Ciao Ghevurah!
Oddio… Ghevurah, non so come dirti quanto mi abbia commossa questa storia, quanto mi sia piaciuta!
E’ una storia meravigliosa, veramente meravigliosa, che mi è rimasta impressa.
Speravo tanto che tornassi a scrivere di Nolofinwe o dei suoi figli, e quando ho visto che il punto di vista era proprio quello di Nolofinwe ero al settimo cielo!
Quanto adoro il tuo modo di rendere Nolofinwe!
E’ lui, è assolutamente lui, in ogni sua sfaccettatura.
Nelle riflessioni, nei gesti, nel modo che ha di osservare e di pensare alle persone che ha davanti.
Nolofinwe è sconvolto, distrutto da ciò che è successo, da ciò che i Noldor hanno fatto, e nonostante non abbia partecipato al massacro si sente ugualmente colpevole, perché a compiere quel massacro è stata la sua gente, sono stati i suoi nipoti, suo fratello, persino il suo stesso figlio.
Nolofinwe vuole entrare ad Alqualonde, vuole incontrare il fratello, ma nonostante sia fermamente convinto di questa sua decisione, niente può prepararlo a ciò che vedrà ad Alqualonde, al peso che porta con sé la consapevolezza di questo orrore, che resterà sulla sua coscienza e su quella di tutti i noldor.
Mi ha colpita tantissimo come si intrecciano la determinazione di Nolofinwe, che vuole andare fino in fondo, e la sua profonda sofferenza per ciò che sta vedendo, che aumenta a ogni passo, a ogni dettaglio che lo colpisce.
Rende benissimo l’idea dello strazio e del dolore che doveva provare Nolofinwe in questo momento così devastante.
Davvero, hai reso i suoi sentimenti in maniera secondo me perfetta!
Ho adorato poi che al suo fianco in questo particolare momento ci sia Irime!
Il modo in cui descrivi il legame tra lei e Nolofinwe è perfetto, è esattamente così che li ho sempre immaginati.
Irime sempre pronta a stare accanto al fratello, anche a costo di imporsi, e Nolofinwe felice di averla al suo fianco.
Si sente tantissimo la complicità che li unisce, come sentano entrambi il dolore per tutta quella morte, iniziata con la morte del loro stesso padre, come condividono l’orrore per ciò che stanno vedendo entrando in Alqualonde, e come entrambi sappiano perfettamente che cosa sta provando l’altro.
L’attenzione con cui Irime coglie ogni esitazione di Nolofinwe, e come è sempre pronta a confortarlo e a sostenerlo mi ha veramente commossa, e mi ha commossa l’affetto che trapela dai pensieri di Nolofinwe verso quella che ricorda come la sua sorellina, e che ora è anche un’amica preziosa.
La descrizione di Alqualonde è qualcosa di atroce, Ghevurah… Il buio, che confonde ogni cosa, e tutto, dalle strade alle navi, che sembra morto con i marinai appena uccisi.
Mi si è impressa a fuoco ogni parola di questa descrizione, ogni immagine, ogni suono…
E l’affiorare nella mente di Nolofinwe dei ricordi felici del matrimonio di Arafinwe, dei momenti felici che ha passato la sua famiglia in quella città rende le immagini del presente ancora più atroci, perché è veramente come passare dalla luce di quei ricordi al buio del momento presente.
E altrettanto strazianti sono le descrizioni dei Noldor che incrocia Nolofinwe mentre cammina: queste ombre che non riescono a guardare nessuno negli occhi, che sembrano vagare senza meta, schiacciati dal peso di ciò che hanno fatto.
Li ho proprio visti vagare li attorno, disperati, chiedendosi cosa succederà ora, alcuni forse contenti di vedere Nolofinwe, sperando forse di trovare un appiglio in quell’arrivo, altri che invece non riescono nemmeno a rendersene conto.
Findekano invece suo padre forse lo stava aspettando, o addirittura in qualche modo lostava cercando…
L’immagine dell’incontro e dell’abbraccio tra Nolofinwe e Findekano mi ha veramente commossa!
Mi è capitato più di una volta di immaginare una scena simile, e trovarla scritta mi ha fatto venire da piangere!
Findekano che chiama Nolofinwe atto, la risposta di Nolofinwe,quel “hinya”, e quell’abbraccio, quel lungo abbraccio... Oddio, non ce la faccio!
Irime che abbraccia entrambi, come se volesse proteggerli e tenerli uniti allo stesso tempo poi è stato il colpo di grazia: è una scena di una delicatezza e di un’intensità indescrivibili!
Per non parlare del modo in cui Nolofinwe guarda Findekano: suo figlio è cambiato, ha perso la sua innocenza, ha partecipato a quel massacro. Ma è e resterà sempre il suo bambino, e questo non cambierà mai, nonostante i segni che ha lasciato su entrambi ciò che è appena successo, e nonostante il peso del dolore, della paura e della confusione.
Ed è meraviglioso come questa consapevolezza sia presente lungo tutto il racconto, ancora nascosta all’inizio, e poi costante, fino allafine.
Nolofinwe avrà sempre una parte dei pensieri rivolta al figlio, a quanto è rimasto coinvolto nelle azioni di Feanaro, e a quanto questo segnerà Findekano per sempre.
E a proposito di Feanaro, il dialogo tra lui e Nolofinwe è un altro punto che ho trovato perfetto da ogni punto di vista.
Prima di tutto, i pensieri di Nolofinwe mentre cerca il fratello.
Non è tanto la promessa che ha fatto Nolofinwe di seguire il fratello a pesare, ora, ma è il giuramento. Perché Feanaro della promessa di Nolofinwe non si è curato, ma ha pronunciato a sua volta un giuramento ancora più vincolante e terribile, e già se ne vedono gli effetti, tutti gli effetti, parola per parola.
Si sente quanto il giuramento di Feanaro è fresco nelle menti di tutti, e di Nolofinwe in particolare, e di come Nolofinwe non possa capacitarsi di con quanta rapidità e brutalità Feanaro ha iniziato a metterlo in pratica.
Ma la cosa che più mi è piaciuta è come Nolofinwe affronta il fratello. Non è eccessivo, non è timoroso, è esattamente come penso dovrebbe essere. Tagliente e diretto, pronto a mettere Feanaro difronte a ciò che ha fatto senza mezzi termini, e a fargli proprio la domanda che Feanaro non vuole sentire.
Il modo in cui si guardano, in cui si fronteggiano talmente vicini da intuire ogni minima espressione e respiro dell’altro, e soprattutto l’osanwe che quasi passa tra i due, salvo poi rimanere a senso unico con il contatto cercato solo da Nolofinwe, sono tutti dettagli che rendono questa scena perfetta, vividissima.
C’è tutto quello che ci deve essere, in questa scena, e ho amato il modo in cui sei riuscita a mostrare questo momento tra i due fratelli, a delineare il loro rapporto in questo momento infinitamente complesso.
Si erano appena stretti la mano, eppure è già andato tutto perso, forse non è mai iniziato.
E’ tornata a separarli la solita incolmabile distanza, anche se a riempirla arriva inaspettatamente la conoscenza reciproca, nonostante tutto.
Le parole e i pensieri mandati da Nolofinwe a Feanaro, e quell’attimo di fragilità di quest’ultimo valgono più di mille parole, c’è così tanto dietro a questi dettagli….
E io non ho potuto fare a meno di pensare a “I omentielva”, e questo ha reso tutto ancora più amaro!
Adoro la tua abilità nel riuscire a mostrare ogni minimo scambio di sguardi, come sai mostrare quanto può diventare significativo anche il più piccolo gesto.
In questa scena, per esempio, non solo ci sono Feanaro e Nolofinwe a catturare tutta l’attenzione, ma anche gli altri personaggi hanno il loro peso.
Non sfuggono Findekano e Irime, e il loro rimanere in dietro,
E non sfuggono Nelyo e Curvo, e le loro reazioni.
Non potevano che esserci Nelyo e Curvo accanto a Feanaro in un momento del genere, soprattutto Curvo, che non si allontana mai da suo padre se può evitarlo, tanto meno ora.
Hai descritto anche loro in maniera perfetta: si vede che a Nelyo non sta sfuggendo nulla di ciò che sta succedendo: nonostante sembri più impassibile di Curvo, si sente quanto sia consapevole, quanto intuisca le intenzioni di Nolofinwe e come tema la reazione che potrebbe avere suo padre in questo momento.
Curvo invece è tutto teso a proteggere suo padre, a far si che tutti lo rispettino per come merita, proprio ciò che mi aspetterei da lui.
Per quanto riguarda Finno… capisco perché sia rimasto indietro, e capisco le reazioni di Nolofinwe nei confronti di Nelyo.
Nolofinwe è convinto che questo non potrà che avvelenare anche la loro amicizia, per renderli solo entrambi complici dei crimini di Feanaro, e vorrebbe che Nelyo non trascinasse Finno con sé in tutto questo.
Mi chiedo però, anche se so che la risposta sarebbe straziante, cosa pensassero invece Nelyo e Finno.
Perché loro si sono visti, ne sono sicura.
Irime penso sia rimasta indietro perché quel dialogo doveva essere solo tra i suoi fratelli, e lei lo ha intuito subito, forse ancora prima che Nolofinwe decidesse davvero di affrontare il fratello.
Il finale è di un’amarezza indicibile: la consapevolezza di Nolofinwe che suo fratello si sta distruggendo, che il suo spirito di fuoco, con cui Feanaro è convinto di riuscire a distruggere persino Morgoth, sta invece distruggendo e bruciando lui…
E Nolofinwe, che per anni ha osservato suo fratello, che per anni ha cercato di capirlo, ora prova solo rimpianto e pietà, perché non è rimasto più niente….
Grazie, grazie infinite, Ghevurah!
Questa storia è splendida, non smetterò mai di dirti quanto mi sia piaciuta, quanto mi abbia colpita e commossa.
Ho amato il modo in cui hai curato le ambientazioni, i dialoghi, le descrizioni, ma soprattutto ho amato come hai reso i personaggi, dal primo all’ultimo.
L’attenzione e la cura che metti nel descriverli, nel rendere il loro carattere sono eccezionali, sul serio!
Complimenti, davvero tantissimi complimenti!
A prestissimo!
Tyelemmaiwe |