[5° classificata al concorso "The Witcher"]
Questa breve storia mi è piaciuta molto. Ho apprezzato come in pochissimo spazio, nemmeno 700 parole, tu riesca a condensare un po' tutto. È una storia che sicuramente meritava di essere allargata, ma non è incompleta. È come se aprissi uno spiraglio su un mondo per poi chiuderlo repentinamente, ma nell'attimo in cui gettiamo un fugace sguardo su questo mondo ne apprezziamo in realtà molti elementi. In così poco spazio sei riuscita a condensare una trama e un abbozzo di ambientazione, anche se purtroppo manca all'appello l'approfondimento caratteriale del protagonista, ma di questo parlerò dopo. Solitamente nelle storie brevi la tendenza è quella di gettarsi a rotta di collo a spiegare solamente l'idea che si ha in mente, che può essere ben conclusa ma spesso rimane priva di contorni. Invece ho apprezzato da parte tua lo sforzo di ambientare, di sprecare parole preziose per descrivere. I particolari contestuali/ambientali che ci fornisci sono pochi in realtà, ma diventano molti se li rapportiamo alla mole del racconto. Inoltre modelli in modo originale questo breve scorcio di mondo che ci concedi, ad esempio quando descrivi il santuario, costruito con le pietre di una frana che distrusse il villaggio. Sei riuscita insomma a conferire profondità al contesto, lo stesso focalizzandoti sui piccoli particolari e lasciando perdere le inquadrature generali.
Ricapitolando, quindi, ho apprezzato il modo sapiente in cui hai saputo utilizzare questo piccolo spazio, perché – lo ripeto - c'è un ottimo equilibrio tra la trama (l'idea, i fatti che volevi raccontare) e la contestualizzazione.
Anche l'idea che avevi in mente ha dei passaggi, degli scalini: riesci a conferire movimento alla trama. Seppure la storia sia molto breve, dalle prime battute non intuiamo affatto a quali esiti andremo incontro nel finale, sebbene sia così vicino. Ciò che capiamo in modo lampante è quello che Henning fa ed è, ma non capiamo ad esempio che cosa lo abbia condotto allo scontro con la strega, a cosa serva il lembo di pelle che le “ruba”: dobbiamo continuare a leggere perché questi elementi acquisiscano un senso. E, seppure nel finale non abbiamo un colpo di scena così eclatante, la conclusione rimane ben fatta. In qualche misura ci sorprende, anche se non la definirei propriamente un finale a sorpresa. Per un momento, anche noi ci siamo illusi che Vinn potesse veramente guarire, ma poi la brutalità della conclusione ci piomba addosso come una mannaia, così come piomba addosso alla madre. Ciononostante, qualche dubbio premonitore lo abbiamo quando Henning, alla domanda può guarirlo? risponde posso salvarlo, una differenza che può sembrare minima, una differenza che forse una madre disperata non può cogliere, ma che invece è fondamentale, ed anticipa ciò che accadrà.
Quando parlo di movimento di trama mi riferisco soprattutto alla vicenda che ha coinvolto Vinn il quale, da giovanotto inesperto quale è, è caduto nella suadente rete della strega. Se all'inizio pensiamo che il diretto interessato sia Henning, successivamente invece ci rendiamo conto che la vera vittima della strega è questo ragazzo sedicenne. L'idea di trasformare un'ingenuità, una debolezza di un ragazzo molto giovane nella sua rovina, conferisce pathos alla storia. Inoltre ho apprezzato e trovato particolare sia il modo in cui la strega abbindola Vinn, sia come successivamente si manifesta la corruzione in lui, la sua lenta morte, descritta come un prosciugamento vitale, un avvizzimento: la pelle grigia e le labbra secche sono dettagli che ben realizzano l'idea dello svuotamento.
Da notare anche il modo in cui hai deciso di chiamare le streghe, definendole Incanti, quasi metonimicamente riassumendo il loro essere con ciò che in realtà fanno, cioè incantare e ammaliare gli uomini.
Per quanto riguarda la caratterizzazione, purtroppo hai ottenuto un punteggio molto basso, e questa volta sei stata penalizzata dalla penuria di parole. Henning è un personaggio che sicuramente poteva avere delle potenzialità, ma risolto in questo esiguo spazio non risulta descritto a sufficienza. Non hai avuto lo spazio materiale per sbozzarlo meglio, Henning rimane un personaggio del tutto anonimo, impietoso, sicuramente con i suoi spettri alle spalle, ma tutto quello che è lo intuiamo soltanto.
Parlando brevemente dell'attinenza, non trovo che sia eccelsa (anche qui, forse a causa della brevità della storia, la strega in questione non è particolarmente approfondita), però voglio comunque darti un buon voto, soprattutto perché hai inserito una caratteristica su cui in realtà pochi si sono soffermati, ovvero questa malia libidinosa che il personaggio della strega esercita sulle sue vittime. Mi è piaciuto inoltre il particolare della decomposizione e dell'orrido nascosto dietro a un aspetto fascinoso e incantevole, e per ultimo ma non meno importante, il fatto che gli Incanti si nutrano del desiderio degli uomini. Inoltre, inutile dire che ho apprezzato, in testa al racconto, la ripresa del momento finale del videoclip.
Questa storia ha i tratti di un'occhiata fugace su un mondo cupo e misero, e questo carattere di fugacità si manifesta soprattutto nel finale, un finale che lascia intendere che dopo ci sarà dell'altro. Così come l'inizio: non è un inizio che parte dal principio, ma parte a mezz'aria, dopo che tutto quanto è già successo.
Anche per quanto riguarda la realizzazione della trama ho deciso di darti un buon voto, poiché anche se, ripeto, il finale non è IL finale, la storia non è mai finita come non è mai iniziata, galleggia a mezz'aria, è un momento, uno spaccato, un episodio nella vita del protagonista. E sono proprio le ultimissime battute a ribadire il carattere passeggero della storia che ci hai appena raccontato. Non c'è una morale, non c'è un cambiamento significativo: Henning continuerà ad andare avanti allo stesso modo, forse solo, ogni volta, un po' più logorato di prima.
Silvar |