[4° classificata al contest Trailer di Carta]
Quello che più mi colpisce in questa storia è il modo in cui hai espresso i sentimenti di Lucrezia Borgia, usando alcune raffinatezze stilistiche che mi hanno fatto rabbrividire.
Tuttavia però la storia in sé rimane un po' scarna, carichissima emotivamente, ma un po' povera di contenuti. Soprattutto non si risolve al meglio nel finale. Penso che una storia così corta giochi tutta la sua battaglia nella chiusura. Invece, il finale non è molto ad effetto, la storia si conclude un po' sottotono, senza un effetto sorpresa, accade semplicemente quello che tutti ci aspettavamo accadesse, quello che viene annunciato fin dall'inizio. Quello che, dopotutto, accade anche nel videogioco. Nulla di nuovo sotto il sole.
La bellezza di questa storia rimane tutta quanta racchiusa nell'introspezione di Lucrezia, nella sua interiorità, che metti su carta in maniera incredibilmente efficace, con uno stile accattivante e ben gestito, espressioni audaci, termini selezionati con cura. Però non ti spingi oltre questo tumulto psicologico di un attimo, di fatto non c'è narrazione, la storia rimane immobile nella descrizione di un solo pensiero.
Il titolo non poteva essere più azzeccato. Ho amato a dir poco il tema del sangue che attraversa tutta la storia, e come hai saputo elaborarlo, rendendolo di spicco nei momenti salienti, costruendo intorno a quella parola trame stilistiche davvero notevoli. Il sangue assume inoltre molteplici significati, dall'assassinio, alla passione. Il sangue è quasi assunto a protagonista: è ciò che rende incestuoso e controverso il rapporto che Lucrezia ha con Cesare, è ciò che la lega al padre, al fratello, al figlio, è ciò che la rende una Borgia. È nel sangue che ritroviamo tutti i significati di queste poche righe, è nel sangue che tutto si consuma, che tutto accade, che tutto si contraddice: una sorella che ama passionalmente il fratello, un padre che uccide un figlio.
Di pari passo con il sangue, anche il calore è un elemento che fa spesso capolino tra le righe. E la cosa geniale è che sangue e calore costituiscono un binomio che viene ribadito proprio durante la corsa forsennata di Lucrezia: banalmente, è un binomio che, oltre agli altri significati che assume, serve anche a rendere realisticamente e concretamente lo stato fisico della donna, che presumibilmente si sente accaldata dalla corsa, e che sente il sangue scorrere più velocemente.
Lucrezia è assolutamente perfetta. Leggere una storia dal suo punto di vista è stato davvero curioso, senza contare che mi venne consegnata tempo fa una storia scritta invece dal punto di vista di Caterina Sforza, e adesso mi è interessante notare come le due donne siano in fondo simili, pur detestandosi.
Posso comprendere che disponevi di poco spazio, ma purtroppo questo va necessariamente a discapito del contesto. Questa voce di valutazione era infatti abbastanza importante, poiché fungeva da contraltare all'attinenza al trailer, voce che doveva rispettare chi invece partecipava con l'altra modalità. Rimane comunque lodevole il fatto di essere riuscita a condensare le minime informazioni necessarie in così poco spazio. Ho apprezzato molto anche la tua scelta di dedicare un piccolo spazio a Caterina, tra i tumultuosi pensieri di Lucrezia, cogliendo l'occasione per parlare anche della sua cieca gelosia. Così come la provocazione che ha lanciato al fratello, concedendosi a Pietro: il suo è chiaramente un amore irrazionale, scalpitante, vissuto a sangue caldo. E credo che tu l'abbia concentrato in modo magistrale in poco più di 500 parole, scegliendo inoltre un momento carico di adrenalina, e non un momento calmo, riflessivo. Un momento in cui Lucrezia corre, inciampa, si ferisce, e di pari passo i pensieri scalpitano, si accavallano nella sua testa.
Silvar |