Spulciando qui e la nella mia sezione preferita, mi sono imbattuto in questa piccola perla. Mi sembra doveroso quindi, dire la mia a riguardo.
L'opera è meravigliosa, l'utilizzo sapiente ed incosciente delle metafore è qualcosa che va oltre il normale canone letterario per descrivere il dolore. Quel tipo di dolore che pochi, pochissimi riescono ad imprimere su carta e che tanti... tantissimi hanno vissuto nella loro vita.
Quell' "elmo d'acciaio, era cristallo puro" come riconoscere la vera natura della fragilità, accompagnata dalla tempesta sul viso. L'immagine chiave di tutta l'opera è il freddo, quel tipo di freddo che si paragona alla morte di un sentimento, allo spezzarsi delle certezze, tutto ciò che ci accompagna attraverso la sofferenza. Troviamo "tagliente" "trafigge" "smorza" "sbiadisce" e "tagliano", tutti fattori collegabili al naufragio del sentire nel mare della solitudine. Poi quella conclusione soavemente ricercata "I frammenti del tuo nome, tagliano le labbra" danno il senso dell'incapacità di riprodurre quei suoni che chiamano il suo nome, essi moriranno in gola, abbracciati dalla morsa del ghiaccio.
Voglio personalmente farti i miei complimenti per la capacità espressiva che ho intravisto in questa piccola opera piena di sentimento questa sera, fortunatamente hai saputo regalarmi ( da lettore ) qualche momento davvero intenso. Davvero, i miei complimenti, cercherò di seguire qualcosa in più d te, mi hai incuriosito. Un abbraccio. Mauro |
