Recensioni per
Inspiration ~
di perpetuum

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
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Nuovo recensore
22/02/16, ore 01:30
Cap. 1:

di solito non mi piacciono molto i giochi che "prova a pensare a una parola e una soltanto". non mi piacciono i giochi, soprattutto quelli dove si è in tanti, in troppi, quando non si respira più, quando ci si perde in modo sbagliato.
la verità è che non mi piace quasi niente, ma tu sì.
tu mi piaci.
quindi ci ho pensato, e alla fine ho detto che potevo farlo, potevo pensare a una parola solo: nostro.
io non credo tanto al pronome, figurati l'aggettivo possessivo, figurati quanto mi è parso lontano. non lo vedevo nemmeno in fondo al tunnel, ma in fondo a una tempesta di tunnel, una che sembra non finire mai, che appena finisce un uragano, subito che ce n'è un altro.
ma mi spieghi come fai a stare nel bel mezzo di un uragano e ballare? e farlo insieme a me?
da lì, l'aggettivo "nostro", perché insomma, dai, a chi piace? a chi piace starsene nel bel mezzo di un vento come quello, di acqua come quella, e restare? ma no poi, non solo restare, ma sorridere, ridere, muoversi, pensare. agire.
io non ho molte parole, sai, e non penso che ringraziare esista, non in queste occasioni. dico che amo la concisione, ma non la mia, quindi anche se tutto sarà un gigantesco e intricato eufemismo poco importa, tanto lo so che lo accetti per così com'è. perché sei te, la mia compagna di avventure, di film mentali, di trip pesi. ti cito, perché sì, perché comincio da là, come non farlo? stiamo tornando, perché sì, perché è vero, come non potremmo, come non potrebbero? (è ancora lì, ancora in loop). tu dici a me che ti capisco senza che tu dica alcunché, ma tu ti sei vista? ti sei sentita? ti sei guardata? ti sei apprezzata, amata, accettata? fallo. lo devi fare! io ti seguo ora, ti seguo sempre.
perché sì, perché sei tu.

non so come tu faccia poi, a stare qui anche quando io non ti vedo, a scrivere di cose che io non ti ho nemmeno mai detto, che mi sono tenuta per me, che mi tengo per me da sempre. mi sembro una bambina, ma è un po' così, sai, effettivamente, io come una bambina che si stringe al petto qualcosa che a certi occhi non può essere nascosto, semplicemente perché non può, perché quegli occhi vedono attraverso cose, attraverso anni. attraverso posti sbagliati, persone sbagliate, momenti sbagliati. attraverso sbagli, perché cosa sono, contro due occhi che ti vedono per la prima volta?
fatto sta che io quei lividi li ho davvero, anche lì, anche sul dorso dei miei piedi piccoli, a tratti un po' stanchi, sicuramente increduli, a volte affaticati. ed è perché cammino sul dorso dei piedi (pensa, lo so fare), perché ho il collo del piede così flessibile che sembra spezzarsi. in realtà, si piega sempre, ma ancora di spezzarsi non ne ha mai parlato, mai nemmeno accennato, come se avesse voce in capitolo, una parte del corpo per il corpo intero. la verità è che io avrei sempre voluto ballare, che lo sogno ancora. te lo sto dicendo, e non mi importa se prima o poi qualcun altro leggerà queste parole: sono tue. quando chiudo gli occhi, io mi immagino esattamente di volteggiare così, così, ed è tutto pericolosamente vicino, ed è pericoloso davvero, perché sembri aver ricalcato ogni cosa. ma no ricalcare è troppo facile, no? da piccola mi dicevano che ricalcare invece che disegnare era barare. e tu, non bari mai. tu disegni disegni che però sanno più di fotografia. non so bene come, ma la verità, è che quando amo qualcosa il come nemmeno me lo spiego, quindi anche se lo chiedo ("cosa stiamo facendo...") poi l'anima in pace io so mettermela. me la metto anche grazie a te.
il nome Clairie mi piace, mi piace così tanto, anche se tutto ciò fa sempre parte di una cornice di eufemismi, io devo provare a fartelo capire. poi... ho letto "do the shout" e non lo so, cosa ho pensato. avevo un'improvvisa voglia di urlare, mista a un'infanzia, quando indicavi con il dito qualcosa di bello, e tua madre ti diceva: "non si indica, è maleducazione!"
io sarò maleducata, probabilmente, ma te lo giuro, che nella mia mente l'ho fatto più e più volte. indicare la canzone, intendo. indicare la storia, indicare lei. indicare anche lui, l'inaspettato. il sogno improvviso, la speranza attesa non più disattesa. una speranza recuperata, finalmente rivelata.
non lo so, vedere che qualcuno mi vede, così, come mi hai descritta, con tutte quelle linee, lineamenti, con tutte le piroette che so fare a malapena nella mia mente più accesa, mi fa sentire più viva. più come nemmeno i miei migliori progetti avrebbero potuto prevedere.
non lo so, sul serio: l'accademia vuota, anzi, deserta, mezzanotte, notte, infinito, casa, luna, i movimenti, il corpo che si flette, poi si allunga, e poi si flette ancora... ogni, ogni cosa. scusa, ma da quant'è che ci conosciamo? quando mi hai vista? in che occasione, e per quanto tempo? sei rimasta ad osservarmi? e perché, io non mi sono accorta di niente? perché è così impossibile non accorgersi di te. impossibile. e tu, che mi chiedevi pure scusa...
amo risplendere sotto quella luna, rifletterla, anche se accentua il mio pallore. è così, io non so perché non mi importa, ma te lo giuro. è così. sarà perché è lei. sarà perché sei tu. e le costrizioni non mi sono mai piaciute, eppure la vita è così, e ti ritrovi stretto in dei panni quasi sconosciuti. per fortuna nella vita arrivano sempre degli specchi. tu sei il mio, indubbiamente. questa storia, lo è. ed emergo in tutta me stessa, da acque che poi sono sicura non siano mai state mie. acque non abbastanza profonde per profondità equivalenti. no?
la concentrazione sul suono delle parole, sulla melodia che davvero mi resta in testa per ore intere, e davvero la metto di continuo, prima di addormentarmi tardi, e il tuo riferimento al semaforo, io te lo giuro che l'ho amato, e ho pensato dove fossi, tra quali note ti nascondessi dentro la mia testa, per aver detto questo, per essere stata così accurata, come se prendessi appunti da sempre. come se fossi una materia, come se fossi filosofia. dov'eri? dove sei?
ti giuro, che di quella figura maschile longilinea, io non mi sono minimamente accorta. non ci pensavo proprio, forse perché non ci speravo, e le due cose  vanno così in sincrono, che non lo so, i miei sensi si affievoliscono, e sembro non sentire. sembro non vedere, la capacità di osservazione ridotta al minimo per autodifesa.
in testa di un uomo, di uno come lui, io giuro di non averci nemmeno fatto un giro, e lo so che il ringraziare esiste a malapena per me, ma grazie te lo dico lo stesso, perché questo supera davvero ogni aspettativa, ogni luccichio, ogni segno, ogni cosa.
qualcuno mi vede.
e lui, non è nemmeno il solo.
tu.
la luna, gli strani motivi, gli strani tatuaggi, pitturati, sulla pelle che io vorrei fosse tutta così. ogni parola è un piccolo capolavoro, perché è nell'esatto posto in cui dovrebbe trovarsi. ogni parola, è me. un pezzettino di storia, collegata a tanti altri piccoli pezzettini, tutti collegati tra loro, come a tirare un filo, come a far venire tutto fuori.
e sì, ci sono anche io in accademia. ci sono davvero persone come lui, persone come me, che amano la solitudine, il silenzio, la calma. e lì, non è come ritrovarsi? tutto assume la dimensione di un percorso parallelo, che è la direzione di vivere, di se stessi.
io te lo giuro, l'avrei avuta, l'espressione di chi è appena stato disturbato, di chi viene a patti con un'intimità non sempre ben accetta, ma che comunque è una realtà nota. eppure, eppure, è un cacciatore, e a noi a cui è sempre piaciuto più il cacciatore, del principe, cosa poteva succedere, se non quello che è successo dopo?
ho amato le impressioni di lui, ho amato le impressioni di lei, amato sapere cosa c'era dietro gli occhi scuri di lui, e quello dietro gli occhi troppo scuri di lei. mondi nascosti che fanno ombra, ti ricordi? sei stata perfetta. ogni volta che vedo qualcuno, c'è una storia lunga, e un'opinione io comunque ce l'ho, e tu l'hai saputa tracciare con linee talmente delicate, che mio dio, non so cosa dire, né cosa fare, solo nascondermi dietro quelle parole che comunque dicono meglio di me, meglio di quanto non abbia mai detto io stessa. sarei rimasta così, è vero, io sarei stata tesa, ma non sarebbe potuto essere che all'inizio; poi l'avrei seguito in ogni passo, mi sarei mossa, adeguata. l'avrei amato. hai fatto un ritratto di lui, che te lo giuro, è stato impressionante, come toccarlo davvero, come toccarlo come lo toccava lei, dappertutto, esattamente come avrei fatto e voluto. nei sogni, no, proprio, nella realtà. per una volta. sorridere, sbarazzino, labbra sottili, stomaco. non lo so, hai detto tutto. hai fatto tutto. vibrazioni improvvise, metà di tutto, io lo immagino esattamente così. non potrebbe non essere così. tutto una proiezione di tutto. tutto dipinto così bene, da uscire dal quadro. improvviso. improvvisamente.
presa, mi prende. brandon urie, come hai potuto farlo? death of a bachelor, non ci ho potuto quasi credere. quanto mi fai capire che per una volta in vita mia faccio bene a parlare, a dire, di me, di te, di noi, di sempre? quanto mi fai capire che il mondo può essere diverso da ciò che mi hanno mostrato fino ad ora, che niente va perduto, tutto recuperato, presto o tardi, ma meglio presto? non hai idea. forse, nemmeno io ce l'ho. o forse sì.
imbarazzo e incredulità. giuro, che è tutto vero. da quanto tempo non mi succedeva? quando succedono queste cose, ti è mai venuto da rispondere "mai"? perché penso sia così, che sia effettivamente così. profondità, pathos, intensità. non saprei come altro dirlo. lo hai descritto così bene, che ci credi che io davvero mi sono sentita riscaldare davvero? come se ce lo avessi davanti a me? come se avessi letto i miei pensieri a voce alta. e quel respiro sul collo, e quell'imbarazzo improvviso, io ti giuro che non potrei mai farne a meno, perché è troppo lui per poter anche solo desiderare per un attimo che non sia lui. così com'è non è mai stata una cosa così bella, ed esaltante.
vorrei che fosse così, capace di vedermi davvero, prima di fare quel gesto, l'apoteosi dei gesti, prima di avvicinarsi fisicamente, annullare ogni distanza. senza paura, senza più averne alcuna. io l'avrei vissuta, la scena dall'esterno, e lo sto facendo anche adesso, e lo so che anche tu lo stai facendo, altrimenti come avresti fatto a vedermi fuori dal mio corpo, che osservavo, incredula e rapita? come fai ad essere in ogni mio posto?
e ora, ora dove sei?
sei qui, perché il sapore io lo so, che sarebbe davvero così, davvero fanciullesco, delicato, eppure virile, e io non mi sono mai resa conto di amare gli ossimori in questa maniera. e per una volta, se non so spiegare, va bene. e per una volta, se non so respirare, va bene.
ed è vero che sono cretina, e che sono anche romantica ma mio dio, tu riporti persino le mie esatte parole, di quello che io odio esattamente, e io come faccio a non essere cretina? come faccio a non essere romantica?
ed è vero, che con lui su di me, le voci sparirebbero. perché lo so, perché lo sa. qualsiasi voce, persino quelle più incapaci di essere tali.
e lo avrei stretto davvero, il suo collo, l'avrei tenuto stretto proprio perché non avrei mai voluto lasciarlo andare, mai, sarebbe stato un riflesso così spontaneo, così involontario. un altro pezzo di anima che vola via e si incastra tra le sue ciglia perfette, probabilmente troppo attente.
emozionata, e imbarazzata.
"cosa stiamo facendo..."
una voce roca non basta.
un altro bacio come risposta, sì. ed è tutto. ed è lì. e io ti giuro che è talmente vero che a stento riprendo fiato.
le mani a rincorrere qualcosa di essenziale... è stato talmente giusto, il pensiero, la scelta di parole, persino la punteggiatura, che non so come altro definirlo. non so come altro definirti. se non: giusta.
la vergogna che si annulla, ed è come un miracolo, perché il desiderio e l'accettazione, sono più forti. sono tutto.
e una canzone nuova, è la cosa più bella che ci possa essere, soprattutto all'oscurità dell'intimità.

dove sei?

non lo so.
tu hai intitolato questo pezzo di vita "inspiration".


ma io penso che la vera ispirazione sia tu
(Recensione modificata il 22/02/2016 - 02:11 am)