Recensioni per
Uno stupido gioco non ha mai ucciso nessuno - finora.
di talkingdead

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano

[Valutazione del contest "Giochi o non giochi?"]

Titolo:
Il titolo è originale e molto ben azzeccato, con quella postilla finale che fa sorridere il lettore ed è preludio ad una storia dalle venature tragicomiche.
Mi è piaciuto molto anche che tu l’abbia ripreso alla fine, chiudendo il cerchio della storia esattamente come ha avuto inizio.



Sviluppo del gioco:
Allora, parto col dire che il tuo sviluppo del gioco è sicuramente uno dei più originali che ho letto non solo in questo contest, ma in generale: il gioco ha avuto un inizio molto classico, – con l’espediente di Sasha e di quel ricordo della sua infanzia – ma poi l’hai portato a concludersi non solo il giorno dopo, ma anche con un espediente innovativo (e soprattutto senza il consenso dei partecipanti e con la completa estraneità ai fatti di uno dei due).



Caratterizzazione dei personaggi:
Nonostante la narrazione sia focalizzata sul punto di vista di Eren sei riuscita a sviluppare molto bene la caratterizzazione di tutti i personaggi (protagonisti o comparse che siano) presenti all’interno della tua storia.

Partiamo con Sasha che ha rubato l’ennesimo spuntino dalle scorte: è lei che propone l’idea di questo gioco, e mi è piaciuto molto come escamotage perché la sua idea è completamente ingenua e disinteressata, volta soltanto a passare una serata diversa dal solito.
E poi una nota di merito va a quel “Lo chiamano "7 minuti in paradiso" e qui ci vuole, dato che stiamo all'inferno da troppo tempo”: mi ha colpito molto perché la ritengo una frase che, con tutta la semplicità tipica di Sasha, rispecchia perfettamente il tetro quadro della loro quotidianità.

Anche Connie che sfrutta ogni pretesto per le sue battute è assolutamente fedele a se stesso, così come l’insofferenza di Jean è propria di lui.

Mi è anche piaciuta Mikasa, nel suo piccolo, con quel “Facciamolo” tutto serio che potrebbe sembrare fuori luogo e invece ci sta decisamente bene perché è proprio della sua personalità.

Hanji poi è assolutamente meravigliosa: ce la vedo proprio ad impicciarsi in questo gioco che avrebbe dovuto essere innocente, e anche a tirarci dentro i più svariati partecipanti (i più dei quali probabilmente ignari di esserlo).

Così come mi è facile figurarmi Eren che spera di aver scampato quel massacro psicologico, mentre invece faccio un po’ fatica a immaginarmelo che se la svigna quando viene estratto il suo nome: Eren è un ragazzo irascibile e testardo, che tende a prendere qualsiasi cosa come una sfida a cui non si tira indietro; in caso, visto che comunque è vero che questo è un gioco che lui ritiene stupido, non penso si sarebbe fatto problemi a tirarsene fuori ben prima che venisse estratto il suo nome, andandosene per i fatti suoi da un'altra parte, magari.

Non mi ha convinto nemmeno il fatto che sia arrivato persino a sognarselo la notte, questo misterioso personaggio con cui avrebbe dovuto condividere i sette minuti in paradiso. Non che non mi sia piaciuto, eh, perché è una scenetta che mi ha fatto sorridere… solo non l’ho trovata molto verosimile, ecco tutto.

Ho invece trovato estremamente plausibile che Levi, per punirlo della sua incapacità di trasformarsi, lo costringa a ripulire il pavimento dalla cacca di cavallo, e anche che stia lì a supervisionarlo per assicurarsi che lo faccia come si deve.

La considerazione di Eren sul fatto che probabilmente “quel cavallo era pelato, senza zoccoli e più idiota”è superba, divertente è assolutamente verosimile.

Molto ben delineate le personalità sia di Eren che di Levi durante la prima parte di questa pulizia, con Eren che “dà sfoggio della sua sacra intelligenza” e Levi che si dimostra il solito, adorabile, acidissimo scaricatore di porto.

Dopo che la porta viene chiusa, Eren si fa cogliere dal panico, e questo è comprensibile: non solo è rinchiuso in una stanza maleodorante, ma quella stanza è a dir poco striminzita… e deve dividerla con Levi, di cui ha un sacro terrore.

La goffaggine con cui poi riesce addirittura a peggiorare una situazione già scomoda di per sé fa quasi tenerezza, e mi è piaciuta molto anche la sua personale interpretazione sul perché il cuore di Levi battesse così in fretta: il suo ragionamento è forse un po’ ingenuo, ma assolutamente sensato.

Ho apprezzato anche la scena del bacio, e non solo per gli ovvi motivi da fangirl, ma anche perché hai saputo dosare alla perfezione l’ingenua semplicità di Eren, un pizzico di romanticismo e l’effetto sorpresa finale, quando Levi – dopo quella che Eren aveva scambiato (erroneamente?) per una carezza – allontana malamente Eren da sé per potersi alzare e andare così a riaprire la porta.

La ricomparsa in scena di Hanji conferma la caratterizzazione perfetta che aveva avuto all’inizio, e quel sottolineare come tutti e tre (Hanji, Eren e Levi) abbiano avuto quello che – per tre ragioni diverse – stavano aspettando ha contribuito a consolidare anche le caratterizzazioni degli altri due.

In tutta sincerità, però, non mi è piaciuta l’uscita finale di Levi: un doppio senso volgare e a parer mio piuttosto squallido, che ha rovinato tutta l’atmosfera ambigua al punto giusto e altamente realistica che avevi creato con tanto impegno.

Senza contare che persino uno come Eren si sarebbe fatto venire qualche dubbio nel sentire una cosa del genere, e mi sembra un tantino inverosimile che l’abbia presa “come una sentenza di morte”. Avrei trovato più sensata una certa confusione mista a un più o meno marcato imbarazzo.



Stile e trama:
Prima di cominciare voglio fare una doverosa premessa: di solito non metto becco nella formattazione delle storie (anche perché se il carattere usato è troppo piccolo o non mi piace lo cambio sul file e il problema è risolto), ma nella tua storia hai creato quello che viene comunemente definito “un muro di testo”, il che ha conseguenze piuttosto spiacevoli.

La prima è che, aprendo la pagina, il lettore si trova davanti a un blocco quasi (qualche a capo c’è, anche se sporadico) unico di testo, senza spaziature, rientri o interlinee. Questo affatica gli la vista e lo rende istintivamente maldisposto verso la storia stessa, impedendogli di godersela appieno.

La seconda tocca anche un aspetto sintattico: norma vuole, infatti, che una volta terminato un concetto logico si vada a capo; questo presupposto è valido in particolare quando, in un dialogo, si passa da un interlocutore all’altro, perché altrimenti si può generare confusione su chi ha detto cosa.

La terza è più generale: dare alla pagina una forma più ordinata aiuta il lettore a districarsi tra le fila della trama, e inoltre i vari “a capo” contribuiscono non poco a scandagliare il ritmo del racconto, tanto quanto la punteggiatura (un punto e a capo crea uno stacco maggiore di un semplice punto, per esempio).

Ho voluto fartelo notare perché la storia è molto carina e scritta bene, ma con quest’impaginazione mi sono dovuta sforzare per seguirla dall’inizio alla fine. In tutta onestà, se me la fossi trovata di fronte al di fuori di questo contest non avrei nemmeno perso tempo a cercare di leggerla… il che è un vero peccato, perché invece merita.


Bene, e ora passiamo all’analisi vera e propria.

Lo stile usato in questa storia è fluido e lineare, costituito da una sintassi semplice ma ben curata: nonostante ci siano periodi anche piuttosto lunghi sono sempre ricchi di coordinate, e la struttura è tale che non si perde mai il filo logico del discorso.

Il lessico si suddivide drasticamente tra quello usato nella narrazione lineare, dove abbiamo un linguaggio piuttosto ricercato, e i discorsi (e i pensieri) diretti, dove invece troviamo espressioni colloquiali anche parecchio colorite. Ho apprezzato moltissimo questo contrasto, perché rende altamente verosimili i dialoghi – e i personaggi con essi – senza però abbassare il livello della narrazione.

Lo sviluppo della trama inizia in modo semplice per poi complicarsi sempre di più, aggiungendo imprevisti e colpi di scena che la rendono decisamente originale.

La storia si suddivide in due grandi blocchi: la prima parte dove viene presentato il gioco, e la seconda dove il gioco stesso trova la sua inaspettata conclusione.

La scena iniziale del falò è molto ben descritta, condita da riflessioni più o meno serie e battute più o meno scontate (ma sempre adatte alla situazione, e soprattutto al “mittente”). Mi è piaciuto – ma te l’ho già detto – l’escamotage di Sasha per dare il via al gioco, e anche come, una volta che Mikasa ha accettato di partecipare, tutti gli altri le sono andati dietro perché sì: in fondo quella ragazza ha il potere di riuscire a trascinare i compagni in ogni occasione, in mezzo alla battaglia come in momenti di svago.

Il paragrafo si conclude bruscamente con Eren che corre via, troncando a metà il gioco e lasciando il lettore – insieme a Eren stesso – con la curiosità di scoprire quale fosse questo famoso nome che Hanji ha estratto tra i molteplici bigliettini a sua disposizione.


La scena successiva vede un Eren amareggiato dalla sua incapacità di trasformarsi che si affanna a ripulire il pavimento sotto la supervisione di Levi.

L’atmosfera tra i due è pesante come sempre, ma diventa esponenzialmente più tesa non appena la porta si chiude dietro Levi, bloccandolo al buio con Eren in una stanzuccia già stretta di per sé e con l’aggravante di tutto il maleodorante fardello che ricopre mezzo pavimento.

Hai reso molto bene l’agitazione di Eren in questo frangente: il suo continuo agitarsi che lo porta poi a ritrovarsi in una posizione ambigua e compromettente con Levi trasforma quello che potrebbe sembrare un trucchetto scontato in un’inevitabile conseguenza della sua goffaggine.

Tanto più che invece Levi, decisamente il più intelligente tra i due, aveva fatto l’unica cosa saggia da fare: era rimasto fermo, consapevole probabilmente che l’unico modo per venir fuori da quella situazione spinosa era restare lucidi.

Ho trovato molto originale, oltre che adeguata al contesto, anche la riflessione di Eren che probabilmente il cuore di Levi batteva così forte per paura che lui si trasformasse in un gigante lì dentro: considerando che la tua storia è una Levi/Eren, il fatto che Eren stesso non ci trovi nulla di romantico in quella situazione ma, al contrario, si limiti a pensare a qualcosa di concreto e per nulla piacevole è al tempo stesso dannatamente frustrante, per il lettore, e decisamente realistico.

Quel bacio leggero – che bacio non sembra nemmeno – arriva inaspettato e confuso, e per una volta Eren dimostra tutta l’ingenuità dei suoi quindici anni in quella riflessione su ciò che gli aveva detto Christa sul fatidico “primo bacio”.

La tensione sale alle stelle nel momento in cui Levi gli passa una mano dietro la nuca… per poi esplodere in un nulla di fatto con l’ennesimo improvviso stravolgimento della situazione, che porta Eren a tornare coi piedi per terra da quelle pseudo fantasticherie e rendersi conto della situazione in cui si trova.

Sul provvidenziale intervento di Hanji, la battuta finale di Levi e la conseguente reazione di Eren mi sono già espressa, quindi non mi dilungo oltre.

L’ultima frase a effetto è veramente appropriata, un’ottima conclusione che chiude il cerchio iniziato col primo paragrafo e fa sorridere divertito il lettore.



Gradimento personale:
Della tua storia ho senza ombra di dubbio apprezzato sia l’accuratissimo IC dei personaggi (tutti, nessuno escluso) che l’originalità dello sviluppo… ma ad essere sinceri non mi è piaciuto molto, a livello personale, l’espediente della cacca di cavallo: grazie alla tua narrazione è facile immedesimarsi nei personaggi e nella situazione in cui sono, e in tutta onestà non mi ha fatto piacere immaginarmi anche l’olezzo persistente che li circonda (disintegrando oltretutto ogni possibile traccia di romanticismo).

Recensore Junior

Ciao! Sebbene la coppia Ereri non mi faccia impazzire, ho deciso comunque di leggere la tua storia perché stravedo per le ff scritte bene. La tua, in particolare, mi ha fatto sbellicare dalle risate. Il tuo stile mi ha trascinata fino alla fine della lettura e alla battuta finale di Levi sono praticamente caduta dalla sedia. Mi piace molto come scrivi e ho trovato divertente soprattutto i rimbalzi comici tra Sasha, Jean e Connie.
Ottimo lavoro e ci tenevo a lasciarti due paroline anche se, come ho già detto, le Ereri non mi piacciono, ma la tua storia e il modo in cui l'hai sviluppata, sì...
Ancora tanti complimenti!
Un bacio
Shige
(Recensione modificata il 20/06/2016 - 09:55 am)