Terza classificata
Il burattinaio
di _cory_
Grammatica: 8.5/10
La grammatica va benissimo, ho trovato solo un errore di ortografia ripetuto con il nome della McGranitt (una volta l’hai scritto giusto, ma ti confondi un po’ con le restanti, forse dipende da quanto forte premi i tasti) e altri piccoli errori di battitura qua e là. Non ci sono errori significativi, tranne un concetto sbagliato sul modo in cui impostare la punteggiatura in presenza di avverbi affermativi.
Di seguito, i pochissimi errori:
Quando la professoressa McGrannitt → -0.5 PENALITÀ GENERALE (McGranitt; è un errore che commetti per più di due volte)
Hermione aveva capito che sì, il tempo era una cosa strana, → -0.2 (Devi chiudere l’inciso mettendo una virgola anche prima di sì, poiché “che” è legato a “il tempo”.)
Quando aveva ricevuto la visita della professoressa McGrannitt → (aggiusta il nome)
la consapevolezza che sul quel pianeta → -0.1 (su quel pianeta)
i ricordi potevano essere restituiti ai leggittimi proprietari → -0.1 (legittimi)
Hermione era stata contenta di scoprire che la professoressa McGrannitt → (aggiusta il nome)
ad un ottavo anno ad Hogwarts → -0.1 (togli la d)
« E l'accademia per diventare Auror?» → -0.1 C’è uno spazio di troppo dopo la caporale di apertura)
« L'accademia può sempre aspettare, George ha bisogno di me adesso» → -0.1 (C’è uno spazio di troppo dopo la caporale di apertura)
ad una scuola → -0.1 (togli la d)
sarebbe riuscita a integrarsi con gli altri studenti → -0.2 (a interagire con gli altri studenti; non serve il riflessivo)
Stile: 8/10
Ho trovato lo stile di questa storia molto ironico, e non perché utilizzi ironia mentre scrivi: parlo di ironia per la scelta del tempo verbale. Il protagonista (astratto) è il Tempo; un Tempo che sfugge, confonde, Hermione non riesce a etichettare o a capire fino in fondo. Prima lo considera burattinaio, quasi una specie di dio capriccioso, e poi lo mostra nel finale come un ossessione che lei stessa si è creata. E paradossalmente, questo tema del Tempo viene affrontato con uno stile in cui il tempo portante della narrazione è l’imperfetto: un tempo indefinito, astratto, che non colloca gli eventi in un determinato momento né dà veramente corpo al luogo e al tempo della narrazione. Ho trovato questa scelta elegante, a effetto e molto ben riuscita.
Lo stile semplice, la linearità dei concetti e la struttura molto chiara e scorrevole delle frasi ti hanno permesso di utilizzare con maestria un tempo ostico, duttile, un “falso” amico, se mi permetti, perché alle volte lo si utilizza nel modo sbagliato e a sproposito. Tu ne hai fatto, con naturalità e fluidità, il tempo portante della vicenda, collocando il tutto in una dimensione oserei direi incorporea: infatti, non sono tanti gli eventi i protagonisti della storia, non tanto la trama, ma l’introspezione e lo scorrere dei pensieri del personaggio.
Per concludere, trovo la tua scelta verbale un colpo di genio, perché permette di adattare lo stile perfettamente con la tematica della storia.
Ho solo un piccolo appunto da farti: la scelta improvvisa di utilizzare il passato remoto. Non è un errore grammaticale, in questo caso, poiché non lo utilizzi a sproposito ma solo in quelle scene “madri”, quelle che fanno capire quale evento è quello portante della storia, da quale scena il lettore deve partire per capire cosa è il passato e da dove si parte per andare avanti. In altre parole lo utilizzi per la scena in cui Hermione prende la decisione di rinunciare ai suoi sogni per amore di Ron, la scena che fa entrare in gioco la “lotta” con la natura degli eventi. Detto questo, cerco di spiegarti qual è il problema, secondo me. L’utilizzo del passato remoto è brusco, mi ha spiazzato un attimo quando l’ho incontrato lungo la lettura: è stato come se mi facesse ricadere nella concretezza con un peso di piombo addosso. Io credo che, per rendere più fruibile la narrazione tu possa adottare due espedienti: il primo, potresti portare anche questi concetti al trapassato prossimo, in modo da renderlo omogeneo con il resto dello stile; il secondo, inserire fin dal primo paragrafo scene con il passato remoto, legate alla scena “perno”, che diano fin da subito concretezza alla storia, e che fungano da base da cui il lettore possa partire per orientarsi nella trama. Tra le due, la meno invasiva è la prima, ovviamente, perché la seconda ti porterebbe a perdere l’effetto creato e a stravolgere la struttura della trama; e io la sconsiglio, anche se è comunque una possibilità.
Non so se si è capito ciò che voglio dire, ma ribadisco: l’uso del passato remoto non è sbagliato, è solo inserito in maniera brusca e isolata all’interno della narrazione, creando uno squilibrio all’interno dello stile.
Ho trovato coerente, per il tempo adottato e l’effetto creato, l’utilizzo del narratore esterno; aggiungerei che è a focalizzazione zero. Il narratore onnisciente ti permette di muoverti senza ostacoli nello spazio-tempo, di mostrare l’evoluzione dei pensieri e delle azioni del personaggio al di fuori del contesto, di analizzare con leggerezza e imparzialità le scelte e il comportamento della protagonista; ma soprattutto ti permette di creare quell’atmosfera di distacco con la trama, con il concreto, mostrando tutto dall’alto. Lo hai adoperato molto bene e senza sbavature, tanto che non ho incontrato ostacoli.
Il lessico è semplice, a volte un po’ troppo, ma nell’insieme è coerente e non ha alti e bassi. Ho trovato un espediente ben riuscito il riprendere il concetto del tempo quasi a ogni paragrafo, tanto che gli eventi della storia sembrano scanditi da ogni nuova definizione che si dà a questo tema. Avrei solo cercato di ripartire lo spazio in modo differente. L’uso degli asterischi, per esempio, lo avrei limitato per staccare i vari “il tempo era una cosa strana”, in modo che il lettore venga accompagnato da tale segno grafico all’interno delle varie finestre temporali; avresti in questo modo dato più chiarezza su come tu abbia spartito la storia.
Ovviamente, il tipo di stile ti ha portato a usare molto la narrazione e pochissimo, praticamente nessuna, descrizione. Anche i dialoghi sarebbero assenti, se non fosse per le due battute pronunciate da Ron. Anche questa scelta è un po’ “isolata”: o ne aggiungi altre, magari della Mcgranitt all’inizio, oppure anche quelle di Ron le riporti come discorso indiretto. Probabilmente lo hai fatto per spezzare un attimo il ritmo, per non renderlo troppo pesante, ed è per questo che, anche in questo caso, io opterei per inserire una o due batture; non tante, ma quelle che servono per equilibrare un attimo il tutto.
Il tono narrativo è molto effimero, analitico circa le dinamiche degli eventi rispetto alle decisioni prese da Hermione negli anni. Si mantiene su toni indagatori, riflessivi, a tratti fatalistici; ed è per questo che si adatta così bene al tipo di storia.
Infine, spendo un’ultima parola per la tematica: l’hai affrontata in relazione al personaggio di Hermione, alle vicende da te immaginate dopo la storia canon, eppure io ho riscontrato una forte presenza del pensiero del narratore onnisciente, il che ha contribuito ad affrontare la tematica in maniera generale, più profonda e “filosofica”, a prescindere dalla trama. Ed è un altro punto a favore, ovviamente.
Originalità e Trama: 8.5/10
Partiamo dall’attinenza al bando. Ho faticato all’inizio a comprendere a cosa ti fossi allacciata per ritenere in tema questa storia, ma credo alla fine di aver capito. Ci sono due concetti, secondo me: il primo è il Tempo. Hermione pensava di poterlo controllare, ma non è nella natura di una simile forza astratta farsi manovrare da un mortale, e alla fine il tempo torna nella sua forma primaria, ovvero libera e inafferrabile. Ed è questa natura che la storia esalta. Il secondo sono i sogni di Hermione, un altro concetto astratto ma che trova una dimensione più nel concreto. Infatti, Hermione segue i suoi sogni, che sono grandi e diversi, per tutta la sua vita: quando è a Hogwarts, quando sogna il suo futuro, quando controlla la sua vita e cerca di perseguire i suoi obiettivi; ma, ad un certo punto, vi deve rinunciare, prima per la battaglia e poi per amore di Ron. Ed è questa la rottura, il momento in cui si entra nel tema del contest più di tutto. La soluzione che proponi non è la rinuncia al suo amore, cosa che avrebbe comunque rappresentato un’ulteriore rottura con la propria natura, ma è il ritrovare una convivenza del suo amore con i suoi sogni. È un concetto molto astratto rispetto a quanto avevo in mente con il contest, ma ho apprezzato l’originalità con cui hai interpretato il tema.
Un altro complimento va alla fantasia e alla personalità con cui hai immaginato il “dopo” dei personaggi: Harry che mette a nuovo la casa del suo padrino, Ron che non continua negli studi ma aiuta il fratello al negozio, a rifarsi una vita senza la sua metà; Hermione di nuovo ad Hogwarts e il come abbia deciso di inseguire la sua carriera al Ministero, ed infine i problemi coniugali della coppia nei primi anni della loro vita. Ovviamente, lo stile adottato ha penalizzato un po’ l’esposizione della trama, la quale risulta accennata ma mai vissuta appieno dal lettore, il quale è più portato ad analizzare e scoprire il tema della storia e l’evoluzione di Hermione, piuttosto che sentirsi partecipe dei fatti, ma è una di quelle scelte a cui si va incontro scrivendo, e la rispetto.
Il problema di questa storia, secondo me, è che risulta sbilanciata: se il momento in cui Hermione prende la decisione è la scena “perno” della storia, allora l’introduzione è troppo lunga; o meglio, credo sia più corretto dire che il finale è troppo breve e sintetico. Mentre il tema del Tempo è “spalmato” all’interno della narrazione in maniera equilibrata e fluida, quella del sogno trova il suo cuore quasi alla fine. In questo modo, la risoluzione del problema, il finale della storia, risulta breve, sfuggente e poco esposto. Con un preludio simile, il finale e il centro della storia avrebbero bisogno di più spazio, la trama di più corpo in questo punto. Il finale, per quanto significativo, non ha abbastanza pathos, purtroppo, e viene risolto con due righe di commiato. Infatti, il discorso del Tempo fa un po’ da anticamera a quello che è l’evento vero e proprio, quello della rinuncia dei suoi sogni e poi quello di voler cambiare gli eventi della sua vita; arrivati al dunque, però, non c’è la giusta potenza per chiudere in bellezza.
I generi, invece, sono stati trattati molto bene: l’introspezione è lo scheletro di questa storia, mentre la sensazione che predomina è quella della malinconia, del rimpianto, della cupa solitudine a un problema che si allunga nel tempo; i pezzi di vita, seppur non approfonditi o vissuti appieno dal lettore, sono stati inseriti nella storia come piccole finestre su un passato ricco di cambiamenti e decisioni.
Titolo e Impaginazione: 5/5
Per l’impaginazione non ho nulla da dire: il testo è giustificato.
Il titolo mi ha dato da pensare, il che può essere un problema (perché vorrebbe dire che non ne colgo l’attinenza) o un grande pregio (perché vuol dire che è profondo e possibilmente ha più di un significato). In questo caso è un pregio, senz’altro.
Parto con il dire che è molto semplice, ma non comune o banale: semplice, nel senso di diretto, esplicito, chiaro. Uno di quei titoli che vanno dritti al punto, formati da un’unica parola che con la trama va poi a riempirsi di tanti rimandi alla storia, e di conseguenza a diversi significati. Quello più immediato è l’analogia con il Tempo. Il Tempo muove i fili della vita delle persone, scorre prima piano e poi veloce, a volte ci manovra, altre ci lascia alla deriva in mare aperto. Il Tempo, all’inizio e per gran parte di questa storia, è il burattinaio. Ma c’è anche un altro burattinaio, secondo me, è siamo noi stessi, o meglio nella storia è Hermione: è lei che prende le decisioni, che muove i fili della sua vita. Se all’inizio dice di avere il controllo, alla fine sembra perdersi e diventare quasi una marionetta, uno spettatore quasi quanto il lettore; per poi, nel finale, ritrovare in possesso dei fili e muoversi di nuovo sulle sue gambe.
Il titolo, quindi, ha un grande messaggio in sé: i burattinai delle nostre vite siamo solo noi, che decidiamo come spendere il Tempo a nostra disposizione. Inoltre l’analogia con il burattinaio mi è piaciuta molto, l’ho trovata azzeccata. Complimenti.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
L’unico personaggio è Hermione, ma credo di poter spendere due parole anche per Ron, perché anche se non è fisicamente presente nella storia, se non per pochissimi istanti e due battute, tu hai comunque tenuto conto del suo carattere nell’equazione di questa storia.
Ron, inutile dirlo, ha la sensibilità di un bufalo. Ora, se non sbaglio una battuta simile gli viene rivolta anche nella storia – non so se nei libri o nei film – anche se paragonato a qualche altro animale, però credo renda anche così l’idea di ciò che mostri indirettamente. Ron non coglie i segnali, è quasi insensibile, sordo alla sofferenza che prova Hermione. E sicuramente questa sofferenza si ripercuote anche nel loro rapporto, ma Ron non fa – per quanto mostri – niente per cambiare questa cosa. Questo perché il personaggio di Ron tende a non agire, o comunque a farsi scorrere gli eventi addosso in modo passivo (basta fare un accenno al modo in cui si sentiva già sconfitto alla prima partita di Quiddicth del sesto anno). Ron, inoltre, ha pochissimo acume e non è molto bravo a dedurre il problema (pensa che Harry ed Hermione si stiano innamorando nel settimo libro) cosicché, Hermione non riceve un qualche aiuto per uscire dall’impasse della sua vita. L’ho presenti come una persona ingenua e impacciata a momenti, che traduce il comportamento di Hermione in modo sbagliato; inoltre i suoi modi goffi e semplici fermano i tentativi di Hermione di renderlo partecipe dei suoi sogni.
Mentre di Hermione ne dai una visione mirata: non ci sono descrizioni né sono presenti i punti peculiari del suo carattere, se non in piccoli accenni; in questo modo, il personaggio, unico protagonista, è leggermente incompleto, ma sempre IC. Posso dire che ti concentri sui tratti più nascosti perché rappresentano i punti scuri e deboli del suo carattere, e li rendi protagonisti. Abbiamo, quindi, una Hermione piena di sogni, che si affaccia al mondo magico con quella voglia di conoscenza e stupore che possiamo anche ammirare nel primo libro e anche nel suo cercare sempre di capire e conoscere; la vediamo alle prese con le sue ricerche sulla Giratempo, che tu definisci quasi un’amica (e qui, secondo me, vi è l’unica pecca. Hermione, alla fine del terzo anno, riconsegna la Giratempo alla McGranitt quasi esasperata, distrutta per le conseguenze dovute al continuo utilizzo, meglio di lei nessuno può sapere quanto pericoloso sia il tempo, più volte mette in guardia Harry per poi anche lei modificarlo – all’apparenza. Tu pieghi questi fatti per poi farle rimpiangere quello strumento. Non è esattamente una contraddizione, perché siamo in tutt’altro contesto ed è passato del tempo, però c’è sicuramente una visione diametralmente differente a quella mostrata nel terzo libro), e poi con la sua nuova vita. Hermione, che ha la mania di organizzare e controllare ogni cosa pur di non farsi cogliere impreparata, ha la capacità di sacrificarsi per i suoi amici, e prima di tutto per il suo amore per Ron. Non manchi di mostrare anche le difficoltà e i dolori patiti per l’uso dell’Oblivion, il suo amore verso i genitori e la sua capacità di lasciarli andare. Un’altra piccola incoerenza è su come Hermione non volesse all’inizio un lavoro nel mondo magico: se non ricordo male, il suo lavoro riguarda la legge sulle creature magiche, un argomento che a lei sta molto a cuore, e credo che questo fosse sicuramente uno dei suoi propositi per il futuro.
Gradimento personale: 3.5/5
Mi è piaciuto molto lo stile, l’effetto che hai voluto ricreare, quell’inafferrabilità dei concetti, del Tempo, espresso in maniera molto leggero e filosofico, direi. Per questo contest, però, mi aspettavo qualcosa di più forte, di più coinvolgente. Il protagonista doveva essere la trama, il contrasto, l’angst, la lotta; e tutto questo, proprio per lo stile adottato, è smorzato. Ora, sembra paradossale visti i complimenti di poco prima, però questo mio ultimo pensiero non annulla quanto detto sopra. La storia è molto bella, lo stile piacevole, solo che il tutto non era molto adatto a ciò che cercavo, per questo motivo mi ha lasciato un po’ sulla linea di mezzo.
Detto questo, posso dirti che non avevo mai toccato così approfonditamente la fragilità di Hermione, hai tirato fuori una parte della sua natura che non credo si sia mai capita fino in fondo. Non la reputo OOC, perché credo che ci sia, anche se la Rowling non la mette in risalto. Basti pensare a quante volte abbia trasgredito le regole per aiutare i suoi amici, quanto abbia sofferto in silenzio e amato Ron senza mai farsi veramente avanti; quanto abbia sacrificato, soprattutto, nell’ultimo libro, prima cancellando la memoria dei suoi genitori e poi restando con Harry dall’inizio alla fine, nonostante i suoi dubbi o il ripensamento di Ron.
Ecco, queste sue rinunce, passate un po’ sottobanco all’interno della trama originale, in questa tua storia trovano terreno fertile e sono i protagonisti. Hermione è forte, a grandi sogni e punta in alto, con molto obiettivi, ma è pronta a rinunciare a tutto, anche se con difficoltà, per l’amore che prova per il suo uomo. Credo anche che tu abbia mostrato anche quanto difficile sia per lei parlare di sentimenti, il suo chiudersi tu lo hai traslato sul suo non mostrare neanche quelli che sono veramente i suoi sogni. Hai fatto un’analisi davvero profonda di quelli che sono tratti secondari ma non meno importanti del personaggio.
Per quanto riguarda i punti bonus (non c’entra con la voce “gradimento personale” non influenza il voto, scrivo qui il commento perché non so dove metterlo), ho deciso di assegnartene metà. Perché? Beh, tema del Tempo è quello principale, ed è un concetto che esalti. Di per sé, rientra nella prima categoria del contest; inoltre è un concetto esterno al personaggio e al suo modo di relazionarsi. Quindi, è dei sogni di Hermione che dobbiamo parlare per questa voce. Ed essi sono quelli che vengono messi da parte per poi trionfare alla fine. Questa lotta, però, non mi è stata mostrata con forza e come “protagonista”, non c’è una vera e propria lotta dentro Hermione, ma più un ritrovare se stessa. Ed è per questo motivo che non ti assegno il punteggio pieno. Il tema c’è, ma non è espresso con la giusta dose di contrasto e risolutezza.
Totale: 42.5+1/50+2 |