Bene, siccome sono andata sul tuo profilo e ho trovato questa storia, mi sono sentita in dovere di recensirla. Cercherò di non fare la stupida come faccio di solito, perchè questa è una cosa seria, ed è in tal modo che ho intenzione di affrontarla.
In questo momento, non so bene cosa provo, poichè una storia molto strana, molto innocente ma anche molto cruda.
Il fatto di far raccontare ad un bambino una tragedia è sempre qualcosa che, se posso permettermi, "affascina": il bambino il più delle volte è sinonimo di castità e purezza, un'innocenza quasi irreale. Contrapposta quindi a una figura crudele, quale il terrorismo... Beh, fa un certo effetto.
Mi è piaciuto molto la modalità di scrittura: molto semplice, molto pulita, molto... "bambina"!
E siccome ho letto che è stato fatto apposta (anche perchè so come scrivi, quindi...), sono felice che tu ti sia immedesimata così tanto in Léo. Non è una cosa semplice scrivere come lo farebbe un piccolo uomo, come non lo è scrivere dalla parte di stranieri o vecchi: c'è bisogno di dimenticare la ricercatezza, dimenticare tutto quello che si è scritto in precedenza e reinventarsi. Cosa che, parlo per esperienza, è molto difficile.
Devo confessarti che mi fa un po' strano trovarti in questa categoria, anche perchè ti avevo inquadrato come scrittrice giovanile e fresca, ma questo non toglie che mi faccia piacere, se così si può definire, poichè significa che il multitasking è un tuo punto di forza.
Ripensando a quello che ho scritto fino ad adesso (nella recensione), capisco di non aver parlato più di tanto della storia in sé, ma di quello che essa rappresenta.
E non mi va di pensarla come una cosa cattiva, sono felice del fatto di non essermi legata alla storia, ma al significato che c'era dietro e alla probabile intenzione della scrittrice.
Non so se questa storia sia nata dai telegiornali o dai discorsi a scuola, da un semplice straccio d'idea o da una pianificazione millimetrica, non so se sia stato difficile o se sia stata la cosa più facile di questo mondo, ma una cosa la so: so che sei brava, e che per scrivere una cosa del genere ci vuole coraggio.
Coraggio, perchè molte volte si rischia di cadere nel patetico; coraggio, perchè un tema così caldo e trattato da una persona così giovane può essere frainteso; coraggio, nel cercare di far affiorare dei sentimenti che non abbiamo mai provato e, si spera, continueremo a non provare.
Beh, non so se mi sono spiegata, non so se hai capito, non so se mi sono dimenticata qualcosa, ma non importa. Le cose che sono successe il 13 novembre, come quelle dell'11 settembre alle Torri Gemelle o quelle della metropolitana di Londra nel 2005 (mi sembra), non dovrebbero nemmeno passare per l'anticamera del cervello di una persona.
Adesso ho veramente finito la mia recensione, anche se non si può proprio definirla recensione: non ho praticamente parlato della storia. Ma spero tu abbia capito comunque.
un bacio :-*
Piet |