Recensioni per
Quel che resta
di Ghevurah

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
03/06/20, ore 12:21

Ghevvvv!

Recupero piano piano la roba dalla mia lista "da recensire", di cui poco a poco vedo il fondo LOL! E vado con questa storia che ancora dopo quattro anni è nel mio cuoricino.

Questo perché è una storia piena di quel che adoro di più: le interazioni tra i personaggi, che mostrano quel che loro provano e le dinamiche che li coinvolgono.
È bello vedere il rapporto fraterno tra Irime e Nolo, come in quel momento sembri quasi lei la sorella maggiore, e anche Nolo padre che abbraccia Finno, ricordandolo da bambino, quando ormai di quel bambino non rimane più niente.
E l'abbraccio tra loro tre è qualcosa da sciogliersi. In tutto il silenzio e la morte intorno a loro, quell'abbraccio restituisce calore, umanità e vita al panorama. È un balsamo per il cuore pesante dalle scene viste per le strade di Alqualonde.

Prima di arrivare a Feanaro, però, ho trovato molto teneri i pensieri da papa-bear di Nolo verso Nelyo, per quel che ha fatto vivere a Finno per amor suo. Capisco cosa lo spinga a prendersela con lui, anche se il figlio è grande e vaccinato per prendersi le sue responsabilità, ma è un altro di quei momenti così puramente umani che adoro!

Chi, apparentemente, non ha nulla di umano è Feanaro.
Lui ha fatto quel che andava fatto, senza curarsi delle implicazioni delle sue azioni, le implicazioni "morali" almeno, forse perché aderisce a una morale diversa, in cui non fare di tutto per raggiungere il proprio obiettivo è la peggior vergogna che si possa provare. E Feanaro non prova alcuna vergogna, alcun rimorso, è animato da quella fiamma incontrollabile che divora tutto, non per cattiveria, ma perché è la sua natura. Finché c'è combustibile, brucia. Dopotutto il fuoco non è cattivo di per sé. Non puoi dare un giudizio morale a una forza della natura.
E Feanaro vorrebbe essere quello fino alla fine, ma Nolo lo fa vacillare, per un solo attimo.

Ed è qualcosa di immenso, per qualcuno come lui. Mostra quanto conti per lui il parere del fratello, più di quanto dia a vedere. Mostra che alla fine è umano anche lui, per quanto cerchi di essere una forza della natura.

È questo che permette a Nolo di provare pietà alla fine, vedere che sotto quella facciata c'è ancora qualcosa di umano, che però Feanaro non può permettersi di far emergere. Non può far altro che pena, cosa che tende a riuscirmi difficile verso i Feanoriani durante i fratricidi ma che sono riuscita a provare alla fine di questa storia.

Alla prossima,
Kan

Recensore Veterano
25/09/17, ore 18:01

Voglio partire dalla perfezione del titolo, "quel che resta", e di come si adatti perfettamente a Feanaro e al lento bruciare della sua follia, che finisce per alimentare sé stessa fino al culmine in una fine che qui Nolofinwe sembra già riuscire a vedere. 
Il peso del fratricidio sulle spalle di Nolofinwe è tangibile nella narrazione, così come lo è la sua lotta interiore, e la profondità del rapporto con Feanaro che comunque va a cercare, in mezzo a quella devastazione.
I ricordi che affiorano mentre cammina nella tenebra e il contrasto che creano sono meravigliosi e strazianti da leggere, così come lo è il personaggio di Irime, e di come lui si appoggia a lei, si aggrappa a lei nel raggiungere il porto e le immagini che si ritrova davanti agli occhi.
L'incontro con Findekano è perfetto in tutto, e non saprei cos'altro dire a riguardo. 
Ovviamente il colpo di grazia di tutto questo è l'incontro con Feanaro, e tutte le implicazioni che ne derivano, perché nonostante tutto, nonostante quello che vede e riconosce in suo fratello (sono assolutamente concorde nell'uso di "fratello" da parte di Nolofinwe, invece che "mezzo-fratello"), lui decide di seguirlo, nella comprensione che ha del suo viaggio verso l'autodistruzione, che non vedrà mai alcun lieto fine e lui lo sa bene, e la pietà che prova ne è solo lo specchio.
In finale, voglio sottolineare come leggere quello che scrivi sia spesso un'esperienza che coinvolge davvero tutti i sensi, piena di immagini vivide e soprattutto di introspezioni profonde, sempre curatissime nei dettagli; leggerti è sempre anche di enorme ispirazione per me.

Recensore Veterano
13/06/16, ore 10:48

Eccomi. Colpevolmente in ritardo per un racconto che forse racconta proprio questo. XD

Siamo ancora a tempo? Si chiede Fingolfin. O dovremo solo piangere ciò che resta?
Io, da eterna profana e intrusa nel mondo tolkieniano, ho comunque un paesaggio interiore di cui anche tu sei l’artefice. E mi mancava qualche cosa, quella sfumatura di umori, di metallo, di gelo… Mi mancavano i tuoi racconti. Ed eccoti qui. Ti ritrovo.
In un pezzo di altissima musicalità, fluido come acqua e denso come sangue. Dipinto in un colore e nei due estremi in cui si racchiudono il tutto e il nulla: il rosso, il bianco, il nero.
La passione, la rabbia, la frustrazione che da scarlatte diventano scure, sulla guancia candida di un figlio che era innocente.
Occhi che un tempo splendevano, e ora s’immergono nell’ombra. E dove c’era il rancore resta solo pietà.

Bravissima. Come sempre. Più di sempre.

Recensore Veterano
05/06/16, ore 00:31

Ciao Ghevurah!
Oddio… Ghevurah, non so come dirti quanto mi abbia commossa questa storia, quanto mi sia piaciuta!
E’ una storia meravigliosa, veramente meravigliosa, che mi è rimasta impressa.

Speravo tanto che tornassi a scrivere di Nolofinwe o dei suoi figli, e quando ho visto che il punto di vista era proprio quello di Nolofinwe ero al settimo cielo!
Quanto adoro il tuo modo di rendere Nolofinwe!
E’ lui, è assolutamente lui, in ogni sua sfaccettatura.
Nelle riflessioni, nei gesti, nel modo che ha di osservare e di pensare alle persone che ha davanti.

Nolofinwe è sconvolto, distrutto da ciò che è successo, da ciò che i Noldor hanno fatto, e nonostante non abbia partecipato al massacro si sente ugualmente colpevole, perché a compiere quel massacro è stata la sua gente, sono stati i suoi nipoti, suo fratello, persino il suo stesso figlio.
Nolofinwe vuole entrare ad Alqualonde, vuole incontrare il fratello, ma nonostante sia fermamente convinto di questa sua decisione, niente può prepararlo a ciò che vedrà ad Alqualonde, al peso che porta con sé la consapevolezza di questo orrore, che resterà sulla sua coscienza e su quella di tutti i noldor.
Mi ha colpita tantissimo come si intrecciano la determinazione di Nolofinwe, che vuole andare fino in fondo, e la sua profonda sofferenza per ciò che sta vedendo, che aumenta a ogni passo, a ogni dettaglio che lo colpisce.
Rende benissimo l’idea dello strazio e del dolore che doveva provare Nolofinwe in questo momento così devastante.
Davvero, hai reso i suoi sentimenti in maniera secondo me perfetta!

Ho adorato poi che al suo fianco in questo particolare momento ci sia Irime!
Il modo in cui descrivi il legame tra lei e Nolofinwe è perfetto, è esattamente così che li ho sempre immaginati.
Irime sempre pronta a stare accanto al fratello, anche a costo di imporsi, e Nolofinwe felice di averla al suo fianco.

Si sente tantissimo la complicità che li unisce, come sentano entrambi il dolore per tutta quella morte, iniziata con la morte del loro stesso padre, come condividono l’orrore per ciò che stanno vedendo entrando in Alqualonde, e come entrambi sappiano perfettamente che cosa sta provando l’altro.
L’attenzione con cui Irime coglie ogni esitazione di Nolofinwe, e come è sempre pronta a confortarlo e a sostenerlo mi ha veramente commossa, e mi ha commossa l’affetto che trapela dai pensieri di Nolofinwe verso quella che ricorda come la sua sorellina, e che ora è anche un’amica preziosa.

La descrizione di Alqualonde è qualcosa di atroce, Ghevurah… Il buio, che confonde ogni cosa, e tutto, dalle strade alle navi, che sembra morto con i marinai appena uccisi.
Mi si è impressa a fuoco ogni parola di questa descrizione, ogni immagine, ogni suono…
E l’affiorare nella mente di Nolofinwe dei ricordi felici del matrimonio di Arafinwe, dei momenti felici che ha passato la sua famiglia in quella città rende le immagini del presente ancora più atroci, perché è veramente come passare dalla luce di quei ricordi al buio del momento presente.

E altrettanto strazianti sono le descrizioni dei Noldor che incrocia Nolofinwe mentre cammina: queste ombre che non riescono a guardare nessuno negli occhi, che sembrano vagare senza meta, schiacciati dal peso di ciò che hanno fatto.
Li ho proprio visti vagare li attorno, disperati, chiedendosi cosa succederà ora, alcuni forse contenti di vedere Nolofinwe, sperando forse di trovare un appiglio in quell’arrivo, altri che invece non riescono nemmeno a rendersene conto.

Findekano invece suo padre forse lo stava aspettando, o addirittura in qualche modo lostava cercando…
L’immagine dell’incontro e dell’abbraccio tra Nolofinwe e Findekano mi ha veramente commossa!
Mi è capitato più di una volta di immaginare una scena simile, e trovarla scritta mi ha fatto venire da piangere!
Findekano che chiama Nolofinwe atto, la risposta di Nolofinwe,quel “hinya”, e quell’abbraccio, quel lungo abbraccio... Oddio, non ce la faccio!
Irime che abbraccia entrambi, come se volesse proteggerli e tenerli uniti allo stesso tempo poi è stato il colpo di grazia: è una scena di una delicatezza e di un’intensità indescrivibili!

Per non parlare del modo in cui Nolofinwe guarda Findekano: suo figlio è cambiato, ha perso la sua innocenza, ha partecipato a quel massacro. Ma è e resterà sempre il suo bambino, e questo non cambierà mai, nonostante i segni che ha lasciato su entrambi ciò che è appena successo, e nonostante il peso del dolore, della paura e della confusione.
Ed è meraviglioso come questa consapevolezza sia presente lungo tutto il racconto, ancora nascosta all’inizio, e poi costante, fino allafine.
Nolofinwe avrà sempre una parte dei pensieri rivolta al figlio, a quanto è rimasto coinvolto nelle azioni di Feanaro, e a quanto questo segnerà Findekano per sempre.

E a proposito di Feanaro, il dialogo tra lui e Nolofinwe è un altro punto che ho trovato perfetto da ogni punto di vista.
Prima di tutto, i pensieri di Nolofinwe mentre cerca il fratello.
Non è tanto la promessa che ha fatto Nolofinwe di seguire il fratello a pesare, ora, ma è il giuramento. Perché Feanaro della promessa di Nolofinwe non si è curato, ma ha pronunciato a sua volta un giuramento ancora più vincolante e terribile, e già se ne vedono gli effetti, tutti gli effetti, parola per parola.
Si sente quanto il giuramento di Feanaro è fresco nelle menti di tutti, e di Nolofinwe in particolare, e di come Nolofinwe non possa capacitarsi di con quanta rapidità e brutalità Feanaro ha iniziato a metterlo in pratica.

Ma la cosa che più mi è piaciuta è come Nolofinwe affronta il fratello. Non è eccessivo, non è timoroso, è esattamente come penso dovrebbe essere. Tagliente e diretto, pronto a mettere Feanaro difronte a ciò che ha fatto senza mezzi termini, e a fargli proprio la domanda che Feanaro non vuole sentire.
Il modo in cui si guardano, in cui si fronteggiano talmente vicini da intuire ogni minima espressione e respiro dell’altro, e soprattutto l’osanwe che quasi passa tra i due, salvo poi rimanere a senso unico con il contatto cercato solo da Nolofinwe, sono tutti dettagli che rendono questa scena perfetta, vividissima.
C’è tutto quello che ci deve essere, in questa scena, e ho amato il modo in cui sei riuscita a mostrare questo momento tra i due fratelli, a delineare il loro rapporto in questo momento infinitamente complesso.
Si erano appena stretti la mano, eppure è già andato tutto perso, forse non è mai iniziato.
E’ tornata a separarli la solita incolmabile distanza, anche se a riempirla arriva inaspettatamente la conoscenza reciproca, nonostante tutto.
Le parole e i pensieri mandati da Nolofinwe a Feanaro, e quell’attimo di fragilità di quest’ultimo valgono più di mille parole, c’è così tanto dietro a questi dettagli….
E io non ho potuto fare a meno di pensare a “I omentielva”, e questo ha reso tutto ancora più amaro!

Adoro la tua abilità nel riuscire a mostrare ogni minimo scambio di sguardi, come sai mostrare quanto può diventare significativo anche il più piccolo gesto.

In questa scena, per esempio, non solo ci sono Feanaro e Nolofinwe a catturare tutta l’attenzione, ma anche gli altri personaggi hanno il loro peso.
Non sfuggono Findekano e Irime, e il loro rimanere in dietro,
E non sfuggono Nelyo e Curvo, e le loro reazioni.

Non potevano che esserci Nelyo e Curvo accanto a Feanaro in un momento del genere, soprattutto Curvo, che non si allontana mai da suo padre se può evitarlo, tanto meno ora.
Hai descritto anche loro in maniera perfetta: si vede che a Nelyo non sta sfuggendo nulla di ciò che sta succedendo: nonostante sembri più impassibile di Curvo, si sente quanto sia consapevole, quanto intuisca le intenzioni di Nolofinwe e come tema la reazione che potrebbe avere suo padre in questo momento.

Curvo invece è tutto teso a proteggere suo padre, a far si che tutti lo rispettino per come merita, proprio ciò che mi aspetterei da lui.

Per quanto riguarda Finno… capisco perché sia rimasto indietro, e capisco le reazioni di Nolofinwe nei confronti di Nelyo.
Nolofinwe è convinto che questo non potrà che avvelenare anche la loro amicizia, per renderli solo entrambi complici dei crimini di Feanaro, e vorrebbe che Nelyo non trascinasse Finno con sé in tutto questo.
Mi chiedo però, anche se so che la risposta sarebbe straziante, cosa pensassero invece Nelyo e Finno.
Perché loro si sono visti, ne sono sicura.

Irime penso sia rimasta indietro perché quel dialogo doveva essere solo tra i suoi fratelli, e lei lo ha intuito subito, forse ancora prima che Nolofinwe decidesse davvero di affrontare il fratello.

Il finale è di un’amarezza indicibile: la consapevolezza di Nolofinwe che suo fratello si sta distruggendo, che il suo spirito di fuoco, con cui Feanaro è convinto di riuscire a distruggere persino Morgoth, sta invece distruggendo e bruciando lui…
E Nolofinwe, che per anni ha osservato suo fratello, che per anni ha cercato di capirlo, ora prova solo rimpianto e pietà, perché non è rimasto più niente….

Grazie, grazie infinite, Ghevurah!
Questa storia è splendida, non smetterò mai di dirti quanto mi sia piaciuta, quanto mi abbia colpita e commossa.
Ho amato il modo in cui hai curato le ambientazioni, i dialoghi, le descrizioni, ma soprattutto ho amato come hai reso i personaggi, dal primo all’ultimo.
L’attenzione e la cura che metti nel descriverli, nel rendere il loro carattere sono eccezionali, sul serio!
Complimenti, davvero tantissimi complimenti!

A prestissimo!
Tyelemmaiwe

Recensore Veterano
20/05/16, ore 22:16

o mio dio, Ghev! un'altra storia così, e rischi definitivamente di stendermi, seriamente *^*
oddio, non sai quanto mi abbia fatto piacere vederti 'tornare' con una storia come questa **piange**
ci crederai se ti dico che quando l'ho letta mi è salito il magone? seriamente!
ma procediamo con calma. innanzitutto, il pov di Nolofinwe *^* non è propriamente il mio personaggio preferito, ma mi piace quando viene reso bene, e trovo che tu lo renda in modo magnifico, dandogli lo spessore che merita, rappresentando al meglio quel groviglio di sentimenti così difficili che dovevano essere presenti in lui in una situazione così drammatica come Alqualonde çç
comunque davvero, mamma mia ... le tue descrizioni di Alqualonde devastata dal Fratricidio, ridotta a un 'sepolcro stinto ed immobile' ... davvero, pura perfezione, non hai la minima idea di come mi abbiano colpita çç è terribile vedere quel massacro con gli occhi di Nolofinwe, lui che ricorda il matrimonio di suo fratello con Earwen, e che non può fare a meno di fargli male questo ricordo ...
ammetto di avere opinioni un po' diverse su come si sia comportato Nolofinwe durante il Fratricidio (ok, lo vedo partecipare per sbaglio, più che altro inconsapevole di cosa Feanor stava facendo, povero ... non so, vedo i due fratelli "uniti nella maledizione" XD)
e Lalwen <3 lei è uno di quei personaggi secondari su cui sappiamo pochissimo, e su cui darei qualsiasi cosa per avere un po' più di informazioni! e trovo che qui tu l'abbia delineata perfettamente, così come il suo rapporto con Nolofinwe, che davvero, mi strazia il cuore </3 è così toccante vedere Nolo che sente l'autorevolezza di quella che è la sua sorellina, teoricamente, e che aveva provato finora solo per i Valar e suo fratellastro ... è così tenero, e al contempo straziante, vederli assieme ad "affrontare" quella che è ormai una città di cadaveri, e i loro sensi di colpa <3
e oddio, quando trova Findekano ... (non riesco a chiamarlo Findo, sorry XD) vabbeh, lì è stato il primo colpo al cuore, temo. mamma mia, vedere Finno, che per Nolo è suo figlio, il suo bambino, ricoperto di sangue e con la consapevolezza di ciò che ha fatto ... ma a Nolo non importa, malgrado il rimorso e il senso di colpa: per lui Finno è e sarà sempre suo figlio, per quanto abbia perso  'la sua innocenza' per colpa dei crimini commessi. mamma mia, mi fa morire per il dolore çç
e il dialogo finale con Feanor ... beh, lì mi hai dato la mazzata finale, temo XD davvero, amo come riesci a dipingere il loro rapporto, credo probabilmente sia la miglior resa che abbia mai letto di un rapporto così difficile e complicato come il loro (che trovo fin troppo spesso banalizzato, purtroppo :/), tra questa fic e Memoriale Notturno ... davvero, mamma mia, mi spezza il cuore leggere di loro çç davvero, con poche e sapienti battute hai delineato così bene il loro rapporto, tutto ciò che Nolo sente, per quel fratello di cui ha desiderato l'affetto ma che non ha mai avuto, e che ora, dopo ciò che è successo, gli suscita più orrore e pietà che altro ... davvero, magnifico, assolutamente magnifico. e Feanor, mamma mia, è perfetto, in ogni gesto, in ogni battuta, è così lui , non saprei che altro dire ... è come me lo sono sempre immaginata <3
e quel piccolo accenno alla presenza di Maitimo, a come Nolo pensi inevitabilmente al figlio e al legame che unisce Finno e Nelyo çç (mi chiedo se più o meno avesse capito la natura del loro legame, anche se vedo i paparini di Mae e Fin molto rallentati da questo punto di vista XD). mi piace anche come Nolo lo chiami col suo 'amilesse', mi ha ricordata il suo scambio di battute con Nerdanel in 'Memoriale Notturno' *^*
e vabbeh, la piccola comparsata di Curufin ... lui riesce a colpire anche se compare per poco, davvero XD e tu lo rendi sempre al meglio, anche qui, dove praticamente è poco più che una comparsa sullo sfondo... "sentinella di fumo" mi ha colpita al cuore, davvero <3 
ma figurati se può dar fastidio la tua "soggettività", d'altronde, nessuno di noi potrà mai sostuirsi all'autore, o imitarlo del tutto, no? ;)
grazie, carissima, non sai quanto mi sei mancata in questi mesi, grazie, grazie mille per questa piccola perla, ancora una volta *^*

Feanoriel 

Recensore Master
20/05/16, ore 11:11

Oddio, Ghev, credo tu non abbia idea di quanto mi siano mancate le tue storie. E questa... Credo di non avere parole giuste per farti capire il mare di sentimenti che mi si agitano dentro.
La leggo, la rileggo, e i brividi alla fine sono sempre gli stessi... Anzi, forse sono più intensi. Perché a ogni lettura noto un dettaglio che mi era sfuggito e che mi strazia il cuore.
Alqualonde. Alqualonde vista con gli occhi di Nolofinwe è qualcosa su cui, troppo spesso, presa da Feanaro e dai Feanarioni come sono, evito tranquillamente di soffermarmi. E che leggerezza commetto!
In genere poi io immagino Nolofinwe partecipe del massacro, e quindi unito a Feanaro nella colpa del fratricidio, ma la tua visione è, credo, molto più sensata della mia... D'altra parte, forse Tolkien ci avrebbe reso noto un dettaglio tanto importante, no? Ma comunque, torniamo alla storia, che tenterò di commentare con ordine nonostante non mi ritenga minimamente in grado di farlo.
Alqualonde, così desolata, avvolta dalla tenebra, in contrasto con le immagini splendenti presenti nei ricordi di Nolofinwe è di una potenza incredibile.
E non saprei bene come spiegarti, ma mi è parso quasi che Alqualonde fosse in qualche modo personificata, che Nolofinwe cogliesse uno sguardo d'accusa dalla città stessa, che il lutto si avverta in ogni pietra, nelle perle la cui bellezza sembra spenta, nel silenzio del mare che non ha parole (potevo immaginare Uinen sconvolta nelle profondità del mare, forse ha poco senso ma più rileggo del mare che tace più l'immagine mi si ripresenta alla mente) e sembra davvero di sentir riecheggiare i passi di Nolofinwe in quel silenzio terribile. Di Nolofinwe e di Lalwen.
Oh, quanto ho apprezzato la sua presenza! Non solo perché troppo spesso viene dimenticata, ma per il ruolo che lei hai dato, per tutto... È esattamente la Lalwen che immagino io: qui ha perso il sorriso, è diventata risoluta, nonostante la giovane età, ed è più che mai legata a Nolofinwe. Adoro, davvero, come tu abbia sottolineato il legame tra i due senza enfatizzarlo, ma in maniera delicatissima che strazia il cuore.
Lalwen che non lascia entrare Nolofinwe da solo ad affrontare le conseguenze del massacro, Lalwen che resta sempre al fianco di Nolofinwe, che gli tiene la mano, e che pure sa essere diretta: "cosa dirai loro?" Domanda che fa male, perché non c'è risposta.
E sempre a proposito di Lalwen, i ricordi di Nolofinwe sono stati l'ennesima pugnalata al mio povero cuore... Del resto, lo sono un po' tutti i ricordi sparsi qua e là in questa storia, che come gran parte delle tue storie mette ben in evidenza il contrasto tra la dolcezza del passato e il dolore del presente... Ah, quanto fa male quella conchiglia in mano ad Arafinwe e il suo sorriso!
Ecco, a questo proposito... Forse esagero, ma credo che tu colga perfettamente eriesca a trasmetterlo in pieno, ciò che il ricordo è per gli Eldar: "per noi il ricordo non è mai un bene", dice Curvo in Otornasse, sempre se non la sto dicendo grossa quanto il Taniquetil... E infatti, il ricordo è una presenza costante, ben lungi dall'essere una consolazione.
Oddio, ma si capisce qualcosa di quel che sto dicendo? Perdonami, la pianto con i miei voli pindarici, e passo oltre.
Findekano. Findekano che, tra le altre cose, qui è Findo e non Finno: perché? Forse sarebbe più corretto in effetti, ma ammetto che mi ha per un attimo destabilizzata, della serie: e beh, che c'entra Findarato? XD Ok, tornando seri.... Credo tu abbia descritto perfettamente, fino all'ultimo dettaglio, la stessa scena che immagino anche io.
Nolo che non riconosce inizialmente il figlio... No, non ce la faccio nemmeno a commentare, è troppo struggente. E quello schzzo di sangue impresso sulla guancia di Findekano parla da sé... Ma il fatto che Findo (ci provo, ci provo XD) si rivolga al padre chiamandolo atto, quell'abbraccio, e la presenza, sempre discreta ed essenziale, di Lalwende... Ecco, sono davvero immagini che mi hanno fatto dire: abbiamo i cervelli collegati! :-).
E veniamo all'ultima parte... Ecco, forse qui ho capito, più di tutto, cosa intendi quando parli di un Feanaro freddo e distante. E mi son resa conto che, al di là della mera apparenza fisica (l'immobilità dei tratti in situazioni di relativa tranquillità come in Aman, di cui avevamo discusso a suo tempo) il tuo Feanaro e il mio Feanaro sono sostanzialmente identici. La voce graffiante, lo sguardo... Sì, è assolutamente il Feanaro post Alqualonde che vedo anche io.
E... Ghev, tu vuoi forse finire per farmi empatizzare con Nolofinwe? Ho un bel fare la giustificazionista e dire che Feanaro ha ragione in tutto e per tutto, ma qui è davvero dura... Perché credo di non aver mai letto una miglior resa del rapporto tra Feanaro e Nolofinwe della tua. Adoro come scavi nell'animo di entrambi in maniera assolutamente vera e credibile.
Nolofinwe che per un attimo riesce a scorgere un barlume di "quel che resta", subito soffocato... Quanto fa male quella chiusura, quel serrare la mente da parte di Feanaro!
E, per quanto la pietà di Nolofinwe mi infastidisca, non posso fare a meno di soffrire pensando che presto svanirà sostituita dal mare di sentimenti scatenati dall'incendio di Losgar, che tu hai raccontato splendidamente in "Memoriale Notturno".
E mi fermo qui, perché credo di aver detto cose piuttosto incomprensibili... Voglio solo spendere due parole a proposito di Nelyo e di Curvo.
Maitimo (all'inizio mi aveva stupito il nome materno, ma effettivamente la tua spiegazione è assolutamente sensata, per non parlare del fatto che così si ritorna a quel "puoi chiamarlo Maitimo" con cui Nerdanel toglie Nolofinwe dall'impaccio in Memoriale e da cui si può dedurre lo abbia sempre chiamato così... Mi chiedo se anche pubblicamente? Perché ultimamente immagino che anche Maitimo fosse nome per pochi, ma mi piacerebbe sapere che ne pensi tu!) comunque, lo sguardo che Nolofinwe ha per Maitimo, lo sguardo di un padre che conosce il rapporto profondissimo che intercorre tra lui e suo figlio, mi ha davvero colpita tanto.
E Curvo... Perfettamente identico all'idea che ne ho io, e credo di aver fatto la sua stessa smorfia infastidita nel leggere il nome "Feanaro" sulle labbra di Nolofinwe... Sono un caso irrecuperabile, temo. Non posso farci niente, sono "curviana" dentro! XD Non per niente lo amo alla follia, e ti ringrazio infinitamente per avergli dato anche solo un minimo, meritatissimo spazio.
Concludo qui questa recensione incomprensibile e davvero troppo lunga e delirante, e ti faccio di nuovo mille complimenti.
Un grande abbraccio e a risentirci presto... Che bello sapere che tornerai a breve su questi lidi!

Mel
P.S.: non ti scusare per la soggettività, del resto credo sia perfettamente normale che ognuno interpreti i personaggi, specie quelli tolkieniani, che sono descritti con poche pennellate, secondo un sentire diverso. Se così non fosse, tanto varrebbe limitarci alla lettura delle opere senza più scrivere fanfiction, no? Perciò vai, vai così!

Recensore Junior
20/05/16, ore 10:03

Ciao Ghev, sei tornata al Silmarillion prima di quanto mi aspettassi! E con un altro capolavoro, direi.

Parto dall'inizio, nel vero senso della parola. Infatti l'incipit è come sempre di grande effetto: la descrizione della tenebra (ingorda come chi l'ha generata?), che si fonde letteralmente con il mare rendendoli indistinguibili. Ho pensato molto a questa tenebra, recentemente, e devo dire che le tue parole la identificano in modo perfetto.

Ma procedo. Nolofinwe e Lalwen entrano in Alqualonde dopo il massacro. Se non ho capito male facevano parte di una "retroguardia" che non ha partecipato ai combattimenti (o Findekano era nell'avanguardia, che è lo stesso).
Intanto splendida — e con splendida intendo straziante — la descrizione della città desolata.
Efficacissimo — e con efficacissimo intendo… va beh, hai capito — il contrasto, agli occhi di Nolofinwe, tra come vede ora Alqualonde e come la ricorda in festa (per il matrimonio di Arafinwe, ho immaginato). Contrasto che ricorre anche dopo, quando arriva ai Porti e l'odore della salsedine gli fa tornare in mente un momento di gioia condiviso col fratello minore.
Il ricordo delle cose perdute (ho tralasciato Lalwen bambina, l'accenno al piccolo Findekano…) è una costante, e ci riconduce di continuo al concetto racchiuso nel titolo del racconto.

Altra cosa che ho apprezzato è la figura di Lalwen e come l'hai tratteggiata: "presenza necessaria" per Nolofinwe, sorella minore divenuta autorevole al punto che lui ne segue la volontà come finora ha fatto solo con i Valar o con "lui". Tra parentesi: che bello questo "lui" italic. Quanto è più incisivo di "fratello" o di "Feanaro".

La descrizione della devastazione, così perfetta, così terribile, amplifica il colpo subito da Nolofinwe quando è messo di fronte al fatto che tra i responsabili di tutto ciò c'è Findekano. E poi il finale, magistrale, di questa prima parte: Nolofinwe accoglie tra le braccia il figlio che si è macchiato di quel crimine. È amore oltre ogni colpa. Un tema che ricorre nei tuoi scritti, che tocca le mie corde.

E poi c'è la seconda parte… e qui… cosa posso dire, le parole suonano così inutili.

Ci provo, e comincio con due premesse.

Prima: l'accenno al fatto che Nolofinwe sa cosa ha significato il cugino per suo figlio (un rapporto molto profondo, a prescindere dalla connotazione che vogliamo dargli). "l’afasia lasciata dal distacco può essere sanata solo dalle tenebre, da altra disperazione"? Sì, purtroppo è proprio così (e quanta disperazione sarà necessaria per sanarla, aggiungo).
Questa volta non ti sei soffermata a descrivere Maitimo con i toni preziosi che usi di solito, ma d'altronde è naturale, non è con gli occhi di Findekano che lo stiamo guardando…

Seconda: la presenza di Curvo. Curufinwe non può che essere lì, a fianco del padre; se non ce l'avessi messo, si sarebbe notata la sua assenza. Bien joué.

Ma torniamo a Nolofinwe. Sconvolto da ciò che ha visto, da ciò che ha fatto suo figlio, è ora determinato al punto che quasi arriva ad aggredire il fratello ("respira il respiro stesso di Fëanáro, le tenebre compresse fra i loro corpi") e poi… finisce per provare compassione, col cercare un contatto (mentale, rifiutato) e ancora, dopo l'ennesimo rifiuto, resta soltanto la pietà. Strepitoso. Di più: da brividi.

Di tutte le colpe che si possono attribuire a Feanaro (col quale io sono troppo indulgente, lo ammetto), l'aver rifiutato l'amore del fratello, l'aver sputato sulla sua devozione, è quella che più mi ferisce.

Piccolo inciso. Feanaro con quello sguardo allusivo sembra voler dire: tu mi hai portato via il padre, io ti ho portato via il figlio… qui ho esagerato, vero? Ma ormai lo sai, Feanaro e famiglia mi fanno quest'effetto e le tue storie lo amplificano, blame on you…

Concludo, che è meglio. Complimenti (divento ripetitiva? Penserai che sono ripetitiva). In ogni caso: complimenti. Ci hai regalato un Nolofinwe perfetto, di più, completo, descritto col tuo stile ricco e allo stesso tempo essenziale (questa sembra una cavolata, la spiego: ricco perché utilizzi vocaboli mai banali, essenziale perché sono né più né meno di quelli che servono per descrivere esattamente ciò che immagini), inserito in un contesto pieno di particolari toccanti.

Bonus per la presenza commovente della coppia Fin/Mae.
Doppio bonus per la profondità con cui sempre tratti il rapporto tra fratelli (e qui ci metto anche Lalwen e Nolo e l'accenno Nolo-Ara).

Grazie di cuore per questo gioiello (!)

Los

PS
"Findo"? Ma come Findo? e Finno dov'è finito? ;-)

PPS
Nota di merito per quel "cenere alla cenere"… che è perfezione. Per non parlare dell' "E poi" iniziale.

PPPS
Lo sapevo che ero andata via troppo veloce… interessante questa idea che Nolo non abbia partecipato al massacro mentre Findo sì (o sono io sciroccata, ed è canon?)