Avevo letto diverso tempo fa questa storia, e mi ero ingannata nell’idea di avertela già recensita, ma quando mi sono resa conto che no, come al solito il mio cervello mi ha tratto in inganno una seconda volta, allora ho deciso di porre rimedio alla mia sconclusionata sbadataggine facendo quello che dovevo fare tempo addietro.
E visto che lo sto facendo adesso e non secoli orsono, posso citare in ballo quello che ti ho scritto nella risposta alla mia recensione. Ecco chi può ricordarti il caro Yusaku; quell’imbronciato di Shark, che rappresenta l’archetipo del vendicatore. Io amo alla follia Shark, ormai credo che ripetertelo ti annoi soltanto, ma lo amo maggiormente quando trovo quel tipo di storie che sanno rendergli giustizia. E ti assicuro che non sono molte. E quale migliore storia, se non quella della mia sempai?
Il romanticismo non è in un uomo ferito dal destino, non in uno che si è visto abbattuto dalla sventura e, come dici tu, ancora si va chiedendo il motivo di tanto accanimento. Qualsiasi scenario che lo avesse visto sdolcinato, smielato e roba simile sarebbe apparsa ridicola, su di lui, ma tu sei tu, e hai saputo cogliere perfettamente la sua vera natura. E, conscia del suo vero io, della sua irruenza, dell’incapacità di lui di controllarsi, hai saputo creare questa scenetta dal romanticismo forse un po’ rude, ma talmente bello da lasciarti col fiato sospeso. Soprattutto per quel finale, per quelle tue parole finale e per quelle sue parole finali.
Insomma, un capolavoro degno di te! |