Recensioni per
His Favourite Place in the World
di JudithlovesJane

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
22/10/16, ore 23:13

Stasera depongo le armi presto e mi concedo una pausa. Dunque, armata di tisanina e copertina, nel clima autunnale (leggi: invernale, fa un freddo boia), mi godo la mia serata libera qui con te, perché puntavo questa storia da mesi - ed ho resistito fin troppo.
Io nutro da poco più di mezza vita - il tempo di iniziare ad interessarmi di personaggi non proprio avvenenti: ero una giovincella profonda! - un'assoluta fascinazione verso Caça. Perché Caça, al di là della luce poco simpatetica in cui lo presenta Kurumada, ha un potere interessante e narrativamente spiazzante: vede i desideri, vede le paure altrui, le riproduce nella propria forma. E allora mi sono sempre tormenta: ha visto Caça dentro Kanon? Sa? E resta? Non lo ferma? Perché? Kurumada ovviamente non ci dice pif, probabilmente non si è neanche reso conto del problema. Però a rigor di logica Caça rimane un personaggio interessante. Portoghese dai mille volti, io me lo sono sempre associato un po' a Pessoa, dai mille nomi.
E allora mi sono proprio goduta questo scorcio del suo passato, del piccolo Henrique, fuori luogo nella sua vita terrestre, di provincia, poi incantato dalla magia di Lisbona - perché a Lisbona è magica anche la luce. Caça che cerca un luogo cui appartenere, un luogo da preferire, e che sappia volergli un po' di bene. E lo trova, lì, sotto il Padrão, a Lisbona. Sente un richiamo, segue una magia, come un sogno; troverà un posto dove il Dragone del Mare gli spiega come funzioni questo nuovo mondo, troverà un amico che andrà a parlargli del suo passato. Piccoli dettagli deliziosi della vita in fondo al mar.
(Recensione modificata il 22/10/2016 - 11:14 pm)
(Recensione modificata il 22/10/2016 - 11:16 pm)

Recensore Master
08/01/16, ore 00:45

Okey, lo ammetto non conosco tutti i nomi originali e quando ho letto "Caça di Lymnades" da ignorante quale sono ho pensato "Chi caspita - in realtà ho pensato in termini più volgari - è questo?" Poi ho capito.
Caça di Lymnades è per uno scrittore un campo fertile da arare: nel senso che non se lo caga nessuno perché è brutto e cattivo - a differenza dei belli e cattivi che invece sono gettonatissimi.
Scritta benissimo, come l'altra tua storia che avevo letto.
I marines hanno dalla loro quella cosa immensa che è il mare. Il mare esercita influenze sugli uomini da secoli: io sono sicura che il mio modo di pensare è diverso da quello di una persona che è vissuta a contatto con il mare - forse oggi le differenze non sono più così marcate, ma un tempo c'era la "gente di mare".
Caça è richiamato/affascinato dal mare e da tutto ciò che vive e prospera nel mare, ma anche - credo - da chi è stato a sua volta affascinato dal mare e dal mistero che il mare stesso un tempo esprimeva - quello che c'è al di là del mare.
Io direi - la butto lì con nonchalance - che non ci starebbero male per niente altri scritti sui marines. ^^

Recensore Master
07/01/16, ore 12:54

Io sono davvero senza parole.
Sul serio.
La mia non è becera piaggeria, ma sincera meraviglia. Mi hai regalato un attimo, uno scorcio su un personaggio minore come Caça (ma che dà un bel po' di gatte da pelare ai nostri cinque eroi, nevvero?) che brilla come un pezzetto di vetro in controluce, uno di quelli che da bambina ritrovavo sulla spiaggia, alla mattina, assieme ai sassolini e alle conchiglie vuote.
Profuma di mare, questo racocnto, ma non della salsedine alla nafta del Mediterraneo (che più si cresce e più assomiglia ad un laghetto), nossignore: questo racconto profuma di mare aperto, del sale dell'Oceano, della sua luce, della voglia che hai di imbarcarti e navigarlo, conoscerlo, scoprirlo e della fifa che ti incute la sua maestosa vastità.
Lo ammetto, per me il mare è qualcosa che ti resta dentro, che ti accompagna durante i lunghie  freddi mesi invernali col ricordo del suo battere e levare sulla battigia, e che ti saluta ad ogni estate, ad ogni nuovo incontro, come succede con quegli amici che non vedi da secoli ma con cui riprendi a chiacchierare come se vi foste lasciati cinque minuti prima.
E lo capisco, Caça, quando parla di trovare la sua strada, quando percepisce quel richiamo a cui è impossibile anche solo pensare di resistere. Perché mai si dovrebbe? Il mare stesso è una pericolosa sirena, talmente pericolosa da ingoiarti dentro di sé prima ancora che i tuoi piedi inizino a dirigersi verso la linea di marea.

Insomma, colpita e affondata.
Ottimo lavoro.
Resta inteso che ne aspetto degli altri.