Recensioni per
Caffè senza zucchero
di _Among_the_lines_

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
03/09/15, ore 12:53

Penso che questa sia una delle storie più complicate da recensire.
Proprio perché si tratta di argomenti così intimi e complessi, quali la filosofia e l'arte.
Farò un tentativo,partendo dall'inizio.
Credo fermamente che il titolo sia l'anima del racconto, capace di elevare il concetto in poche parole, senza dilungarsi, facendo trapelare tutto e niente, lasciando che, in quei brevi istanti prima di immergersi completamente tra le righe, il lettore immagini cosa lo aspetterà (senza però saperlo realmente).
Trovare la giusta anima quindi precisa una grande conoscenza dell'opera scritta. Molti autori non si capacitano delle parole che son riusciti a narrare, svalutandosi acerbamente.
Accetta,sei una scrittrice. Non nasconderti, tu sei l'oratore della storia, tu solo ne conosci profondamente il significato.
Un paragone così sublime e sottile: il caffè, una bevanda così semplice, all'uomo, un essere così tormentato. Vari aromi, varie degustazioni, dolcificante o meno, si tratterà sempre e comunque di caffè, che piaccia o meno.
Diversità, questo ho percepito.
Vincent è un personaggio particolare, un pittore, un incompreso nelle sue forme d'arte. Un po' svitato, ma il piacere dell'opera è proprio questo.
L'oratore del bar, senza nome, senza volto, con solo la capacità di intrattenere infiniti discorsi che, alla fine, tutti dimenticheranno.
Incomprensione, ecco cos'altro ho rapito tra le righe.
Van Gogh e Socrate. Interessante. L'eccellenza di due menti, meglio, di due artisti solamente accennati nei loro campi, la giusta quantità minima di zucchero che rende irresistibile il sapore della storia.
Una stima infinita, sia per loro, che per te, cara scrittrice modesta.
Strano e veritiero, un filosofo può rimanere incompreso, ma mai pazzo, perché parla di concetti comuni, anche se in modo confuso e contradditorio, volontariamente forse, proprio per non essere ritenuto un fuori di mente.
Diverso è per i pittori, cari artisti silenziosi, menti astratte, incompresi anch'essi, ma su questo termine si basa la pazzia ereditata dagl'occhi esterni di chi osserva un quadro. Non si può mai sapere cosa ritrae effettivamente uno a cui serve solo una tela per capire il mondo, lasciando indizi indelebili che, tuttavia, l'incapacità umana di rientrare nello spazio di una pennellata è in grado di non capire, perché troppo estranea e realista.
La percezione illusoria di un caffè senza zucchero, la culla per titoli inappropriati che, fondamentalmente, vengono accettati e inibiti dalla mente già rapita dall'opera ritratta di un povero pazzo.
Non so proprio se questa recensione sia ancora nei limiti del comprensibile, quando si tratta di filosofia e arte tendo a vomitare parole sperando che vengano comprese. Son già stata ritenuta pazza, quindi semplicemente mi ritrovo a sorseggiare un caffè inesistente dal gusto un po' più amaro del solito.
Grazie, grazie follemente per questa storia. Grazie.
-Voiceless

Recensore Veterano
25/08/15, ore 15:02

Traccheggiando introdurrò quest'altra -luuuuuuunga- "recensione" che mi permetto di lasciarti: gli Angoli Autori/Autrici mi fanno tenerezza e in tutte le storie che apro la prima cosa che cerco è proprio quella (lo so, sono fuori di testa), e quando ho letto il tuo non sapevo se definirlo esilarante o decisamente modesto, ad ogni modo smentirò l'amara considerazione che hai del tuo lavoro versandoci sopra un po' del mio zucchero acidino.

Quando leggo "Vincent" mi esalto, perché lo ricollego subito al celeberrimo Van Gogh, verso il quale nutro una stima inesprimibile. Sono rimasta inizialmente delusa dal fatto che qui venga solo accennato quale termine di paragone dell'Artista di cui si parla, ma ciò nulla toglie alla valutazione pienamente positiva che ti fornisco.
Ben altra opinione ho invece dell'oratore del bar che, da bravo erista quale è, trascina gli ignari spettatori nei suoi affilati discorsi, che farebbero rivoltare il povero Socrate nella tomba, e li spinge a bersi tutte quelle massime che propina loro come fossero bevande fumanti; caffè, appunto.
I personaggi che hai architettato sono verosimili ed apprezzabili fin nel fondo della loro tazzin-...AHEM! complessità.
Filosofo e pittore, un connubio irresistibile e comico che mi ha subito incuriosita parecchio.
E poi, che dire: Vincent è uno fuori come un balcone ma geniale, un artista a tutto tondo che imprime su tela i personaggi con cui entra in contatto quasi fossero mosche intrappolate in una ragnatela; lui non dipinge e basta, lui ritrae il loro animo, l'aura multiforme che li avvolge e riesce a far toccare con mano il loro pensiero! Quest'idea notturna che hai avuto è stata davvero buona, insegna quanto noi, che siamo tutti caffè, possiamo essere vari ed unici.
Pensaci un secondo (era per enfatizzare, ci hai già pensato mentre scrivevi): al mondo ci sono un'infinità di diversi tipi e varianti del caffè, tutti con una loro peculiarità, uno con un sentore lievemente dolciastro, un altro con un sapore più o meno deciso e così via... ma cosa sono tutti quanti? Caffè. E noi? Cosa siamo tutti quanti? Umani (“uomini” mi sa di maschilista).
E poi, l'illusione... lui che tiene in mano una tazzina che non esiste, quasi a simboleggiare l'impalpabile ispirazione che lo coglie alla sprovvista... mitica!
Sei brava. Punto. E non dubitare di essere un'Autrice coi fiocchi.
Correggimi gli innumerevoli errori d'interpretazione, ok? Torno in letargo.
bisy