Recensioni per
L'ultimo desiderio
di elfi

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/08/15, ore 12:44

Prima classificata al contest "Questa calda, calda estate"


Titolo 5/5 → Non è particolarmente originale, ma è sempre d'effetto.

Sinossi in 200 parole 5/5 → Direi che è ottima: presenta la storia e incuriosisce il lettore.

Formattazione 8/10 → Noto (e apprezzo) l'impegno. Ci sono delle piccole sbavature: il font è eccessivamente grande (io uso il Georgia, misura 16, ma è questione di gusto personale). Avrei messo una riga di distanza in più tra il titolo ed il testo, e occhio ai doppi spazi tra le parole: te ne sono sfuggiti alcuni. Per evidenziare questo tipo di problema ti consiglio di fare l'ultima lettura rendendo visibili i caratteri non stampabili (quella specie di “P” storta tra i comandi della barra in alto o Ctrl + F10).
Aggiungo una cosa che hanno fatto presente anche a me: non è sbagliato, e personalmente mi piace, ma lo spazio tra le virgolette ed il dialogo funziona meglio sulla carta stampata che su una pagina dinamica dove gli a capo dipendono dalle impostazioni del monitor o dalla finestra di lettura.

Grammatica ed ortografia: 8/10 – Fai pochi errori, ma li ripeti ad oltranza. Uno, in particolare, è estremamente frequente in questo testo. Te lo segnalo poi. Attenzione che dopo i due punti non si va a capo, salvo che non si stia facendo una lista!

Stile/lessico: 6/10 – Il testo è piuttosto lineare, molto “pianificato”: ho avuto l'impressione che tu abbia tenuto le redini del testo senza concedere mai spazio ai personaggi. Hai raccontato la storia senza mostrarla. Spesso usi perifrasi al posto di dire le cose come stanno o di usare una specifica parola che, forse, ti imbarazza. Il linguaggio ne risulta impoverito e poco incisivo, la narrazione troppo uniforme. Ultima cosa: il pov saltellante: hai cambiato pov più volte, senza nemmeno distinguere i paragrafi, rendendo alcuni passaggi un po' caotici. Cerca di tenere il pov fisso o di usare una riga di stacco quando sposti il riflettore della narrazione da un personaggio all'altro.

Originalità: 3/5 – Draco innamorato che si crede non corrisposto; Draco che si rinchiude a Malfoy Manor; Harry che lo ama, ma intanto si fa una famiglia con Ginny... non è molto originale, ma hai strutturato comunque la vicenda in modo abbastanza originale.

Caratterizzazione dei personaggi: 5/10 – Draco è caratterizzato più di Harry, direi che è anche caratterizzato “abbastanza”, ma Harry decisamente non c'è. A parte il fatto che faccia l'Auror e che abbia sposato Ginny, non c'è nulla del personaggio del racconto che rimandi a Harry Potter. Potrebbe benissimo essere qualcun altro.

Utilizzo pacchetto: 5/5 – Il pacchetto è stato usato appieno.

Gradimento personale: “=” La storia non è male, ci sono dei dettagli gradevoli, ma la narrazione è poco coinvolgente.

45/60


“Il giovane, caduto in disgrazia, rigettato dalla società e con il cuore spezzato, anela solo alla sua morte.” → Parto da questa frase, presa dall'introduzione, perché qui fai l'errore più frequente del testo: dopo averlo fatto qui, l'ho contato sessantotto volte nel testo e non sono sicura di averle contate tutte. “Draco anela alla morte di se stesso”, quindi non “sua”, ma “propria”.
Ogni volta che puoi sostituire il “suo” è riferito al soggetto della frase e, quindi, puoi sostituirlo con “di se stesso”, l'aggettivo è “proprio”.
Così anche per “il suo amato” (a parte che l'hai ripetuto decisamente troppe volte, quando avresti potuto sostituirlo con altre espressioni), avresti dovuto scrivere “il proprio amato” o, meglio “l'amato” e basta. Spesso l'aggettivo possessivo è superfluo.
Ti segnalo solo i primi, sperando che ti bastino come esempio.


“Con un immenso sforzo riuscì a sollevarsi dal suo letto [...]” → qui, per esempio, l'aggettivo possessivo non serve.
“Draco osservava tutto ciò dalla finestra della sua camera, [...]” → “propria”
“[...] aveva finito per rinchiudersi nel suo sfarzoso nido.” → “proprio”
“Troppo orgoglioso per mostrare al mondo magico il suo animo sconfitto [...]” → “proprio”
“[...] aveva preferito sigillare i cancelli del suo maniero e trascorrere la sua vita, [...]” → il primo “suo” potevi non metterlo: sappiamo già che Malfoy Manor è di sua proprietà; per vita potevi usare “propria” o non mettere alcun aggettivo.
“Sedeva in riva al fiume della sua esistenza, contemplando un futuro che mai sarebbe giunto e attendendo il momento della sua morte.” → “propria” esistenza e “propria” morte o potevi fare a meno di usare l'aggettivo.
Tutte queste frasi fanno parte del primo paragrafo e il termine “proprio” ripetuto tanto spesso potrebbe risultare pesante, quindi ti consiglio, quando ti accorgi del continuo ripetersi di un termine, di provare a riformulare il periodo, in modo da renderlo più scorrevole.
“Oltre le siepi del castello il mondo magico era risorto dalle sue ceneri, il male era stato scacciato dalla comunità e con lui tutti i suoi artefici.” → serve una virgola dopo “castello”; “proprie ceneri”; servono due virgole prima e dopo “con lui”.
“sugellato” →”sugGellato”
“Tuttavia il tempo era passato sgretolando insieme a quel desiderio anche il cuore del fanciullo.” → servono due virgole: una dopo “sgretolando” e una prima di “anche”.
“ad Hogwarts” + “ad Harry” → le metto assieme e te le segnalo un'unica volta: la “d” eufonica va evidata davanti all’h aspirata di parole o nomi stranieri.
“[...] nel rimpianto di essere rimasto fermo quando avrebbe dovuto agire e nel rimorso di essersi abbandonato […]” → servono due virgole: una dopo “fermo” e una dopo “agire”.
“[...] letta sulla Gazzetta del Profeta che un servizio di posta […]” → serve una virgola dopo “Profeta”.
“[...] dell’Aconite, meglio conosciuta […]” → “AconitO” e “conosciutO”.
“[...] i maghi avevano perfezionato questo elisir rendendolo rapido e indolore.” → “questo” non serve. Avresti potuto scrivere “perfezionato l'elisir” oppure “l'avevano perfezionato”, mantenendo l'oggetto sottinteso, dato che è espresso nella frase precedente.
“[...] per poi pronunciare in modo scandito e determinato:
         « Notturn Alley! ».” → te lo segnalo qui anche per le volte successive: dopo i due punti non si va a capo (tranne che nelle liste). Avresti dovuto proseguire con il dialogo sulla stessa riga.
“esile bastone di Biancospino.” → per quanto ci provi, pensare alla bacchetta come un “esile bastone” non mi riesce. Bastoncino, ramoscello intagliato, bacchetta, catalizzatore magico... ma “bastone”, proprio non mi suona.

“Quell’arma in realtà rappresentava […]” → “in realtà” va tra due virgole.

“[...] ma ciò che lo rendeva speciale agli occhi di Draco era il fatto che per un breve lasso di tempo quella bacchetta era stata tra le mani di Harry Potter.” → “per un breve lasso di tempo” va tra due virgole.

“In realtà,  per riscattare […]” → doppio spazio tra la virgola e “per”. Aiutati visualizzando i caratteri non stampabili.
“Si affrettò a riporre la boccetta nel mantello, quindi alzò gli occhi e in un istante, da dietro l’angolo, […]” →serve una virgola prima di “in”.
“[...] non poteva emettere suoni, né tantomeno muovere la lingua, […]” →la virgola prima di “né” non ci va, invece metterei “tantomeno” tra due virgole.
“Che la vita gli stesse dando l’opportunità di realizzare il suo ultimo desiderio?” →Hai usato due o tre domande retoriche nel testo: se puoi evitarle, fallo dato che non aggiungono nulla al testo, possono essere espresse in maniera diversa (Draco si chiese se...) e possono risultare sgradevoli o appesantire inutilmente la narrazione.
“Principe delle Serpi” + “occhi diamantini” + “grige finestre” (per occhi) → altre espressioni simili sono poco poco pertinenti o poco realistiche. Richiamano un registro falsamente alto risultando, a volte, un po' ridicole.

“vile cuore” + “grige finestre” + “duro sguardo”, ecc. → anteporre l'aggettivo all'oggetto è una forma più adatta alla poesia. Nella prosa risulta abbastanza impropria e talvolta persino ridicola.

“[...] il duro sguardo di Harry che non lasciava adito ad obiezioni portò il ragazzo […]” → servono due virgole, una dopo “Harry” e una prima di “portò”-

“[...] vile natura e abbracciare, o almeno provare a vivere […]” → Non si mette la virgola prima della congiunzione disgiuntiva “o”, in compenso metterei “almeno” tra due virgole.

“Harry era lì davanti ai suoi occhi, […]” → serve una virgola prima di “davanti”.
“[...] la vita che faticosamente si era ricreato.” → puntiglieria mia: “creare” non è verbo che possano usare gli umani. “Creare” intende “dal nulla/col nulla”, pertanto solo la divinità “crea”, mentre l'uomo “costruisce”.
“[...] dall’ansia alla serenità e infine alla pura felicità.” → “infine” va tra due virgole.

“«Da quanto tempo aspettavi…questo? ».” → manca lo spazio tra i tre punti e “questo”.
“il sudore aveva scompigliato i suoi capelli, […]” → il sudore non “scompiglia”.
“Quell’ordine irreverente e sfacciato […]” → “irrIverente”, “beffardo/canzonatorio/derisorio”, certo anche “impudente”, ma avrei scelto un altro aggettivo, dato il contesto.

“Con violenta foga” → “con violenza” o “con foga”. Assieme sono ridondanti.

“L’ex Grifondoro sgranò gli occhi nel vedere Draco in ginocchio di fronte a lui […]” → non “a lui”, ma “a sé”.
“odiosamato” → per quanto sia un neologismo carino, la parola non esiste.

“[...] dopo l’arresto dei loro padroni.         Draco agguantò […]” → qui mi sa che ti sei persa un a capo.

“[...], prima di afferrargli il frustino e catapultarlo sotto di lui, […]” → “di sé”
“« Mi dispiace Malfoy, […]” → serve una virgola prima di “Malfoy”: prima del vocativo ci va sempre.
“[...] cercò di reprimere le grida che premevano per uscire dalla sua gola. Trattenne due piccole lacrime che minacciarono di uscire alla quarta violenta sferzata.” → ripetizione di “uscire” in due frasi consecutive.

“Credeva di venire” → “che sarebbe venuto”.

“[...] Harry riversò il suo caldo liquido bianco nel corpo di Draco [...]” → sarebbe stato più efficace e diretto scrivere che Harry venne dentro Draco... non bisogna aver paura di chiamare le cose col loro nome. Forse non è il tuo caso, ma quando l'autore usa una perifrasi di questo tipo, il lettore percepisce una sorta di ritrosia, di imbarazzo o pudore, da parte dell'autore.
“[...] raggiunse l’orgasmo riversandosi sul proprio ventre e sporcando il pube del suo compagno.” → per una questione di “posizioni e traiettorie” suppongo intendessi il torace. ^^''''''
 

Recensore Veterano
16/08/15, ore 23:12

Storia molto bella e ben strutturata. Adoro i racconti scritti con dei dettagli che narrano gli eventi e ciņ mi ha permesso di capire le emozioni dei due protagonisti.vorrei sapere come si evolve la situazione ): non mi piacciono i finale aperti