Nel periodo post Majinbu, Vegeta “s'era trovato quasi spiazzato dal binomio di tutto e niente che gli si era parato davanti agli occhi, nel momento in cui s'era messo a valutare come avrebbe potuto occupare il tempo rimanente della propria giornata…”.
E, difatti, troviamo un Vegeta che si lascia adescare dai raggi del sole pomeridiano, che si concede una doccia nel bagno annesso alla stanza di Bulma, giusto perché “…l'impalpabile peso dell'assenza di lei si sarebbe sicuro placato definitivamente, cingendosi i fianchi con il suo asciugamani e rinvigorendosi con l'odore del suo bagnoschiuma…”, che girovaga tra i corridoi della CC alla ricerca della consorte e si attarda con lei davanti ad un telescopio nell’osservatorio astronomico appena sopra casa.
Più impegnative sono invece le giornate di Bulma, promossa a capo dell’azienda di famiglia; intransigente verso i sottoposti indisciplinati, riscuote sempre successo per quel fascino mai perduto.
Nonostante l’aiuto della madre – confinata in un'altra ala della grande tenuta - prova sollievo nel sapere il figlio a casa di Goku perché almeno deve preparare la cena per una sola persona.
Lei è a dieta infatti, mela e vasetto di yogurt, ma non riesce a dire di no ad una bella cioccolata calda non appena rientrata dal lavoro.
Persino i nemici non sono più quelli di una volta, ma qualche minaccia è sempre in agguato dalle profondità dello spazio, e Vegeta e Goku si ritrovano a dover fare i conti con una pioggia di meteoriti di proporzioni assai pericolose per l’incolumità della gente.
Il racconto di una giornata… qualsiasi – o quasi – ma scritto con diligenza e passione.
Del resto, tutto quello che accade alla Capsule Corp. ha in sé qualcosa di straordinario, non fosse altro per la presenza di quell’alieno fuori dal normale.
La vita di Bulma è veramente straordinaria, a detta tua, e noi non possiamo fare altro che convenirne.
Debbo, tuttavia, fare qualche annotazione, giusto un paio, non per spirito di scrupolosità, ma per sincerità ed amicizia:
• “S'era illusa profondamente di sentirsi rimandare un saluto, un cenno, un tiepido sorriso, ma quel che ricevette invece la dovette del tutto far ricredere. Perchè accontentarsi di comunissime interazioni, quando si ottiene invece un avvicinarsi predatorio, fin dietro alle proprie spalle, il cui apice siano calde labbra poggiate sul collo niveo; appena un palpito, giusto il tempo necessario a far gettare le orbite all'indietro, rapiti da un flusso di desiderio tanto potente da far perdere momentaneamente l'udito, la vista e gli altri sensi. Altrimenti, come si sarebbe spiegata l'improvvisa scomparsa di Vegeta dopo quel gesto sorprendente?...”.
Ecco, in questo punto, ma giusto in questo, perché altrove è perfetto, ho faticato un po’ ad immaginarmi questo Vegeta mezzo discinto che la bacia con impeto imprevisto e poi si dilegua. Cioè, il Vegeta mezzo discinto me lo immagino bene, assai bene, grazie anche all’ampia descrizione che tu hai fatto del suo corpo sotto la doccia, però, perché baciarla con questo “avvicinarsi predatorio” e poi scomparire?
Tanto valeva non baciarla affatto ma limitarsi ad uno dei soliti grugniti, oppure soffermarsi un po’ di più sulla scena e descrivere esattamente quello che stava avvenendo, senza porre interrogativi al lettore, chissà… alla fine chi può dirlo? E’ sola una mia impressione, del tutto personale.
• “Sarebbe servito a qualcosa risponderle che da quella stessa vetrata su cui lei puntava il telescopio, lui la osservava al pari d'una stella splendente, assiso alla penombra di una luna pallida e traslucida? Soltanto a tirare una bella pugnalata al proprio orgoglio, perciò no, non le rispose affatto così...".
Dopo questa splendido cenno poetico, il “Ka-me-ha-me... Ha!” ed il “Big Bang Attack!”, qualche paragrafo più in basso, li avrei lasciati stare.
Nelle vignette, suonano decisamente meglio, ma anche questo è il mio modestissimo parere e puoi ampiamente fregartene.
Infine, piccolo consiglio tecnico che, invece, devi annotare: le punteggiature dopo i discorsi diretti. Una virgola o un punto servono a non lasciare la frase lì, sola soletta, in sospeso.
Ecco, ora mi sento come una che ha sparato sulla croce rossa, perché tu sei bravissima e questo racconto fa la differenza tra tante migliaia di ff.
Ma per il profondo rispetto che ti porto, proprio non riuscivo a fare una recensione alla svelta, senza sottolineare ogni sensazione provata.
A risentirci!
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