Recensioni per
Stirpe di strega
di Nuel

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/02/20, ore 17:09

Eccomi, sono passata finalmente da te per lo scambio del Giardino di EFP, colpevolmente in ritardo aggiungerei. Passiamo alle cose serie.
E' una racconto bellissimo, meritatissimo il primo posto. Il tipo di storia che amo e che non mi stanco mai di leggere. Le descrizioni sono stupende, dense e non noiose ma del genere che arricchisce il narrato calando il lettore nel pieno dell'ambientazione. La premessa per quanto non originalissima è però stupendamente integrata nel resto del racconto. I personaggi pur accennati nel breve volgere della narrazione appaiono ben sfumati. Ho trovato la conclusione, per quanto degna del resto del racconto, forse un pochino più confusa. Bravissima, sono proprio contenta di averti trovato grazie allo scambio!

Recensore Master
20/01/20, ore 21:08

Bellissimo anche questo racconto. La cosa che maggiormente ho apprezzato è lo stile. La trama in sé è semplice, non facile ma semplice sì, estremamente lineare e anche estremamente povera di eventi, l'incipit e il finale sono i due punti più importanti e se normalmente questo in un racconto potrebbe essere un punto debole, nel tuo racconto invece secondo me funziona benissimo. Perché permette di far risaltare tantissimo lo stile, di date spazio a questo stile lento, descrittivo, dettagliato e che crea quest'atmosfera fantasy, magica che in un racconto simile è d'obbligo. Complimenti per questo stile. Estremamente lento ed estremamente scorrevole, non succede nulla ma tu che descrivi gli ambienti punto per punto, i personaggi, i loro capelli, le piante... Ho adorato tutto ciò. Ho adorato persino il particolare sulle uova per lavorare i capelli: è vero? Se sì, grazie! Ho anche imparato qualcosa! L'idea di sottofondo mi piace perché mi piace leggere di maledizioni e simili. E tra parentesi ho adorato anche che nella parte iniziale con il tuo stile tu ti sia dilungata molto in particolari macabri per trasmettere benissimo la sensazione di orrore e morte e maledizione: complimenti. Cosa posso dire? Bellissimo racconto. E va bene anche con questo finale così un po' aperto: non vediamo il momento dell'azione, in cui forse il figlio della strega sfiderà il suo signore... Ma hai scritto di tutto il retroscena dandoci a noi lettori l'introspezione dei personaggi. E a me è piaciuto un sacco. Complimenti.

Recensore Master
04/09/18, ore 15:34

Ciao!
Ho riconosciuto il nome del tuo profilo, perché più volte ho dato un'occhiata alla tua pagina di giudice sul forum e ho potuto constatare la precisione con cui hai stilato la griglia (può sembrare stupido, però i dettagli dicono molto). Per questo motivo, ho dato un'occhiata e scovata questa storia fantasy ti ho contattato.
Pur essendo di qualche anno fa (il tuo stile si sarà evoluto nel frattempo) la storia fa la sua bella figura. Mi piace come hai rielaborato in modo originale e personale diversi topos usato riferimenti storici, come quello della donna/strega che aiuta le donne a partorire e raccoglie erbe, la caccia alle streghe, le credenze sui capelli sciolti o quella di mangiare gli organi dei defunti per assorbirne la forza. Il tutto racchiuso in una chiave fantasy che ho davvero apprezzato.
Il titolo è semplice come piace a me, perfetto per il tono e la trama di questa storia. Può sembrare sciocco, ma mi piace che tu non abbia inserito l'articolo, perché lo rende più solenne e caricato di pathos. Letta la storia poi, trovo che sia perfetto per riassumere sia l'antefatto su cui si basa la storia - il sovrano ha ucciso la strega che non ha salvato la sua amata, e queste ha gettato una maledizione su di lui - che la base della trama - i figli maschi vengono strappati alle streghe per essere cresciuti come soldati; ma soprattutto si lega molto bene alla solennità con cui Adaria va alla ricerca del suo sangue, incontro alla morte pur di poter lasciare un'eredità a suo figlio, un'eredità che ha a che fare con il sangue, ma è anche un retaggio di appartenenza, di provenienza. Il figlio è cresciuto odiando la sua stessa stirpe, ma lei si sacrifica pur di ricongiungerlo con la sua vera identità.
Grammaticalmente ho trovato solo alcuni refusi. La storia è di qualche anno fa, ma io te li segnalo comunque, se possono tornare utili:
si sedette su un masso coperto di muschio e , -> c'è uno spazio di troppo prima della virgola
«Certo!», rispose Stelian, «Mi ha cresciuto come un figlio», disse con tono accorato. -> credo sia più appropriato usare il punto dopo Stelian.
strappato dalla braccia -> dalle braccia
Stilisticamente ho trovato il racconto abbastanza scorrevole, ma ho riscontrato qualche difficoltà nell'uso assiduo che fai della virgola, rendendo alcuni periodi lunghi e molto complessi. Alcune frasi mi hanno confuso perché allungate dall'uso della virgola anche in presenza di cambi di soggetto. Per esempio:
Teneva una mano sulle redini e una sull'elsa della lunga spada fissata alla sella, il fodero istoriato con perizia, sul farsetto di cuoio nero, all'altezza del cuore, era dipinta una croce uncinata rossa. -> Io avrei messo un punto-virgola dopo "perizia", così da dare una pausa più importante anche se non del tutto netta in modo da segnalare anche il cambio di soggetto. Questa è una delle frasi meno evidenti, ce ne sono altre un po' intricate di così, che comunque si afferrano ma personalmente mi è servito un momento di riflessione per inquadrarne il senso.
E' l'unico neo che mi sento di condividere, in maniera molto soggettiva, per il resto ho solo complimenti. Soprattutto per il lessico, mi è piaciuto perché vario e soprattutto adattato ad hoc per esaltare contesto, ambientazione ed estrazione sociale. Termini come "accosciarsi" e "madia" hanno saputo creare un'intera ambientazione e dare un tono alla narrazione. Ottima la cura del "voi/tu nei dialoghi tra persone di classi differenti e davvero brava per la cura con cui hai inserito diversi dettagli, sociali e non, come quello già citato dei capelli sciolti o ancora il rapporto molto "libero" tra Donne e uomini, l'educazione dei bambini.
Lo stile non presenta molte metafore o particolare espedienti stilistici (quello che mi ha colpito di più è stato "La notte respirava", davvero bellissimo per richiamare il legame simbiotico tra Donne e natura), ma le descrizioni sono pulite, "immersive" e soprattutto coinvolgenti, riescono a dare profondità all'ambiente. Quelle che ho preferito sono state quella del paesino, con queste case di legno, gli steccati e la via che diventa sentiero immergendosi nel bosco e quelle dove enfatizzavi il legame profondo tra Adaria e il suo essere strega, il suo riuscire a mandare la sua coscienza fuori dal corpo, il suo diventare nebbia come quella della natura. Insomma, narrazione, ambientazione e descrizioni e le giuste metafore hanno saputo immergermi in questo mondo.
La storia è breve, e questo aumenta il complimento, perché in poco spazio hai saputo creare un mondo con regole sociali, credenze, tradizioni, ruoli, dare più che un'idea di ciò che significa essere Donna e dei poteri che ne derivano. C'è tutto quello che serve per imbastire un racconto, non manca nulla.
Inutile dire che la trama non ha buchi né incoerenze, voglio passare direttamente a segnalare le scene che ho più amato per i loro significati e per quello che mi hanno trasmesso.
La scena in cui Iolana ha dovuto lasciare suo figlio, il modo in cui hai saputo gestire sia i personaggi vicini che quelli più lontani, dando complessità e realismo al momento. Ho adorato in particolar modo il fatto che il padre guardi tutto da vicino e la frase di pensiero in cui dici che per gli uomini, e soprattutto per chi non si è mai sentito chiamare pare, è più facile andare avanti. Beh, ho trovato il pensiero molto vicino alla mentalità di Adaria, adatto per una narrazione con il suo punto di vista. E l'ho trovato un ottimo spunto per pensare che sicuramente lui avrà avuto altri dolori, e che proprio il fatto di non sentirsi chiamare padre, di non avere diritto a questo, sia stata una sofferenza continua. Ma questo pensiero di Adaria dice molto sullo stampo della educazione e ideali, una comunità matriarcale, senza vincoli, che non riconosce l'unione con un uomo.
Ed ecco che torno un attimo indietro per poter parlare dell'antefatto iniziale: la strega che lui ha ucciso ha detto che l'amata di Tudorel doveva essere punita, come se il suo appartenere a un uomo abbia in qualche modo spezzato il suo legame con la natura, rendendole debole e sola. L'idea di ciò che è Donna, nel sovrano, è stata quindi mutata dalla perdita e dal comportamento "cattivo" della strega-corvo. C'è da chiedersi - e credo che sia un elemento ambiguo e voluto, per come la vedo io - se quella donna fosse davvero una Donna cattiva o se il suo volere il cuore fosse un modo per commemorare la Donna morta o solo un tentativo per accrescere il suo potere. Io sono propensa a pensare che quella Donna fosse la classica pecora nera che istiga il pregiudizio, ma c'è anche la possibilità che il sovrano, con una mentalità diversa, non abbia veramente capito i suoi intenti. Forse potrai risolvere tu questo mio dubbio oppure lasciarlo, cosa che io ritengo comunque giusta, perché dà un doppio valore a quella scena.
Infine ho amato tutta la scena tra Adaria e Stelian: ho percepito l'amore materno, il suo sussurrare che lui non capisce (bella l'idea degli uomini che non vedono e non sentono, che non possono ereditare quel potere di simbiosi e rispetto e che quando mangiano il cuore di una strega il potere li corrode) e che io ho immaginato come il sussurro di una madre che canta al piccolo nella culla, immensamente profonda l'idea che lei abbia sfamato almeno una volta il figlio, lo abbia voluto conoscere, parlargli e infine si sia donata a lui, a suo modo.
I personaggi sono tutti ben costruiti e tengono bene la scena, ognuno con il suo ruolo ben definito. Ti ho già detto quanto ho amato quello dell'uomo che guarda il figlio portato via, ed è ridicolo, però è il mio preferito.
Iolena che soffre e che cerca di negare di avere avuto un figlio per sopravvivere al dolore, per combattere per chi ancora le è vicino e di cui si può occupare l'ho trovata molto umana, complimenti.
Poi ben fatta sia l'innocenza della ragazzina, che sta in disparte e non saluta il fratello, che si prodiga per aiutare, dalla memoria più duttile, leggera, cambia spesso mansione abbandonandone una e felice di farne un'altra. Me la sono immaginata come la classica ragazza che sta iniziando a imparare a essere Donna e che non ha ancora abbandonato la sua dolcezza di innocente. Stelian e la sua foga, il suo ardimento cieco vero quello che crede un giusto sovrano, il modo in cui lo difende, la cecità con cui affronta la donna... se ha mangiato il cuore, mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione, e mi dispiace per lui.
E infine Adaria: forte, determinata, una madre che non ha mai smesso di soffrire e piangere, e che ha trovato la forza nel sacrificio, riponendo le sue speranze in una maledizione. Ho trovato la disperazione e l'amore, la dolcezza segreta di una madre che aiuta suo figlio in silenzio e la sicurezza di colei che è una guida, ha indurito con il desiderio di aiutare gli altri il suo cuore. Che nessuno soffra più quanto me, sembra dire.
Davvero una bellissima storia, complimenti.
A presto!

P.s. Sì, è da pazzi modificare una recensione dopo ore dall'averla recensita, e tu ti starai chiedendo "ma con che folle sto scambiando" ma io ho bisogno di dire una cosa che credo di non aver detto, e che reputo importante.
La tematica affrontata!
Sono felice di aver letto questo inno alle donne, perché di questo secondo me si tratta. Soprattutto perché è ambientato in un contesto buio, che richiama quello medievale, dove era facile essere accusate di stregoneria, per i motivi più disparati (invidia della gente, troppa fortuna, psicosi dovuta a malattie e carestie, doti e abilità che altri non avevano e che venivano viste di malaugurio). Insomma, qui le tue Donne ricalcano molto l'emblema delle streghe in simbiosi con la natura: possono mutare forma, parlare con gli animali, si prendono cura delle donne partorienti, hanno una gerarchia interna molto matriarcale e un legame tra sorelle forte e fatto di una fisicità pudica che molti potrebbero fraintendere.
A volte però si abusa della parola "femminismo": si parla di discriminazioni e di scelte d'obbligo (se vuoi far carriera non puoi essere madre; una donna non deve immolare la sua femminilità ai figli). Sono felice che nella tua storia la donna è vista soprattutto come essere empatico. Ed è proprio il lato materno che le permette di avere cura degli altri e di arrivare a sacrificare se stessa, in questa missione, per salvare molto più di suo figlio. Inoltre, mi permetto, c'è una sottile vendetta che si tesse di fondo, sottile come solo le donne sanno mettere in atto. E tutte queste sfumature hanno reso questa storia un Storia, perché ha qualcosa da dire che non è solo per piacere.
Adesso ho finito :D
(Recensione modificata il 04/09/2018 - 06:21 pm)

Recensore Master
30/03/16, ore 10:45

[1° classificata al concorso "The Witcher"]

Ragionando riguardo l'economicità della tua trama, c'è un surplus di sadismo da parte del Domnitorul, un surplus in effetti giustificato dal suo odio verso le streghe. L'idea di fondo poteva quindi essere strutturata più “economicamente”, poiché non ha senso rapire i figli delle streghe per poi addestrarli allo scopo di andare a caccia delle streghe stesse. Questo è un'inutile complicazione ideata a bella posta da questo sovrano pieno di rancore represso, un vero e proprio sadismo gratuito: mandare i figli a caccia delle madri. Infatti, anche la stessa Adaria mette in evidenza questo circolo vizioso: Se le odiate tanto, se il vostro signore salva i bambini che le Donne rendono orfani… non sarebbe meglio cacciarle tutte […] ? 
Anche se in questo caso il contesto è diverso (Adaria sta solo spingendo il figlio verso il compimento della profezia), lo stesso, in questo dialogo sembra quasi che la donna si arrenda all'evidenza dell'assurdità di questo meccanismo. 
Sembra infatti assurdo: giunge l'emissario del Domnitorul, quest'uomo dallo sguardo impassibile, ed egli sottrae i figli maschi alle madri e alle sorelle. Quindi si sa chi sono le streghe, si sa chi sono e si sa dove sono. Che senso ha, quindi, fare questo passaggio in più? Perché non limitarsi a sterminare le streghe, perché non eliminare il problema alla radice? 
Ma non fraintendermi, sto ragionando sull'economicità della trama con criteri interni. Infatti questo surplus, questo eccesso di perversa crudeltà del tutto gratuita, è ciò che rende affascinante ed originale la storia: si innesta una sorta di perpetuo circolo edipico, messo in moto dalla sete di vendetta e dal dolore di Tudorel Suveran. 

Non ti smentisci mai con l'ambientazione. Mentre la contestualizzazione è presente il necessario (di Beclou, per esempio, sappiamo poco), di contro l'ambientazione è davvero uno dei pilastri portanti di questo racconto. In realtà non ci sono lunghe digressioni descrittive immobili, fini a loro stesse: quello che ho adorato del tuo modo di scrivere (e descrivere) è stata la tua costanza di scendere nei particolari, nei meccanismi quasi filologici dell'antichità. E, neanche a dirlo, l'atmosfera medievale pregna ogni frase. Mi piace il modo in cui hai descritto la praticità di una vita di questo tipo, una vita a diretto contatto con le cose, una vita che ci è lontana. In realtà sono tutti particolari su cui spesso si sorvola scrivendo una medieval-fantasy, perché si crede che siano noiosi, inutili, accessori. Non ci si vuole attardare a spiegare come, ad esempio, si prepari un semplice pranzo, o come si allestisca un bagno. Invece, dal mio personalissimo punto di vista, ho amato proprio il tuo descrivere con dovizia di particolari questi gesti pratici, comuni, appartenenti alla ciclicità pacifica della vita casalinga. Sono spezzoni deliziosi e piacevolissimi da leggere, poiché ti fanno immergere in un mondo vecchio, ti fanno toccare con mano la concretezza delle dinamiche quotidiane di un mondo antico e remoto. Cosicché le tue digressioni descrittive diventano anch'esse narrative, tutt'altro che accessorie. È sbagliato sorvolare sempre su questi passaggi. Digressioni di questo tipo possono diventare narrative eccome, soprattutto se le si narra a tuo modo, cioè non sommariamente (es. pescò due carpe e preparò la cena), perché sì, spesso si trovano indicazioni “a tempo perso” di questo tipo, però liquidate in modo così sommario diventano (in questo caso sì) noiose, diventano delle mere indicazioni. Invece, se tu ti prendi del tempo per spiegare con precisione, con l'amore per il dettaglio, come e perché, allora in questo caso sì che questi spezzoni non sono “a tempo perso”, ma diventano parte integrante della narrazione. Non è assolutamente uno spreco di spazio, è ciò che, esulando dalla trama, dà colore e personalità alla tua storia. 

Una cosa originale che ho apprezzato veramente molto è stato il modo in cui hai descritto in che cosa sono diverse le streghe, il modo discreto in cui i loro poteri si manifestano, ad esempio il mite gesto di sfregare un legnetto tra le mani per accendere il fuoco: non è molto diverso dall'atto primitivo che ci aspetteremmo, ma c'è una differenza minuscola e fondamentale: le mani diventano incandescenti. Il tuo è un modo molto dimesso di rappresentare la magia, non ci sono bacchette magiche, bastoni, amuleti... in realtà non ci sono proprio oggetti magici di nessun tipo, ciò che la strega ha di magico è tutto in sé. Infatti non a caso è il cuore della strega l'unico potenziale oggetto magico che compare nel racconto, e questo ribadisce quanto questi “poteri”, questi sensi acuminati siano legati essenzialmente alla natura della strega. È pienamente nella sua natura, tanto che non ha bisogno di supporti esterni, di supporti materiali per esercitare i suoi poteri. In realtà non ha nemmeno bisogno di esercitare i suoi poteri, è fatta così, è una creatura che vive su un piano sensibile differente, sfasato rispetto a quello dell'essere umano. Per fare un paragone stupido, è come se la strega vedesse il mondo in HD, e gli altri essere umani lo visualizzassero a 480p, quasi che quando la strega Osserva, avesse una ghiera di ingrandimento davanti agli occhi che mette a fuoco i dettagli, quasi che il tempo rallentasse sotto il suo sguardo. 
Per comodità chiamo queste doti “poteri magici”, consapevole di usare una denominazione inappropriata: perché in realtà non ci mostri dei “poteri magici”, ci mostri un occhio differente, un modo diverso di vedere le cose, ci mostri come la strega sia semplicemente una declinazione umana che Vede e non semplicemente guarda, che riesce a far parte in modo armonico del mondo naturale. 
Infine, un'altra caratteristica che ho trovato originale, è la non-belligeranza delle streghe: le tue non sono streghe guerrigliere: non combattono, al massimo si difendono quando vengono attaccate, analogamente agli animali. 

Cambiando argomento, l'attinenza al videoclip è stata realizzata in modo eccellente. Mai avrei pensato che qualcuno riprendesse quella scena di incontro/scontro tra il cacciatore e la preda in modo da designare il cacciatore come il figlio della preda. Questa singolare, edipica impostazione madre-figlio ti ha fatto guadagnare ulteriori punti in originalità. Mi piace anche come la strega sia rassegnata a ciò che ha visto essere il futuro, mi piace come vada incontro in modo assolutamente naturale alla morte, e forse anche questa è una caratteristica propria del suo essere più naturalmente inserita nel ciclo vitale delle cose. 
Un'altra cosa che ti ha fatto guadagnare punti in originalità è stata la tua decisione di non calcare troppo la mano sul “fattore bellezza”. Descrivi la protagonista, Adaria, come una donna attempata, almeno due volte ribadisci che il suo volto è segnato dal tempo
Mi dà invece più da pensare questo rapporto ambiguo che Adaria intrattiene con Ionela, devo ancora interpretarlo bene. Comunque sia, denota anch'esso una grande marginalità nei confronti dell'elemento maschile, per quanto concerne il microcosmo delle streghe. È molto strano e particolare l'aggregato familiare che ci presenti: 
Il padre (o meglio, il padre di Nistor, perché non sappiamo se sia anche il padre di Briana) è letteralmente lasciato in disparte, sembra che il suo unico ruolo sia stato quello di contribuire quell'unica volta alla generazione. C'è inoltre questo sodalizio femminile, che definirei quasi amoroso, o comunque che poteva esserlo ma non lo è stato: tu stessa ci parli di cose non dette in quel bacio, un bacio che forse non è stato episodico, ma un bacio sicuramente irrisolto, mai chiarito. In realtà non riusciamo ad intuire con precisione quali siano stati i trascorsi tra Ionela e Adaria, ma pare proprio che la loro sia stata una complicità che mai si è risolta, che mai si è sbilanciata, che mai è stata legittimata. 
La figura del padre che piange in disparte il figlio è veramente pietosa e “popolare”. È incredibile come un'immagine di pochissime parole dica tante cose. Non ci descrivi il maniscalco, di lui dici solo che tiene stretto il cappello al petto: in questa immagine, in questa impressione, è come se ci dicessi tutto di lui, è un fotogramma, ma un fotogramma pregno di dolore e rassegnazione. 

Una cosa che ho amato tantissimo è il tuo modo di giocare l'introspezione dei personaggi, e soprattutto le relazioni tra i personaggi. I dialoghi sono molto semplici e diretti, però tu giochi le interazioni profonde tra i personaggi sul piano concreto, sui gesti. Per fare alcuni esempi: Stelian che si scotta prendendo il boccone di carne nonostante i materni avvertimenti di Adaria; Ionela che lava per un'ultima volta i capelli ad Adaria; Adaria che, per far rinsavire Ionela sul fatto che non potrà mai mettere da parte un figlio che ha partorito, le artiglia il ventre; Adaria che, per persuadere il figlio, compie tra i tanti un gesto emblematico: seleziona il cuore tra le interiora della lepre e lo ingolla quasi con ferocia: un gesto dimostrativo più persuasivo di mille parole. 
I personaggi si toccano spiritualmente toccandosi prima di tutto materialmente. I gesti che compiono tra loro sono banali, ma nascondono sentimenti e intenti profondi. Il tuo è un giocare sulla superficie ciò che c'è di più profondo. 

Un'altra particolarità della tua storia è che il persecutore, l'antagonista, pur non essendo giustificabile per ciò che compie, ha però una ragione di fondo: è uno di quei cattivi che cattivi non erano, ma che lo sono diventati: danneggiati dall'odio altrui, odiano a loro volta. Il suo non è un odio immotivato ma non è neanche un odio, quello del Domnitorul, dettato da sentimenti superstiziosi, o dall'ignoranza, o da percezioni discriminatorie verso il diverso (basti pensare che la sua compianta consorte era una strega). È un po' come se, in fin dei conti, le streghe si fossero messe nei guai da sole: hanno anch'esse un concorso di colpa, all'origine. La “cattiveria del cattivo” è una cattiveria dolorosa, non è né innata, né dettata da bassi sentimenti, né immotivata. Quindi, da questo punto di vista, la storia in certi passaggi viene stemperata per quanto riguarda il carico di dolore: non la definirei atroce, è atroce la soluzione finale, ma è un'atrocità contenuta, poiché a monte ci fornisci delle motivazioni. 

La storia che ci hai narrato è in tutto e per tutto una leggenda. Ha il sapore leggendario di un cerchio che si chiude: c'è un preambolo e c'è una maledizione/profezia, la quale anticipa e stabilisce la conclusione. 
Spenderei qualche parola sul finale, anche se potrei ripetermi. L'idea che hai serbato per la soluzione epilogante è piuttosto atroce, ma forse il rating rosso è leggermente esagerato. Certo, il tema di un figlio che uccide la madre, questa sorta di soluzione edipica rovesciata, è pesante, però dobbiamo ricordare che Stelian è inconsapevole del matricidio che compie. 
A parte questo, l'espediente del finale è molto buono, anche perché sei riuscita a conservare l'effetto a sorpresa, rivelandoci solo in ultimo, a un passo dal suo compimento, la natura integrale della maledizione. 
Prendiamo mano a mano consapevolezza che Adaria ha un compito, e il suo compito è chiudere il cerchio della maledizione, un compito a cui lei non cerca in nessun modo di sottrarsi. C'è una sorta di serena rassegnazione verso il futuro: è così che le cose devono essere, e non bisogna opporsi al corso del destino. Anche questa è una caratteristica che può diversificare la strega da una comune essere umano: Adaria assume la profezia così com'è, sentendosi parte di qualcosa di più grande. Prende con calma assuefatta gli eventi, asseconda l'onda, piega la testa sotto la scure del fato, sorridendo. 

Silvar

Nuovo recensore
28/03/16, ore 21:19

Wow. Complimenti! Certo, un po' dura e cruda da digerire, come mordere un cuore pulsante direi, ma lo stile é ottimo e la storia si snoda piacevolmente e senza intoppi. Bellissime le scene descrittive. Non é che in previsione un seguito? 
 

Recensore Master
01/03/16, ore 09:04

ciao, mi sono accorta ora che avevo iniziato a leggerla giorni fa, ma l'emicrania mi colpisce "quando meno lo voglio" - accidenti! - e ho dovuto desistere :( poi tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di finirla di leggere.
una cosa è certa - a mia discolpa - il primo paragrafo è scritto in modo così magistrale che in qualche maniera surclassa il resto - non che sia da meno - ma la forza descrittiva con cui hai raccontato il doppio ingano mi è rimasto ben visivo in mente. è un mondo spietato le cui leggi faccio fatica ad accettarle ma ritengo che da ambe le parti ci siano stati degli sbagli
il primo la Donna, con la scusa di punire, voleva per sè ciò che non gli apparteneva
il secondo, per vendicarsi ha accettato quello che, inizialmete, aveva trovato aberrante - mangiare il cuore - e quindi si è ritrovato a supportare un fardello molto più pesante che non ha dato nessuna soddisfazione.
mi piace molto il modo in cui tratteggi il paesaggio perché mi sembra di essere li, di assaporare gli aromi, gli odori, i colori. dai uno spessore ai personaggi che li rende reali, credibili - a parte che a volte fanno cose discutibili :D ok il tuo Draco è una pulce costante nell'orecchio! ( :D ) - contemporanei.
che triste destino morire per mano del proprio figlio - benché inconsapevole - ma Adaria è stata sufficentemente astuta da instillare il dubbio, un tarlo difficile da debellare. non sappiamo se ha attecchito, peccato, però abbiamo ben presente come finisce.
complimenti è un bel racconto - non certo una favola della buonanotte - e ben scritto mi ha fatto piacere leggerlo, trovo che il fantasy ti si addica molto :D
quindi non mi rimane che farti gli auguri per il contest
kiss kiss

Recensore Master
21/02/16, ore 10:32

Sono in ritardo ma non è colpa mia, colpa della wind ecco, sgrunt (sì, devo lamentarmi ovunque dell'inefficienza delle telecomunicazioni italiane (?)) 
comunque, eccomi qui per impromere il segno del mio passaggio, il marchio del destino... e.... ok, straparlo, ma ho la linea internet e sono euforica. Ho letto con attenzione la storia, in realtà ero molto curiosa perché me ne hai parlato e, insomma, sapevo che ci tenevi a finirla. 
Ho trovato curiosa la cosa sinossi - sappi che Domnitorul  è un nome impossibile (ho dovuto cercare e copiare il nome nel testo, perché, davvero, è impossibile da scrivere e non riesco neanche a pronunciarlo e gli altri non sono da meno, ho letto Adrina, invece di Adaria tutto il tempo), mi ha ricordato un po' GoT, quel tizio che offriva i figli maschi agli estranei, anche se qui è diverso, comunque, mi è piaciuto, l'ho trovato un espediente iniziale interessante.
Bella la prima parte che spiega un po' tutto anche se fa un po' schifo al parte del cuore XD
Poi mi è piaciuta la seconda parte, noto che quando scrivi originali ti dilunghi di più nelle descrizioni e il ritmo è più lento, non è una cosa che mi dispiace, anzi. 
le immagini della terza parte sono davvero molto poetiche, mi è piaciuto lo stile, molto più che in tuoi altri racconti originali, in realtà, l'ho trovato più interessante, più descrittivo e, al tempo stesso dinamico. Insomma, incisivo! é stata una bella lettura, complimenti e in bocca al lupo (povero lupo) per il contest.
Ps sappi che ho scritto DUE volte questa recensione perché quando ho inviato la prima la linea mi è ricascata. amami