Dolce dolcissima Meras, eccoti giunta alla conclusione con la tua, seppur sospirata, Unafraid. Ci sarebbero moltissime cose da dire, da affermare, ma preferisco iniziare da qualcosa di chiaro e semplice: ho adorato questa mini-long, dalla prima all'ultima parola, dal primo all'ultimo ricordo, dalla prima all'ultima fotografia. E, grazie alla tua bravura, riesco davvero ad immaginarmi e a sentire l'amore che Peeta Mellark sente, prova per tutti e tre i suoi figli. So che dire “è una storia bellissima” risulta scontato e banale, ma forse è tutto ciò che mi rimane da dire, perché mi hai lasciata senza parole.
Questo capitolo è un insieme di angst e fluff, mix totalmente azzeccato in un contesto e in una storia come questo, soprattutto per due fattori principali, che ho amato più di altri. Il primo è stato, senza alcun dubbio, il modo di aprirsi di Katherine nei confronti del fratellino più piccolo, mostrandogli le fotografie che lei stessa ricordava di aver vissuto così vivamente. Il secondo fattore è l'evidente relazione fra Ryan e Finnick jr. Palese relazione che ho amato, seppur nella sua sottigliezza. Perché si vede, si sente l'amore che provano l'uno verso l'altro, nel prendersi cura l'uno dell'altro, nel superare insieme gli ostacoli.
Non mi resta più molto da dire, se non complimenti. Complimenti, perché hai saputo ricreare un'atmosfera dolcissima e, al contempo, malinconica e angst – amo l'angst, ma quello buono.
Questa mini-long mi mancherà decisamente, mia dolce Meras, mi mancherai tu e i rapporti che hai creato, perché so che questi personaggi sono un po' i tuoi pargoletti e, per ragioni oscure, li sento anche come un po' miei. Ti auguro una buonissima giornata e ti mando un bacio dal Paradiso da Peeta e Finnick senior.
Sempre con affetto e un pizzico di malinconia,
sfiorarsi |