Recensioni per
L'attesa
di Curse_My_Name

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
14/09/16, ore 15:55
Cap. 1:

Va bene, questa mi mancava. Uno spaccato breve, ma significativo, della vita nei villaggi di Skyrim (che potrebbero essere molti in più rispetto a quelli dell'ultimo capitolo della saga. Se non sbaglio, in Arena la cartina era più "popolata"). Di un villaggio povero, soprattutto... Ivarstead, Shor's stone. La monotonia rafforza sogni e speranze, forse per questo l'attesa è un momento ambiguo, in positivo e negativo. Presagisce rivelazioni o nasconde verità che non si ha il coraggio di considerare. E forse, proprio sulla povertà e la monotonia, sul desiderio di vivere felici e dare un senso alla propria vita, si basano le dinamiche politiche di chi utilizza gli uomini come "numero" per la propria casa. Togliere le poche sicurezze che ha una famiglia per garantirsi le proprie. E' un gioco perverso di dare e ricevere, che spesso si conclude male. Il finale è aperto, ma l'unica certezza di Lamira è che ha perso una delle poche sicurezze che aveva nella vita.
Credo che il senso di indeterminatezza serva a creare affiatamento. L'impressione che ho è che la storia di questa famiglia può diventare quella di chiunque. Che gli eroi sono sempre pochi rispetto agli sconosciuti.
Non mi sembrava di leggere un fantasy, a tratti, ma un romanzo storico... perché le descrizioni sono dettagliate e realistiche, tipiche del genere. Sarei curiosa di sapere cosa bolle in pentola per il futuro, a presto! :)

Recensore Veterano
21/12/15, ore 12:32
Cap. 1:

Rieccomi :) ho letto questa oneshot, l'ho trovata davvero ben scritta. Mi ha ricordato molto una canzone di Fabrizio De Andrè che parla di una donna che aspetta il suo amore, in ritorno dalla guerra, ma quell'uomo è morto e il calore di un ceppo nel camino non basterà a scaldarle il cuore (se ti interessa si chiama 'Fila la lana'. Hai reso un ambiente crudo, semplice, rurale com'è quello contadino senza tuttavia renderlo freddo, senza calcare la mano sull'amarezza della vita ma trattandola con semplicità e un approccio pratico, come la tua protagonista. Il clima di questa one-shot era ben lontano dal clima delle grandi imprese così elogiato nelle ballate e centrale nel gioco di Skyrim ma ne ha la stessa forza emotiva e comunicativa. Davvero bella :) mi ha toccato il cuore

Un saluto
NuandaTSP

Recensore Junior
21/09/15, ore 21:34
Cap. 1:

Curse,
forse il tema che racconti in questa fiction è noto (non le definerei trito: non è un boccone facile da mandar giù, specie date le sue implicazioni), ma hai saputo renderlo molto bene. Può sembrare paradossale in effetti, ma è più facile realizzare un sogno per caso, piuttosto che per impegno.
Per parte mia, mi trovo a temere che Herm non ce l'abbia fatta: in guerre come quelle di Skyrim, persone buone come Hern non hanno una vita facile, e spesso perdono la vita lungo il cammino (non è essere sognatori il difetto... è il non essere abbastanza cinici). A sopravvivere non sono nemmeno i più forti in effetti, ma solo coloro che si trovano più a loro agio nella violenza della guerra (e questo, tristemente, è vero anche nel nostro mondo). Anche se è... poco verosimile che Lamira riceva dei septim d'oro senza sapere il perché, questo tuo escamotage narrativo dà origine ad una storia malinconica, che trasmette con immediatezza un messaggio importante: che l'unica cosa che in fondo la guerra produce, sono tragedie. O forse, più sinceramente, in guerra si può solo scegliere il male minore, tanto che a mio parere non importa nemmeno per chi Herm combatta o come vada la guerra.
Una storia ben scritta (non posso dire bella in senso lato, nel senso che il tema è davvero malinconico) che tratta con efficacia ed eleganza la guerra vista da tutti quelli che non la combattono, ma la subiscono.
Complimenti!
Hi Fis.
(Recensione modificata il 21/09/2015 - 09:35 pm)

Recensore Veterano
21/09/15, ore 21:28
Cap. 1:

"Trito e ritrito"? D'accordo che non avrò spulciato il fandom di TES in ogni sua singola fic, ma proprio faccio fatica a ricordare una fic con una tematica e una delicatezza paragonabili a questa.
Non finirò mai di ripeterlo: la tua abilità nel creare atmosfere e personaggi attraverso dettagli insospettabili ha del leggendario. Seriamente, il modo in cui hai raccontato la storia di questa famiglia attraverso le azioni quotidiane e le lotte di tutti i giorni mi ha incantata *^* non riuscivo a smettere di leggere e di pensare "se solo io riuscissi a creare anche solo la metà di questo!".
Non ho potuto fare a meno di affezionarmi enormemente alla piccola famigliola di questa fic. Mi ha fatto una pena immensa Herm, che nutre dei sogni pur essendo confinato nella miseria. Mi ha fatto una pena immensa Lamira, che si preoccupa (e a ragione) di tutto ciò che il marito non vede (o sembra non vedere).
Se già la storia era già di per sè tristissima, il finale era semplicemente straziante: un marito che non torna e un figlio che non cresce come dovrebbe ... che tormento indicibile!
Qui non c'è solo la crudeltà della guerra, ma anche il vicolo cieco di una vita povera. Una realtà del nostro passato, del nostro presente e dei nostri videogiochi in cui sognare è una cosa pericolosa, da evitare a tutti i costi come la peste ... mi stento male.
Come potrebbe una donna, una madre, uscire da una situazione del genere? Un figlio che le muore in braccio e nessuna effettiva possibilità di fare qualcosa. Come potrebbe mai?!
:( diamine, ora mi viene da piangere.
Grazie tante, eh!

Dici che la guerra è cieca? Secondo me ci vede benissimo: altrimenti come diamine farebbe ad andare a scovare anche le persone più innocenti nei luoghi più remoti, come la nostra famigliola qui? Colpisce tutti indiscriminatamente, anche e soprattutto quelli che non c'entrano niente ...


Phantom <3

Nuovo recensore
21/09/15, ore 18:56
Cap. 1:

Veramente un ottimo lavoro, mi è piaciuta molto.
Sono un appassionato di letteratura greca antica e non ho potuto fare a meno di notare alcuni riferimenti (volontari o involontari) all'Odissea. La protagonista mi ha portato alla mente Penelope, con la sua attività di tessitura nell'attesa del ritorno del marito. Forse la differenza tra le due è che mentre la protagonista di Omero sembra essere più fiduciosa, la tua mi sembra più malinconica e rassegnata all'idea di non vedere più tornare il marito.
In ogni caso, ho apprezzato il modo in cui hai ricreato l'atmosfera bucolica della famiglia e la loro serenità di colpo turbata dagli eventi. Pur essendo in terza persona, il racconto pare quasi un flusso di coscienza della protagonista, molto riuscito e sicuramente coinvolgente.
Seppure apprezzi le critiche costruttive, non sono bravo a trovare difetti nelle opere altrui e neanche in questo caso ci sono riuscito, quindi sorvolerò su questo aspetto. 
Ottimo lavoro 

Royce 

Recensore Junior
21/09/15, ore 11:51
Cap. 1:

Da quasi storica ti direi che la storia la fanno quasi sempre i grandi e quelli come Herm, tranne rari casi, diventano un mero numero, ma sto già scadendo nel banale quindi mi fermo qui.
Sei proprio andata sul tradizionale, eh? La filatura è l'attività per eccellenza della donna perbene, dalla storia antica in poi. Il filo di lana scorre e intanto Lamira aspetta, anche se forse in cuor suo sa che suo marito non tornerà più; o forse un po' di speranza gliel'ha lasciata, quel suo marito sognatore.
Il racconto in sé e breve e piacevole, ma mi sento di darti qualche consiglio se posso: come anche in "Un boccale di troppo" a narrare la vicenda sei tu, autrice, nel senso che è la tua voce quella che sento quando leggo (l'introduzione a questa storia ne è un chiaro esempio. Prima fai un discorso generale e poi ti soffermi su un caso particolare, quello di Namira). Il narratore omnisciente è una scelta narrativa come tante altre, però a mio parere il racconto è sempre più sentito quando si usa la terza persona limitata, quindi adottando il punto di vista di un personaggio e rimanendo nella sua testa fino alla fine della storia (o di un paragrafo). Ma questo è appunto solo un consiglio.
Di critiche vere e proprie, intese come mancanze, non ne ho se non una: in questa storia sento la mancanza di uno spazio ben definito. C'è una casa, c'è la campagna, ma poi? Avrei gradito dei riferimenti in più al luogo dove si svolge la vicenda. Ogni feudo in Skyrim ha delle sue peculiarità, le cose cambiano se Lamira vive nell'Eastmarch o nell'Haafingaar.
Infine, così puoi maledirmi al completo, due "dritte" grafiche: giustifica il testo e, se possibile, usa un'interlinea più ampia (1.5 andrà benissimo), il testo farà meno l'effetto "blocco unico" e aiuterà il lettore. L'occhio vuole sempre la sua parte.

Alla prossima,
Satomi