Cara sensei,
La poesia ha suscitato molto pathos in me e l'ho riletta almeno quattro volte -compresa l'introduzione- per poter riuscire a districarmi al meglio nel groviglio di pensieri.
Come di consueto mi accade, c'è la possibilità di scorgere un senso profondo di duplice valenza, uno relativo all'immagine creatasi al primo impatto ed uno frutto invece d'una qualche riflessione "a caldo".
In una pennellata hai reso dettagli essenziali d'un affresco sul genere umano nella sua totalità, questa è una lucida parafrasi plausibile dell'enigmatica poesia della vita.
Lascia che mi spieghi:
La scelta di adottare una strategia alternativa che possa far comunque attraversare la foresta autunnale, nonostante questa sia punteggiata di buche, l'intenso legame che unisce indissolubilmente l'arbusto alla sua terra per mezzo di radici che vi affondano nel disperato intento di attingere al nutrimento vitale, terra la quale è suolo di lupeschi canti alla luna e del vagare di ogni altra forma di vita, costretta al movimento incessante dall'istante in cui viene alla luce... tutto riconduce a ciò che qui sotto t'illustrerò:
In questo esordio d'autunno che dolcemente ci sommerge vi sono spiriti indomiti ai quali lo sbocciare della primavera è ancora caro, la poetessa che ha sprigionato questi versi ancora non si arrende alla morte delle foglie, ancora non vuole assistere al deperimento della natura, reduce da un'estate verdeggiante.
Come minimo ho tratto deduzioni completamente fuorvianti rispetto alla tua concezione originale, ma ti ho lasciato lo stesso la mia personale visione.
bisy-chan ♥ |
