Mi dispiace recensirti così tardi, Nali, ma sai come sono fatta, e sai che non mi piace lasciare due paroline messe in croce quando scrivo.
Sono appena uscita da un burrascoso esame, sto avendo una situazione tosta in casa e, come al solito, sono imballata fino al collo di lavoro da fare: mi sento terribilmente in colpa per aver trovato solo adesso un briciolo di tempo per rispondere, ma come immagino vedrai anche dall'ora (lol), la tarda sera, o spesso anche la notte, sono gli unici momenti che apparentemente posso ritagliare per me stessa.
Che dire... quando leggo storie scritte da te, beh, è un po' superfluo qualsiasi complimento.
A livello grammaticale e sintattico sono ineccepibili, e di certo questa storia non fa eccezione. A livello di trama... è bella e scorrevole, scivola via liquida, come la pioggia che hai descritto, e la coppia che hai scelto, seppure difficile, è stata trattata sicuramente in maniera più dignitosa di quanto l'autore sia mai stato capace di fare di suo. È una storia molto elegante, e nonostante la lunghezza sostenuta (non è corta, o almeno non mi sembra lo sia), ti tira con incredibile semplicità.
I personaggi, essenzialmente, sono IC...
Però... mi ha convinto meno di molte altre che hai scritto, e penso che il problema sia Hinata.
Non è una critica eh, ci mancherebbe: la storia mi è piaciuta, ed è oggettivamente bellissima, ma è come se avessi percepito una persona differente dall'altro lato, a scriverla, e mi ha lasciato inizialmente perplessa.
Mi spiego... di tuo ho letto coppie, o personaggi, che forse emotivamente ti avevano preso di più, e si è percepito nello scritto. Quando scrivevi di Kakashi e Tenzo, ad esempio, percepivo te dall'altro lato, come se fossi presente a raccontare la storia. Qui ti sei un po' estraniata, ti sei "raffreddata": può essere la tua antipatia per il personaggio di Hinata (che trovi rimbalzata anche dal lato mio, motivo per cui, forse, non ho percepito tutto il coinvolgimento che invece provo per altre storie da te scritte), o forse perché il personaggio stesso di Hinata, nel suo rapporto con Neji, è talmente arida (soprattutto nel momento della sua morte) che per un attimo il vederla pensare al cugino in questo frangente mi ha lasciato un po' di squilibrio addosso.
Purtroppo temo di sapere qual è il motivo, e non è da ricercare in un tuo errore o in una tua penuria di accuratezza... ma in una tua enorme cura nel dettaglio del loro rapporto, quel dettaglio che è mancato sin da principio nella caratterizzazione del personaggio da parte dell'autore.
Di Hinata, purtroppo, non ricordo nulla che non fosse un correre appresso a Naruto, balbettando il suo nome e arrossendo ogni volta che, per sbaglio, Naruto si trovava a guardare dalla sua parte: anche durante la morte di Neji, non ho visto nulla negli occhi di Hinata, per suo cugino. Un moto di ira, di vendetta, di angoscia? Nulla. Occhi bianchi rivolti a Naruto, una mano sulla guancia del futuro Hokage, poi lui che le stringe la mano, e Hinata che la prima cosa a cui pensa è... che mano calda, che ha.
Sì, due lacrime messe in croce. Poi basta. Il primo pensiero? Naruto. Il secondo? Sempre Naruto.
Ho percepito questa sensazione, in particolar modo nella parte finale: qui la tua Hinata ha dato un violento scossone all'immagine scocciante che ho di lei, in cui rimane seduta sul porticato che dà sull'esterno mentre Naruto entra in casa. Qui mi ha bruscamente riportata alla realtà, al punto da farmela sembrare "meno Hinata". Ho dovuto rileggerla da capo per avere un senso più completo del personaggio, e alla seconda rilettura l'ho sentita meno "violenta". Dunque presumo che sia molto probabilmente un problema mio di scarso coinvolgimento: purtroppo ho un'immagine fortemente negativa di questo personaggio. Ammetto, però, che la tua "versione di Hinata" mi piace, a conti fatti, molto più di quella dipinta dal suo autore (non che ci volesse tanto, considerato quanto l'autore è stato minimale nella sua caratterizzazione).
Tornando al NejixHinata, mi è piaciuta la scelta di descrivere l'immagine come una rappresentazione onirica... e ammetto, e qui ti faccio un appunto, di essere stata tratta in inganno dal titolo: Itterasshai.
Itterasshai non è esattaemente "buona giornata": Itterasshai si traduce come un "Vai e torna indietro [sano e salvo]". Si risponde "Itterasshai" perché quando dici "Ittekimasu", in realtà, è come se stessi dicendo "Vado e torno": pertanto, se ad un giapponese dici "vado e torno", quello ti risponde: "Vai e torna indietro". Spesso, difatti, si aggiunge, per incrementare il significato di preoccupazione, "fa' attenzione" (ki wo tsukete [ne]). (I)rasshai spesso lo dicono anche i commercianti per invitare il cliente a tornare a trovarli in negozio... Perciò quando ho visto Itterasshai ho iniziato a piangere ancor prima di leggere la storia perché temevo di trovare appunti sulla sua morte violenta in guerra di Neji. Trovarlo però a casa, ironicamente, ha in parte attenuato il significato di Itterasshai.
Attenuato, ma non annullato. È tornato a casa, in un certo qual modo. Ed è stato bellissimo. Sei riuscita a mettere un finale pseudo-positivo anche con un personaggio morto. *ride*
Davvero, bella, Nali.
Finisce, ovviamente, nelle mie preferite e ricordate.
Complimenti.
...
E scrivi più spesso, dannazione! °A°
- もえ |