Recensioni per
Di cavalieri e dolci amori, ovvero la storia della principessa Viola
di ValorosaViperaGentile

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/02/16, ore 21:25

[Recensione premio per la prima classificata al contest "Quando il fantasy è Dark!"]

Ho visto questo film un paio di mesi fa e ne sono rimasta molto colpita, così lo sono ancora di più nello scoprire una sezione di fanfiction a lui dedicata.
Anche questa volta, la tua prosa è suggestiva, elegante, curata.
Non posso trovare difetti a questa storia che mi è piaciuta molto.
Magari potrei dirti che è troppo corta, ma mi pare che sia un po' il tuo marchio di fabbrica scrivere brani corti, ma intensi.
Anche in questo caso, complimenti.

Nuovo recensore
29/01/16, ore 18:07

Ciao! :3
Innanzitutto, sono rimbambita! Ho scelto la tua storia perché è la prima in lista *pigra me, lo so* e lì per lì ho pensato "ma guarda che carina, la protagonista si chiama come quella de Il Racconto dei Racconti. Clicco, e mi rendo conto che la storia è proprio in quella sezione. 
Sono rimbambita! 
Tralasciando la mia scemenza, eccomi qua per recensire: 
Mi è piaciuto questo primo capitolo, come qualcuno ha detto prima di me, di Viola si coglie il mutamento, la crescita interiore, e sono felice che questo capitolo ne abbia raccontato qualcosa in più, l'abbia colta in fallo se così si può dire, dimostandole di possedere ancora un cuore pulsante dedito all'amore.
Ho apprezzato le citazioni, ed il tuo stile mi è molto piaciuto. Se posso farti un appunto tuttavia - che spero prenderai nel migliore dei modi perché non è una critica - sarebbe quello delle virgole: ce ne sono troppe, in alcuni periodi, e li rendono estremamente difficile da capire ( es: che dipinge con la mente, quando, fra le pagine dei libri, scopre le cortesi fortune altrui. )
A prescindere da ciò, ho adorato quanto hai scritto!
Spero continuerai con la pubblicazione! :3
 

Recensore Master
29/01/16, ore 16:03

Ciao!
Ne approfitto dello scambio per lasciarti qualche bella parola su questa storia.
Già quanto me la fillasti la apprezzai come non mai. Viola, che all'inizio del film è un'ingenua ragazza che pensa a cose come l'amore, è stata uno tra i pochi personaggi che ha compiuto uno sviluppo non indifferente all'interno della storia e l'attrice per me è stata bravissima. Io ho visto due volte il film, una al cinema e ci sono stati sospiri di sollievo quando suo "marito" è morto, e in classe c'è stata un'esultanza non indifferente da parte di noi ragazze perché era inevitabile immedesimarsi in lei, nella sua angoscia e nella violenza che ha subito.
Quando ti prompai la storia mi immaginavo qualcosa di romantico, ma, come dicesti, in Viola non c'era più posto per quel tipo di amore, non pià almeno, quindi apprezzo come non mai l'espediente di farle avere un bambino e come Viola veda quel frutto di quella violenza non con odio, ma come la possibilità di un nuovo inizio.
Non tutti sarebbero disposti a vivere guardando il proprio figlio e pensare continuamente alla violenza subita.
Il tuo stile, poi, è magnifico, ma questo mi pare di dirlo sempre che risulto così ripetitiva che... ugh!
Alla prossima
Balder Moon!

Recensore Junior
28/01/16, ore 18:26

Eccomi a recensire anche questo pezzo.

Come già ti dissi al tempo dell'event, ho adorato il cocncept. Come te, anche io vedo Viola come una regina vergine, e ho apprezzato che, nel film, fosse incoronata senza un principe al fianco. Il paragone con Elisabetta, di cui hai anche riportato alcune frasi famose, sorge spontaneo. Ho amato vedere la crescita psicologica di Viola riassunta in questo pezzo e poi esplorata in quei lati che il film non ci ha dato modo di vedere, ovvero i pensieri di Viola regina.

Quello che mi piace dei tuoi pezzi è come in poco tu riesca a prendere il nocciolo dei rapporti e a dire tanto con poche parole. Quando parli della saggezza fatua del padre di lei - ovviamente, dal suo punto di vista - al lettore attento riesci a trasmettere molti sottointesi: il fatto che lei abbia guadagnato una consapevolezza sul padre, che ormai possegga un disincanto che è frutto delle sue vicende, ma che comunque riconosca nelle parole paterne un fondo di verità. Una verità che lei ritrova in un mondo non convenzionale, diventando il monarca più "puro", quello che vive per il suo popolo rinunciando a sé.

Nel libro "The Uncommon Reader" c'è una quote famosa in cui si dice che il monarca è un essere superiore e inferiore ai suoi sudditi: per i suoi privilegi deve rinunciare alla propria umanità - intesa come le umane debolezze che potrebbero distoglierlo da quello che è il suo compito, quasi divino, di badare al proprio regno. Ho ritrovato molto di questa idea nel testo.

Per quanto riguarda lo stile, ti faccio i soliti complimenti: l'ho trovato molto azzeccato alla materia narrata - come sempre accade nel tuo caso XD - poetico al punto giusto senza essere incomprensibile o scivolare nell'ermetismo (che a volte un po' ti capita ùùù). Ho pure sorriso quando hai menzionato "i racconti", visto il titolo dell'opera. XD

Nulla, complimenti e non vedo l'ora di leggere ancora di questa raccolta!

Recensore Veterano
26/01/16, ore 03:45

Oh, che bello vederti tornare a scrivere in questo universo di favole oscure e affascinanti - e attraverso gli occhi di Viola, nientemeno - che del film era uno dei miei personaggi preferiti.

Ritrovo qua ciò che mi aveva attratta del personaggio, ma con qualcosa in più: sia nel film che nel tuo racconto, la principessa ha una parabola esistenziale che la porta dalle ingenuità dell'inizio - fatte di sogni e castelli in aria, e sì, forse di una certa superficialità - all'oscurità dell'incubo rappresentata dal suo sposo mostruoso; ma questa "caduta dalla grazia" non è la fine, bensì l'inizio della vera curva ascendente della sua vita: Viola riesce a trovare in sé una forza e una risoluzione che prima non poteva conoscere - troppo schermata nella bambagia del suo castello - e che è per lei salvezza.
Certo, torna a casa svuotata e indurita (adorai la scena di Viola che entra nella sala del trono con la testa tranciata dell'orco, e tu me l'hai fatta rivivere), ma la sua maturazione non è ancora finita.
Ed è qua che il tuo racconto ha il vero guizzo di coda: la principessa-poi-sposa-poi-vedova, che credeva di avere ormai una pietra nel petto, ritrova il calore del sangue che le corre nelle vene, e la grazia di un amore che lenisce le sue ferite, e dà linfa all'anima.
La cosa meravigliosa è che questo amore non è diretto a una persona in particolare, ma è indirizzato prima di tutto verso se stessa - verso il suo popolo, e il creato tutto.
E' un modo affatto banale, e oltremodo originale e profondo di esprimere questo risveglio alla vita, che non il consueto innamoramento verso un uomo più bello e più giusto del suo precedente sposo.
L'amore di Viola è, in un certo senso, amore materno nella più alta accezione - un amore che crea armonia, prima di tutto in lei, e poi fuori di lei.
In questa luce mi piace rileggere l'ultima scena del film, dove la Regina è attorniata dai sudditi, in una girandola di colori e musica, il sorriso sul volto.
Tu hai saputo esprimere bene questo "ponte" tra il suo insanguinato ritorno a casa e la sua elezione a gioiosa regina, e mi hai offerto una bellissima lettura del personaggio.
Brava.

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Ti lascio qualche suggerimento formale per - nel mio modestissimo parere - rendere il pezzo ancora più bello:

occhi al cielo, in attesa di un benevolo segno celeste (ripetizione cielo/celeste; potresti omettere direttamente il secondo, dato che è implicito che il segno le venga dal cielo)

la favola che ognuna segretamente sogna, sdraiata sul letto ancora vuoto, vergine, e che dipinge con la mente, quando, fra le pagine dei libri (trovo che questo periodo abbia troppe virgole, che lo spezzettano e tolgono fluidità; lo riformulerei così: la favola che ognuna segretamente sogna, vergine e sdraiata sul letto ancora vuoto - e che dipinge con la mente quando, fra le pagine dei libri, ecc..)

non faceva più paura, quella cosa gigantesca, non staccata dal resto del corpo, (metterei un trattino dopo gigantesca, per creare una pausa più lunga)

credeva di non saperne più che farsene (non sapere più che farsene)

di ragazza, debole e sciocco.
«Abbiamo molte debolezze, (ripetizione debole/debolezze; potresti sostituire il primo con fragile)

con tutti i suoi sbagli e la sua saggezza di chi ha visto tanto (il secondo possessivo è pesante, e anche inutile, dato che si comprende che la saggezza a cui ci si riferisce è quella del Re)

paragdima (refuso)

e era copioso (ed era. Le eufoniche sono ormai obsolete - e infatti io consiglio sempre di non usarle - con l'unica eccezione di quelle che vanno a congiungere parole che finiscono e iniziano con la stessa vocale)

Altamonte (Altomonte)