; che la pelle, con lo stiramento della pancia, possa essere segnato da smagliature, ma, non ho mai sentito che una donna per via della gravidanza, si ritrovi col viso rovinato. Se questa è una peculiarità delle femmine del tuo pianeta, anche qui è necessaria una spiegazione.
Telanor: è una carica (presumo) e va con la maiuscola e dovresti spiegarne l’origine; non basta, a pie' pagina, avvertire che usi dei termini di tua invenzione.
Potresti elencare un glossario a parte, il che farebbe del tuo racconto, un qualcosa di ancora più speciale.
Questa mia, insomma, per dirti che del tuo racconto ho di sicuro sentita l’intenzione ma l’ho vista anche lasciare il passo a un’esecuzione piuttosto sommaria.
Ti sei perso e/o dimenticato la spiegazione del conteggio del tempo; parli di “pollo” ma lo lasci cuocere così rapidamente che può essere tutto tranne che pollo; la cura che hai nell’usare parole e frasi ricercate e altisonanti ti si rivolta contro se poi le usi a sproposito o in modo esagerato: nelle descrizioni snoccioli aggettivi a profusione e questo distrae. Non dimenticare che la semplicità paga. È molto meglio scrivere semplice ma chiaro e scorrevole, piuttosto che forbito ma poco comprensibile. Non solo, invece di elencare tutti gli aggettivi che usi per colorare un personaggio o un luogo, fai economia; ti torneranno utili in seguito.
Per gli errori di distrazione ho un consiglio: prima di pubblicare leggi il tuo racconto al contrario partendo dall’ultima parola fino alla prima; gli errori ti salteranno agli occhi più facilmente.
Per l’html, se apri la finestra di correzione (in alto a sinistra della pagina del tuo racconto, trovi “modifica testo capitolo”) puoi aumentare il numero che compare vicino al font e avrai le lettere un po’ più grandi (font size 16 px - ad esempio) e se non ti piace “verdana” puoi provare, in modo analogo, un “georgia, serif” e cambiare carattere;
inserendo br / (tra le mono virgole basse ) alla fine di un periodo, vai accapo.
Constaterai che non è difficile usare l’html del sito. E poi, come si dice? Dove uno arriva, mette il punto!
Per quel che mi riguarda uso molto il “modifica testo” perché non sono mai soddisfatta e come per tutte le cose, più le usi più ne diventi padrone.
Nonostante l’intenzione e l’impegno che immagino sia tanto e il “coraggio”, perché checché se ne dica, pubblicare non è poi così facile: ci rimettiamo al giudizio degli altri, facciamo conoscere una parte di noi o, per lo meno, quale sia stata la cosa che ci ha portato via del tempo e alla quale ci siamo dedicati, in tutta onestà non posso recensirti con una bandierina che non sia rossa: tanti, troppi errori; tante, troppe le cose da rivedere.
Mai vorrei, con questa recensione, buttarti giù il morale, tutt’altro: sforzati di migliorare e sicuramente la tua fantasia verrà premiata. E non dimenticare che c’è sempre da imparare; che sfogliare un vocabolario è indice di umiltà e apertura mentale; che se ti piace internet, ripassare un po’ di grammatica fa sempre bene e in rete ne trovi a iosa, finché basta, finché non ne puoi più.
Mai, mai dare per scontato di sapere: è il più grosso errore che chi si cimenta nello scrivere (e poi pubblicare) può fare.
Quando hai finito la tua storia lasciala da parte; riprendila dopo qualche giorno e controlla. A scanso d’equivoci informati se quel termine è giusto, se andare accapo è meglio, se quella forma verbale è corretta, se tutte le virgole, i punti, le virgolette sono messe al punto giusto; e solo dopo che tutto è “quadrato” e preciso, pubblica: meglio per te e soprattutto meglio per chi ti legge. E non disdegnare l’aiuto di un beta o di un revisore che possano spiegarti in dettaglio dove, come, quando e se sbagli.
Un ultima cosa: immagino che ai tuoi occhi dia una certa parvenza di serietà, ufficialità, e perché no, di superiorità ma reputo non solo un po' sciocco ma anche inutile sbandierare il Copyright.
Lo hai messo? Ben per te: nessuno potrà copiare la tua opera senza pagarti i diritti. Averlo sottolineato, però, è a mio avviso, un vanesio peccatuccio di superbia. Se tu non l'avessi scritto nelle note, il Copyright sarebbe comunque valido e non avresti fatto la figura del fanatico.
Spero che la mia recensione ti torni utile anche se ti chiederai “ma chi me l’ha fatto fare, d’andarla a stuzzicare questa tizia?”
Ciao.
Monty (Recensione modificata il 05/11/2015 - 06:04 pm) (Recensione modificata il 05/11/2015 - 06:11 pm) |