Adesso mi areno io suoi tuoi lidi.
D'altronde, se non erro, questa è la prima storia di tuo pugno che ho fortunata occasione di recensire - e che storia, ammettiamolo: direi di iniziare subito formulando un commento decente che rimanga entro i limiti dell'umano e non faccia vedere quanto io in realtà sia malata e lo sai--
C'è qualcosa di dolce-amaro, una sensazione di tristezza che si alterna alla classica "luce in fondo al tunnel", ma che alla fine si rivela essere solo un'illusione: è un ciclo che caratterizza tutta la storia, dall'inizio alla fine, e lascia un sentimento a metà fra il dispiacere per la storia di un'anima che vuole solamente essere notata e la crudele rassegnazione sul fatto che uno spirito, una volta deceduto, non sarà più visibile a occhio nudo. In particolar modo mi è piaciuta la scena, e il modo in cui tu l'hai rappresentata, di Rho - tra l'altro, tanto di cappello per la scelta del nome così esemplificativa - che si disgrega a contatto con il corpo dell'uomo che avanza verso di lei, a richiamare la sua natura incorporea e a mettere ufficialmente la parola "fine" al suo sogno di essere ancora una volta presa in considerazione e non più ignorata, che non è altro che il tragico destino che le spetta.
E' senz'altro un'immagine molto forte, considerata anche la tua accurata scelta di inserire come protagonista una bambina e non una donna o un uomo adulto: l'idea del corpicino di una creatura indifesa come solo un bambino può essere che viene calpestato senza pietà è di forte impatto.
Non è solo una storia triste. In qualche modo mi ha fatto riflettere. Quando non sarò troppo impegnata a scrollarmi di dosso la depressione, saprò dire su cosa - ma sei bravissima lo stesso e vedrai presto che questa storia è solo il primo degli scalini che ti porteranno al successo che meriti.
Complimenti!
Baci,
_Rouge |