Ciao!
È la prima volta che leggo qualcosa di tuo e, davvero, questa storia mi è piaciuta molto.
Hai uno stile che si rincorre lungo la pagina, come se incollassi il lettore a ciò che hai scritto. È scorrevole, pulito, mai banale o ripetitivo. Perché le ripetizioni ci sono, è vero, ma sono volute, anzi, dire quasi “dovute”.
Sembrano incidersi a fondo in chi legge: perché, chi mai potrebbe dimenticare quel ritornello, dopo averlo letto?
Sembra il testo di una canzone, a tratti… ha un ritmo eccezionale. Bravissima.
Non hanno nome, questi tuoi protagonisti, eppure siamo nella mente di uno e nel cuore dell’altro. Sappiamo chi è la Musa, di cosa ha bisogno lo scrittore per riprendere in mano le sue passioni.
Confesso di averlo trovato un po’ spinto (non volermene, ti prego!), ma sono io che ho scelto questa storia. Ho continuato a leggere per quel ritmo cadenzato e perfetto, perché fin dalla prima riga sei riuscita a rapirmi.
Ma nonostante alcune scene, il tuo messaggio è chiaro: l’artista non è che la mano, come se fosse la Musa a dirigere l’opera, come se fosse la Musa a decidere ogni cosa, a poter cambiare la storia.
E finisce senza sapere cosa accadrà, spostando l’attenzione – prima fissa sulla scrittura, sul canto e gli strumenti, persino sulla guida – a loro due soltanto. Come se non ci fosse altro mondo che il loro, altra passione che il loro amore, il loro unirsi.
Non ho provato a leggere altro, non so se sia il tuo stile abituale o meno, ma questa storia è scritta davvero benissimo. Brava.