Giuro. Ho i brividi.
L'ho letta ieri; e l'ho riletta oggi. Per essere sicura; ma proprio sicura sicura dell'effetto. E no; non è cambiato. Di una virgola.
Da appasionata di Saint Seiya; da amante delle tue interpretazioni; da antropologa e classicista; e da mitologa. L'ho amata, questa storiella, per la sua brevità e la sua evocatività.
Per il non detto e per quanto detto in poche rapide bellissime parole. Per la nuova, atavica, dimensione che hai saputo restituire al suicidio di Saga. Che sì, sarà tanto nipponico con il suo gusto di seppuku ed espiazione, ma no, con Saga c'entra poco o niente. Davvero.
La tua pennellata, invece, rievoca tutta in una prospettiva che mi rende digeribile (gradevole no; proprio non può essere) quel suicidio finale nel manga ( e che, guarda caso, io non seguo^^ Che ci vuoi fare? Potenza dell'alternativa offerta dall'anime).
Ma questo Saga; questo TUO Saga è comunque sublime.
Gli hai reso la drammaticità e la profondità di un sacrificio antico, di un sacrificio per sommo amore. Di inizi nel sangue il mito è pieno, di sacrifici che devono cementare un'intenzione, una volontà, un gesto di amore. Frisso ed Elle; Ifigenia; Oreste; le vittime della bianca Leucade.
Ma tu. Tu a questo retaggio già pesante ed evocativo hai aggiunto la ciliegina sulla torta: i gemelli. Perchè è il mito di fondazione più antico, più atroce e più triste, quello che prevede la morte di gemelli. E' il mito di Romolo e Remo; il mito di Tanit che si circonda di vittime imberbi; il mito dei paredri che sorgono e tramontano come le stagioni per fecondare con il sangue la dea-terra da cui tutto trae origine.
E qui Saga; nelle tue parole Saga è il paredro perfetto, il paredro che sceglie la morte e lo fa non per espiazione (perchè non riesco a trovarcela, nemmeno nelle tue parole, quel malsano senso di espiazione a tutti i costi). Ci vedo solo l'utimo atto, tragico e necessario, perchè tutto muoia e quindi tutto rinasca. Il primo paredro, l'angelo, è già caduto; e l'altro, lo stratega, sta per fare la stessa cosa. Spontaneamente.
Ma non perchè è giusto morire per espiare; solo perchè è giusto. Punto.
Perchè Anissa possa essere sovrana; perchè Anissa è guerriera e ai guerrieri si addice il rosso del sangue e il sorriso ferino della battaglia. Perchè Anissa è una dea, e gli dei si onorano con la morte.
E' per questo che fa male (in senso positivo) vedere Saori sulla scena, le sue lacrime e la sua incapacità di comprendere. E strazia immaginare ciò che Saga già vede, dietro quel viso in lacrime, ciò che sa che c'è e per cui accetta di morire. Vede la dea, Saga. La dea crudele e amabile per cui ha scelto la morte, per il cui trinfo accetta di perire. E vede negli occhi di Saori l'eco antico di Anissa, che lo fa sorridere di una speranza che assomiglia ad una contorta blasfemia.
Ok.
Mi hai conquista. Si era capito, ne? E adesso che ho visto che hai avviato una nuova raccolta random, posso solo pregustarmi la piacevole, deliziosa lettura!
Biscotti alla cannella e miele?
Un abbraccio
P.S.
Se posso, se me lo permetti, avrei solo una piccola nota finale. Non è una critica; piuttosto un'impressione.
Eccovi il mio, mia Signora, pensi. Non so: ho come la percezione che forse sarebbe più forte, più incisivo un Eccoti il mio, mia Signora, pensi. Il "-vi" mi sembra che allontani troppo la scena, soprattutto visto come hai gestito le persone nel racconto.
E' una sciocchezza, sia chiaro. E nemmeno troppo argomentabile. Deformazione professionale, se vuoi chiamarla così^^ |