Recensioni per
Peace Through Pain Is Precious, Especially When It's Done by You
di Ortensia_

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore

Ushijima e Oikawa si prestano bene a un rapporto costellato dalla frustrazione di raggiungersi ed eguagliarsi, che è esemplare in un amplesso, nella sequenzialità e nell'incontro delle spinte e dei respiri che si mescolano. Quando arrivano a essere vicini, col rischio di sfociare in un'appartenenza simbiotica, entrano in forte collisione. Cedere equivarrebbe a "morire", a spegnere il desiderio; un moto d'ira, scaturito dal logorio di speranze e aspettative infrante, prende allora il sopravvento e comporta uno scatto ribelle, che dice basta e vorrebbe porre un punto, mai applicato definitivamente. Non diventano un "unico", non c'è la fusione ideale che ci si aspetterebbe da un incontro di natura sessuale; invece, emergono le differenze, come ulteriore motivo di divisione. Questa caratteristica brilla per drammaticità ed è lo scarto infruttuoso richiamato dal fiore nelle battute finali (anch'esso curiosamente "frutto", "figlio" di una passione terrena e copulativa). Tra i due c'è una relazione che non germoglia, un laccio annodato che impedisce loro di respirare in maniera distinta e autonoma. Restano col fiato mozzo in balia dell'egoismo che li accomuna e senza il nerbo d'interrompere e ritrarsi davvero dalle grinfie del secondo. Ricominciano fame e sete, la fatica di viversi e aggrapparsi all'altro in cerca di uno sguardo, di una considerazione paritaria che non si palesa né si esplica nel dialogo. Tentano così di avere l'ultima parola, in un accesso d'indipendenza; vogliono lasciare un segno sull'altro, (di)mostrarsi riconoscibili, affermare la propria coscienza. E il dramma è nel loro riempirsi di lividi sul campo e fuori: minano il rispettivo orgoglio, l'uno con una forza necessaria (quasi dovuta all'adattamento sociale, al predatore solitario a cui il branco si affida e che la collettività serve), una fisicità non maliziosa e ugualmente umiliante per chiunque al suo cospetto. L'altro con il calcolo e il rifiuto di chi deve lavorare sodo per costruirsi qualche chance di successo, una sorta di regista e prestigiatore, che guida e tiene in pugno, ma è minato dai limiti e dalla propria finitezza. Lo squilibrio delle intenzioni si snoda lungo un doppio binario: soltanto la sopraffazione, l'atto di superiorità può pietrificare, spiazzare e colpire il partner per autoaffermare se stessi e darsi un tono con episodi e prove indiscutibili; tuttavia, esso è anche il culmine in cui si perdono i propri contorni e l'atto sessuale contribuisce a intorpidire e a confondere l'identità, la padronanza dei muscoli, il ritratto del sé. È una profonda tematica di conflitto, dapprima esteriore, dovuta a ciò che traspare da azioni e reazioni del corpo; successivamente si tratta di una lotta interiorizzata, una bomba a orologeria che deflagra a fronte della rassegnazione e dello svilimento del partner. Ushijima e Oikawa esigono e pretendono, hanno mani sterili che rovinano ciò che toccano; dita che non sanno rimanere nell'immobilità, nell'inerzia di un compromesso o nell'ambiguità di una tregua (come spegnere il fuoco che li domina da soli? Perché rinunciarvi per il bene del compagno di vizi?). Bramano ma peccano nel maneggiare ciò che provano, perché è straniante e lontano dalla quotidianità, ma non dissimile dalle piccole lotte di potere e antagonismo sul campo. Devono darsi uno scopo, afferrare e imprimere un marchio visibile, un colpo dettato dall'ego e che dia al loro io la dignità che non colgono nel proprio riflesso insito negli occhi del compagno. Ushijima appare solo: forte, senza esserlo in tutto e per tutto; vulnerabile e soggiogato dall'influsso di un dolore che gli impone di sentirsi vivo. È dotato di un'arroganza che esita, che attende un qualche segnale di stimolo, d'intesa da parte di Tooru. Quest'ultimo si tende e si sottrae, guida l'inseguimento e lo stacco e si concede quel che basta a Ushijima per illudere entrambi e non ammettere ciò che sente, pur provando l'appagamento di dettare le condizioni. L'ambiente catalizza questi dettagli, sottolinea le distanze in un momento d'intimità: corpi piegati in un incastro e cuori a briglia sciolta, in terre diverse. Possono annusarsi ambedue e perdersi nell'odore del sesso, percepire la carne e il tocco dell'altro, ma c'è un confine che li rende "nemici", "invasori" di spazi inviolabili e a nulla valgono i graffi o gli affondi violenti.  Il lato più contraddittorio della loro relazione è il circolo vizioso secondo cui contraggono, donano e rinnegano attenzioni e diffidenza reciproca. Sembrano entrambi sul punto di spezzarsi, propensi a scegliere un'estenuante guerra di silenzi e di ostinata ritrosia. Proseguono su questo filo, ferendosi di continuo con immagini sempre più vivide e di rara crudeltà psicologica. È affascinante come sappiano essere lucidi nell'infierire l'uno contro l'altro, mentre attorno a loro pare soffrire persino il luogo scarno che fa da cornice a questo scorcio d'intimità dolente. Sorge spontanea, verso la conclusione, tutta la contraddizione dell'essere umano: il piacere fulmineo di arrecare un castigo, una cicatrice che dia quiete al proprio spirito. Forse l'unico modo in cui questi due riuscirebbero a trovare un punto di contatto duraturo.   È molto bello questo continuo spostarsi della voce narrante, che carpisce alcuni particolari della scena, ma ne cela altrettanti, donando un effetto realistico che dà voce sia alla psicologia sia al linguaggio fisico/grafico dei protagonisti. Scorre in maniera cinematografica e poi cerca un'analogia finale, un simbolo che classifica senza pietà né possibilità di appello il tipo di rapporto rappresentato. Sembra una definizione ma anche una condanna del loro fallimento come coppia, incapace di comunicare e di schiudersi: potrebbero capirsi e in effetti sanno sintetizzare e comprendere le rispettive qualità e pecche; tuttavia sono vincolati da un ingranaggio che si inceppa e non consente alla fiducia di attecchire. C'è dovizia, ma soprattutto un'estrema sensibilità analitica volta a sviscerare la solitudine e l'introversione di questi due personaggi, spesso presi per le pinze o ridotti a macchiette dei loro tratti distintivi. L'erotismo stesso non è inflazionato né si piega a non avere uno scopo. È inserito con cognizione di causa, come specchio delle dinamiche disfunzionali della coppia e rende più desolante il quadro amaro in cui i personaggi sono calati, la competizione e la rivalità che li dilania, l'insofferenza che covano nella loro impotenza. A ciò si aggiunge il modo in cui è stato gestito il narratore con una focalizzazione che esula dalla linearità e da un effetto piatto. Il filtro muta e sfuma la messa in scena fino a sortire un'atmosfera infuocata e di attrito persistente, che non allenta la morsa nemmeno sul lettore, il quale assiste con identica partecipazione e impossibilità di agire.

Sappi che l'ho adorata, e l'ho riletta tre volte di fila ❤
Si, perché il tuo modo di scrivere affascina, perché descrivi brevemente ma intensamente le sensazioni, e hai fatto trasparire Oikawa esattamente come lo vedo io. La tristezza che avvolge questa storia, mista alla voglia di aggrapparsi a quell'unico spiraglio di vita.. ti giuro che ho i brividi. Quindi davvero complimenti, non vedo l'ora di leggere altri tuoi prossimi lavori ~