Recensioni per
Evadere da una prigione di ricordi
di ValeriaLupin

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
09/01/17, ore 14:13

Recensione premio "The contest is Here" 2/2

Ciao ^^
Eccomi di nuovo ! Ancora una volte mi hanno attirato i personaggi della storia :) mi piacciono molto perchè poco usati, ma che hanno davvero del potenziale. Andromede mi sempre veritiere, cioè di lei non sappiamo molto quindi puoi giocarci come ti pare, ma la sua reazione potrebbe starci. In fondo perdere quasi tutti in così poco tempo è straziante e c’è bisogno di qualcuno che ti smuova per rimetterti in piedi. Ed è qui che entra in gioco Augusta. Personaggio che io amo molto. Mi è piaciuto che ti lo abbia inserito, ma avrei preferito magari in un altro modo. Magri che loro si conoscessero, entra come fantasma in casa e altretanto se ne va... forse questa è l’unica cosa ce non mi è piaciuta molto della storia. Però l’ho trovata davvero originale, hai avuto una bella idea e anche l’inserimento di Remus è una cosa apprezzabile davvero! Tutto sommato non era una cosa così facile da scrivere e hai avuto una bella idea, brava!
Sèeo di incontrati di nuovo in giro per il forum.
Un bacio

Recensore Master
16/05/16, ore 16:53

Vincitrice dei premi “Via dalla notte infinita” e “La miglior citazione” al contest Via dalla notte infinita

Stile e lessico
La grammatica è ottima, ti riporto le poche sviste che ho notato:

  • nessun’altro”: la grafia corretta è senza apostrofo.
    Vederli sul suo viso, trovarli nel suo abbraccio e perderli nuovamente, sarebbe troppo”: la virgola tra “nuovamente” e “sarebbe” va eliminata, perché l’elenco prima della virgola è tutto legato al verbo “sarebbe”.
    distrutto di chi come unico appiglio, ha un bambino”: la virgola va eliminata perché quel “chi” funge da soggetto di “ha”.
    L’altra formicolava, sotto”: anche qui la virgola andrebbe eliminata, perché la frase che inizia con “sotto” dipende da ciò che la precede; è un significato unico: “formicolava sotto il peso”.
    perché questa volta”: poiché narri al passato, è più indicato “quello” anziché “questo”.
Passando allo stile, ciò che più mi ha colpita è la tua capacità descrittiva, hai difatti dato grande spazio alla descrizione di stati d’animo, ambienti, atteggiamenti – pur senza eccedere con lunghissime descrizioni – e trovo che tu l’abbia fatto davvero molto bene! La narrazione al tempo passato e in terza persona, con questo narratore molto oggettivo e molto osservatore, è stata gestita bene ed è stata un’ottima scelta per dare il giusto ritmo e la giusta impostazione alla storia. Soffermandomi sul ritmo, trovo tu abbia saputo giostrare la sintassi e la punteggiatura in sé in maniera tale da dare al testo un ritmo che definirei “riflessivo”: non lento, non rapido, ma in un certo senso “attento” a dare al lettore il tempo necessario ad assimilare ogni parola e ogni dinamica. Molto equilibrata anche l’alternanza di narrazione indiretta, lettere e pensieri, i quali collaborano a “mostrare” anziché “dire” il tumulto interiore del personaggio – a tale proposito, trovo che la scelta di differenziare graficamente i tre blocchi, scegliendo un carattere di scrittura diverso per le missive e centrando in corsivo i pensieri della protagonista, sia stata ottima: il lettore ha ben chiara la differenza tra momenti, non ne è stranito. Ottimo anche il rapporto tra discorso diretto e indiretto: il discorso diretto è bene inserito nella narrazione, viene sempre introdotto in maniera coerente e, di conseguenza, è bene integrato nell’impostazione stilistica.
Passando ora ai capoversi, anche questi sono bene organizzati, seppure in due situazioni trovo che tu abbia spezzato in due capoversi espressioni che avrebbero dovuto far parte dello stesso periodo. Te le riporto di seguito:
  • erano riportate solo poche parole che le fecero tremare le labbra. ׀Il nome di sua figlia e quello”: in questo caso, il capoverso in grassetto è sintatticamente legato al precedente, questo perché con “il nome di” informi il lettore di quali siano le parole che fanno “tremare le labbra” di Andromeda. Dopo “le labbra”, da un punto di vista sintattico, sarebbe stato più indicato inserire i due punti, mentre tu opti per il punto e a capo, una pausa decisamente forte. Credo che tu abbia optato per questa soluzione al fine di mettere in evidenza, isolandola in un capoverso, la frase “Il nome di”; il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di segnalare in maniera ancora più evidente al lettore questa tua voglia di catalizzare l’attenzione su tale espressione, scrivendola in corsivo – in tal modo, segnali che aver spezzato in due capoversi un periodo unico è stata una scelta voluta. Ti ho dato questo consiglio perché i pensieri della protagonista, oltre a essere scritti in corsivo, sono segnalati anche dalla prima persona e dal testo centrato – quindi non si creerebbe confusione.
    perché questa volta aveva voglia di respirare più a fondo. ׀ Senza ripetersi di”: questa situazione è praticamente identica alla precedente, quindi non mi ripeto, il discorso è lo stesso.
Non ti ho segnalato queste situazione in grammatica perché, pur inerendo alla sintassi, credo siano state scelte stilistiche. Al di là del discorso legato ai capoversi, ho ravvisato solo alcune situazioni poco chiare legate allo stile, te le riporto:
  • costante tormento. Da quel momento”: questa è una situazione opposta alle due precedenti. In questo caso, ti consiglierei di andare a capo dopo “tormento”, così da dare ancora più enfasi a quello che è in fin dei conti un passo in avanti per la protagonista. Con il solo punto fermo, l’espressione non è messa in particolare evidenza e ciò potrebbe farle avere meno impatto emotivo sul lettore.
    la sera prima; seduta alla”: in questo caso ti consiglio i due punti anziché il punto e virgola, perché a seguito del punto e virgola viene spiegato in che maniera si era addormentata la protagonista.
    Andromeda che avanzò a”: ti consiglio di inserire la virgola prima di “che”, sia perché in tal modo definisci meglio il ritmo della frase, sia perché il tuo stile è caratterizzato da un utilizzo molto preciso e molto corretto della punteggiatura – ho notato, difatti, che “giochi” poco con i segni di interpunzione e li utilizzi, quasi in ogni occasione, in coerenza alle regole grammaticali.
    Ninfadora e Remus perché”: stesso discorso del punto precedente, in questo caso ti consiglio di inserire la virgola prima di “perché”.
    «Oh... ehm, chi è lei?» alle sue parole sorrise, sardonica”: in questo caso, poiché a parlare è Andromeda, mentre a sorridere sardonica è Augusta, è opportuno inserire il soggetto prima o dopo “sorrise” oppure spostare la frase al capoverso successivo, perché così come è scritta sembra riferirsi ad Andromeda – cosa che ho escluso perché descrivi un’Andromeda sorpresa, spaesata, di conseguenza non vedo come possa sorridere “sardonica”, aggettivo che invece si adatta perfettamente ad Augusta.
    Come faceva quella donna a sapere il terrore che provava nel dormire allo spettro di suo marito?”: l’espressione in grassetto trovo non sia chiarissima, perché non è molto chiaro cosa si intenda con “dormire allo spettro”; ho avuto la sensazione che in questo punto abbia mancato una parola, come ad esempio “davanti”, oppure abbia formulato in maniera sin troppo criptica un’espressione simile a “nel dormire con la sensazione d’avere accanto lo spettro di suo marito”. Ti consiglierei di renderla meno criptica e di conseguenza più immediata.
Oltre queste poche situazioni – nessuna particolarmente dannosa, in verità, per la scorrevolezza e la piacevolezza del tuo stile –, ho trovato l’impostazione stilistica, come già detto, davvero buonissima.
Passando al lessico, gli unici “problemi”, che in realtà sono dettagli, sono legati all’utilizzo di un “cognato” in luogo di “genero” in riferimento a Remus – quando Andromeda sfoglia i suoi libri – e all’utilizzo di due avverbi: “maniacalmente” e “evidentemente”, entrambi presenti nella prima parte della storia; nel primo caso, l’avverbio “maniacalmente” è segnalabile come errore, è abbastanza d’uso nella lingua parlata, ma nel contesto della narrazione trovo sia preferibile sostituirlo con un sinonimo o come aggettivo – “in maniera maniacale”; nel secondo caso, l’avverbio cade in un punto tale della narrazione da poter essere, a una prima lettura, frainteso nel suo significato: “evidentemente” nel senso di “in maniera evidente” oppure “evidentemente” nel senso di “cosa che è evidente” – il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è cercare di non ricorrere agli avverbi, che spesso appesantiscono la frase e appiattiscono il significato, a meno che non sia proprio necessario. Per il resto, il registro linguistico trovo sia medio-alto, coerente a se stesso e privo di ripetizioni. Davvero molto curato. In particolare, hai gestito molto bene anche la scelta lessicale del discorso diretto, quindi non posso fare altro che complimentarmi con te!

Titolo
Il titolo scelto, catapultando il lettore tra sogni, ricordi e verità,è sicuramente una buona sintesi della storia, poiché ne cita i tre momenti fondamentali: la protagonista immersa nei ricordi, attraverso un sogno trova la sua verità. Quindi, trovo che tu abbia fatto un’ottima scelta dal punto di vista della relazione titolo-trama. L’unica “pecca” che ho riscontrato in questo titolo è il non avere il pregio di rispecchiare anche il genere della tua storia: “tra sogni, ricordi e verità” difficilmente darà l’idea di appartenere a una storia drammatica e introspettiva come la tua, sembra quasi “allegro” o comunque legato a un contesto più leggero, e trovo che questo sia un problema e un peccato perché magari un pubblico potenzialmente interessato a questo tipo di storie rischia di scartare a priori la tua, fidandosi unicamente di un titolo che non è in grado di “sprigionare” un’atmosfera carica di introspezione e dramma – da questo punto di vista, quindi, credo sia poco incisivo. Al di là di questo dettaglio messo in evidenza, ribadisco che, giunti a fine storia, è più che chiaro il legame del titolo col racconto e il perché della sua scelta.
Trama (coerenza, credibilità, sviluppo) e trattazione del tema del contest
Inizio dalla trama.
La tua storia rispetta le unità aristoteliche: unico ambiente, unico giorno, unico tema; questa sua complessiva aderenza, forse inconsapevole!, al canone ha fatto sì che tu potessi sviluppare in maniera approfondita e coerente l’introspezione della protagonista, dando al lettore tutti i dettagli utili – la dimensione spazio-temporale, lo stato d’animo, i tormenti, le paure, le speranze, la forza d’animo, sino ad arrivare alla conclusione che chiude perfettamente il cerchio. A proposito di cerchio, ho trovato molto indovinata l’idea di dare alla trama una struttura circolare: la storia si apre con Andromeda tormentata a causa di una lettera e si chiude con Andromeda rinata alle prese con quella stessa lettera – in apparenza ricrei lo scenario iniziale, in realtà ne ricrei una versione completamente differente, mutata dal nuovo stato d’animo della protagonista. Molto bella, e molto inaspettata, l’incursione di Augusta-sogno, attraverso cui riesci a mostrare al lettore i pensieri più intimi della protagonista, le sue speranze e la sua forza; oltre questo, con l’introduzione del personaggio di Augusta rendi anche più vivace e interessante la narrazione, che viene “sveltita” dai dialoghi e dalla sfrontatezza di Augusta. Inoltre, ho trovato indovinata l’idea di mettere in relazione la biografia dei due personaggi: in tal modo, giocando su similitudini e differenze, hai mostrato in contemporanea due versioni di Andromeda: ciò che avrebbe potuto essere vivendo (rappresentata da Augusta) e ciò che avrebbe rischiato di essere non vivendo. Non ho proprio nessun appunto da farti in relazione alla trama, che ho travato coerente a se stessa, molto credibile e sviluppata benissimo. Bravissima!

Quanto al tema del contest, anche in questo caso non ho nessun appunto da fare: hai aderito alla traccia, narrando, in relativamente poche pagine, i tormenti della protagonista e la sua rinascita. Il fatto che Augusta sia in realtà una proiezione onirica della stessa Andromeda è un vantaggio in relazione al tema del contest, perché in quel punto della storia hai in effetti dato ampio spazio alla rinascita della protagonista, alle motivazioni che la spronano e la inducono a reagire; in tal modo, hai reso coerente e naturale la “svolta” di Andromeda, che trova finalmente il coraggio di affrontare Teddy, e con lui la vita stessa. Forse, ai fini del contest avrebbe giovato dare ancora più spazio alla svolta, quindi mostrare Andromeda alle prese con Teddy, o comunque alla prese con questa rinascita; ma, pur in assenza di questo ulteriore momento, è innegabile che il racconto rispecchi quanto richiesto dal concorso!
Caratterizzazione e IC dei personaggi
Partendo dall’unico personaggio di contorno, trovo che le parole di Molly siano decisamente coerenti al personaggio della Rowling: è plausibile che sia lei a curare Teddy, così come è plausibile che inviti a più riprese Andromeda a prendersi cura del bambino.
Anche la non-presenza di Remus trovo rispetti la controparte cartacea del personaggio: la citazione che hai scelto ti utilizzare è, in effetti, una frase molto “alla Remus”, e molto “alla Remus” è anche l’intuizione che la sua luce fosse rappresentata da Tonks e Teddy.
Augusta, anche se è solo un sogno di Andromeda, è spettacolare! Ho rivisto nella sua caratterizzazione il personaggio della Rowling: combattiva, forte, stoica – perfetta. Di lei sei riuscita a mettere in evidenza sia il carattere, sia i modi di fare, sia l’intero background, quindi direi che non avresti potuto fare un lavoro migliore. In linea con il temperamento del personaggio è anche il fatto che fumi, così come la sfrontatezza con cui si rivolge ad Andromeda. Essendo nella tua storia una proiezione della protagonista, avresti potuto gestirla in qualsiasi modo – non si sarebbe potuto parlare di OOC –, eppure hai scelto di aderire al canone originale e trovo l’abbia fatto benissimo. Anche il suo modo di esprimersi ricorda molto l’anziana donna descritta dalla Rowling, così come la leggera malinconia che la sorprende al ricordo del figlio e della nuora.
Arrivo finalmente ad Andromeda, la tua protagonista, e anche qui non ho nessun appunto da farti. L’Andromeda che descrivi è molto realistica, è una donna che ha perso tutti gli affetti e che ha ragionevolmente paura di intrecciare il proprio destino a quello di Teddy, troppo spaventata all’idea di poter perdere anche lui e di non essere abbastanza forte per crescerlo e stargli accanto. È una paura credibile se rapportata ad Andromeda, la cui biografia è caratterizzata dalla perdita degli affetti: la sua famiglia di origine – da cui è considerata una traditrice – e in seguito suo marito, sua figlia e suo genero; non c’è pace per Andromeda, e tu questa assenza di pace l’hai giostrata benissimo, a mio avviso. Ben descritta anche la riluttanza a rispondere a Molly, il fastidio di leggerne le parole; così come hai gestito bene il rapportarsi ad Angusta – ossia a se stessa –, mettendo in evidenza incredulità, senso di colpa, sconforto, paura e al contempo determinazione, voglia di ricominciare e speranza, dando spazio anche alla combattività ritrovata della protagonista. Nel complesso, quindi, ho trovato la protagonista molto ben caratterizzata, coerente al personaggio originale – per quel poco che sappiamo della sua vita – e molto bene approfondita.
 

Recensore Junior
11/05/16, ore 17:18

Cavolo, Augusta e Andromeda nella stessa storia...non so se riesco a reggere tutto questo angst! Andromeda é uno dei miei personaggi preferiti e il destino vuole che sia tristemente ignorata e lasciata in secondo piano, ma tu hai saputo cogliere molte delle potenzialità di questo interessante personaggio.
Brava, hai fatto un lavoro davvero egregio e originale nella scelta dei personaggi!
Lène